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Autore: Flami151    25/02/2015    1 recensioni
E se Draco Malfoy non avesse mai ricevuto il Marchio Nero? Cosa farebbe della sua vita una volta tornato a Hogwarts? Se "il ragazzo che non ha avuto scelta" potesse scegliere il suo futuro, cosa accadrebbe?
Senza Draco a scontare per le mancanze di Lucius Malfoy, sarà Narcissa a prendersi la responsabilità degli errori del marito, ingaggiando col Signore Oscuro un gioco sadico e senza scrupoli, che la porterà a conoscere i meandri più bui della mente umana e a rivelare la sua umanità, celata dietro le convenzioni sociali e un passato misterioso.
Come tutto ciò influenzerà una giovane e confusa Hermione, ormai rassegnata all'idea che il suo destino sia già scritto? E come ridisegnerà i ruoli dei personaggi durante la battaglia finale?
Una storia che svela i desideri inconsci dei nostri amati eroi, portandoli a galla.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy, Ron Weasley, Severus Piton | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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Estremo piacere ed estremo terrore
 
Sono due giorni che faccio lo sciopero della fame nel tentativo di non incontrare Ron in Sala Grande, ma il mio stomaco inizia a reclamare e forse dovrei dargli ascolto. Non ero così affamata da quando mi sono rifiutata di mangiare qualsiasi piatto cucinato dagli elfi domestici.
 
Mi siedo al tavolo dei Grifondoro appena in tempo per la prima portata, ben distante da Ronald e dalla sua negatività. Ogni volta che qualcuno tenta di avvicinarlo, non riceve altro che grugniti e male parole. Harry sostiene che sia colpa del Quidditch: dopo le selezioni, il brillante esordio di Ron si è schiantato al suolo più rapidamente di una finta Wronsky (*). Pare inoltre che Ginny lo abbia aggredito in campo dandogli dell’idiota.
 
Rido sprezzante tra me e me: Ronald Weasley battuto dalla sorellina nello sport e in amore!
 
Mi soffermo a riflettere qualche istante sul mio lato oscuro che recentemente si sta manifestando, crogiolandosi nelle debolezze altrui. Da quando sono capace di provare simili sentimenti? Credevo che un Grifondoro non conoscesse il disprezzo, che non si compiacesse della propria superiorità.
 
Mangio in silenzio osservando distrattamente i miei amici, seduti attorno all’estremità opposta della lunga tavolata in legno. Lavanda è seduta accanto a Ron e ride da civetta ogni volta che il rosso apre bocca, posandogli la mano sulla spalla. Perché continua a toccarlo?
Abbasso la testa cercando di non mostrare la mia frustrazione. Vorrei andare lì e dirle io stessa di smettere di fare la gatta morta. Cosa starà mai dicendo di così divertente?
 
Cerco di ignorarli ma la tentazione di alzare lo sguardo su di loro è troppo forte. Troppo forte e troppo doloroso, meglio che me ne vada.
 
Esco frettolosamente dalla Sala Grande, incrociando McLaggen sul mio cammino. Vorrei fermarmi a salutarlo ma lui prosegue dritto, senza neanche guardarmi in faccia. Non credevo che si potesse essere anche più orgogliosi di Ronald. Credo però che con un po’ d’impegno potrei convincerlo a farmi da accompagnatore alle feste del Lumaclub.
 
Ron morirebbe d’invidia. Suggerisce il mio lato oscuro e calcolatore.
 
Salgo le scale della torre di Grifondoro, assaporando già il dolce profumo delle lenzuola pulite. Voglio andare a dormire e dimenticare immediatamente lo spettacolo a cui ho dovuto assistere durante la cena. Inoltre non voglio incrociare la gallina… cioè… Lavanda.
 
Sono già in procinto di coricarmi quando si risveglia in me la consapevolezza di dover adempiere ai miei doveri da prefetto. Mi alzo lentamente e mi rivesto. Dopo aver appuntato la spilla alla divisa prendo un libro dal comodino e chiudo le cortine del letto in attesa che scatti l’ora del coprifuoco per eseguire una sbrigativa e superficiale ronda notturna.
 
Con chi dovrò pattugliare oggi?
 
La risposta affiora alla mia memoria, facendomi rabbrividire.
 
 
***
 
 
 
Me ne sto sdraiato sul divano verde smeraldo della mia Sala Comune lanciando semplici incantesimi al vuoto. Il Sole è tramontato da qualche ora ormai e lentamente i miei compagni di casa stanno rientrando, esausti per la faticosa giornata di studio.
 
‹‹ Draco! Che fine hai fatto oggi? Dovevamo allenarci per la partita di Quidditch ti sei forse dimenticato? ›› Urquhart mi guarda dall’alto in basso con sguardo arcigno.
 
‹‹ No, io… non sto molto bene a dirla tutta… credo di non essere in grado di giocare domani. ››
 
‹‹ Non fare il cazzone! Vaisey si è fatto male oggi, non posso perdere anche un altro giocatore! ››
 
Io alzo gli occhi al cielo, possibile che debbano capitare tutte a me?
 
‹‹ Va bene, vedrò cosa posso fare. ››
 
‹‹ Sarà meglio che tu ti faccia vivo Malfoy, o non risponderò delle mie azioni. ›› Replica lui minacciosamente. Poi si allontana.
 
Lancio uno schiantesimo verso il soffitto, ammaccandolo. Quell’imbecille pensa di potermi intimidire solo perché adesso mio padre è rinchiuso ad Azkaban? Sono ancora un Malfoy e sono ancora potente, io. O almeno questo è ciò che Urquhart dovrebbe credere.
 
Mi passo una mano sul volto. Da quando non colgo l’occasione di sfidare i Grifoni a una partita di Quidditch? Forse dovrei veramente considerare l’opzione di giocare con la mia squadra domani… Ma la verità è che non sono in vena di goliardie.
 
A dirla proprio tutta non ho nemmeno partecipato alle selezioni, sono stato ammesso senza dovermi sottoporre ad alcun provino, a riprova del fatto che la casata dei Malfoy gode ancora di una certa fama, seppur minima.
 
Ripenso a ciò che mi disse la Granger circa quattro anni fa: per lo meno, nessuno della squadra del Grifondoro si è dovuto comprare l'ammissione, loro sono stati scelti per il talento.
 
La mia ignoranza e la mia presunzione m’impedirono, all’epoca, di accorgermi della veridicità delle sue parole e le lasciai cadere nel dimenticatoio, considerandole una semplice e patetica manifestazione d’invidia. Solo ora vedo con chiarezza la verità: sono un fallito e non avrei fatto strada senza il mio nome.
 
Mi dirigo verso l’uscita del dormitorio: ho bisogno di prendere una boccata d’aria.
 
Poco prima di mettere piede fuori il mio sguardo s’incrocia con quello di Pansy, poco distante da me. Dovrei dirle qualcosa, parlare, scusarmi. Alzo la mano in gesto di saluto, tanto per cominciare, ma lei si rifiuta di rispondermi, puntando gli occhi verso il pavimento e proseguendo per la sua strada.
 
Spingo la porta con più forza di quanta ne fosse necessaria. Che diavolo vuole quella ragazza da me? Non mi lascia neanche la possibilità di porgerle le mie scuse! Per cosa poi? Per essere stato sincero con lei? Per la mia coerenza? In fondo sono sempre stato chiaro sulle mie intenzioni! E’ un’invasata, non c’è altro da aggiungere.
 
Fuori è buio e le poche luci provenienti dalla capanna del guardiacaccia sono inghiottite dall’oscurità. Mi guardo intorno senza sapere esattamente che fare. Ormai è diventata una consuetudine per me: appena i pensieri si fanno troppo pesanti e inizio a sentirmi mancare l’aria i miei piedi iniziano a muoversi istintivamente verso il giardino.
 
Mi siedo accanto ad un albero e inizio ad osservare il vuoto, chiedendomi che suono abbia il silenzio. Tempo fa lessi da qualche parte che secondo gli antichi, anche i corpi emettevano rumore, che quando crediamo di non sentire alcun suono, in realtà non stiamo facendo altro che ascoltare il melodioso moto astrale (**). Alzo il capo per osservare il cielo, ma la sua visione mi turba profondamente, anche se non riesco a spiegarmene il motivo.
 
Decido che è ora di tornare nel dormitorio: devo prendere il mio distintivo per iniziare la ronda notturna.
 
Varcato l’ingresso della Sala Comune mi accorgo di non essere solo: Theodore è seduto sulla solita poltrona, immerso nella lettura di un libro diverso da quello dell’ultima volta.
 
‹‹ Ciao Draco. ›› Mi saluta senza neanche alzare la testa.
 
‹‹ Ciao Nott. ››
 
Dopo il nostro ultimo incontro non abbiamo avuto molte altre conversazioni, forse però dovrei rimediare, in fondo sono pochi i ragazzi di cui trovo piacevole la compagnia: gli altri Serpeverde non brillano d’intelligenza.
 
‹‹ I turni di notte sono una cazzata. ›› Dico appuntandomi la spilla. ‹‹ Nessuno è tanto imbecille da farsi beccare. ››
 
‹‹ E nessun prefetto è tanto scrupoloso da tentare davvero di beccarli. ›› Finalmente decide di guardarmi, sorridendo.
 
Io rido di rimando: ha proprio ragione.
 
‹‹ Comunque sia ho voglia di fare un giro, l’inerzia m’innervosisce. ›› Dico io uscendo.
 
 
***
 
 
Scendo le scale agilmente, cercando di non fare rumore. Forse se evito il parco potrei anche riuscire a non incrociare Malfoy. Non che non voglia vederlo, anzi a essere completamente sincera un po’ mi attrare la prospettiva di trascorrere il resto della serata con lui: l’idea di agire ignorando il buon senso è stranamente eccitante.
 
Ma non devo dimenticarmi con chi ho a che fare: Malfoy è un arrogante, razzista, subdolo filomangiamorte ed io dovrei evitare certa gente.
 
Lui però è stato gentile con te, siete andati d’accordo, non dimenticarlo. Forse è cambiato.
 
Eccolo ancora lì: il piccolo diavolo che si nutre dei miei desideri e della mia follia. Cerca di convincermi, di fornirmi giustificazioni che mi permettano di accantonare i sensi di colpa per i miei gesti avventati e illogici.
 
Vorrei potergli dare ascolto, cedere alle sue tentazioni, ma il mio rancore verso Malfoy m’impedisce di credere alla favola del ragazzo redento, non importa quanto il suo atteggiamento possa essere apparentemente cambiato.
 
Non faccio in tempo a formulare per intero quest’ultimo pensiero che vedo spuntare di fronte a me una testa biondo platino.
 
‹‹ Ciao Malfoy. ›› Dico cercando di non far trapelare il mio imbarazzo.
 
‹‹ Granger… ›› Il suo tono è distaccato, ma non ostile.
 
Rimaniamo fermi qualche istante, incerti sul da farsi, anche lui pare sentirsi a disagio. La cosa migliore sarebbe girare i tacchi e proseguire la ronda in solitudine, ma qualcosa mi trattiene.
 
‹‹ Come stai? ›› Non so neanch’io perché ho deciso di parlargli.
 
‹‹ Bene, grazie. ›› Sta mentendo, leggo la tristezza nei suoi occhi (o forse è solo il mio desiderio di vedere Malfoy come un essere umano e non come un semplice manichino senz’anima?). ‹‹ Tu come stai? ››
 
E’ incredibile, nessuna battuta, nessun insulto. Starà tramando qualcosa o sta davvero tentando di fare conversazione?
 
‹‹ Che c’è? ›› Mi accorgo di aver esitato troppo, senza rispondere alla sua domanda.
 
‹‹ Niente, sto bene anch’io grazie. ›› Dal suo sguardo deduco che si sia accorto della mia bugia.
 
Indugiamo ancora qualche istante e io inizio a sentire la necessità di rompere il silenzio.
 
‹‹ Mi dispiace di non essermi fatta viva, l’altra sera. Sei stato gentile con me ed io non ti ho nemmeno ringraziato. ›› Credo di essere avvampata: durante gli ultimi giorni mi sono sempre limitata ad ignorare l’accaduto, come se niente fosse mai successo e forse avrei fatto meglio a non ritirarlo in ballo proprio adesso.
 
‹‹ Già… sei stata proprio una stronza. Cosa potevo aspettarmi da una Grifondoro? Siete tutti degli ipocriti. ››
 
Normalmente una frase del genere mi avrebbe profondamente offesa, ma qualcosa nel suo volto mi dice che sta bluffando.
 
‹‹ Nemmeno tu ti sei presentato al nostro incontro non è così? ›› Un’impercettibile smorfia all’angolo della bocca conferma la mia ipotesi. ‹‹ Sei proprio deficiente: per un attimo ho creduto che fossi serio! ›› Scoppio in una fragorosa risata, non posso credere che mi stessi lasciando fregare.
 
‹‹ Allora è vero quello che si dice sul tuo conto, non sei del tutto stupida come gli altri Grifoni! ›› Anche lui ride di gusto, nonostante io abbia smascherato il suo trucco, non sembra essere infastidito.
 
Iniziamo a camminare, la situazione adesso è molto più leggera. Forse potremmo addirittura pattugliare la zona insieme.
 
Anche se probabilmente non dovremmo.
 
 
***
 
 
Alcune cose semplicemente non hanno senso: questa dovrebbe essere la risposta universale alle grandi domande sulla vita.
 
Non ha senso che io stia passeggiando per i corridoi con la Granger e non ha senso che lo trovi stranamente piacevole.
 
Solo qualche mese fa non avrei mai neanche rivolto la parola ad una Mezzosangue, tanto meno a lei: avevo un nome da difendere. Ora però il mio nome vale tanto quanto quello di un purosangue qualsiasi, quindi a che scopo faticare per nulla?
 
Certo, nessuno deve comunque sapere che ho intrattenuto con la ragazza di Potter una conversazione amichevole: non solo potrei giocarmi quel poco di reputazione che mi è rimasta, ma non oso nemmeno pensare a ciò che accadrebbe se i Mangiamorte lo scoprissero.
 
So che è stupido mantenere quest’ atteggiamento confidenziale con una Sanguesporco, visti i rischi che corro, ma per qualche ragione farlo di nascosto, lontano dagli sguardi altrui, lo fa sembrare meno sbagliato.
 
‹‹ Da dove cominciamo la pattuglia? ›› Chiede lei con determinazione.
 
‹‹ E se per stasera lasciassimo perdere? ›› Azzardo io. ‹‹ Anche se dovessimo trovare qualche studente in giro, non ho alcuna voglia di svegliare Piton o la McGranitt nel cuore della notte. ›› Conoscendola, sono sicuro che si opporrà fermamente all’idea di non svolgere il suo dovere da prefetto.
 
‹‹ Ma si dai, mi hai convinta: non voglio vedere Piton appena sveglio. ››
 
Sono piacevolmente sorpreso dalla sua risposta. Che fine ha fatto la Grifondoro bacchettona che ho imparato a conoscere negli ultimi sei anni? Immerso nei miei pensieri la guardo allontanarsi di corsa… no aspetta, dove sta andando?
 
‹‹ Dove scappi? ›› Le grido alle spalle.
 
‹‹ Shh! Vuoi che Gazza di senta? ›› Mi risponde la mora portando un dito alle labbra. ‹‹ Sto uscendo nel parco, vieni se vuoi. ››
 
Io la seguo senza replicare, ammaliato dalla determinazione che sprigiona ogni suo gesto. Sembra sicura di sé, forte e allo stesso tempo incredibilmente spontanea, come se insieme a lei ci fosse uno dei suoi migliori amici, come se io non fossi il mostro che entrambi sappiamo che sono, come se gli anni di insulti e di carognate fossero svaniti.
 
Il freddo mi riempie i polmoni non appena metto piede fuori.
 
‹‹ Che succede? Non mi dirai che il potente Malfoy ha i brividi? ›› Si prende gioco di me, ma bonariamente.
 
‹‹ Ah quindi è questo che voi Grifi dite di me! Che sono potente! ››
 
‹‹ Esatto, e dicono anche che sei egocentrico, sbruffone e dai capelli tinti. ››
 
‹‹ Mi dispiace ma sono costretto a correggere te e i tuoi amichetti: sono biondo naturale. Per il resto però non posso darvi torto! ›› Dico io esibendo il mio sorriso più arrogante.
 
‹‹ Non c’è niente da ridere, non ti ho mica fatto un complimento! ››
 
‹‹ Punti di vista. ›› Replico ammiccando.
 
Continuiamo a camminare a passo svelto, per non patire troppo il freddo. Io mi lascio guidare dalla sua camminata armoniosa, senza rendermi conto di dove fosse diretta. In pochi minuti raggiungiamo il campo di Quidditch.
 
‹‹ Perché siamo venuti qui? ››
 
‹‹ Sei in debito con me, mi avevi promesso un giro o sbaglio? ›› E senza aspettare una mia risposta, si fa strada all’interno dello stadio.
 
 
***
 
 
Non essendo in grado di venire a patti col mio lato razionale, ho deciso di ignorarlo.
 
So che dovrei odiare Malfoy, che non dovrei trascorrere il mio tempo con lui, entrarci in confidenza, ma proprio non riesco a provare rancore verso il ragazzo con che ho di fronte in questo momento. Mi sembra quasi di non averlo mai conosciuto, anzi, forse è proprio così: in fondo cosa so io di Draco Malfoy? Come posso sapere quali esperienze l’hanno condotto a questa vita di odio e pregiudizi?
 
Potrei passare giornate intere a speculare sui pro e i contro di questo malsano rapporto, ma forse una volta tanto posso permettermi di agire d’istinto. Inoltre, paradossalmente, sento che in questo momento proprio lui, la persona che più mi ha criticata in tutti questi anni, sia l’unico in grado di non giudicarmi. In fondo, se anche lui è qui adesso, deve provare necessariamente il mio stesso desiderio di evasione.
 
‹‹ Che fai lì impalato? Prendi la scopa! ›› Cerco di mantenere l’atteggiamento più convinto e autoritario possibile poiché basterebbe solo un piccolo segno di cedimento per impedirmi di andare avanti con questa follia.
 
Lui mi guarda dubbioso, però esegue. Sono senza parole, non credevo che sarei mai arrivata fin qui.
 
‹‹ Allora vogliamo andare? ›› Dice il biondo uscendo in campo.
 
Malfoy si posiziona al centro del campo, a cavallo sulla Nimbus 2001 e mi fa segno di montare dietro di lui. Io mi avvicino lentamente: d’un tratto non sono più sicura di volerlo fare.
 
‹‹ Non dirmi che hai paura! ›› Sul suo viso compare un ghigno.
 
Io scuoto la testa energicamente senza però riuscire ad esprimere quel gesto a parole.
 
‹‹ Credevo che i Grifondoro fossero coraggiosi! ›› Ora ride a pieni polmoni e questo non mi piace affatto.
 
Salgo con aria risoluta sulla Nimbus, nessuno può prendersi gioco di me e tanto meno può mettere in dubbio mio coraggio.
 
‹‹ Classico orgoglio da Grifoni… Tieniti stretta Granger! ›› E con queste ultime parole, spicca il volo.
 
Vorrei urlare, chiedergli di farmi scendere, ma mi mordo la lingua fino a farla sanguinare per trattenermi: non voglio dare a Malfoy questa soddisfazione.
 
Saliamo sempre più in alto, fino a superare le cime degli alberi. Chiudo gli occhi per contrastare il senso di nausea: ho sempre provato per il volo, come per la Divinazione, una sorta di repulsione.
 
‹‹ Allora che ne pensi? ›› Malfoy è costretto a gridare, perché io lo possa sentire.
 
Solo ora mi accorgo di essere nuovamente in posizione orizzontale, credo che il decollo sia terminato. Mi costringo ad aprire gli occhi e il panorama che mi si apre di fronte ai miei occhi mi lascia ammaliata: il parco di Hogwarts si estende all’infinito, tanto da non riuscirne a distinguere i confini; il castello è lontano alle nostre spalle e di fronte a noi c’è solo l’ignoto.
 
Sento la paura scivolarmi addosso e una nuova energia vitale scorrermi nelle vene. Continuo a voltarmi per poter cogliere la totalità del paesaggio che sembra essere dipinto su tela. Guardo le distese dei campi, l’imponente profilo del castello e la simmetrica armonia delle stelle. Sento l’irrazionale desiderio di avvicinarmi di più a loro, di far parte di quel perfetto schema luminoso.
 
‹‹ Saliamo di più! ››
 
‹‹ Cosa? Ma sei impazzita? ›› Sembra allarmato, siamo davvero così in alto?
 
Mi accorgo di non riuscire più a vedere il campo da Quidditch per la nebbia e l’altitudine, ma non m’interessa.
 
‹‹ Saliamo! ››
 
Questa volta Malfoy decide di darmi ascolto e di puntare il manico della scopa verso il cielo.
Io sono costretta a tenermi forte, per non cadere. Non sono mai stata così felice e spaventata contemporaneamente, non mi sono mai sentita così viva.
 
Malfoy urla di gioia ed io insieme lui. E le nostre voci vengono inghiottite dal vento.
 
 
***
 
 
Ciao a tutti,
volevo scusarmi tantissimo con voi per essere stata così negligente con la pubblicazione, ma vi prometto che d’ora in poi mi impegnerò per riuscire a scrivere un capitolo ogni dieci giorni circa.
Siamo a un punto di svolta della nostra storia. Hermione sembra aver deciso di mettere da parte la sua tipica razionalità e di godersi a pieno la sua giovinezza, che la guerra sembra volerle portare via.
Fatemi sapere se vi è piaciuto!
A presto!
 
 
(*) E’ una tecnica del Quidditch. Il Cercatore inizia una picchiata facendo credere che è stato individuato il Boccino, a questo punto egli sarà seguito dall’avversario; lo scopo è far schiantare al suolo quest’ultimo.
 
(**) I pitagorici, come altri filosofi successivi, credevano nella teoria della musica universale, secondo cui i corpi celesti, con il loro moto, producessero 
  
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