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Autore: Ormhaxan    26/02/2015    2 recensioni
Inghilterra, 1471. Dopo la sanguinosa battaglia di Barnet, in cui Edward IV ha perso la vita, la corona passa a suo fratello minore Richard. Re severo ma giusto, Richard prende in moglie - sotto consiglio del fratello Edmund, Arcivescovo di York - Anne Neville, vedova del suo nemico Edouard di Lancaster, Principe del Galles.
Il matrimonio, però, non sarà inizialmente felice e Richard dovrà fare i conti con una giovane e fredda sposa, un regno in tumulto e dimostrare che anche un "sole di mezzanotte" può essere caldo e luminoso come un sole splendente.
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anne Neville, Edmund Plantagenet, Elizabeth Woodville, Richard Plantagenet / Richard III
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Westminster, Settembre 1471
 
 
 



Decine e decine di mani si posarono sull’esile corpo di Anne quella mattina fresca di inizio Settembre, mani che sfilavano e infilavano tuniche, corsetti, abiti sontuosi, mani che acconciavano capelli con nastri di seta, forcine, mani di dame sconosciute desiderose di guadagnarsi un posto alla corte della loro nuova sovrana, di quella ragazzina spaesata appena consacrata Regina d’Inghilterra con gli oli del crisma e prossima all’incoronazione che sarebbe avvenuta nel giro di un’ora per mano dell’Arcivescovo di Canterbury, Thomas Bourchier.
Anne non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che stava succedendo, quegli avvenimenti si stavano succedendo troppo in fretta e la sua mente non riusciva ad assimilare, a realizzare che lei, Anne Neville, figlia di quello che era stato uno degli uomini più potenti del regno, vedova del Principe del Galles, Edouard di Lancaster, era stata appena consacrata regina d’Inghilterra e Irlanda, della casata degli York.
Per tutta la cerimonia aveva cercato lo sguardo di Richard, del suo sposo, ma quest’ultimo era sembrato distante, perso in un mondo tutto suo, e i suoi occhi grigio-blu avevano fissato per buona parte della cerimonia un punto indefinito della chiesa, la sua mente aveva vagato lontano, lontano da tutti, anche da lei, dalla sua sposa e sovrana.

Anne sospirò: la giornata non era finita, era appena iniziata e dopo la consacrazione ad attenderla c’era l’incoronazione, quella corona pesante che si sarebbe poggiata sul suo capo, sulle sue tempie, la stessa all’interno della quale, si diceva, la Morte tenesse corte, una corona per cui molti erano morti – avvelenati, deposti, perseguitati dai fantasmi di coloro che avevano deposto, uccisi sul campo di battaglia – ultimi tra tutti il precedente sovrano, Edward IV, e il suo primo sposo, Edouard.
Per la prima volta in tre mesi, Anne si concesse di pensare al ragazzo appena diciottenne che aveva conosciuto quasi un anno prima, al suo carisma e alla sua dolcezza: era arrivato in una mattina di inizio Luglio insieme a sua madre, la Regina Margherita, e anche se inizialmente aveva trovato il sol pensiero di diventare sua moglie rivoltante – lui era il figlio della regina cattiva, della lupa di Francia che aveva tormentato i suoi sogni d’infanzia e quelli di sua madre e sua sorella Isabel – con il passare delle settimana quello stesso ragazzo si era dimostrato essere un animo gentile, un amico fidato.
Per un momento, Anne aveva persino creduto ti poter imparare ad amarlo sinceramente, ma poi Edward era ritornato in Inghilterra, gli York avevano iniziato a vincere una battaglia dopo l’altra e lei, insieme al suo bel Principe era stata costretta a fuggire con l’esercito di quest’ultimo verso il Galles, a dirgli addio per sempre fuori le mura dell’Abbazia di Tewkesbury, guardarlo impotente prendere congedo da lei sotto gli occhi di un sole nascente.

“Maestà, tutto è pronto per l’incoronazione.” Una delle sue dame la destò dai suoi pensieri.
Anne si ammirò nel riflesso dello specchio: era perfetta, il vestito d’oro e argento la fasciava come una seconda pelle e il pesante mantello reale di ermellino era stato appuntato sulle sue piccole spalle senza che lei se ne rendesse conto.
Con un sorriso e un cenno del capo, Anne ringraziò la sua dama e lentamente scese dal piedistallo sui cui era avvenuta la vestizione e uscì dalla stanza seguita dalle dame il cui compito sarebbe stato quello di sorreggere il pensante mantello.

Richard l’attendeva all’inizio delle navata dell’Abbazia, e sentendo dei passi svelti approcciarsi girò il viso e incontrò lo sguardo della sua sposa. Le sorrise dolcemente, te lese una mano che lei strinse con la sua e la baciò, trovandola morbida e calda, perfetta per incastrarsi in quella più grande e callosa di lui.
“Siete pronta, mia splendida consorte?” le chiese, sorridendole nuovamente.
Aye, penso di sì. – prese un respiro profondo e chiuse gli occhi – Solo, non lasciatemi la mano, non lasciatemi da sola.”
Mai, Anne, mai da sola. Sarò sempre al vostro fianco, lo giuro.”
 

 
**
 
 

Le dame le stavano spazzolando i lunghi capelli quando Richard entrò nelle sue stanze. Il banchetto era durato otto ore, era stato sfarzoso, pieno di musici e saltimbanco, commedianti e teatranti, lord e lady venuti da ogni dove per rendere omaggio ai loro nuovi sovrani. Erano state servite diciannove portate, - diciannove quanti erano stati i Re d’Inghilterra dall’avvento e l’incoronazione di William il Conquistatore – e molto vino era stato versato, vino che aveva allietato i loro palati e alleggerito i loro nervi tesi.

“Lasciateci!” esclamò Richard, severo, accompagnando quelle parole con un gesto altrettanto secco che fece indietreggiare le dame fino a farle uscire dalla stanza da letto.
Con passo lento e sorridendole nel riflesso dello specchio, Richard si avvicinò a lei e, preso il pettine precedentemente posato da una delle dame sul ripiano di pregiato marmo del tavolo da toletta, chiese: “Posso?”
“Se compiace a Vostra Maestà.” Rispose Anne, ricambiando il sorriso e chiuse gli occhi nel percepire le dita di lui tra i suoi capelli, la dolcezza dei colpi di spazzola che percorsero tutta la lunghezza dei suoi capelli ramati.
“Sapete, – continuò poi lei, mantenendo gli occhi chiusi – siete migliore di qualsiasi mia dama: loro mi fanno sempre male quando spazzolano i miei capelli, mentre voi siete delicato, dolce, il vostro tocco è celestiale.”
“In questo caso dovrò spazzolare i vostri capelli più spesso. - Richard si chinò verso di lei, baciò un lembo di spalla scoperta - In verità, confesso di aver sempre amato i vostri bei capelli, sin da quando eravamo bambini e mi dilettavo a tirare le vostre trecce per indispettirvi.”
“Ricordo bene quei momenti. – confessò Anne, girandosi di trequarti per guardarlo meglio – Eravate un ragazzino insolente e dispettoso, Vostra Maestà, e spesso mi avete fatto piangere.”
“Chiedo venia per le vostre lacrime, mia cara. – Richard prese la sua mano e la baciò all’altezza delle nocche, ne baciò i polpastrelli – Giuro che farò tutto ciò che è in mio potere per non farvi piangere mai più.”
“Promettete?” chiese provocatoria lei, alzandosi dalla piccola seggiola e posando entrambi i palmi delle mani sul suo farsetto chiaro.
Aye, Cherie, lo prometto!” rispose, baciandola sulle labbra.
C-cherie?” Anna sorrise nervosa, nessuno la chiamava con quel nomignolo francese da tanto tempo, nessuno lo aveva più fatto dopo Edouard.
“Non vi aggrada? Mi avevano detto che il francese è una delle vostre lingue preferite, e ricordo vostra madre chiamarvi spesso con questo vezzeggiativo.”
“S-sì… cioè, no! – Anne scosse la testa, si morse un labbro – Non fateci caso, davvero. E’ solo che mi ha portato alla mente dei ricordi e…”
“Non ricordi dolorosi, spero. – Richard prese una ciocca dei suoi capelli ramati e la sfregò delicatamente tra le dita – Non voglio che siate triste, non oggi tra tutti: siamo Re e Regina, adesso, tutta l’Inghilterra ci ha osannato e davanti a noi c’è una vita intera. Inoltre, ho dato ordini ai miei uomini migliori di scortare vostra madre dal santuario in cui ha deciso di rinchiudersi a Londra: da questo momento è una donna libera, e potrà vivere dove più le aggrada. A Tewkesbury magari, con vostra sorella, oppure in una delle residenze ancora di sua proprietà.”
“Mia madre sta venendo qui?” gli occhi di Anne si sgranarono, non poteva credere alle sue orecchie, e quando Richard annuì lei gli buttò le braccia al collo e lo baciò con trasporto.
“Grazie! – esclamò, baciandolo ancora – Grazie, mio caro, grazie. Questo è il dono più bello che avreste potuto farmi e mi ha reso immensamente felice.”


 
**



Stesi sul grande letto a baldacchino, Richard era in procinto di fare l’amore con Anne, e con calma e lentezza la stava spogliando, stava slacciando i nastri della sua veste da notte, baciando il suo viso, le sue labbra, la sua pelle. Anne lo lasciava fare, dalle settimane passate dalla loro prima notte di nozze si stava abituando a quell’intimità, al suo tocco gentile, ad essere ammirata e venerata, sebbene non si sentisse bella come Elizabeth Woodville, come Isabel, come la donna che si immaginava essere Kathryn, la giovane donna dai capelli ramati che gli aveva dato una figlia.
Inoltre, quella notte non riusciva a rilassarsi, a non pensare al nomignolo con cui Richard l’aveva chiamata poco prima, a Edouard e alla sua atroce morte, a ciò che si diceva tra le strade di Londra e se quei pettegolezzi fossero veri o meno. Era stato davvero Richard ad ucciderlo a sangue freddo?


“R-Richard… - lo chiamò con voce rotta, posando una mano sulla sua spalla – Richard, aspettate vi prego!”
“Cosa succede, mia cara, qualcosa vi turba? Sono stato troppo rude, ho fatto qualcosa di sbagliato?”
“N-no, certo che no. Siete splendido, ma io… - Anne sospirò, si ravvivò i capelli e si mise a sedere – Ho bisogno di chiedervi una cosa.”
“Certo, mia cara, tutto quello che volete.” La voce di lui trapelava un velo di frustrazione, ma Richard si impose contegno, calma.
Sapeva che Anne era ancora provata, sapeva che l’intimità della camera da letto la metteva ancora in soggezione, ma tutta quella situazione stava iniziando ad essere frustrante anche per lui, per le sue esigenze.
“Ecco, quando prima mi avete chiamata in quel modo, cherie, non ho potuto fare a meno di pensare a Edouard di Lancaster. – confessò, guardando il suo sposo con la coda degli occhi, notando subito lo sconcerto nel suo bel viso – Lui era solito chiamarmi in quel modo, è sempre stato gentile con me nei pochi mesi passati insieme, ed io…”
“Perché volete parlare di lui, perché adesso?- anche Richard si mise seduto, il tono di voce era seccato - Non ho alcuna intenzione di parlare di quel ragazzo, tantomeno della sua famiglia.”
“Perché no? Forse perché quello che si dice è vero, forse perché lo avete davvero ucciso a sangue freddo!”
Richard, sorprendendola, scosse la testa e rise di gusto. Anne era davvero sciocca se pensava una cosa del genere, se lo credeva capace di tanto.
“No, sciocca, non l’ho ucciso a sangue freddo. Anzi, se volete proprio saperlo è stato lui ad attaccare, spada sguainata, me; io mi sono solo difeso e avendo molta più esperienza come soldato ne sono uscito vincitore.”
“Q-uindi volevate lasciarlo vivere, non…”
“Lo avrei rinchiuso nella Torre con la sua famiglia, almeno inizialmente. Ma forse è stato meglio così: non sarebbe mai sopravvissuto ad un processo e tenere in vita sia lui che suo padre sarebbe stato da pazzi. Inoltre, rinchiudere lui nella Torre avrebbe significato chiudere anche voi, sua moglie, nella Torre, e il solo pensiero mi fa rabbrividire.”
Richard si alzò dal letto, la passione era scemata del tutto e aveva lasciato piede al nervosismo, alla voglia di bere, di ingurgitare un calice di vino che avrebbe calmato i suoi nervi.
“Se non ricordo male ho dato al tuo caro Edouard una sepoltura degna nella navata centrale dell’Abbazia di Saint Mary a Tewkesbury, ho risparmiato la vita di sua madre, la donna che ha infilzato la testa di mio padre su di una picca e… - Richard serrò la mascella, strinse i pugni – Non devo chiedere perdono a nessuno, tantomeno a voi, Milady. A parti invertite, non credo che il vostro amato marito avrebbe fatto lo stesso per me.”
Richard afferrò la sua camicia di lino abbandonata per terra e se la infilò, avviandosi successivamente verso la porta della stanza da letto, fermandosi a pochi passi e con la mano a pochi centimetri dalla maniglia.
“Lo amavate, amavate Lancaster?” chiese, pazzo di gelosia.
Anne era sua, sua moglie, la sua consorte e regina, e immaginarla al fianco di qualcun altro, al fianco del figlio della sua più acerrima nemica lo faceva impazzire, ribollire il sangue.
“No! – rispose con sicurezza lei – Ma era un bravo ragazzo e in quei mesi mi ha trattato con rispetto, cura; avrebbe potuto maltrattarmi ma non lo ha fatto e per questo gli ho voluto bene, ho trovato in lui un amico, un ragazzo vittima degli eventi proprio come lo ero io.”
“E io non lo sono? – Richard si girò di colpo, nei suoi occhi bruciava un fuoco – Dio, Anne, non ho ancora diciannove anni, eppure sono Re mio malgrado! Non sono anche io vittima degli eventi, Anne? Non merito anche io la tua comprensione, il tuo affetto, non merito pietà per ciò che sono stato costretto a fare? Mio fratello…”
Richard si bloccò bruscamente, non continuò mai la frase e Anne non seppe mai se si stesse riferendo a Ned oppure a George, al fratello che era stato costretto a mettere a morte, per la cui morte avrebbe dovuto espiare una colpa più grande di lui.
“Credo che sia meglio per entrambi che io vada. - Riprese alla fine, respirando profondamente nella speranza di darsi un contegno – Avrei voluto passare questa notte in modo diverso, insieme a voi, nella speranza di concepire l’erede che il regno agogna, il figlio che io desidero, ma mio malgrado così non sarà e credo che passerò il restante tempo che ci separa dall’alba nelle mie stanze, a bere vino e pensare alle mie scelte, delle scelte che non si stanno dimostrando quelle sperate.”
“Richard…” Anne si mosse nella sua direzione, i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime amare.
Le sue scelte: lei era stata la sua scelta, e il solo pensiero che lui potesse considerarla una pessima scelta le spezzava il cuore, la rendeva misera.
“Richard, aspettate vi prego!” lo pregò disperata, invano, poiché le sue parole risuonarono invano nella penombra della stanza: il suo sposo l’aveva già lasciata e lei era rimasta sola.


*




Angolo Autrice: Salve, gente! Nono capitolo della storia, praticamente identico alla prima stesura eccetto per una questione che ho deciso di eliminare: infatti, se nella prima stesura il capitolo continuava e Richard trovava consolazione in Jane Shore dopo il rifiuto della moglie e la discussione, sfogava in lei e nella somiglianza con la moglie le sue frustrazioni di marito e sovrano, qui non accade. Quindi sì, non ci sarà alcuna relazione tra di loro perchè voglio rimanere più in IC possibile, descrivere Richard come l'uomo dedito all'onore e al sacro vincolo del matrimonio come credo sia stato.
Detto questo, ringrazio tutti voi che leggete e recensite la storia. Vi adoro! *-*
Alla prossima,
V.
  
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