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Autore: Kyokushu    26/02/2015    1 recensioni
Tu hai una vita. Tu hai degli amici. Tu hai una personalità. O almeno è ciò che credevi.
Ma che cosa succede quando, di colpo, il tuo piccolo mondo viene stravolto da un evento nel quale hai rischiato la morte?
Semplice: muori davvero, e poi rinasci come una persona nuova.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Chiamavano"Alias the Riddler"

 

Mi svegliai.

O forse no, forse non mi ero mai addormentata.

Non capì subito dove mi trovavo, ma appena riuscì appena a mettere a fuoco ciò che mi circondava, riconobbi un letto d'ospedale, sul quale ero sdraiata, ed un televisore, attaccato alla parete bianca.

Non sentivo nulla: il mio corpo era assente, i miei sensi non funzionavano; era come se io fossi sveglia, ma solo mentalmente.

Nella mia testa si susseguivano pensieri sconnessi e senza senso, che sembravano volermi portare ad un unico concetto di fondo che li collegava tutti, lontanamente, come una piuma bianca in mezzo al mare.

Tentai di pensare e, di colpo, venni risucchiata nella realtà che mi circondava: vedevo una stanza d'ospedale, pareti bianche, il mio corpo steso sul letto e la luce che filtrava dalla finestra; udivo il suono snervante di un elettrocardiogramma e il distante vociare delle persone proveniente dall'atrio; sentivo odore di medicinali e disinfettante; in bocca avevo un sapore amaro e disgustoso.

Allora nella mia mente tutto risultò più chiaro:

<< Ho bisogno di vomitare. Ora. >>

Feci per alzarmi dal letto, in preda alla necessità istantanea di rigettare qualsiasi cosa ci fosse nel mio organismo, ma appena spostai il peso sul piede che poggiava al pavimento, il mio ginocchio cedette e io caddi per terra.

Urlai. Urlai sia per lo spavento, sia per il fatto che avevo realizzato fosse l'unico modo nel quale avrei potuto ricevere aiuto, e in mezzo secondo infatti vidi comparire un'infermiera, che mi raggiunse cercando ci farmi alzare per rimettermi sul letto, ma io la fermai.

<< Vomito... >> Cercai di spiegarle, gesticolando. << Io devo... >> Lei mi passò subito una bacinella di metallo (da dove l'avesse presa poi non ne ho idea), per poi raccogliermi saldamente i capelli dietro la schiena mentre io venivo scossa dai conati.

Quando ebbi finito, dopo avermi fatto riprendere fiato, lei mi prese in braccio e mi rimise sul letto. Solo allora notai di avere una fasciatura stretta attorno alla caviglia sinistra.

<< Che... >> Sospirai, schiarendomi la voce. << Che mi è successo? >> Chiesi.

<< Sei stata investita da un'auto. >> Mi informò. << Saresti messa molto peggio se una ragazza non ti avesse spinta via poco prima dell'impatto. >> Si guardò nervosamente le scarpe.

<< Oh... >> Una ragazza mi aveva salvato la vita? Cercai di immaginare chi potesse essere. << Come si chiama? >> Lei prese un fazzoletto pulito dalla sua tasca e mi asciugò le lacrime che avevo agli angoli degli occhi, sospirando.

<< Si chiamava Alice Riddle >> Sussurrò, sedendosi sul copriletto a fianco a me.

Alice Riddle? Avevo già sentito questo nome: era una ragazza che frequentava la mia scuola, doveva avere la mia età, ma spesso non veniva a lezione e quando veniva se ne stava sempre in disparte; c'erano delle voci su di lei.

Mi mise in ordine i capelli e mi aggiustò le coperte, chiedendomi come mi sentissi.

<< Io sto... >> Me ne resi conto solo in quel momento. << Non lo so. >> Sussurrai incredula, più a me stessa che all'infermiera. Lei mi sorrise.

<< Stai tranquilla, è normale che tu ti senta un po' scossa nei primi giorni. >> Lanciò poi un'occhiata alle flebo che avevo attaccate al braccio, facendo in modo che anche io me ne accorgessi. << Inoltre tu sei sotto antidolorifici adesso, quindi riposati e stai tranquilla. >>

Si chinò a raccogliere la bacinella, che era rimasta a terra per tutto il tempo, dando uno sguardo al rivoltante contenuto.

<< Cavolo... >> Fece una smorfia. << Adesso ti porto dell'acqua per la gola, qua dentro c'è solo acido. >> Mi disse alludendo alla bacinella, per poi scomparire fuori dalla porta, seguita dal mio sguardo.

Solo allora, voltandomi, mi accorsi che, a fianco al mio, vi era un altro letto dove qualcuno stava dormendo. Il suo respiro era flebile, coperto dal rumore dell'elettrocardiogramma, e dalle gambe pareva una persona piuttosto minuta (una ragazza supposi), ma appena cercai di girarmi per poterla guardare in faccia la mia colonna vertebrale venne percorsa da una scarica di dolore che mi fece sorgere il terrificante dubbio di essere rimasta paralizzata.

Rientrò l'infermiera.

<< No, no! Non girarti! >> Si precipitò da me, posando il bicchiere che stringeva fra le mani sul comodino accanto al mio letto. << Il tuo fisico non ha ancora smaltito il colpo, mi chiedo come, prima, tu sia riuscita a buttarti giù dal letto senza farti male. >> Mi rimise la testa dritta e poi mi porse il bicchiere di carta, pieno fino all'orlo di acqua. Ne bevvi un sorso.

<< Quella ragazza... Alice, >> La voce mi tremava. << Ha dei capelli neri, lunghi, con un ciuffo che le copre un occhio? >> Lei annuì.

<< La conoscevi? >>

<< No. >> Presi un altro sorso dal bicchiere. << Cosa mi è successo alla caviglia? >> Mossi piano il dito del piede.

<< Te la sei slogata: ha battuto contro il paraurti dell'auto. >> Gesticolò.

<< Ho altri danni? >>

<< No. Almeno, non fisicamente. >> Mi sorrise. La guardai per un attimo: “non fisicamente”, cos'era? Una minaccia?

<< Mi... sento un po' strana. >> Le dissi.

<< Lo so, capita a tutti dopo un incidente. >> Il suo tono era calmo e rassicurante. << Parlarne con qualcuno che ha avuto la stessa esperienza può essere d'aiuto. >> Poi qualcuno urlò che c'era un'emergenza e lei se ne andò, dicendomi che se avessi avuto bisogno di altro mi sarebbe bastato chiamare.

Calò il silenzio, interrotto solo dal suono dell'elettrocardiogramma, un suono tanto fastidioso quanto rilassante e che mi portò alla decisione di chiudere gli occhi e tornare a riposare, abbandonandomi al sonno.

<< She was wrong. >>

Aprì gli occhi di scatto.

Avevo sentito veramente quella voce o me l'ero sognata? Gli antidolorifici mi stavano facendo una reazione allergica e ora avevo le allucinazioni? Dovevo rispondere?

<< Che!? >> Si, avrei dovuto, perché tanto non c'era nessun'altra persona cosciente a parte me in quella stanza.

<< She was wrong. >> Scandì. Era una voce femminile. << Lei ha sbagliato. >> Tradusse poi.

<< Si, lo so cosa vuol dire, ma in che senso? >> Chiesi spiegazioni.

<< Lei ha detto che hai solo la caviglia slogata, ma non è vero. >>

Silenzio.

<< Ehm... ok, non è che mi dici che altro ho? >> Era la conversazione più strana della mia vita. << Sarebbe d'aiuto. >>

Ed eccola partita in quarta spiegandomi cose su di me che nemmeno io avrei immaginato:

<< Hai tre ferite superflue alla gamba sinistra, cinque sul braccio destro, un livido sulla spalla destra e sul collo hai un'ustione da sfregamento. >> Concluse, con una leggera nota di compiacimento nel suo tono. << Ah, e poi ti sei bruciata l'esofago con gli acidi del tuo stomaco. >>

Silenzio.

<< Ma chi diavolo sei tu!? >> Esclamai ad un certo punto.

<< Chi diavolo pensi che io sia? >> La sua voce era talmente tanto calma da farmi rabbia.

<< Come diavolo faccio a saperlo!? >>

<< Andiamo, ragiona: hai parlato di me poco fa. >> Provocatoria.

<< … Alice Riddle? >>

<< “Alias the Riddler” per gli amici. >>

<< Ah, perché ora siamo amiche!? >>

<< No, io non sono tua amica, ma tu faresti meglio a diventare una delle mie visto che ti ho letteralmente salvato il culo. >>

Silenzio.

<< Come facevi a sapere tutte quelle cose su di me? >>

<< Ho letto la tua cartella clinica. >>

<< Non pensavo che ce la facessero tenere in camera. >>

<< Infatti non lo fanno. >>

Silenzio.

<< Sarebbe troppo per te spiegarti senza che io debba specificatamente chiedertelo!? >> Parlavo con quella ragazza da meno di tre minuti e già la trovavo estenuante. Sospirai. << Come hai avuto la mia cartella? >>

<< La ho rubata. >>

<< La hai rub... >> Stavo per esplodere. << Aspetta un attimo: vuoi dire che tu ti reggi in piedi? >>

Seguì un momento di silenzio. Intendo VERO silenzio: l'elettrocardiogramma aveva smesso di funzionare. Subito dopo Alias comparì davanti ai miei occhi, reggendosi perfettamente sulle sue gambe.

<< Apparentemente. >> Esclamò con il suo tono strafottente, facendo una giravolta su se stessa.

Era una ragazza stranissima: per prima cosa aveva gli occhi viola, il sinistro era coperto da un ciuffo dei suoi lunghi capelli neri, le labbra erano scure, anche se sospettavo che fosse per via del trucco, e aveva un naso a punta e all'insù.

<< Ok. >> Respirai. << Perchè hai rubato la mia cartella clinica? >> Lei fece spallucce.

<< Mi annoiavo. >>

Silenzio.

<< Quindi... perchè l'hai fatto? >> Lei mi guardò confusa.

<< Te l'ho appena detto: mi annoiavo. >>

<< No, non quello. >> Gesticolai un po'. << Intendo: perchè mi hai salvata? >>

<< Ah. >> Esclamò lei, stupefatta. << Io... non lo so a dire in verità. >> Mi sorrise.

<< Ah... grazie comunque, per fortuna non ti sei fatta male... >>

<< Non era il mio primo incidente. >> Rimasi a bocca aperta. << Sapevo come cavarmela. >> Lo disse come se fosse la cosa più naturale del mondo.

<< Quindi tu non sei svenuta? >>

<< Non subito. Ma neanche tu. >> Mi indicò. << Non ricordi nulla? >> Scossi la testa.

<< Tu si? >> Lei allora fissò lo sguardo in un punto indefinito e sospirò, pensierosa, come se stesse ripensando a qualcosa di bello.

<< Diamine si... >> Disse sognante. << Le sirene delle ambulanze, le luci dei lampioni, le grida della gente che usciva fuori dalle case... ma la cosa più bella è stata la scarica di adrenalina che si dissolveva nel silenzio.. e poi tu! >> Rise tra se e se.

<< Io? >> Mi guardò come se fossi io la strana della situazione.

<< Ma allora non ricordi proprio nulla... >> Scossi la testa.

<< N-no... perché? Che ho fatto? >> Sentì di nuovo il bisogno di vomitare.

<< Tu ridevi. >>

 

Angolo Autrice:

Secondo capitolo! Ora si che ci si inizia a divertire u.u

Allora, se qualcuno vuole recensire, voglio chiedere cosa ne pensa del personaggio di Alias, io sinceramente ho adorato creare questo personaggio.

Ringrazio quei pochi che leggono e vi dico che, chi mi recensisce, sarei felice di leggere le vostre storie, quindi basta chiedermelo anche in privato u.u

Vi auguro una buona serata, notte!

  
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