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Autore: oscura_pa2003    25/02/2015    2 recensioni
"Che rottura di scatole! Tra uun'ora tu te ne andrai per l'ennesima volta!" disse il mio fratellino con gli occhi lucidi. "Guardala da un'altra prospettiva!" gli dico sorridendo, ma purtroppo non è servito a molto, Hiro sta piangendo, e non è da lui. Bhè, caro fratellino, anche a me fa male.
Genere: Fluff, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Hiro Hamada, Tadashi Hamada, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 17-Permetteteci di essere fratelli (parte 1)
E come tutti gli altri giorni la domenica è arrivata. Non si sa quante notti da insonne ho passato a pregare che questo giorno non arrivasse mai o che arrivasse con dei buoni risultati. E’ da un quarto d’ora circa che sto in ansia! Sono in ansia perché praticamente ieri mi hanno chiamato dal comune della mia città dicendomi che oggi alle 6 mi avrebbero chiamato per dirmi se potevo rimanere qua a vivere o meno, ora sono le 6. Anche GoGo ieri si è trasferita qui (infatti io, Hiro, Honey, Fred, Wasabi e GoGo siamo stati tutto il giorno fuori) quindi se io ritorno a vivere a casa mia vedrò anche molto meno GoGo, il che mi dispiace, ma di certo non quanto stare lontano da Hiro per il resto dell’estate dato che siamo solo nel mese di Giugno! Hiro mi guarda in maniera triste, mentre legge a tratti un libro preso a caso senza rendersi conto di cosa sta leggendo. Lui sta sul suo letto, io sul mio. Anch’io provo a sfogliare uno dei miei innumerevoli libri di robotica, di medicina e di psicologia. Cambio libro più e più volte ma niente. Non riesco a capire che c’è scritto. Come se fossi diventato analfabeta tutto d’un tratto. Per me queste sono tutte parole scritte in nero su bianco, tutte parole mescolate alla meglio. Squilla il telefono. Hiro lascia cadere il libro a terra e mi guarda preoccupato. Il rumore del libro pesante caduto a terra mi ha fatto leggermente sussultare, così appoggio il mio libro sul materasso coperto dalle lenzuola e guardo meglio Hiro. Ha gli occhi gonfi di lacrime che trattiene con uno sforzo inimmaginabile e sta tremando. Prendo il telefono e rispondo. “Tadashi Hamada giusto?” mi chiede una voce adulta. Io deglutisco, dopodiché mi siedo affianco a Hiro ancora tremante e metto il vivavoce, in modo che anche lui possa sentire “Si sono io.” “Bene, per te ho una brutta e una buona notizia. Ti dico prima quella brutta, alla quale si collega la bella, ok?” “Certo” rivolgo velocemente lo sguardo alle lenzuola e noto che sono bagnate, così guardo Hiro. Ha il volto completamente bagnato dalle lacrime. Non è il suo solito mettersi a piangere così. “Bene, la brutta notizia è che io ti avevo dato solo una settimana di tempo per stare con tuo fratello, beh, per me una settimana non è stata sufficiente. Mi dispiace dirtelo ma per il momento dovrai tornare a casa tua, più precisamente alle 7 di oggi” Hiro inizia a singhiozzare. Io lo stringo forte a me e lui mi abbraccia il più forte possibile, come se volesse stare per sempre attaccato a me. Intanto lui ha smesso di piangere. Io allora riprendo il discorso dicendo “E quale sarebbe la bella notizia?” “La bella notizia è che ci stiamo ancora lavorando su. Infatti prima ti ho detto che per il momento dovrai tornare a casa tua, non ho detto che dovrai tornarci a vivere. Comunque tra un mese ti farò sapere se potrai andare a vivere da tua zia, Cass Hamada giusto?” “Si. Comunque grazie” “Di niente, ci risentiamo tra un mese” “Certo, a rivederci” e così abbiamo terminato la chiamata. “Che rottura di scatole! Tra un’ora tu te ne andrai per l’ennesima volta!” disse il mio fratellino con gli occhi lucidi. “Guardala da un’altra prospettiva!” gli dico sorridendo, ma purtroppo non è servito a molto, Hiro sta piangendo, e non è da lui. Beh, caro fratellino, anche a me fa male.[1] Mi alzo dal letto, preparo in tre secondi la valigia, scendo sotto per avvisare zia Cass e torno su da Hiro. Abbiamo i minuti contati. Ora sono le 6:10. Mancano solo 50 minuti. Hiro è semplicemente distrutto. Trema ancora peggio di prima, sembra che gli abbiano buttato un bicchiere d’acqua sul viso, le coperte non ti dico. Credo proprio che in questo momento prova un misto da rabbia e tristezza. Sta stringendo le coperte, le continua a stringerle si potrebbero strappare. Io mi siedo accanto a lui, ma non mi guarda. Non ne ha il coraggio. Gli appoggio una mano sulla spalla e lui sussurra “Hanno rotto le palle con questa storia. E non me ne fotte se adesso ti arrabbierai con me per aver detto delle parolacce” infatti non mi arrabbio, faccio finta di non aver sentito. Due giorni fa (non mi ricordo in che occasione, ho la memoria corta io) aveva detto “Ma che ca…” io però l’ho fulminato con lo sguardo perché ho commesso l’errore io di iniziare a dire queste parole, e non voglio che ciò succeda anche a lui, così si affrettò a finire la frase dicendo “…ca…volo! Si, cavolo!”. Per questo motivo mi ha detto che non gli interessa se mi arrabbio con lui se ne ha dette un paio. In teoria mi sarei incavolato, ma non ora. Come dovrei fare, sarei un mostro se adesso mi incavolassi con lui! Già si sente uno straccio, ci manca solo che gli faccio il cazziatone! Così lo prendo in braccio e mi distendo sul suo letto bagnato fradicio, con lui seduto sul mio stomaco “Ma cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo. I miei veri genitori mi hanno messo in adozione, probabilmente perché saranno morti, i miei genitori adottivi mi hanno rinnegato…e ora l’unica persona che mi vuole veramente bene se ne va e mi lascia solo, per l’ennesima volta…” mi dice, sempre sussurrando, con la voce spezzata dal pianto e lo sguardo basso. Io gli prendo il volto tra le mani e gli asciugo le lacrime. Odio vederlo triste. Lui alza lo sguardo con un certo timore, come se si vergognasse farsi vedere che piange. Con una mano tocca la mia appoggiata delicatamente sul suo viso piccolo, poi mi dice “Sai, a volte mi capita di mettermi a piangere così, non piango molto spesso, anche perché quando piango inizio a singhiozzare forte, e poi c’è zia Cass…” “Cosa vuol dire che c’è zia Cass?” gli chiedo io dolcemente “Qualche volta mi capita di piangere, però poi sento i passi di zia avvicinarsi alla porta di camera mia, così mi asciugo in fretta e furia le lacrime e mi soffio il naso col primo fazzoletto che riesco a raccattare” “Perché? Sai che il pianto è una naturale conseguenza al dolore? Sia fisico che emotivo?”[2] “Si, lo so. Però, uno dei miei tantissimi difetti è che mi vergogno da morire a piangere davanti a qualsiasi persona” “E come mai ora stai piangendo davanti a me?” “Perché a te non devo dare molte spiegazioni, mi capisci al volo, anche solo con una parola o con uno sguardo. Invece se zia mi vedesse piangere inizierebbe a farmi l’interrogatorio manco fossimo a 4° grado! E dare spiegazioni farebbe ancora più male. Quindi copro il dolore con un sorriso finto. Tanto ormai ci riesco anche troppo bene, ci ho fatto l’abitudine” “Anch’io facevo così con papà, poi quando usciva davo i calci alla porta. Poi se n’è andato per sempre e ora, quando mi manchi (praticamente sempre) do i calci alla porta senza fregarmene di niente e inizio a singhiozzare il più forte possibile” “Wow, non conoscevo questa parte di te” io sorrido lievemente, per poi sentirmi un lacrima solcarmi il viso. “Tadashi! Sono le 7!” urla zia dal piano di sotto. Hiro riabbassa lo sguardo, per evitare che salga sopra le urlo “Scenderò a momenti!” Così Hiro riprende a singhiozzare, io lo sollevo prendendolo da sotto le braccia e lo metto a sedere, e mi siedo anch’io. “Io…dovrei andare…scendi sotto con me?” “Ti offendi se preferisco stare qui?” “No no, tranquillo” gli lascio un bacio sulle labbra, poi gli sorrido, prendo la valigiona e scendo al piano inferiore osservando Hiro appoggiato su una spalla vicino alla porta. Gli rivolgo un ultimo sorriso e poi scendo a malincuore. Saluto zia e la ringrazio per l’accoglienza. Prendo la felpa ed esco. Osservo la finestra della camera di Hiro e lui è li, che mi sorride lievemente, salutandomi con un gesto della mano. Io lo guardo e gli rivolgo un sorriso per poi contraccambiare il saluto.
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[1]Parte ripresa dalla trama iniziale
[2]Frase detta da Baymax in una scena del film
 
Angolo dell’autrice;)
E anche questo capitolo è fatto! Anche oggi non spoilero niente, quindi non ho altro da aggiungere! A domani con il penultimo capitolo! Un bacione, Oscura:* ;D
   
 
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