I suoi genitori ed Emmalyn ne erano stati allarmati, intristiti, delusi ma non avevano mollato. Con tenacia avevano continuato a starle accanto, a ripetere, con metodico scrupolo, le terapie indicate dai medici, a parlare con lei, a leggere con lei, a sfiorarla appena (quando avrebbero voluto stringerla forte, forte, se solo il suo corpo non fosse stato sofferente) per farle capire che loro c'erano. Che non l'avrebbero lasciata.
Amanda mandava loro lievi segnali d'intesa. Un'occhiata appena accennata, un vago sorriso che non raggiungeva gli occhi, un sussurro incomprensibile che la sua famiglia cercava di farsi bastare.
Jeremy, però, non era disposto ad accontentarsi. Sapeva benissimo che Amanda poteva dare di più e, dopo lo stringato consenso ottenuto da Michael, nel tempo che gli era concesso di passare al capezzale della ragazza che aveva amato, e che amava ancora, le parlava, insisteva, la accarezzava e la spronava.
"Questa non sei tu Amanda. La mia Amanda non si sarebbe mai lasciata andare a questo modo, non si sarebbe arresa senza lottare!"
Due lacrime tonde avevano pizzicato gli occhi della ragazza per poi scivolare sul viso escoriato e lasciare una bruciante scia di dolore.
"Portami davanti allo specchio, Jeremy!"
Erano le sue prime parole di senso compiuto. Il primo cenno di ritorno alla vita da parte di Amanda.
Jeremy cercò la sua vestaglia e l'aiutò ad infilarsela sopra l'ampio camicione, nonostante le smorfie di dolore di lei.
Le porse la mano e, cingendole la vita, l'aiutò a mettersi in piedi. La testa le girava e, per non cadere, Amanda si aggrappò a Jeremy facendosi trascinare da lui, praticamente a peso morto.
Quando furono vicinissimi al bagno interno, il ragazzo si fermò.
"Sei sicura?"
Un fiotto di sconcerto e terrore per quello che avrebbe potuto veder riflesso bloccò Amanda. Poteva ancora tornarsene a letto ed evitarsi quell'ulteriore sofferenza.
Con le mani lese si arpionò al petto ampio e solido di Jeremy.
"Andiamo avanti!"
Nemmeno nei suoi incubi peggiori sarebbe stata preparata a quell'immagine spettrale e deturpata. A quei segni che l'abbruttivano e che le avrebbero lasciato cicatrici indelebili.
Vacillò, staccandosi da Jeremy, e prima che potesse crollare tra il pavimento lui la riprese tra le sue braccia forti e sicure.
"Quella non sono io Jeremy. Non sono io!"
Ripeteva con il corpo stravolto dai singhiozzi. Jeremy le passò una mano fredda sulla gota.
"Sei tu Amanda. E sei bellissima!"