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Autore: Bibismarty    24/02/2015    1 recensioni
Sophie, nonostante i suoi 18 anni suonati, porta ancora le placche metalliche sui denti. Sua madre aveva insistito tanto per farle avere un sorriso da diva! E ora che si è abituata alla protezione che gli offre dal mondo dei pregiudizi, non se ne vuole più separare. A nessuno dei componenti dei Tokio Hotel, interessa poi molto che la loro assistente abbia l'apparecchio: basta che faccia il lavoro per cui è pagata. Ma quando il dentista decide di liberare la ragazza dalla sua maschera, il mondo scopre un lato sconosciuto di Sophie: è bellissima! A volte il cuore fa fatica a recepire la fonte delle due pulsazioni...riuscirà Sophie a capire ciò che lei vuole veramente?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13: Eravamo due universi di solitudine

Sophie
Se mi avessero chiesto se c’era un posto dove volessi stare in quel momento, avrei risposto proprio lì.
Mi voltai perché sentii dei passi alle mia spalle. Davanti a me stava avanzando Tom. Il suo passo era deciso e elegante. Forse era per la giacca e la cravatta che indossava, ma sono sicura che nel suo modo di camminare ci fosse qualcosa di veramente raffinato. Non camminava come sempre, aveva uno charme particolare.
Gli sorrisi, perché ero felice di vederlo. Era tutto il giorno che non lo incontravo e mi mancava sentire i suoi occhi penetranti osservarmi.
“Che eleganza” mi complimentai.
Tom non rispose. Che stupida a pensare che vestita così gli avrei fatto azionare il suo cuore, probabilmente stava già pensando a quante ragazze avrebbe conosciuto quella sera.
“Ci sei, Tom?” gli chiesi, sventolandogli una mano davanti al viso.
Tom uscì dai suoi sogni a luce rossa. “Vogliamo andare?” disse, prima di posarmi una mano sulla mia schiena.
In quell’istante sentii un brivido percorrermi tutta la schiena. Il suo tocco era magico, riusciva a scuotere ogni centimetro del mio corpo.
Tom intanto fece una leggera pressione per spingermi in avanti. Gli rivolsi un sorriso, che doveva essere molto più impacciato che sicuro, mentre cominciai ad avanzare verso il resto del gruppo.
In quel momento Tom tolse la sua mano. Parte dei miei neuroni gridarono di disaccordo.
L’altra mi ricordò ce stavamo per andare nella terribile Valle delle Lacrime. Mi aspettava una notte di pianto ininterrotto.
 
La cosa più imbarazzante durante tutto il viaggio fu stare seduta tra Gustav e Tom. Nessuno dei due fiatò, rimasero tutto il tempo a fissare il vuoto davanti a sé. Solo prima di scendere mi chiesero se avessi bisogno che qualcuno dall’esterno mi aiutasse a scendere.
Invece Bill e Georg erano rilassati e giocherelloni più che mai. Si davano pugnetti sulle spalle, si commentavano i rispettivi capi d’abbigliamento e accennavano a strane posizioni di yoga, di cui io proprio non capivo nulla.
Fu un sollievo per me scendere da quell’inferno di auto. Solo che non avevo fatto i conti con l’inferno che avrei trovato fuori. Qualcosa in me voleva gridare che era meglio tornare a casa.
La paura nel vedere la gente accalcata ai lati di un lussuoso tappeto rosso che conduceva all’entrata, mi bloccò. I bodyguard all’inizio del tappeto ci fecero segno di avanzare mentre allargavano le braccia per tenere distanti le mani delle fan esuberanti. Intanto partirono una serie incontrollata di flash nella nostra direzione.
Fu solo grazie allo strattone di Bill che mi riscossi. Se non mi avesse tirato per un braccio sarei rimasta paralizzata lì in mezzo al marciapiede.
“Ora sorridi e cammina dritto senza fermarti” mi sussurrò.
Feci come mi disse, ma mentre sfilammo davanti alla folla, sentii alzarsi commenti che non avrei mai voluto udire. “Chi è quella che ha vicino Bill?” “Come è vestita quella z…..?”
Quando la porta del locale si chiuse alle nostre spalle, tirai un sospiro di sollievo.
Bill si posizionò davanti a me e mi alzò il viso perché lo riuscissi a guardare negli occhi. “Dimentica ciò che hai sentito là fuori e divertiamoci. Ok?”
Avevo una domanda pressante nella testa, però. “Non sembro una z…., vero?”
Bill rise. “Certo che no, è solo invidia perché sei magnifica!”
OK. Era solo invidia. Ora dovevo cacciare questi brutti pensieri.
Il mio sguardo si posò sul viso contrito di Tom, che però non ricambiò e continuò la sua camminata verso il centro del locale. Era ora anche di smetterla di pensare a lui, pensai con amarezza.

Georg
Bill mi aveva parlato chiaro. Dovevo trovare alcuni uomini avvenenti per Sophie. Il lavoro ignobile lo devo sempre fare io, eh?
Mi guardai intorno per localizzare qualche figone. Ho un radar infallibile io! Sicuramente avrei trovato q… Scovati, bei fusti, ora tocca a me!
Raggiunsi una coppia di bell’imbusti muscolosi. “Buonasera” esclamai, esibendo tutto il mio affascinante piglio. Dovevo sembrare un uomo d’affari, mica uno che cerca rogne.
No, un momento. Il mio fascino non li aveva scalfiti nemmeno. Ora questi palloni gonfiati dovranno vedersela con me.
“Ragazzi!” urlai cercando di entrare nella loro visuale.
Questi, finalmente, mi notarono e mi guardarono con aria di sufficienza. Che sbruffoni. Se solo  sapessero il mio conto in banca, farebbero meno gli spacconi.
“Vi và di guadagnare qualche banconota da venti per provarci con una mia amica?”
Appena sentirono la parola banconota drizzarono le orecchie. Patetici.
 “Certo, facci vedere quale è l’obiettivo” dichiararono come se fossero dei sicari. Forse lo erano sul serio. Merda. Ma chi avevo contattato? Ok, magari avrei potuto rimettere in chiaro le regole. Si.
“Prima dovete starmi a sentire. Le regole sono queste: dovete solo provarci con questa ragazza, facendole dei complimenti, insomma cercando di parlare con lei. Una alla volta. Non tutti due insieme, ok? Se arriva un tizio a chiedervi di lasciarla in pace, fatelo, ok? L’obiettivo è far ingelosire questo tizio”
Gli energumeni, annuirono.
“Bene, sgancia i soldi, amico”
Ma pensavano veramente che fossi stupido? “No belli. Vi anticipo dei soldi. Poi a lavoro finito vi consegno gli altri” dissi mostrando loro la banconota, per dimostrare che non stavo mentendo.
“Ok, d’accordo amico”
Noi amici non lo siamo, né ora né mai. Troglodito.
“La mia amica è laggiù al bancone con un vestito rosso. Non potete sbagliare” dissi con un sorriso fintissimo. Insomma mi servivano questi tizi, non potevo certo inimicarmeli.
La prima massa muscolare si mosse. L’operazione Uniamo i cuori solitari era iniziata.
Stavo quasi gongolando quando notai che il secondo energumeno mi stava fissando in modo tetro.
Mamma, che acido!
 
Tom
Quanto era odioso questo party! Non facevo in tempo a muovere un passo, che qualche ragazza mi si buttava addosso desiderosa di attenzione. Erano anche belle donne e sexy, ma proprio non avevo voglia di dedicare loro nemmeno un secondo.
Il mio sguardo, benché sondasse ogni angolo del locale, continuava a posarsi su quella minuta ragazza al bancone che reggeva il bicchiere come se fosse la sua ancora personale.
Ogni fibra del mio corpo voleva raggiungerla, ma la mia coscienza mi ripeteva che non c’era una sola buona motivazione per rubarle la felicità, turbandola con la mia presenza.
Eravamo due universi di solitudine, abbandonati in mezzo ad un locale affollato, incapaci di congiungere le nostre solitudini.
Ridirezionai il mio sguardo su di lei, ma qualcosa era cambiato attorno a lei.
Un uomo…muscoloso…le si era avvicinato.
Sentii avvampare dentro di me. Come si permetteva di avvicinarsi? Preso dalla rabbia mi avvicinai per sentire cosa voleva da lei.
Mi bloccai solo quando riuscii a sentire qualche stralcio di conversazione.
“Cosa fai qui tutta sola?”
“Aspetto i miei amici”
“Allora aspetterò con te, così non sarai sola. Vuoi qualcosa da bere?”
Sophie alzò il bicchiere che teneva in mano e si strinse nelle spalle.
Pessimo conquistatore.
Il muscoloso però non si arrendeva e cominciò ad adularla con una serie di complimenti. Diamine avrei fatto mille volte meglio io! Patetico.
Poi fece la sua mossa falsa: allungò una mano verso il suo viso. Sophie si ritrasse, probabilmente infastidita.
A quel punto dovevo intervenire. Non potevo più stare a guardare quel coglione mentre la toccava.
“Metti già le mani, Romeo”
Il muscoloso ruotò il suo volto verso di me. “Che vuoi?”
“Lascia stare la mia ragazza” digrignai, infuriato. Sophie che era al mio fianco, sussultò.
Quest’ultimo sogghignò e la lasciò. “Tienitela, è frigida”.
Una volta che si fu dileguato, mi voltai verso Sophie. “Come stai?” le chiesi con la maggiore premura possibile.
“Grazie” sussurrò. Non mi guardava in viso.
“Sei al sicuro ora” le riferii avvicinandomi al suo orecchio. “Vuoi che usciamo a prendere un po’ d’aria?”
Lei annuì.
Quando fummo fuori, si accostò al muro e respirò profondamente.
“Sei sicura di stare bene?”. Cominciavo a preoccuparmi.
Mi guardò dritto negli occhi lucidi. Erano colmi di lacrime. “Dentro hai detto che ero la tua ragazza. Lo so perfettamente che lo dicevi solo per farlo andare via, ma…”
Stava singhiozzando. Ora perché piangeva?
“Tom, lo so che ci siamo detti che eravamo solo amici, ma io credo di non riuscire a vederti solo come tale”
Stava succedendo davvero? “Cosa?”. Il suo viso era ormai rigato dalle lacrime.
“Sono una stupida a pensare che tu potessi davvero desiderare quello che desidero io, ma almeno ti prego smettila di starmi attorno. Smettila di fare il carino con me, perché io mi sto illudendo…”
Non potevo sentire altre parole. Le mie mani fremevano. Accade tutto in un attimo, eliminai le distanze tra noi, spingendola contro il muro con il mio corpo e appostando le mani alla parete del locale.
I nostri visi erano praticamente appiccicati. “Io ti desidero e non sai quanto..”. Il mio desiderio era alle stelle: bramavo le sue labbra. Chiusi gli occhi e le mie labbra catturarono le sue.
Dapprima danzarono sulla superficie, per assaporare il gusto l’uno dell’altra, poi si dischiusero e le nostre lingue si incontrarono. Il calore che provai era indescrivibile.
Non mi feci ripetere due volte dal mio cuore che avrei dovuto tenerla tra le braccia. Le mie mani prima le percorsero le linee del viso, per poi scorrere una sulla sua schiena e tirarla verso di me, e l’altra tra i capelli.
Sophie non rimase impassibile e mi accarezzò dolcemente il viso e la nuca. Era decisamente più controllata di me. Io l’avrei divorata dalla foga che avevo, volevo sentirla mia.
Non riuscivo a staccarmi! Era come una calamita per me. Adoravo il gusto delle sue labbra; adoravo bagnarle con la mia lingua; adoravo morderle il labbro inferiore. Mio dio, ero pazzo di lei.
Non mi sarei staccato per nulla al mondo da quelle labbra. Ora che erano unite alle mie, tutto sembrava perfetto. Tutto assumeva un senso. Forse era questo che stavo aspettando da tutta una vita: Sophie.
 
Georg 
Dieci minuti dopo l’energumeno tornò.
Devo dire che fu un sollievo, visto che l’altro scimmiotto aveva continuato a fissarmi insistentemente, facendomi quasi credere che avesse un debole per i ragazzi belli come me.
“Tu sei pazzo, amico”
Ancora con questa solfa dell’amico? Ma non siamo mica i teletabbis! NON SIAMO AMICI! In quale lingua te lo devo spiegare?
“Perché?”
L’uomo indicò con il polline il bancone del bar. “La tua amica è una bella pollastrella. Ma il tuo amico dovrebbe farsi un po’ più decente. Nessun muscolo, poco fascino. Ti credo che la ragazza non se lo fila. Pagagli un abbonamento in palestra”
Non riesco a credere alle mie orecchie. Come se lui fosse Mister Bellezza!
Finsi un sorriso. “Eh, sai com’è. Ma il piano ha funzionato?”
“Bello, lui si è ingelosito subito. Vai tu stesso a controllare fuori dal locale. Si stanno limonando alla grande”
La mia faccia credo che potesse assomigliare a quella di un pesce. Mentre boccheggia. Si, esatto, da pesce lesso!
Il mio istinto fu di abbracciare l’omone, cosa che a quest’ultimo non piacque particolarmente e mi allontanò con le mani. “Ma sei fuori di testa?”
Ero troppo euforico per badare a ciò che facevo. Li pagai come previsto e corsi a raccontare tutto a Bill.
 
Gustav
Era da un pezzo che non vedevo più Tom e nemmeno Sophie. Avevo un brutto presentimento, ma la mia ragione scacciava via ogni pensiero negativo.
Decisi così di dare un’occhiata anche all’esterno. Quando fui fuori però vidi all’istante qualcosa che mi gelò il cuore.
Tom e Sophie erano incollati l’uno all’altra e si stavano baciando con passione.
Tutti i miei sogni si infransero. In un solo istante. Non solo non voleva me, Sophie, ma voleva Tom, un mio amico e collega.
E Tom sapeva benissimo i sentimenti che provavo per Sophie.
 “Cosa sta succedendo qui fuori?” gridai, anche se era palese ciò che stava succedendo.
Tom e Sophie si scollarono di qualche centimetro, ma quando mi videro si staccarono del tutto.
Sophie mantenne il viso fisso a terra, mentre Tom avanzò verso di me, per cercare di spiegare.
“Ti posso spiegare tutto Gustav…”
Lo bloccai con un gesto. “Non c’è niente da spiegare, si capisce benissimo”
“Avrei dovuto dirtelo. AVREI VOLUTO. Ma è stato improvviso, io pensavo di non piacerle e non sapevo sarebbe successo”
“Quella volta in ascensore mi hai chiesto se mi avesse dato fastidio che qualcuno ci provasse con Sophie. Sapevi benissimo già allora che ti interessava e non hai detto nulla…”
Il mio tono di voce era altissimo, ma non riuscivo a controllare la rabbia. Potevo comprendere che Sophie amasse un altro, ma non potevo tollerare che un amico mi prendesse in giro.
“Ehi un attimo, Gustav. Davvero non volevo sbilanciarmi troppo” cominciò a protestare lui, allungando le sue mani sulle mie spalle.
Ma io avevo già superato il limite di sopportazione. Non riuscivo più a connettere, tanto che mi risultò spontaneo serrare la mano a pugno e sferrarglielo contro. Dritto sul naso.
Durò tutto un secondo. Ma mi sembrò di vedere la scena a rallentatore mentre la mia mano colpiva Tom e lui si ritirava indietro coprendosi il viso con le mani.
“Che fai?” urlò lui, disperato, guardandomi con un misto di rabbia e paura.
“Stammi distante. Non sono in vena di parlare con te ora” ringhiai.
Ma Tom non voleva smettere. “Io non volevo certo farti del male, Gustav. Te lo avrei detto!”
Non ce la facevo più a sentire anche solo una parola. Mi voltai per andarmene, ma Tom mi rincorse e tentò di fermarmi. Allora accadde l’inevitabile. Attaccai nuovamente, ma questa volta Tom non si difese solamente. Mi sferrò un altro pugno, e cominciò così la nostra lite furiosa.
Non so quale sia stata la parte più brutta della serata, se fu il momento in cui Sophie mi implorò di smettere guardandomi con la paura negli occhi o fu quando gli uomini della sicurezza ci scaraventarono a terra per calmarci. Oppure quando David dovette scusarsi, per non dire prostrarsi davanti al proprietario del locale per non diffondere la notizia ai media, promettendo che non sarebbe mai più accaduta una cosa simile.
Quella sera la trascorsi in pronto soccorso a farmi medicare a tre metri da Tom, anche lui sotto torchio di un’infermiera. Sapevo che c’era, ma cercavo di non guardarlo minimamente. Il solo vederlo mi irritava.
Sophie per fortuna era stata riaccompagnata in albergo da Bill e Georg, atterriti e disorientati.
L’avevo fatta grossa. Lo sapevo. Mi sarei preso le mie responsabilità, ma che nessuno venga a dirmi che non si sarebbe almeno sentito ferito leggermente nel sapere che un amico ha lavorato alle tue spalle per conquistare la ragazza che sapeva benissimo piacere anche a te.
Quella notte scoprii un lato nascosto di me: potevo essere pericoloso anche io se mi arrabbiavo.
 
Sophie 
Se avessi fatto un’intervista a un campione eterogeneo di donne, per chiedere loro cosa ne pensano di due uomini che litigano per loro, sono certa che il 98 % di loro mi risponderebbe che ne sarebbero lusingate.
Vi assicuro che non lo è minimamente. Quando Tom e Gustav cominciarono a darsele di santa ragione (anche se tanto santa non era) il primo pensiero fu alla loro incolumità. Ero terrorizzata all’idea che qualcuno si facesse veramente male. Non li riconoscevo più!
Tornata in albergo siccome non avevo sonno ed ero troppo agitata anche solo per mettermi a letto, girovagai per la stanza in cerchio, cercando di svuotare la mente.
Avevo dei pensieri ricorrenti: Gustav che sferra il primo pugno; il bacio di Tom, e infine quello che ha detto Gustav riguardo l’evento in ascensore. Accennava al fatto che Tom era interessato a me da qualche tempo.
Quindi Tom mi ricambiava. Il bacio non era stato uno svago serale.
Da un certo punto di vista la cosa mi eccitava e volevo saltare sui muri per esultare di gioia, ma dall’altra parte sapevo che ciò infastidiva Gustav ed era stata la causa scatenante del litigio.
Ero dilaniata. Cosa avrei dovuto fare con entrambi? Mi avrebbero più parlato? E se per causa mia il gruppo si sciogliesse?
Cancellai l’ultimo pensiero dalla mia mente in un baleno. Non avrei permesso una cosa simile, mai e poi mai.
In quel momento bussarono alla porta. Il mio cuore fece un triplo salto carpiato. E ora chi era? Cosa stava succedendo?
Mi diressi alla porta con il cuore in tumulto.
Aprii di poco la porta e vidi che sulla soglia c’era Tom. Egli appena mi vide mi rispose con un sorriso raggiante. Il naso era bendato e aveva anche un cerotto sulla fronte.
“Che ci fai qui?” bisbigliai, scrutando il corridoio a destra e sinistra.
“È già entrato in camera, non ti preoccupare. Posso entrare un attimo?”
“E se qualcuno ti scoprisse?”
Tom scosse la testa. “Non accadrà. Devo parlarti un attimo”
Lo lasciai entrare.
“Lo sai vero che questo è solo un assaggio, se Georg scopre che sei qui?”
“Non lo scoprirà mai” disse, guardandosi intorno.
“Tutto ok?” chiesi, insospettita dall’atteggiamento.
“Sediamoci un attimo” mi disse indicando il letto.
Lo seguii a ruota.
Quando ci fummo accomodati, mi prese una mano.
Il mio cuore era già al settimo cielo. Mi sembrava troppo bello per essere vero.
“Sono venuto qui per parlare di ciò che è successo e per sapere se stai bene. Non è stato un bello spettacolo no?”
Scossi la testa. No, per niente.
“Volevo parlarti di ciò che ha detto Gustav. È vero. Quando ho capito che mi piacevi ho pensato di parlarne con lui, ma siccome non ero certa dei tuoi sentimenti non volevo che ne sapesse nulla nessuno. Ho sbagliato. Non avrei dovuto fare niente senza prima parlarne direttamente con lui. Solo che ieri sera quando hai detto quelle cose, ho capito che anche per te era lo stesso e non potevo più aspettare altro” disse sciogliendosi in un sorriso. “Era impossibile resisterti. Eri così bella anche con le lacrime”
Era ufficiale. Stavo sognando. Ma certo, come era possibile che Tom Kaulitz fosse lì nella mia stanza, a quell’ora a tenermi la mano mentre si dichiara. Sono così fantasiosa che dovrei scriverci un libro! Sophie sei un genio! Diventerò una scrittrice!
Però prima di svegliarmi, rendiamo questo sogno ancora più bello.
Strinsi la mano di Tom, per imprimergli ancora più forza. “Non sapevo che tu mi ricambiassi. Pensavo che tu mi odiassi visto come ti comportavi, tutte le prese in giro”
“Penso che tutto ciò che ti dicessi fosse un modo per allontanarti. Ma non ci sono riuscito. Alla festa a cui siamo andati in cui ti sei finta la mia ragazza, ti ho baciato. Cioè ci siamo baciati, ma tu hai dimenticato tutto”
Mi girava la testa. “Davvero? Quindi non c’è stato solo quel bacio che ricordo?”
Tom mi guardò dritto negli occhi. “No, Sophie. Ci siamo baciati lungo tutta la strada del ritorno e hai voluto che ti baciassi anche in albergo. Sono rimasto finché non sei crollata poi sono scappato via”
Ero allibita. “Perché non me l’hai detto?”
“Perché ero confuso, mi avevi detto tante cose belle ma eri sotto effetto dell’alcool, e poi non pensavo di meritarti, te l’ho detto anche ma tu insistevi sul fatto che ero il tuo eroe. Ho avuto paura che tu potessi affezionarti troppo a me”
“Quindi sei qui per dirmi che non lo devo fare, che è stato un errore anche questa sera?”
Tom mi accarezzò il viso con una mano. “No, sono qui per dirti che avrei potuto agire diversamente e che voglio essere un po’ più egoista se è questo che mi permetterà di stare con te”
L’atmosfera poteva dirsi infuocata. Almeno lo credevo io per via delle sensazioni che provavo.
Mi protesi verso di lui e lo abbracciai. Volevo sentire ancora le sue braccia avvolgermi.
E in questo abbraccio ci stendemmo sul piumone. E in quel momento cominciammo a baciarci.
Eravamo distesi sul mio letto, uno nelle braccia dell’altro, avvinghiati come due koala. Ma non c’era niente di provocante in questo o sessuale. Semplicemente stavamo soddisfando il nostro bisogno di stare vicini, finalmente uniti.
I nostri baci erano dolci, tranquilli, così rilassanti che mi sembrava di stare in paradiso.
Fu in quella posizione che ci addormentammo entrambi.
 

 

Note finali 

Siamo praticamente al terzultimo capitolo della saga! Non siete felici? 

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Mi sono un po' sfogata. Era da un po' che volevo unire questi briconcelli! 

Non vedo l'ora di farvi leggere ciò che avverrà prossimamente! Preparatevi sulle vostre seggiole perchè urlerete un sacco!! 

Alla prossima :) 


 

   
 
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