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Autore: Vanel    28/02/2015    2 recensioni
"Ero all'ottavo mese di gravidanza, avvertivo delle forti contrazioni così andai dal ginecologo.
Mi disse che c'erano dei problemi e che erano molto seri: di due gemelle ne potevo salvare solo una, e io avevo già preparato la cameretta di voi due, avevate già un nome, Carmela e Anastasia.
Carmela, nome che proveniva dall'ebraico e significava Giardino di Dio, e Anastasia che significava Resurrezione.
Il dottore mi disse che dovevo fare un parto d'urgenza, e mi chiese di scegliere quale delle due salvare.
Fu terribile, perché la scelta dipendeva da me.
Tra le due era Carmela quella più sana e in forma, e scelsi lei.
Ma il dottore sbagliò, non salvò Carmela, bensì te, una bambina piena di problemi, troppo piccola e magra, rifiutavi il latte, avevi sempre qualche problema, e non smettevi mai di piangere.
Ti odiai per questo, perché se tu non ci fossi stata, sarebbe stata Carmela quella a nascere, una bambina sana e in forma, non una malaticcia lagnosa.
Anastasia, tu sei nata per sbaglio."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Nata per sbaglio'
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                                                                                                               Ana






Ambra mi guardava, ricambiai lo sguardo leggermente turbata.
Era inquietante.
"Mamma, si è svegliata!"-Gridò.
Di seguito, tutti i componenti della famiglia Grandi mi circondarono felici ma carichi di apprensione.
"Come ti senti?"
"B-bene"
"Hai fame?"
"Un po'?"
"Sei stanca?"
"Non prop..."
"Riesci ad alzarti?"
"Mamma la stai bombardando di domande, se continui così non si alza di sicuro"-Commentò Michele.
Giada lo guardò torva per poi tornare a rivolgersi amabilmente a me.
"Tesoro, ci hai fatto preoccupare"
"Ehm... solo qualche decimo"-Risposi sconcertata
Era la prima volta che ricevevo simili attenzioni, era bello anche se un po' invadente.
"Stai meglio, Ana?"-Mi chiese educatamente Michele.
Arrossii un po'.
"Come l'hai chiamata?"-Disse Ambra incredula.
"Ana"
"Che brutto, se ci metti la o poi..."
"Ambra!"-La richiamarono i genitori.
"Mio Dio, hai rovinato anche questo adesso"-Commentò esasperato Michele.
Io scoppiai a ridere: La scena era esilarante.
"Noi ce ne andiamo, è quasi ora di cena, se non ti va di scendere ceni qui"
"Nono, posso scendere"-Risposi a Giada.
"Chi mi ha messo il pigiama?"-Mormorai ad Ambra a bassa voce.
"Non lo so...credo Mamma"
Speriamo, dissi tra me e me.



Pollo cotto a puntino con patate al forno, fu un davvero peccato avere il naso chiuso, ogni cosa era insapore.
Dovevo avere proprio un aspetto orribile, Ambra ogni tanto mi lanciava occhiate compassionevoli, io volevo sotterrarmi.
"Domani resta a casa"-Mi canzonò Ambra.
"Perderò le lezioni"
Ambra era sconcertata.
"C'è tu stai male e pensi alle lezioni?"
"Lo so che è assurdo, ma i prof si divertono a spiegare senza farsi troppi problemi..."
"Brava Anastasia!"-Commentò con tono di stima Carlo.
Ambra borbottò qualcosa ma nessuno riuscì a capire davvero cosa.


La mattina dopo eravamo solo io e Giada.
Lei era davvero una compagnia piacevole, mi raccontò dei suoi amori a liceo, e di come poi avesse conosciuto Carlo.
Dagli occhi che le brillavano, capii che doveva amarlo davvero tanto, e ancora.
Mi augurai mentalmente di amare una persona così come amava lei.
"Tu che sei ragazza, dimmi... secondo te Michele è innamorato?"
Quella domanda mi colse alla sprovvista.
"In che senso?"-Chiesi
"Non so se ci hai fatto caso, ma è più raggiante, lo vedo da come sorride, e poi la mattina quando mi capita di svegliarmi presto, lo sento sempre cantare delle canzoni allegre, le dedica tutte ad una ragazza"
Oh no... ma allora.
"A dire la verità non lo so"-Risposi a disagio.
Ma cosa potevo aspettarmi? Che si innamorasse della sua sorellastra!?
"Beh a me va bene, adesso sta più spesso in casa... vorrei solo conoscere questa ragazza e stringerle la mano, Michele è una testa dura"
"Già"
"E tu, sei innamorata?"
"Io... bhe, no"
Mi guardò a lungo e poi tornò a parlare:"Mmmh, sei confusa"
Non sai quanto.



Il pomeriggio stesso, scesi in cantina per prendere dei chiodi, il quadro che avevo appeso alla cameretta si era rotto di nuovo.
Scesi le scale prestando poca attenzione, il che era del tutto riprovevole, ero ancora sotto l'effetto di medicinali.
Cascai all'ultimo gradino provocando rumore.
In quell'istante qualcuno scese di corsa le scale.
"Oh! Chi è?"-Gridò Michele.
"Sono io"-Mormorai stanca, ancora con il sedere per terra.
"Mio Dio... che ci fai qui?"
Venne e mi prese in braccio, come una principessa.
"Ehm... chiodi"
"Quanto sei testarda, Ana! Dai, ti riporto in camera, qui fa freddo"
"Grazie"-Scosse la testa e sorrise.
Dovevo ringraziare i medicinali che mi facevano essere spossata, altrimenti non sarei mai riuscita a stare calma.

Arrivati in camera, mi sdraiò sul letto.
Sospirai: Odiavo essere incapace ed inutile come quando ero malata.
A mia sorpresa, non uscì fuori, ma si sedette vicino a me.
"Devi riposare"-Mi accarezzò i capelli.
Ero un po' arrabbiata con lui, e ne avevo tutti i torti.
Poteva amare chi voleva, non dovevo comportarmi così.
Ma poteva anche evitare di illudermi.
Gli squillò il cellulare ma lui non rispose.
Riuscii appena a scorgere il nome: Marta.
Sospirai nuovamente, ecco Giada, adesso puoi stringere la mano a quella ragazza.
Chiusi gli occhi.
La mia stupida mente, il mio stupido stato (oltre ad avere la febbre avevo anche il ciclo, grandioso!), e il mio carattere che è sempre stato complicato, mi stavano facendo venire voglia di piangere.
Michele restava lì, ed io che speravo andasse via vedendomi addormentata!
Sentivo la sua mano che continuava ad accarezzarmi i capelli.
Poi non so quando, forse un'eternità e mezzo dopo, andò via.
Il vuoto e il buio erano liberi di entrare adesso.

  
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