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Autore: SagaFrirry    25/02/2015    3 recensioni
Riportati in vita dopo la guerra santa, i cavalieri di Atena (qui in una reincarnazione un po' particolare) dovranno affrontare una nuova battaglia. Questa volta il nemico è Gaia che, con il suo esercito di divinità antiche, cercherà di spodestare gli olimpici.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cancer DeathMask, Gemini Saga, Leo Aiolia, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Risveglio'
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Era avvolto dal buio. Che bella e, allo stesso tempo, strana sensazione. Di pace, mai provata, e tranquillità. Steso a terra, iniziò lentamente a riprendere consapevolezza del proprio corpo.

“È dunque questo che si prova, quando si muore?” mormorò a se stesso.

“Spero di no!” si sentì rispondere e sobbalzò, credendo di essere solo.

Voltò la testa e, abituandosi un po’ al buio, riuscì a scorgere un viso familiare. Una figura gli stava stesa accanto. I due si fissarono, riconoscendosi.

“Athena ci aveva promesso qualcosa di ben diverso. Spero non sia questo ciò che lei considera il paradiso per i suoi cavalieri” parlò ancora la figura.

“Oh, Arles! Tu ti lamenti sempre!”.

“E tu sei sempre troppo buono, Saga”.

Arles si alzò a sedere, scuotendo la testa. Era un po’ intontito. Però quel posto buio aveva un odore familiare.

“Dove siamo?” domandò Saga, rimanendo steso a terra.

“Non ne ho idea. Però…io e te siamo separati. Due entità diverse. Se è davvero il paradiso dei cavalieri, come spero non sia, allora…sei morto anche tu!”.

“Eh già”.

“E come?”.

“Mi sono sacrificato assieme agli altri cavalieri d’oro per aprire un varco nel muro del pianto”.

“Lo sapevo che tu te ne andavi a morire in un qualche modo stupido!”.

Saga aprì la bocca per ribattere ma non ebbe il tempo di dire nulla, perché Arles si era alzato ed allontanato in fretta. Nel buio, ora non riusciva più a vederlo.

“Sento lo strusciare della tua veste” commentò “ma non ti vedo. Aspettami!” parlò, alzandosi a sua volta.

“Sì, son vestito, per una volta” ridacchiò Arles, camminando verso un piccolo spiraglio di luce che intravedeva in lontananza.

Sentiva la mancanza della luce e del calore del sole, sempre se quella luce quella del sole fosse! I due, fianco a fianco, spinsero assieme la pesante porta che si ritrovarono davanti, dietro la quale si intravedeva la luce.

Accecati, portarono le mani agli occhi per qualche istante e poi si guardarono attorno.

“La tredicesima casa” la riconobbe Saga “Eravamo nella sala del Gran Sacerdote!” e guardandosi vide che addosso portava proprio la veste dell’occupante di quella casa.

“La tredicesima si è aperta!” si sentì una voce “Ciao!”.

In un lampo, Aphrodite della dodicesima casa stava abbracciando Saga, che si divincolò con fastidio. Muovendosi alla velocità della luce, tutti i cavalieri d’oro ora salutavano i due appena destati. Indossavano le loro armature lucenti, che parevano non aver mai affrontato battaglie e conflitti.

“Mancava solo il cavaliere dei gemelli! Ne abbiamo ben due” commentò Milo dello Scorpione.

“Ben svegliati, belle addormentate!” sfotté Death Mask “A quanto pare, Saga, sei di nuovo Gran Sacerdote”.

Saga si osservò le vesti. A quanto pare era così.

“Dove siamo?” domandò.

“Al grande tempio. Non sappiamo ancora il perché” gli rispose Aiolos.

“Ci siamo tutti” annuì Ioria “E allora perché le nostre armature non sono in risonanza? Arles! Se Saga è Gran Sacerdote, spetta a te indossarla! Richiamala!” lo esortò il leone.

“Sì, fallo! Noi ci siamo svegliati con l’armatura già indosso ma…” iniziò a parlare Mur, e Arles lo interruppe con un gesto della mano.

“Quell’armatura non mi appartiene” spiegò con tono solenne. “È di Saga, non mia. Ed è giusto che non voglia essere indossata da me, dopo tutto ciò che ho fatto. Athena deve aver deciso diversamente”

Il gruppo rimase in silenzio per un po’. Arles, in effetti, non era abbigliato da guerriero, bensì con una semplice veste stile Grecia antica di colore chiaro. E l’armatura dei gemelli non voleva avvicinarsi.

“Tu non puoi non essere cavaliere d’Athena! Il tuo cosmo è forte! Non può andare sprecato!”.

Era stato Saga a parlare, ma non molti erano d’accordo, ricordando i trascorsi di Arles.

“Forse Athena lo considera ancora un traditore. Noi ci siamo redenti, morendo per la Dea, ma lui no” fu l’ipotesi di Shura.

“Scempiaggini!”.

“Saga! Calmati! Stanno parlando di me, non di te” sorrise Arles.

“Dobbiamo trovare Athena, dunque” riprese Saga, dopo essersi calmato “Dato che non abbiamo idea del perché siamo qui! Lei lo saprà di certo e saprà anche per quale motivo io e Arles ci siamo divisi. E perché l’armatura di gemini pare non voglia un padrone”.

“A me pare solo che voglia un padrone diverso” concluse Milo, a bassa voce.

Saga ignorò quella frase e si guardò attorno. Non vedeva solo il tempio di Athena da lì, ma ne scorgeva molti altri. Li notava solo ora o si erano mostrati da poco? E perché, dopo il loro sacrificio al muro del pianto, erano tornati tutti in quel luogo?

“Dobbiamo trovare Athena” insistette Saga “Spero siate tutti d’accordo”.

I cavalieri annuirono, tranne Arles che sospirò. Che seccatura era quella divinità!

   
 
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