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Autore: SagaFrirry    25/02/2015    1 recensioni
Riportati in vita dopo la guerra santa, i cavalieri di Atena (qui in una reincarnazione un po' particolare) dovranno affrontare una nuova battaglia. Questa volta il nemico è Gaia che, con il suo esercito di divinità antiche, cercherà di spodestare gli olimpici.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cancer DeathMask, Gemini Saga, Leo Aiolia, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Risveglio'
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XIV

 

1973

 

Arles era abbastanza agitato. Con l’elmo rosso sul capo e la maschera blu a coprirgli il viso,si sentiva ancora a disagio. Doveva abituarsi all’idea di essere gran sacerdote. Allo specchio, vedeva Saga in lacrime e la sua voce gli martellava il cervello.

“Stai zitto” gli ordinò Arles, distogliendo lo sguardo.

“Perché fai questo?” domandava Saga.

“Perché è la cosa giusta. Ora taci!”.

Sedette sul trono e respirò a fondo. Fin ora stava andando tutto bene e voleva continuasse così. Era notte ormai. Forse poteva ritirarsi ed andare a riposare. Si alzò e quasi inciampò. Quella dannata veste era una tortura! Per non parlare della maschera.

“Toc, toc!” parlò una voce femminile, con una risatina.

“Chi c’è?” domandò Arles.

“Ma buonasera, gran sacerdote! Posso abbracciarti?”.

Lei rise. Era Ninive, con indosso l’armatura dell’Ofiuco.

“Come ti permetti di rivolgerti così al gran sacerdote?” sbottò lui.

“Guarda che lo so che sei tu! Smettila di recitare”.

“Lo sai?”.

Lei annuì e tolse la maschera che ne copriva il viso. Era giovane e da poco aveva quell’armatura. Il suo viso dolce forse non era adatto ad una guerriera. Lui la vide sorridere e fece lo stesso. Tolse la maschera blu. Ninive lo abbraccio, ridendo felice.

“Amore, posso essere la prima a congratularsi con te?”.

“Sarai la prima, e probabilmente l’ultima”.

“Perché?!”.

“Perché voglio che sia così. Nessun’altro ha capito che sono io, vero?”.

“Death Mask, Shura ed Aphrodite. Credo. Loro ti conoscono bene. Immagino lo abbiano intuito. E poi dai…si capisce che non sei Shion!”.

“Non farmi agitare”.

“Aiolos è un po’ rimbambito e non credo che lo capirà. Gli altri gold e futuri gold sono piccoli. Non penso che notino qualcosa”.

“Bene”.

“Ma perché ti agiti tanto? Shion lo hai trovato morto, giusto? Allora è giusto che sia tu ora al suo posto. Sei adatto a questo ruolo”.

“Lo so. Ma non tutti lo capiscono”.

Lei annuì, fingendo di comprendere la mente contorta di lui.

“Che morbida che è questa veste” commentò, accarezzandola.

“Tiene un caldo assurdo. Il sarto di questo posto è un vero idiota”.

“Allora toglila” parlò lei, con tono neutro, e si stupì nel vedere che Arles faceva una faccia davvero strana.

“Che c’è?” gli domandò.

“Mettiti nei miei panni. Ho quindici anni” ghignò lui.

“Anch’io!”.

“Beh…non so tu, ma io ho gli ormoni incasinati! E non puoi farmi venire certe idee che…”.

“Arles! Sei un bambino cattivo”.

“Non sono più un bambino, è quello il problema”.

“Lo so”.

Lei gli diede un bacio e poi si diresse verso le tende alle spalle del trono. Guardò in su, verso la statua di Athena. Si sentì un pianto di neonato, subito placato dalle ancelle che si prendevano cura della reincarnazione della dea. Poi notò una porticina e l’aprì. Lui non amava vederla gironzolare, specie in quei luoghi che ancora non conosceva bene.

“Bellissimo!” esclamò lei.

Era entrata nell’immensa sala con la vasca termale del gran sacerdote. Era una stanza magnifica, con imponenti colonne in marmo chiaro, che sorreggevano ampi archi, ed il soffitto decorato con un mosaico rappresentante le costellazioni. L’acqua limpida, che riempia la vasca anch’essa decorata a mosaico, era una tentazione irresistibile per Ninive. Con le mani, la toccò. Era calda. Da un lato, l’altezza era poca e si poteva stare seduti. Dal lato opposto, la profondità era notevole e si finiva immersi anche stando in piedi. Un sistema non molto chiaro alla sacerdotessa  di canali e scoli faceva scorrere continuamente acqua calda e pulita.

“Ary, facciamo il bagno?” propose lei.

“Non chiamarmi Ary, non lo sopporto” sbottò Arles.

Lei rispose con una linguaccia ed iniziò a spogliarsi. Lui distolse lo sguardo, cercando di fare pensieri il più lontani possibile dalla balla ragazza nuda nella vasca.

“Dai, vieni. L’acqua è bellissima” ridacchiò Ninive.

“Non credo sia il caso”.

“E perché?”.

“Perché non credo di riuscire a rispondere delle mie azioni. Specie se siamo entrambi nudi”.

“E allora non risponderne”.

Per convincerlo, lei lo schizzò, inzuppandone il vestito. Lui protestò per un po’ poi scoppiò a ridere. Gli ricordava quando da bambini giocavano assieme, non molto tempo fa.

“Finiscila!” ridacchiò.

I bordi della vasca si erano fatti scivolosi e rischiò di cadere come uno stupido. Si sentiva come ubriaco, e non lo era per niente! A quel paese le regole! Nessuno aveva accesso a quella sala senza il suo permesso, quindi nessuno correva il rischio di scoprirlo. In un istante, fu nudo ed immerso nell’acqua calda. Che bella sensazione! Ghignando, col viso immerso a metà, si diresse verso Ninive che però si mosse agilmente verso la direzione opposta.

“Non guardarmi così!” sorrise lei.

“E come dovrei guardarti?” rispose lui, anch’egli sorridendo.

Riuscì a spingerla contro uno degli angoli, dove non poté più scappare.

“Allora? Adesso che mi dici?” ridacchiò.

“Dovresti fare un colpo di telefono ad Aiolos. È preoccupato per la sparizione del cavaliere dei gemelli. Teme di esserne le causa perché girano voci che Shion avesse scelto Sagitter come successore”.

“Non è un problema mio”.

“Come sei crudele!”.

“Mai detto il contrario”.

“Ma tu…mi ami davvero, Arles?”.

“Certo, hai dubbi? È colpa tua. I tuoi occhi blu mi hanno stregato”.

“Che bugiardo!”.

I due si baciarono. Si amavano come solo da così giovani si può amare qualcuno. In quel modo assurdo che ti convince che un sentimento possa durare per sempre.

“Ora che sono gran sacerdote…” iniziò Arles “Posso farti un regalo”.

“Davvero?”.

“Spesso mi ripetevi che Shion non ti faceva mai andare da nessuna parte. Ebbene, io ti manderò in missione. Così vedrai cosa c’è al di fuori del tempio”.

“Dici sul serio?! Ma è bellissimo, grazie! E che missione è?”.

“Shion ha lasciato molta libertà ai maestri d’argento. A me la cosa non piace molto e vorrei sapere chi di loro è ancora sotto il nostro controllo e chi sta facendo vacanza”.

“Ottimo. E dove devo andare?”.

“In varie parti della Grecia, se ti va”.

“Ma certo che sì! Finalmente! Mi sento davvero inutile stando qui tutto il giorno”.

“Farmi compagnia è inutile? Guarda che sostenere il gran sacerdote è importante!”.

“Non ne dubito”.

“Vuoi essere mia questa notte? So che è contro le regole ma…io sono il capo qui e se non ti punisco io…non lo può fare nessun’altro! Inoltre, ho visto il tuo viso. Sappiamo bene che non puoi uccidermi. Perciò…”.

“Sarebbe un grande onore”.

Lei si lascò baciare sul collo e guardò in su. Là, da una delle finestre che aprivano un varco fra le mura altissime, si intravedeva la statua di Athena. Ninive le sorrise. Se disapprovava ciò che stava per succedere, la pregò di lanciarle un segno. Nessun cenno divino apparve, perciò lei si lasciò possedere.

 

Quella notte pioveva forte. Ninive aveva trascorso quasi un mese lontano dal tempio per compiere la sua missione ed aveva udito strani racconti sul grande tempio. Un traditore fra loro. Aiolos? Aiolos era morto? Incredula, aveva raggiunto la casa del gran sacerdote. Lì aveva trovato Arles, assieme a Death Mask.

“Lasciaci” aveva ordinato il gran sacerdote al cancro.

Il giovanissimo cavaliere, di soli nove anni, lasciò la sala e lanciò solo uno sguardo a Ninive, prima di uscire. Rimasta sola con Arles, lei non sapeva bene come comportarsi.

“È vero quello che ho sentito?” mormorò.

“Che cosa hai sentito?” volle sapere il gran sacerdote, senza togliere la maschera.

“Che Aiolos è morto e che quella neonata è…”.

“Sì, è vero”.

“Cosa è successo? Aiolos non è un traditore!”.

“Ha cercato di fermarmi”.

“Fermarti?”.

“Dovevo ucciderla. Lo dovevo fare. E lui mi ha fermato”.

“Uccidere chi?”.

“Quella bambina”.

“La reincarnazione di Athena?”.

Ninive sobbalzò. Non credeva Arles capace di tanto.

“Sì, lei. Nessuno pare rendersi conto che fra non molto il sigillo di Hade verrà spezzato ed inizierà una nuova guerra santa. Come possiamo affrontarla così? Non percepivi quanto debole fosse quella bambina?”.

“Era solo una neonata!”.

“Fin da neonati coloro che possiedono un cosmo lo fanno ardere! Non ricordi quello che aleggiava attorno a Ioria quando è nato? Lei, come dea, doveva possedere un’energia almeno pari a quella dell’aspirante leone d’oro. Ma non era così. Era debole, probabilmente rinata nel modo sbagliato”.

“È una dea! Non fa le cose in modo sbagliato!”.

“Il mio compito è difendere questo mondo. E questo è l’unico modo possibile. Credimi, quella bambina non sarebbe mai stata in grado nemmeno di difendere se stessa”.

“E Aiolos? Che ti aveva fatto?”.

“Aveva capito tutto”.

“E allora?”.

Ninive scoppiò a piangere e lui lo capì, nonostante nemmeno lei avesse tolto la maschera. Era molto affezionata al sagittario ed ora pensava al piccolo Ioria, rimasto da solo.

“Sei felice, adesso?” domandò poi, sempre piangendo.

“No, non lo sono di certo. Ma tutto quel che faccio, lo faccio per…”.

“Sì, lo so: un bene superiore. Ed io lo capirò, vedrai. Sei l’uomo che amo, ti rimarrò accanto per sempre”.

“Ho quindici anni. Non posso definirmi un uomo”.

“No, è vero. Un uomo non manderebbe un bimbo di nove anni ad uccidere un amico. Povero Shura”.

“Non mi aspetto che tu capisca. Pare che non ci riesca nessuno”.

“Ma io ti amo. Questo è ciò che conta. Perché anche tu mi ami, vero?”.

“Certo che ti amo. Ma…”.

“Ma?”.

“Credo non sia prudente per noi continuare questa storia. Non adesso. Cerca di capire almeno questo. La gente le nota le piccole cose. È stato un azzardo permetterti di venire qui un mese fa. Qualcuno avrebbe potuto capire che…”.

“Allora finirla è prudente per TE, non per NOI”.

“Lo è per tutto. Per me, per ciò che sono ora e per ciò che devo fare. Sei una grande guerriera, hai un glorioso futuro qui al tempio. Ma per un po’ è meglio che fra me e te non ci siano contatti di alcun tipo”.

“Intendi dire che dovrei ignorarti?”.

“Intendo dire che devi comportarti con me come si comporta una sacerdotessa d’argento con il gran sacerdote. Hai capito?”.

“Ma io credevo che tu mi amassi!”.

“Io ti amo. Ma proteggere il mondo dalla follia degli Dei ha la priorità sul resto, non trovi?”.

Ninive annuì. Si congedò dalla tredicesima casa ed iniziò a scendere le scale, lentamente. Vide Ioria, in lacrime per la perdita del fratello, e lo salutò accarezzandogli la testa. Poi raggiunse la modesta casa all’interno del tempio dove dimorava a vi lasciò l’armatura. Era certa che presto un’altra sacerdotessa l’avrebbe indossata degnamente. Non aveva intenzione di portarla ancora, di servire il grande tempio ed il suo sacerdote. Anche se questo significava lasciare quel luogo e non sapere dove andare. A complicare il tutto, vi era in lei la consapevolezza di non poter rimanere oltre, o rischiava punizioni severe. Presto tutti avrebbero saputo che aveva infranto il veto a cui erano legate le sacerdotesse di Athena. Non poteva nascondere a lungo di essere incinta.

   
 
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