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Autore: BBola    23/02/2015    3 recensioni
Nella lunga notte in cui il Sommo Shinigami generò Kid, tornò con la mente agli eventi che, ottocento anni prima, portarono alla caduta del regno degli otto grandi guerrieri, e alla nascita del mondo di Soul Eater, come lo conosciamo noi...
Avvertimenti: SPOILER dal manga
Genere: Azione, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Death the Kid, Kishin Ashura, Nuovo Personaggio, Ragnarok, Sommo Shinigami
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Altre cose te le nasconderò,
non ti racconterò degli eventi accaduti dopo la nascita di Asura.
Tu hai bisogno di una guida, di un punto di riferimento…
se ti raccontassi dei miei errori cresceresti confuso,
senza certezze alcune.
 
… la notte della nascita di Asura…
 
 
-Beh, allora, cosa dice?
-Niente, si è rintanato nella torre destra del mio castello e non vuole uscirne. Dice che ha paura di noi e ci vuole morti.
-Cretino!
Excalibur interruppe la conversazione tra Shinigami e Eibon. I cinque guerrieri erano stati convocati con urgenza al castello del dio della morte. Si erano riuniti nella sala consiliare per discutere della sorte di Asura, ma per la tensione, nessuno di loro era riuscito a restare seduto nella propria postazione.
-Come ti è saltato in mente di creare un guerriero fatto di sola paura? -  continuò la spada sacra - Hai idea di quale forza distruttiva potrebbe creare?
-Sono io il capo tra noi, non devo giustificarmi per quello che faccio. Ho scelto di liberarmi di tutte le mie paure per essere un guerriero migliore, che questo ti basti!
-Cretino! Sei il capo solo perché sei il più antico di noi, ma di certo non perché sei il più saggio! Avresti dovuto consultarti con noi prima di prendere stupide decisioni come strapparti il volto! E ora che farai - chiese additando la maschera a forma di teschio che indossava - te la terrai su tutta la vita quella? Ridicolo!
-Ormai il danno è fatto - li fermò Eibon - Quello che ci resta da fare ora è decidere cosa fare di quel… di quell’Asura. Non possiamo lasciarlo a piede libero, è un pericolo per tutti. Ma ucciderlo non si può, dato che è uno di noi, anche la sua essenza è immortale!
-Mpf - sbuffò Indra - la prossima volta che decidete di fare un figlio, che sia umano per favore. Sono i più facili da domare!
-Forse qualcosa si può fare - si intromise Vàrua - Asura è spaventato, ma credo si calmerebbe  se gli dessimo un modo per sentirsi potente, al sicuro.
-E come, trovando un’arma da affidargli? - chiese Shinigami.
-Bravi, ottima idea! - sbottò ironico Indra - mettere un’arma in mano ad un essere spaventato dalla sua stessa ombra, mi sembra davvero un grande piano!
-Cosa suggeriresti tu, allora? - gli fece contro Eibon.
-Quello che ho sempre suggerito. Di farci gli affari nostri, di goderci i nostri castelli in pace, e lasciare che gli altri vivano a modo loro, che si ubriachino, impazziscano, si uccidano l’un l’altro, che importa! È del loro delirio di potenza che mi compiaccio, io!
-Ma non è quello che va bene per me! - urlò Shinigami - Sono io il dio della morte, sta a me decidere chi e quando deve morire! Non intendo lasciare che altri si arroghino ancora questo diritto! E ora che le streghe sono scese sul campo di battaglia, la situazione rischia di diventare ingestibile, sarà la fine dell’umanità intera! (1)
-Quello che pensavo - continuò mite Vàrua - è di porre affianco ad Asura, sì un’arma, ma un’arma con una volontà, in grado di controllarne le azioni, di impedirgli di usarla in maniera inappropriata…
A quelle parole, tutti si voltarono verso Excalibur.
-Cretini! Cretini tutti! Non intendo combattere al fianco di quello squilibrato, non è questo il mio compito! La colpa di quanto è successo è di Shinigami, che sia lui a fare da balia al figlio, non io!
-Excalibur! - si infiammò il dio della morte - Prova una volta tanto a mettere da parte il tuo stupido ego e vienici incontro! Tu sei l’unico che può aiutarci in questo momento! Ho creato io Asura, ma se non collaborerai per trovare una soluzione, la responsabilità per le vittime che mieterà sarà anche tua!
-Sarà solo sua, vorrai dire! No, non riuscirai ad incastrarmi, Shinigami. Tu hai voluto fare di testa tua, ora io faccio di testa mia! Non solo non farò nulla, ma me ne resterò proprio qui seduto a guardarti mentre tu e tuo figlio vi distruggete a vicenda!
-È inutile discutere con questo qua! - fece Indra - lui è l’incarnazione della rabbia, ci gode solo a vederci litigare. Date retta a me, non fate nulla e il problema sparirà da sé!
-Perché tutto sparisce se ci si beve su, giusto? - lo incalzò Shinigami - Se vivessimo tutti come te, non ci sarebbe più nemmeno un granello di polvere su questa terra! Resteremmo solo noi cinque a farci compagnia, è questo quello che vuoi?
-Calma, basta! -  li fermò di nuovo Eibon - Per stasera basta così, siamo stravolti. Non ha senso continuare a discutere. Andate tutti a dormire, ne riparleremo un altro giorno, dopo che avremo riflettuto per bene sul da farsi.
 
Il Consiglio annuì, e si sciolse. Excalibur, Indra e Vàrua segregarono per il momento le loro recriminazioni, e uno alla volta abbandonarono la sala consiliare. Ma Eibon tentennava a lasciare il castello di Shinigami. Aveva qualcosa di troppo importante in mente da dire per aspettare.
-Sai, pensandoci - iniziò a mormorare al dio della morte, mentre faceva scivolare un dito lungo il bordo di una coppa d’argento che ornava la stanza del Consiglio - l’idea di Vàrua non è poi così stupida.
-Vallo a dire a quello stupido di Excalibur, allora.
-Mi guardo bene dal farlo! No, stavo dicendo… l’idea di armi metamorfiche, dotate di una volontà propria come Excalibur… sarebbe  bello se esistessero, non trovi? Riesci a immaginare quanto crescerebbe la potenza di ognuno di noi se disponessimo di armi capaci di sostenere e ampliare la lunghezza d’onda delle nostre anime?
-Dove vuoi arrivare?
-Ci ho pensato, sai? Anzi, più che pensato… mh, no, devi vederlo tu stesso. Ma posso dire con un buon margine di certezza che una soluzione c’è! Mi serve solo la tua approvazione, la tua firma, e posso cominciare! Se sei interessato, raggiungimi domani mattina al mio castello, e porta con te quanto ti dico…
 
Il castello di Eibon era nascosto in un luogo quasi inaccessibile. Lontano diverse lunghezze da qualsiasi altro insediamento, e protetto dal rigore di un inverno perenne, il lembo di terra su cui sorgeva si era meritato il nome di “isola perduta”.
Per raggiungerla, Shinigami si fece preparare dai propri servitori, di buon mattino, la propria galea personale. In realtà, avrebbe potuto raggiungere l’isola in volo, ma per espressa richiesta del guerriero della conoscenza, quel giorno non avrebbe potuto viaggiare leggero, ma avrebbe dovuto portare con sé un carico importante. Quando le operazioni di imbarco furono completate, uno dei servitore di Shinigami, vestito, come tutti, di una lunga tunica nera, gli si avvicinò e con un cenno gli comunicò che erano pronti a partire. Gli assicurò che tutti i suoi ordini fossero stati rispettati, e di aver provveduto lui stesso a compiere un giro di perlustrazione nelle prigioni per controllare, un’ultima volta, che le celle dei detenuti fossero ben serrate. Nelle carceri, giacevano quanti si erano rifiutati di sottomettersi al regno dei cinque, ormai sei, spontaneamente. E lì, aspettavano di essere giudicati. Il Consiglio si sarebbe riunito, e dopo averli ascoltati uno per uno, Vàrua, che meglio di tutti sapeva comprendere le anime, avrebbe suggerito a Shinigami chi giustiziare, chi destinare ai lavori forzati, e chi sottoporre al programma di riabilitazione. Chi rientrava in questa ultima categoria avrebbe potuto aspirare ad una totale liberazione, qualora, al suo completamento, si fosse convinto a prestare giuramento ai nuovi regnanti. Per essere ritenuti meritevoli di tale privilegio, era necessario essere dotati di uno spirito forte ma allo stesso tempo arrendevole. Tenere le lezioni rieducative era infatti compito di Excalibur, un guerriero colto, saggio, ma estremamente pedante, sostenibile solo da coloro i cui animi non fossero interamente devoti alla distruzione, ma fossero ancora pervasi, anche solo minimamente, di un umano istinto di conservazione, che li spingesse a resistere a quella tortura psicologica.
Tra i prigionieri, ad attendere il processo, vi erano anche le Graie. Il ricordo dei tre mostri assalì Shinigami non appena giunse al molo, e l’odore di mare, di alghe imputridite, sferzò contro le sue narici. Ma stavolta non era tornato con timore al pensiero della loro lugubre profezia, ora era forte, risoluto, deciso ad evitare il destino che le tre avevano tessuto per lui.
E nel freddo del mattino, illuminato da un sole ancora pallido e sonnolento, era salpato per l’isola perduta, alla ricerca di un modo per respingere quella sorte.
 
Al castello di Eibon, fu accolto da altri servitori, che lo invitarono a scendere nei sotterranei della costruzione. Il guerriero era nel suo laboratorio a lavorare alle proprie creazioni. Lo spettacolo che si parò di fronte a Shinigami, una volta raggiuntolo, fu impressionante. Macchinari e attrezzature di ogni tipo erano accatastate in ogni angolo della stanza, con un disordine tale da offendere la sua vista. Non riusciva a distogliere lo sguardo da quel panorama tanto sconclusionato, al punto che non scorse immediatamente la figura di Eibon, china vicino ad uno dei vari macchinari, intenta a stringerne i bulloni che lo tenevano unito.
-Vieni avanti, Shinigami, da questa parte! - lo ridestò il guerriero.
-E precisamente, Eibon, alla costruzione di quanti artefatti demoniaci, che non hai avuto ancora il coraggio di mostrarmi, stai lavorando?
-Un bel po’, un bel po’ veramente, non ti mentirò. Ma qualche volta torna utile portarsi avanti! Allora - disse levandosi dritto e indicando il macchinario che stava visionando - questa è l’opera che volevo mostrarti. Lo chiamo il “trasfiguratore”.
-E cosa fa il “trasfiguratore”?
-Meraviglie, se tutto va bene! Con questo è possibile fondere due anime distinte in un unico corpo, che conserverebbe in sé le caratteristiche di entrambe. Quindi, se per esempio, prendessimo l’anima di una strega, che ha l’abilità di metamorfosi, e la unissimo a quella di un umano…
-…otterremmo un umano capace di mutare le proprie sembianze, sì. Mmm…, ma da qui ad ottenere delle trasformazioni in arma? Perché è lì che vuoi arrivare, presumo. Le streghe si mimetizzano tra gli animali, non tra gli oggetti…
-Qui sta l’incertezza dell’esperimento! Avremo dei risultati solo quando faremo delle prove, ma sono quasi sicuro che unendo alle cavie il sangue di un guerriero, il mio ad esempio, otterremo dei soggetti votati per istinto al combattimento, e quindi, portati per natura a mutare in arma!
-Bah, sì, ha senso, potrebbe funzionare. E come pensi di unire il tuo sangue al loro?
-Sarà sufficiente procurarmi una lieve ferita e versarne delle gocce sulle anime da fondere. - Iniziò a ridacchiare, guardando la maschera di Shinigami - Niente di cruento, mi dispiace! Non ho il tuo stile!
-Eibon, non penserai anche tu che mi sia strappato il volto volontariamente…
-Non mi aspetterei niente di meno dal dio della morte. E tu non hai mai avuto modi sottili, d’altra parte! Ma ti dirò, ora che ti sei liberato anche della paura, potresti starmi ancora più simpatico!
-A volte parli proprio come Indra!
-Desiderio di conoscenza è un’altra forma del delirio di onnipotenza! Non siamo così diversi noi due, dopo tutto! Io però, a differenza sua, riesco a restare sobrio qualche volta!
-E ti sono grato per questo!
-Tu, però, devi trovare il modo di tenere a bada la violenza delle tue mani… mai pensato a dei guanti?
-Eibon… sii serio!
-Va bene, torniamo a noi. Allora, l’artefatto è questo ed è pronto. Vogliamo provarlo? Mi basta solo il tuo sì…
Shinigami non rispose, ma abbassò il capo pensieroso.
-Avanti, non violiamo nessuna regola! Il “trasfiguratore” non incide sulla vita delle persone che vi vengono esposte, ma solo sulla forma. Ma d’altronde… la forma conta poco, dico bene? Quello che conta… è l’anima!
E per incanto, affianco al nome di Eibon, sull’artefatto demoniaco comparve un’altra firma, “Death”.
 
Note:
  1. Se tutto va bene, più in avanti cercherò di dare una senso più preciso a questa frase, di spiegare chi sono le streghe, cosa fanno e cosa vogliono, perché tutti le temono! 
  
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