Ragazzi, non trovo le parole per
ringraziarvi per le vostre recensioni. Questa è una ff
alla quale tengo molto.
Lothiriel – che mi ha fatto una bellissima pubblicità sul
forum: un mondo di abbracci e di baci sulla fronte per
te, amica! Grazie! – Hobbit, Kiko
87, Mel, Argenne.
Spero che questo mio Sogno possa continuare a piacervi, anche quando
leggerete l’arrivo del personaggio Sorpresa.
Vi dico solo che il mio non è stato un errore di
tastiera: ci sarà davvero un personaggio sorpresa, la
cui identità si scoprirà solo all’ultimo capitolo.
Detto questo, volevo precisare che non solo la
citazione di apertura, ma anche la ballata cantata
dall’elfo è tratta da
“
Racconti Ritrovati ” del Professore.
Non la trovate magnifica…? Ditemi cosa vi
trasmette.
Buona lettura!
Caillie
Anime
attorno al fuoco
“
Si trovava ora in cima al colle fra le abitazioni e, girovagando, quasi per
caso svoltò giù per un vicolo tortuoso, finché – un po’ più in basso, lungo il
fianco occidentale – il suo sguardo non si posò su una casa minuscola, con
parecchie finestre ordinatamente velate da tendine, che lasciavano trasparire
una luce deliziosa e molto calda, come se all’interno vi fossero soltanto cuori
felici.
Allora, il
suo animo provò una gran voglia di compagnia cortese e in lui
morì ogni volontà di viaggiare. Spinto da un forte desiderio, Eriol si diresse verso la porta della casetta, bussò e
chiese a chi apriva quale fosse il nome della casa e chi vi abitasse.
Gli fu detto
che quella era Mar Vanwa Tyaliéva,
Si stupì
ancor maggiormente vedendo le dimensioni della casetta, ma colui
che era venuto ad aprire – intuendo i suoi pensieri – dichiarò: “
Piccola è la casa, ma più piccoli ancora sono coloro che vi abitano – perché
tutti quelli che vi entrano devono essere davvero piccoli, o di loro spontaneo
desiderio devono diventarlo qui sulla soglia. ”
Allora Eriol disse che desiderava con
tutto il cuore entrare e chiedere a Vaire e Lindo
gentile ospitalità per una notte, se l’avessero gradito. Domandò se poteva di suo
spontaneo volere divenire piccolo abbastanza per
entrarvi. Al che l’altro lo invitò:
“ Entra! ”
Eriol entrò e, guarda guarda – sembrava una casa
assai ampia e deliziosa, e il suo padrone Lindo e la moglie Vaire
gli vennero incontro per accoglierlo. Il suo cuore fu più felice di quanto lo fosse mai stato in tutto quel viaggiare, benché da quando
era sbarcato nell’Isola Solitaria la sua gioia non fosse stata poca…”
da “ Racconti
Ritrovati”
di J.R.R. Tolkien
Capitolo Due
Quello era l’altro lato del suo sorriso.
Quello era l’aspetto così giocoso e squisitamente
fanciullesco che aveva rapito l’hobbit
- senza che lui potesse rendersene conto – già durante il loro primo incontro,
nell’attesa di quel saluto avvenuto poi sulle rive dell’Anduin…nell’attesa
di quel bacio ricevuto sulla fronte: un bacio che Frodo avrebbe poi ricordato ogni
giorno del suo lungo viaggio verso il Monte Fato.
Al momento di scendere dalla nave, Galadriel si era avvicinata a poppa, dove Frodo e Gandalf sedevano ai lati di Bilbo,
come a proteggerlo con il loro calore dal freddo che il suo corpo di vecchio hobbit sopportava a fatica.
“ Andiamo, Frodo. ” Era stato allora che
quella luce aveva ravvivato ulteriormente ( se questo fosse possibile ) il suo
sguardo, e con la vivacità che solo un essere senza tempo poteva possedere,
Dama Galadriel aveva promesso di narrare al più
presto l’origine di Valinor e in particolare della
bellissima Tol Eressea, ma
ancora non aveva iniziato i suoi racconti, si era limitata a rassicurarlo:
presto la persona più adatta a farlo gli avrebbe parlato di tutto questo.
Immaginando che quella persona sarebbe stata Gandalf, Frodo aveva sorriso. Era stato il suo primo
sorriso di sincera meraviglia, il primo che fosse riuscito
a superare quel velo di nostalgia poco a poco divenuto come una barriera, un
muro pericolosamente in grado di chiudere fuori ogni possibile felicità futura.
Mentre seguiva Gandalf, aiutando a
camminare un Bilbo alquanto provato dal lungo viaggio
per nave, Frodo ebbe modo di guardarsi un po’ intorno. Concluse
che non si sarebbe abituato molto facilmente alla quiete di quei luminosi
corridoi, per non parlare delle magnifiche sale ricolme di libri e di strumenti
musicali…tutti accessibili, tutti a disposizione di chiunque volesse
consultarli, suonarli…o anche semplicemente osservarli.
Era una delle
prime cose che gli fossero state dette, quando aveva
varcato la porta di quella casa, gli occhi ancora sgranati di fronte alle
meraviglie dell’isola sulla quale si era venuto a trovare… " Tutto quello che vedi intorno a te è tuo, quanto delle persone che vivono qui da tempo. La Casetta del Gioco Perduto è casa, Frodo, per chiunque ne abbia varcato la porta. "
Rb
“ Avevo quasi dimenticato…” sorrise Sire Elrond, quando dovette chinarsi per entrare da una porta
che a Frodo e Bilbo non diede alcun problema, “ Ecco
cosa deve aver provato Eriol, quando Lindo e Vaire lo
accolsero su questa soglia. ”
“ Lei è qui, veramente? ” chiese invece uno dei suoi
figli.
Frodo non sapeva a chi l'elfo si stesse riferendo, non era neppure certo se a parlare fosse stato Elladan o Elrohir…ancora non li conosceva abbastanza bene da saperli
distinguere.
Di una cosa fu certo: l’elfo aveva pronunciato quelle
parole come una domanda fatta più a se stesso che a chiunque tra i presenti. Il
padre, infatti, non sentì il bisogno di rispondere. L’elfo varcò la soglia dopo
aver lasciato passare Dama Galadriel e Celeborn.
Era stato allora che i due Signori di Lothlòrien, Elrond e i suoi figli
si erano separati da loro. Poco dopo esser giunti nel Salone dominato da quei
tre splendidi fuochi, gli Alti elfi avevano seguito quello stesso musicista che
ora stava per mostrare a Frodo e Bilbo le loro
camere.
Solo Galadriel era tornata
attorno al Fuoco, quella sera, per ascoltare la dolce e malinconica ballata
cantata da Lindelos.
“ Nelle Valli di Aryador
Presso boscose rive ancor
Sono verdi pascoli e prati declinanti
Verso giunchi
che frusciano mormoranti
Nel crepuscolo su Aryador
Odi le campanelle infinite
Di caprette sulle creste ardite
Dove la valle ruzzola giù dai pini?
Odi i boschi azzurri lamentarsi
Quando il Sole va
senz’altro a rifugiarsi
A caccia d’ombre dei monti giù tra i
pini?...
Essa sui colli vagabonda invano
E lentamente
si colma l’altopiano
Di gente delle ombre, tra le felci a sussurrare
E là ancora
campanelle infinite
E voci sulle
creste ardite
Mentre a Est le
stelle cominciano a brillare
Uomini ora attizzano fuocherelli
Giù, lontano, tra rivi e ruscelli,
dove dimorano
della costa fra i faggeti,
Ma i boschi
grandi sulle alture
guardano la luce che
a ponente muore
e sussurrano
al vento gli antichi segreti
di quando la
valle nessuno conosceva,
Ma sola
ruggendo l’acqua vi fremeva
E la gente delle ombre stava a danzare l’intera notte,
mentre il Sole era
in fuga via lontano
verso foreste
inesplorate e fuori mano
e colmi erano
i boschi di raggi erranti a frotte
Voci sulle creste ardite
E spettrali
campanelle erano udite
Mentre la gente delle ombre marciava per
le vette
Sui monti presso la riva allor,
nella dimenticata Aryador,
c’era danza
e musica si
alzava;
la gente delle
ombre intonava
i canti di dèi
antichi
in Aryador. ”
Ora, percorrendo il tragitto mostrato
loro dall’elfo dai capelli color del miele, Frodo si ritrovò a dover sostenere Bilbo, eppure a sentirlo improvvisamente leggero. Compirono
ancora un paio di svolte, e finalmente l’elfo che li guidava aprì una porta di
legno di mallorn,
e indicò il letto che era stato preparato per Bilbo.
Era una camera piccola ma incredibilmente calorosa e
vitale, nella sua semplicità: il letto e due tavolini ai lati del cuscino
costituivano l’unico mobilio. Le due finestre erano in realtà archi aperti
sulla realtà del giardino che circondava
“ La tua stanza è qui accanto, Frodo, la prima porta
sulla sinistra. E’ molto simile a questa, Lindo e Varie si augurano possa essere di tuo gradimento. ”
“ E’ molto accogliente, spero
di poterli ringraziare di persona…al più presto, sire… ”
L’elfo fece un piccolo inchino. “ Il mio nome è Lindelos, e non desidero che tu mi chiami Sire. ” Con un sorriso che a Frodo ricordò molto le espressioni di Legolas, l’elfo si rivolse a Gandalf:
“ Avevi ragione, Olòrin: gli hobbit
sono gente squisita. ”
Quando tornò a guardare il letto,
Frodo sorrise, nel riconoscere sulle coperte il vecchio e logoro zaino con il
quale Bilbo aveva iniziato il suo viaggio verso Granburrone.
Quella sera, dopo aver interrotto con la sua sparizione i festeggiamenti per il
suo 111° compleanno – nel modo che riteneva opportuno per un hobbit amante di sconvenienti avventure – Bilbo si era allontanato da Casa Baggins, rinunciando alla propria aura di invisibilità…passando
a Frodo la maledizione del Portatore dell’Unico Anello.
Dopo il saluto di Lindelos,
Frodo e Gandalf rimasero nella stanza fino a che il
respiro di Bilbo non ebbe dichiarato loro – senza la
minima possibilità di errore – che l’hobbit era ormai cullato da un sonno profondo.
Solo allora Gandalf
raggiunse nuovamente la porta e strizzò l’occhio a Frodo. “ Se non sei troppo stanco, ora potrai avere qualche risposta…A meno che tu non
voglia tempestarmi di nuove domande. ”
“ No, per questa sera posso risparmiartele. ”
“ Molte grazie, ad ogni modo preferisco non illudermi.
Vuoi accompagnarmi ad incontrare vecchi amici? ”
Frodo scese dal letto, lasciandosi alle spalle la
figura addormentata del suo caro zio, e seguì Gandalf,
chiedendosi chi fossero i vecchi amici ai quali il
saggio si riferiva.
Continua…