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Autore: WrongandRight    26/02/2015    1 recensioni
Follia nata dal nulla in una giornata di noia cosmica...Il direttore Hope Estheim ha segreti da nascondere, a quanto pare, ed i suoi amici si intrufolano nella sua vita privata, insoddisfatti della noia che pervade Gran Pulse e delle poche curiosità mondane propagate da Faceboook. AU, poiché posta dopo il XIII-2, in Academya, ma in un'ipotetica realtà che veda vivi e vegeti tutti i personaggi (e poi è principalmente demenziale, quindi più gente c'è meglio è!) e in cui sono presente tecnologie del mondo moderno (vedi FB). ^_^
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Eeeeeeeeh, salve! Per vostra sfortuna sono nuovamente tornata con uno strano e pazzo capitolo. Volevo pubblicarlo solo dopo aver finito di scrivere il seguente ma, dato che sto cercando di farlo essere il penultimo capitolo, la cosa si è allungata molto... xD 
Dunque vi rubo un po' di prezioso tempo per questo piccolo e sciocco capitolo che spero possa piacere a qualcuno *landa desolata* xD
I diritti per i personaggi sono sempre della Square =P
Grazie per chi ancora legge queste mie strambe fantasie xD

 

 



Special Chapter 2: Come NON abbordare una psicologa

In cima ad un enorme palazzo del centro città, dove risiedevano le sedi degli uomini più importanti e gli edifici delle aziende più prestigiose, si trovava l'ufficio di una nota psicologa con svariati pazienti. Quando aveva deciso di iniziare questo lavoro pensava di poter dare una mano a chi, come lei ed alcuni suoi amici, presentava problemi col suo subconscio, ma mai, mai si sarebbe aspettata di dover subire l'orda di malati mentali che varcavano la soglia del suo ufficio.
E difatti anche quel giorno la aspettavano nuovi pazienti da accogliere con il sorriso e da mandare via con un tic nervoso all'occhio. Uno di questi, un omaccione con un vestito monocolore, che era un assassinio vicino alle pareti arancio chiaro, stava salendo in quel momento sull'ascensore, ostentando un sorriso da conquistatore che in poche, ma anche in pochi, sarebbero riuscite a resistere. O perlomeno così credeva lui. Del resto soffriva di manie di grandezza e questo la dottoressa l'avrebbe visto da miglia di distanza.
Pieno di sé, petto in fuori ed aria da gradasso si fece largo nella sala d'aspetto dove il soldato che stava appena uscendo inarcò un sopracciglio alla sua vista.
Spaventato dal suo portamento? No, inorridito dal vestiario, che del resto in pochi lo apprezzavano.

“Ehm... Signor Caius Ballad?”
“Si, sono io.”
“Prego si accomodi.”

L'omaccione si trovò davanti uno scricciolo di ragazza, dai lunghi capelli VERDI. E la fissò inebetito per qualche secondo. Sì, perché se già i capelli rosa erano anormali benché naturali e lui utilizzasse le migliori tinture per rendere i suoi capelli di uno scintillante viola, i capelli di quella ragazza lo ammaliarono e quasi accecarono. Fortuna che aveva rubato qualche tempo fa quegli orrendi occhiali che Lightning era solita indossare. Ciò gli fece pensare a quando tra tre corti giorni si sarebbe trovato a vivere una vacanza da urlo, in crociera, già pagata.
Amava la carta di credito del Direttore.
Ma, tornando alla situazione attuale, non poteva fare a meno di vagliare la possibilità di far diventare il verde il suo secondo colore preferito.

“Buongiorno, si accomodi pure sul lettino, prego. Il mio nome è Terra. Se mi è possibile chiederglielo, chi le ha consigliato il mio studio?”
“Oh, Lightning Farron.”
“Ah.”

La giovane fece una smorfia come di dolore. Sapeva già che da quella maniaca del lavoro non poteva arrivare nessuno minimamente sano di mente. Fece un respiro profondo e tornò a parlare col suo interlocutore.

“Bene. Mi racconti, qual'è il suo problema?”
“Be'... Deve sapere che io... Sono estremamente bello. Ed ho ucciso la Dea Etro, ma questi sono dettagli.”

Terra annuì con la testa e annotò sul suo taccuino: manie di grandezza, allucinazioni, estremamente sicuro di sé, crede di essere superiore a un Dio.
Ci volle tanta forza di volontà per non ridergli in faccia, dato che stava facendo uno strano sorriso.

“E come mai ha deciso di venire da me?”
“Be', pensavo che dovevo pur conoscere una bellezza sfolgorante come la sua.”
“Ceeerto...”
“E, in realtà, ultimamente non riesco a trovare una ragazza adatta a me, nonostante abbia aperto un nuovo negozio estremamente alla moda.”

Perché la cosa non mi stupisce?

“Non ne dubito, signor Caius. Vuole provare a raccontarmi la sua prima storia?”
“Oh, molto volentieri. È una storia risalente ad un millennio di anni fa...”

Qui siamo messi peggio di quanto mi immaginassi... Avevo un altro paziente che parlava di secoli. Già, il Direttore. Chissà se si conoscono.

"Una curiosità, lei conosce per caso il signor Direttore dell'Accademia?"
"Intende Hope, il moccioso? Ma sì, certo, non siamo molto amici, ma ho un rapporto molto particolare con la sua carta di credito. Tornando alle cose serie, scusi se mi permetto di prendere parola, la ragazza di cui le parlavo si chiama Yeul. Cioè, ho avuto altre ragazze prima e non avevo con lei un rapporto propriamente da fidanzati, era più una sorella, però..."

Perfetto. è stato mandato da Lightning ed è amico di Hope. O povera me... Ed ha più manie di grandezza di Kefka. Cioè, almeno lui era folle per la sua travagliata storia e non era propriamente cosciente di se stesso... Ma questo tipo è anche lucido!

"... però, insomma, è stato un vero smacco vedere che non condivideva le mie idee dopo tutto quello che ho fatto per lei! Deve sapere che è una ragazza molto dolce, saggia per la sua età, sempre molto pacata..."
"Mi scusi, ma quanti anni ha?"
"Ora? Diciassette. Però, prima dipendeva dall'epoca in cui la incrociavi. A volte ne aveva anche meno."

A questo punto lo sguardo della povera psicologa si fece vacuo e pensieroso ed anche un po' preoccupato. Perché il tipo davanti a lei sembrava dimostrare venticinque anni e, niente in contrario con le relazioni con grande stacco di età, iniziava a sospettare che tra i suoi problemi vi fosse anche quello dell'attrazione verso giovani fin troppo giovani. Desiderò tanto avere accanto a lei uno dei suoi amici per sicurezza in quel momento. Tossì leggermente e poi tornò ad interessarsi al suo interlocutore che aveva a tutti gli effetti bisogno di una cura.

"E questa ragazza l'ha più vista?"
"Oh, si, certo. La vedo quasi tutti i giorni, del resto siamo amici. Sta insieme al mio apprendista, ora ufficialmente un cacciatore. Anche se ultimamente sembra aver perso la testa. Comunque stanno bene insieme."
"Oh, capisco il problema."
"Il problema? Quale problema?"
"Lei si sente inferiore rispetto al suo apprendista."
"Eh?"

Adesso fu la volta di Caius di inarcare un sopracciglio e mostrarsi stupito. La tipa carina e gentile davanti a lui sembrava proporre una soluzione inconcepibile. Almeno per le sue idee.

"Il suo amico ha successo con le ragazze?"
"Direi di sì... Credo..."
"Ecco. Lei si sente inferiore a lui per questo motivo, quindi cerca di presentarsi come una persona piena di sé e sfrontata."
"Io... Cosa?"
“È evidente. Lei sta cercando la sua vera autostima imponendosi sugli altri.”
“No, io sto cercando di conquistarla.”
“Cosa che fa con tutte le ragazze che incontra.”
“Ma... No! Diamine, certo che no! Mi ci vede a provarci con... che ne so... Lightning? Non sarebbe da me, insomma, non... Oh, diamine.”
“Appunto.”
“Mi aiuti, dottoressa.”
“Naturalmente. Questo è il mio lavoro.”

Per un attimo Caius cercò di capire come la situazione fosse degenerata fino a tal livello, per poi accantonare quella linea di pensiero, dato che già gli era difficile concepire come lui potesse avere un problema di invidia.
Ma la seducente ragazza davanti a lui, tanto sicura di sé, non lasciava adito a dubbi.

“Dobbiamo trovare ciò che la rende orgoglioso e farle capire che non ha niente da invidiare agli altri. Per caso ha qualche hobby che ama particolarmente?”
“Non saprei... A parte il viola e dare noia agli altri... Nel tempo libero gioco a golf ma non sono un granché.”

La psicologa inarcò un sopracciglio. Come quel tipo potesse avere hobbies così assurdi e strani, la spiazzava. Sempre che il viola e dare noia agli altri potessero essere intesi come tali.
Annotò questi dettagli sulla sua cartella, mentre con la coda dell'occhio osservava speranzosa l'orologio.
Invano, perché mancava ancora mezz'ora prima della chiusura dello studio, il ché le strappò un sospiro di rassegnazione. Le sarebbe toccato fare le corse per arrivare allo spettacolo a cui Celes era stata costretta a partecipare, ovviamente per colpa do Looke. Guardò il suo foglio e poi nuovamente il tizio con l'aria ammiccante.

“Be'... Esattamente cosa intende con il viola?”
“Sa, sono un patito di questo colore. Tutti i miei abiti devono essere viola, ed ovviamente i miei capelli sono trattati con i migliori coloranti di marca. Io ed un mio amico, anche lui molto patito, abbiamo aperto un negozio che si è ben presto rivelato un successo, così ora ne stiamo aprendo una catena.”
“Affascinante... E i parli un po' del golf.”
“Sa, dovevo pur trovare qualcosa da fare per passare il tempo. Dirigere un negozio è impegnativo, ma soltanto in alcuni periodi, dunque mi dà modo di sbizzarrirmi. Tutti i miei compari lavorano molto assiduamente, quindi mi trovo lunghe giornate da passare in tranquillità. Ho scoperto il golf e l'ho trovato il gioco ideale: così pacato... Tranquillo...”

Perché lei è una persona tranquilla, vero? Mi ha appena detto di aver ucciso una Dea e si reputa tranquillo...

“E soprattutto è un gioco molto lungo, quindi ideale per passare le giornate.”
“E qualcuno dei suoi amici sa giocarci?”
“No.”
“Qualcuno dei suoi amici ha aperto una catena di negozi?”
“No.”
“Allora dovrebbe essere orgoglioso di sé stesso, non trova?”
“Si, certo.”
“Quindi perché dovrebbe essere invidioso del suo amico?”
“Non saprei. Però se serve a conquistarla mi va bene tutto.”
“Questo è un Leviathan che si morde la coda. Tutto deriva dalla sua insoddisfatta vita sentimentale.”
“Allora che ne dice se andiamo a berci un bicchierino uno di questi giorni?”
“Non può abbordare una ragazza portandola a bere!”
“Certo. È più semplice con l'alcool in corpo... Aspetti, è un sì?”
“Assolutamente no. Sto cercando di risolvere i suoi problemi.”
“Ma se esce con me il problema è risolto.”

L'espressione scioccata che si dipinse sul suo volto preoccupò il non più giovane guerriero per quel breve lasso di tempo nel quale i suoi neuroni non ancora annebbiati dal colorante riuscirono a formulare un pensiero coerente. La sua mente annebbiata procreò successivamente il pensiero che tale espressione poteva nascere solo dallo stupore di essere invitata da un essere meraviglioso quale era lui: il suo splendore sempre più accecante grazie agli sparkles che contornavano la sua mascolina figura. Un lasso di tempo assai breve, tra l'altro, dopo il quale Terra, ripresasi, vagliò la possibilità di assecondare il suo paziente. Del resto secondo alcune teorie psico-analitiche l'innamorarsi del proprio psicologo curante era da considerarsi normale, anche se tale avvenimento era previsto dopo costanti sedute, non dopo trenta minuti passati a delirare.
Un silenzio imbarazzante calò nello studio: perché il primo stava aspettando una risposta e la seconda non voleva dare tale risposta.
La ragazza iniziò titubante quello che poteva essere la risposta più importante della sua vita, perché dopo aver salvato il mondo può sempre accadere qualcosa di ancora più sconvolgente.

“Signore... Per il bene della sua cura, credo proprio che accetterò tale incarico. Tra tutti i pazienti che ho avuto lei mi sembra quello con più complessi tutti insieme... Persino Kefka sembra un sano di mente in confronto a lei, e persino Sephirtoh, vecchio cliente dello studio, sembra normale. Proprio per questo motivo accetterò di stare in sua compagnia. Ma sia chiaro, non ho alcuna intenzione di venire a bere con lei!”
“In crociera?”
“Eh? Non le sembra un po' avventata come cosa?”
“Lo sarebbe se non partissi per una crociera tra quattro giorni e non avessi a disposizione il passpartou per tutti i divertimenti del pianeta.”
“Ovvero?”
“Il denaro. Di un amico. Non mio, ovviamente, mi guarderei bene dallo spenderlo.”
“Ma...”
“Suvvia non faccia così, sia più elastica. Si godrà una splendida crociera tra amici... Le assicuro che sono tutte persone simpatiche anche se un po' particolari.”
“Io, veramente...”
“Allora è andata! La aspetto davanti al mio negozio in centro, quello vicino alla piazza Orochi, alle 9 di mattina e da lì andiamo al luogo dell'incontro. Mi raccomando si porti una capiente valigia già piena.”
“Ma signore lei non...”
“A lunedì allora!”

Il baldanzoso, allegro e pimpante Caius Ballad uscì dall'ufficio con aria sicura e rasserenata, ostentando un sorriso a trentadue denti che, piuttosto che mettere gioia, incuteva un certo timore, salutando tutti pazienti e gli addetti ai servizi presenti.
Altri cinque minuti ed era già entrato nel conto in banca del Direttore e prenotato una suite in più sulla crociera.
Si prospettava una gita davvero interessante.

   
 
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