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Autore: Caillean    11/02/2005    3 recensioni
Attorno al fuoco, attorno a me, sorrisi risate...tepore...
Genere: Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Anime attorno al fuoco

Ragazzi, non trovo le parole per ringraziarvi per le vostre recensioni. Questa è una ff alla quale tengo molto.

Lothiriel – che mi ha fatto una bellissima pubblicità sul forum: un mondo di abbracci e di baci sulla fronte per te, amica! Grazie! – Hobbit, Kiko 87, Mel, Argenne.

Spero che questo mio Sogno possa continuare a piacervi, anche quando leggerete l’arrivo del personaggio Sorpresa.

Vi dico solo che il mio non è stato un errore di tastiera: ci sarà davvero un personaggio sorpresa, la cui identità si scoprirà solo all’ultimo capitolo.

Detto questo, volevo precisare che non solo la citazione di apertura, ma anche la ballata cantata dall’elfo è tratta da

“ Racconti Ritrovati ” del Professore.

      Non la trovate magnifica…? Ditemi cosa vi trasmette. 

      Buona lettura!

      Caillie

 

Anime attorno al fuoco

 

      “ Si trovava ora in cima al colle fra le abitazioni e, girovagando, quasi per caso svoltò giù per un vicolo tortuoso, finché – un po’ più in basso, lungo il fianco occidentale – il suo sguardo non si posò su una casa minuscola, con parecchie finestre ordinatamente velate da tendine, che lasciavano trasparire una luce deliziosa e molto calda, come se all’interno vi fossero soltanto cuori felici.

Allora, il suo animo provò una gran voglia di compagnia cortese e in lui morì ogni volontà di viaggiare. Spinto da un forte desiderio, Eriol si diresse verso la porta della casetta, bussò e chiese a chi apriva quale fosse il nome della casa e chi vi abitasse.

Gli fu detto che quella era Mar Vanwa Tyaliéva, la Casetta del Gioco Perduto, e a quel nome Eriol si meravigliò alquanto.

Si stupì ancor maggiormente vedendo le dimensioni della casetta, ma colui che era venuto ad aprire – intuendo i suoi pensieri – dichiarò: “ Piccola è la casa, ma più piccoli ancora sono coloro che vi abitano – perché tutti quelli che vi entrano devono essere davvero piccoli, o di loro spontaneo desiderio devono diventarlo qui sulla soglia. ”

Allora Eriol disse che desiderava con tutto il cuore entrare e chiedere a Vaire e Lindo gentile ospitalità per una notte, se l’avessero gradito. Domandò se poteva di suo spontaneo volere divenire piccolo abbastanza per entrarvi. Al che l’altro lo invitò:

“ Entra! ”

Eriol entrò e, guarda guarda – sembrava una casa assai ampia e deliziosa, e il suo padrone Lindo e la moglie Vaire gli vennero incontro per accoglierlo. Il suo cuore fu più felice di quanto lo fosse mai stato in tutto quel viaggiare, benché da quando era sbarcato nell’Isola Solitaria la sua gioia non fosse stata poca…”

 

                                                                                                                                                      da “ Racconti Ritrovati”

di J.R.R. Tolkien 

 

 

Capitolo Due

 

 

 

La Signora di Lothlorien era entrata dalla porticina sollevando la gonna di stoffa lucente con fare sbarazzino, sul volto la stessa espressione di una bambina, estasiata di fronte a quanto appariva ai loro occhi.

Quello era l’altro lato del suo sorriso.

Quello era l’aspetto così giocoso e squisitamente fanciullesco che aveva rapito l’hobbit - senza che lui potesse rendersene conto – già durante il loro primo incontro, nell’attesa di quel saluto avvenuto poi sulle rive dell’Anduin…nell’attesa di quel bacio ricevuto sulla fronte: un bacio che Frodo avrebbe poi ricordato ogni giorno del suo lungo viaggio verso il Monte Fato. 

Al momento di scendere dalla nave, Galadriel si era avvicinata a poppa, dove Frodo e Gandalf sedevano ai lati di Bilbo, come a proteggerlo con il loro calore dal freddo che il suo corpo di vecchio hobbit sopportava a fatica.

      “ Andiamo, Frodo. ” Era stato allora che quella luce aveva ravvivato ulteriormente ( se questo fosse possibile ) il suo sguardo, e con la vivacità che solo un essere senza tempo poteva possedere, Dama Galadriel aveva promesso di narrare al più presto l’origine di Valinor e in particolare della bellissima Tol Eressea, ma ancora non aveva iniziato i suoi racconti, si era limitata a rassicurarlo: presto la persona più adatta a farlo gli avrebbe parlato di tutto questo.

Immaginando che quella persona sarebbe stata Gandalf, Frodo aveva sorriso. Era stato il suo primo sorriso di sincera meraviglia, il primo che fosse riuscito a superare quel velo di nostalgia poco a poco divenuto come una barriera, un muro pericolosamente in grado di chiudere fuori ogni possibile felicità futura.

Mentre seguiva Gandalf, aiutando a camminare un Bilbo alquanto provato dal lungo viaggio per nave, Frodo ebbe modo di guardarsi un po’ intorno. Concluse che non si sarebbe abituato molto facilmente alla quiete di quei luminosi corridoi, per non parlare delle magnifiche sale ricolme di libri e di strumenti musicali…tutti accessibili, tutti a disposizione di chiunque volesse consultarli, suonarli…o anche semplicemente osservarli.

 Era una delle prime cose che gli fossero state dette, quando aveva varcato la porta di quella casa, gli occhi ancora sgranati di fronte alle meraviglie dell’isola sulla quale si era venuto a trovare… " Tutto quello che vedi intorno a te è tuo, quanto delle persone che vivono qui da tempo. La Casetta del Gioco Perduto è casa, Frodo, per chiunque ne abbia varcato la porta. "

 

Rb

 

“ Avevo quasi dimenticato…” sorrise Sire Elrond, quando dovette chinarsi per entrare da una porta che a Frodo e Bilbo non diede alcun problema, “ Ecco cosa deve aver provato Eriol, quando Lindo e Vaire lo accolsero su questa soglia. ”

“ Lei è qui, veramente? ” chiese invece uno dei suoi figli. Frodo non sapeva a chi l'elfo si stesse riferendo, non era neppure certo se a parlare fosse stato Elladan o Elrohir…ancora non li conosceva abbastanza bene da saperli distinguere. 

Di una cosa fu certo: l’elfo aveva pronunciato quelle parole come una domanda fatta più a se stesso che a chiunque tra i presenti. Il padre, infatti, non sentì il bisogno di rispondere. L’elfo varcò la soglia dopo aver lasciato passare Dama Galadriel e Celeborn.

Era stato allora che i due Signori di Lothlòrien, Elrond e i suoi figli si erano separati da loro. Poco dopo esser giunti nel Salone dominato da quei tre splendidi fuochi, gli Alti elfi avevano seguito quello stesso musicista che ora stava per mostrare a Frodo e Bilbo le loro camere.

Solo Galadriel era tornata attorno al Fuoco, quella sera, per ascoltare la dolce e malinconica ballata cantata da Lindelos.

 

“ Nelle Valli di Aryador

Presso boscose rive ancor

Sono verdi pascoli e prati declinanti

Verso giunchi che frusciano mormoranti

Nel crepuscolo su Aryador

 

Odi le campanelle infinite

Di caprette sulle creste ardite

Dove la valle ruzzola giù dai pini?

Odi i boschi azzurri lamentarsi

Quando il Sole va senz’altro a rifugiarsi

A caccia d’ombre dei monti giù tra i pini?...

 

Essa sui colli vagabonda invano

E lentamente si colma l’altopiano

Di gente delle ombre, tra le felci a sussurrare

E là ancora campanelle infinite

E voci sulle creste ardite

Mentre a Est le stelle cominciano a brillare

 

Uomini ora attizzano fuocherelli

Giù, lontano, tra rivi e ruscelli,

dove dimorano della costa fra i faggeti,

Ma i boschi grandi sulle alture

guardano la luce che a ponente muore

e sussurrano al vento gli antichi segreti

 

di quando la valle nessuno conosceva,

Ma sola ruggendo l’acqua vi fremeva

E la gente delle ombre stava a danzare l’intera notte,

mentre il Sole era in fuga via lontano

verso foreste inesplorate e fuori mano

e colmi erano i boschi di raggi erranti a frotte

 

Voci sulle creste ardite

E spettrali campanelle erano udite

Mentre la gente delle ombre marciava per le vette

Sui monti presso la riva allor,

nella dimenticata Aryador,

c’era danza

e musica si alzava;

la gente delle ombre intonava

i canti di dèi antichi

in Aryador. ” 

  

     

      Ora, percorrendo il tragitto mostrato loro dall’elfo dai capelli color del miele, Frodo si ritrovò a dover sostenere Bilbo, eppure a sentirlo improvvisamente leggero. Compirono ancora un paio di svolte, e finalmente l’elfo che li guidava aprì una porta di legno di mallorn, e indicò il letto che era stato preparato per Bilbo.

Era una camera piccola ma incredibilmente calorosa e vitale, nella sua semplicità: il letto e due tavolini ai lati del cuscino costituivano l’unico mobilio. Le due finestre erano in realtà archi aperti sulla realtà del giardino che circondava la Casa, come avveniva nella bellissima Imladris, ormai lontana. Le pareti erano rivestite di affreschi, raffiguranti intrecci di piante di mallorn e statue che si ergevano davanti a siepi e cascate.

“ La tua stanza è qui accanto, Frodo, la prima porta sulla sinistra. E’ molto simile a questa, Lindo e Varie si augurano possa essere di tuo gradimento. ”

E’ molto accogliente, spero di poterli ringraziare di persona…al più presto, sire… ”

L’elfo fece un piccolo inchino. “ Il mio nome è Lindelos, e non desidero che tu mi chiami Sire. ” Con un sorriso che a Frodo ricordò molto le espressioni di Legolas, l’elfo si rivolse a Gandalf: “ Avevi ragione, Olòrin: gli hobbit sono gente squisita. ” 

Quando tornò a guardare il letto, Frodo sorrise, nel riconoscere sulle coperte il vecchio e logoro zaino con il quale Bilbo aveva iniziato il suo viaggio verso Granburrone. Quella sera, dopo aver interrotto con la sua sparizione i festeggiamenti per il suo 111° compleanno – nel modo che riteneva opportuno per un hobbit amante di sconvenienti avventure – Bilbo si era allontanato da Casa Baggins, rinunciando alla propria aura di invisibilità…passando a Frodo la maledizione del Portatore dell’Unico Anello.

Dopo il saluto di Lindelos, Frodo e Gandalf rimasero nella stanza fino a che il respiro di Bilbo non ebbe dichiarato loro – senza la minima possibilità di errore – che l’hobbit era ormai cullato da un sonno profondo.

Solo allora Gandalf raggiunse nuovamente la porta e strizzò l’occhio a Frodo. “ Se non sei troppo stanco, ora potrai avere qualche risposta…A meno che tu non voglia tempestarmi di nuove domande. ”

No, per questa sera posso risparmiartele. ”

“ Molte grazie, ad ogni modo preferisco non illudermi. Vuoi accompagnarmi ad incontrare vecchi amici? ”

Frodo scese dal letto, lasciandosi alle spalle la figura addormentata del suo caro zio, e seguì Gandalf, chiedendosi chi fossero i vecchi amici ai quali il saggio si riferiva.

 

Continua…

 

 

 

 

 

     

   
 
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