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Autore: Kurokage    28/02/2015    2 recensioni
[Storia in fase di revisione | Sarà interrotta per un lungo periodo]
[Bloody Kiss]«Vorrei che la mia vita cambiasse. Solo un poco.»
Yuki Katokashi è una donna di ventun anni con una vita monotona. Lavoro normale, vita normale, vita sentimentale al di sotto del normale ed una gran voglia di staccarsi da quel capo che la corteggia.
Mandata a chiedere la vendita di una casa, Yuki scoprirà che qualcuno, lassù, l'ha ascoltata ed ha in serbo un po' di cosette per lei.
Cosa fare quando l'amore ti coglie (quasi) a prima vista?
Cosa fare quando, quell'amore è il tuo opposto?
Cosa fare quando, lui, si rivelerà essere...
«Vorrei che la mia vita cambiasse. Solo un poco.»
Ne sei sicura, Yuki?
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-:-:- Fanfiction Ispirata dal Manga Bloody Kiss di Furumiya Kazuko. La storia avviene dopo la fine del manga.
Questa storia riguarda un'ipotetica relazione tra un nuovo personaggio (Yuki Katokashi) ed Alsh.
Ci tengo a dire che, la suddetta, non è un continuo del manga, e quindi di non prenderla per oro colato(?).
Il titolo "Io.. non ho una sposa", è una citazione presa dal manga e detta da Alsh. -:-:-
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6 - TITOLO
Capitolo 6 - Se incontro il destino, ci faccio quattro chiacchere: There's something bigger than us

«P-Prego. E-Entri pure.» disse la voce tremolante di Alsh mentre mi apriva la porta.
Entrai senza se e senza ma, dritta verso il mio scopo.
Trovai  Kiyo di spalle.
Mi fermai dietro di lei  e la chiamai.
«Signorina Kiyo...? Sono qui per...» la frase mi morii in bocca quando vidi il viso di quella ragazzina grondante di lacrime.
«...spiace. Mi... di... piace.... MIDISPIACEEEE!!!» mi disse piangente, gettandosi su di me.
Non capivo il senso di quelle lacrime, come se fosse morto qualcuno.
Un pensiero mi attraversò la testa, ed il mio sguardo torvo e preoccupato si scontrò con quello di Alsh, che divenne prima sorpreso e poi un tentativo fallito di rassicurazione.
«No. Non è come crede, signorina Yu-Katokashi.»
Io lo fulminai comunque.
Porsi un fazzoletto a Kiyo, anche se la mia camicetta era ormai completamente inutilizzabile.
«Io... io non volevo... è... è successo tutto così in fretta... io... io... midispiace!!!» mi disse tornando a piangere sulla mia camicetta.
Alsh si fece avanti.
«... Sono stato io.» il silenzio calò sulla stanza.
Tutti fissammo Alsh, allibiti. Persino Kiyo aveva smesso di piangere.
«Seguitemi. Vi porto dalla vostra amica.»

L'odioso silenzio era distorto solo dai nostri passi, riecheggianti in ogni angolo del corridoio.
Tap-Tap...Tap-Tap...Tap-Tap...Tap-Tap...
I nostri passi sembravano scandire i secondi.
Presa da un istinto a cui non seppi dare spiegazione, mi fermai.
Alsh si fermò con me, poco più avanti.
«...» aprii bocca, ma nessun suono uscì.
«...» Alsh restò di spalle, l'aria tesa come se anche lui voleva dare una spiegazione a quella domanda che non voleva uscire.
«...P... Perché?» sussurrai flebilmente, dopo interminabili attimi di silenzio.
«... Mi dispiace.»
«Cosa? Per cosa, ti dispiace?!»  gli dissi, avvicinandomi. Testa alta e petto in fuori.
Lui si voltò.
Uno sguardo misto fra dolore e speranza mi fissò scrupoloso.
Quel viola intenso riusciva a leggermi dentro, ne ero sicura.
Mi sentivo perforare da quell'intensità.
Io... potevo sprofondare senza sosta, in quell'intensità.
«...Perché ...vi ho costretto ad un circolo vizioso di cui non avevate chiesto di far parte.»
Lui si voltò e continuò a camminare.
Persa nella frase che mi aveva appena detto, rimasi impalata un paio di minuti.
Ancora in confusione totale, lo raggiunsi correndo e finii col sbattergli addosso.
«Scu...Scusami.»
Lui non rispose e mi aprii la porta, facendomi entrare per prima.

«YURIKO!» urlai entrando.
Yuriko era distesa sull'immenso letto della stanza,
con vestiti non suoi, come una principessa.
Non che me ne importasse.
Le andai vicina, la chiamai, la scossi, ma lei non si svegliava.
Alsh si avvicinò a noi con calma e molta, molta lentezza.
“Oddio... O-Oddio... Oddiooddiooddiooddio!!!”
«Se... Se le è successo qualcosa, io... io...» incominciai a blaterare senza nemmeno rendermene conto.
Alsh mi mise una mano sulla spalla, dolcemente.
Io sobbalzai.
«Non le è successo nulla, signorina Katokashi. L'ho solo tenuta senza coscienza per evitare che la situazione potesse peggiorare ulteriormente.»
Non lo stavo nemmeno a sentire.
Posò una mano sugli occhi chiusi di Yuriko e la tenne in quella posizione per un paio di secondi, dopodiché la tolse.
Io lo guardai come indemoniata.
Ero pronta per alzarmi, inveirgli contro, prendere qualunque cosa avessi sottomano e tirargliela addosso, quando Yuriko sospirò profondamente ed aprii gli occhi.
«Che... cos-... Io... AHIA!» disse lei mentre si alzava a sedere, toccandosi la testa.
«Yuriko...» sospirai il suo nome con sollievo.
Lei si voltò e mi guardò confusa.

«Yu... Yuki? Che- Che cosa ci fai qui?»

«Sono venuta a prenderti, Yuriko.»  le dissi trattenendo le lacrime.
Stava bene.
Nessuna ferita, niente di niente.
Un sospiro mi uscì dalle labbra.
«Umh? Cos'era quel sos-» accorgendosi della presenza di Alsh, Yuriko interruppe la frase e spalancò gli occhi.
«...T....Tu...!» disse con voce sussurrata e strozzata.
Istintivamente la sua mano destra volò alla parte sinistra del collo, coprendosi  un punto ben preciso.
I suoi occhi, spalancati e colmi di terrore, fissavano Alsh come se fosse un essere demoniaco (se non il diavolo in persona) venuto direttamente dall'Inferno.
Guardai Alsh con odio e lui ricambiò il mio sguardo con occhi all'inizio sorpresi, e poi colmi di tristezza e risentimento.
I nostri sguardi durarono solo un'istante, il tempo che servì a Yuriko per urlare.
La abbracciai forte, sussurrandogli parole cantilenanti e rassicuranti, dondolandola avanti e indietro.
«Shhh... Va tutto bene, Yuriko, tutto bene. Non è successo nulla. Non ti succederà, nulla.»
Mentre la cullavo dolcemente, presi al volo l'occasione per guardare la parte di collo che si era coperta con la mano.
La rabbia che mi prese, spodestò ogni altro sentimento, come se non ne avessi già provata abbastanza.
Due piccoli fori, in un punto ben definito, erano discretamente posati sul décolleté.
In quell'esatto istante, prima che potessi scagliare tutta la mia furia ed ogni sorta di maleficio su quel dannato, un lieve bussare fece intrusione, placando il pianto di Yuriko.
La porta si aprii ed il volto preoccupato di Kiyo fece capolino.
«È... È permesso?»
«Sì, Kiyo, vieni pure.» le dissi placando i bollenti spiriti.
Entrò con un cambio pulito, della camomilla calda, del tè freddo ed un paio di panini farciti con ogni cosa possibile.
Yuriko guardò il vassoio stralunata.
«È roba buona, te lo assicuro.» le dissi con una risatina.
Presi un panino e lo feci in quattro piccoli pezzi, di cui uno lo porsi a Yuriko.
«Forza, devi rimetterti in sesto.» le dissi con un piccolo sorriso.
Notai che Alsh era silenziosamente uscito, ed aveva lasciato solo noi tre.
Ben presto, anche Kiyo dovette andarsene e rimanemmo solo noi due.
Ad un certo punto, dopo svariati minuti di silenzio, Yuriko mi fissò intensamente.
«...Tu sai, vero?»
Io la guardai, ma non le risposi.
«Yuki, dimmelo. Tu sai. Sai che cosa mi è successo, sai perché è successo e come. Sai anche che cos'è stato, non è vero?»
Abbassai lo sguardo.
Non poteva chiedermi questo.
Anche se ormai potevo raccontare tutto quanto, avevo tutte le motivazioni per credere che comunque ci sarebbero stati dei risvolti molto negativi.
Un lungo silenzio si frappose fra noi.
«...Sì.»
Lei mi guardò: lo sguardo di chi sapeva che tutto era a fin di bene, ma che comunque non giustificava i mezzi.
Avrei voluto dirti tutto.” la tipica frase di scuse fatte, carta che non potevo e non volevo giocare.
«E quindi... continuerai a non raccontarmi nulla, vero?»
Ripensai a ciò che Alsh aveva fatto.
No. Questo me lo doveva.
«No. Alsh me lo deve
Feci un respiro profondo e le raccontai tutto quanto.



Un leggero bussare interruppe il silenzio.
«È... È ora di cena. Vi ho portato qualcosa...»
La dolce e premurosa Kiyo.
«Grazie.» le rispose una Yuriko calma e rilassata.
Tanto calma e rilassata che quasi Kiyo si spaventò con un sorriso.
Mise il vassoio sul letto e poi, scusandosi, ci lasciò per delle urgenti faccende.
«Quindi... è così, eh?» disse lei mangiucchiando un altro ottimo panino.
«Sì.» dissi io sbrigativa.
«Ora, non mi sorprende che tu fossi così preoccupata e spaventata al solo pensiero di raccontarmi tutto ciò.»
«Già.»
Lei mi guardò, negli occhi la convinzione di una certezza molto più che consolidata.
«Lui prova qualcosa per te.»
Spruzzai il tè in aria.
«C-COSA?!»
«Eh sì. Che sia odio o amore, non so, ma quell'Alsh prova qualcosa per te.»
La guardai completamente stralunata.
Quali diavolerie stava dicendo? Aveva forse la febbre? Allucinazioni?
Cosa diavolo causava il morso di un vampiro?!
«Ho ragione, credimi.
Quando... Quando... Beh, sì, quando mi ha morso, ho sentito... qualcosa.»
«Qualcosa, eh?»
«Sì, Yuki. Qualcosa.
Era come se lui cercasse qualcosa di te in me
Nonostante l'assurdità che mi ispirava la sua teoria, continuai silenziosamente ad ascoltarla.
«Quando... Quando sono arrivata, e lui mi ha visto, ho potuto vedere la speranza morirgli negli occhi.
Senza aggiungere che la prima cosa che mi ha chiesto è stata se stavi bene.»
Questo ravvivò la mia curiosità.
«Ah sì?»
«Sì, Yuki. Guarda che potresti diventare importante per qualcuno, sai? Non siamo tutti freddi congelati, a questo mondo.»
«"Da che pulpito la predica", eh? Non voglio diventare importante per uno come lui!»
«"Per uno come lui"? Yuki, ma sei fuori?»
«È un vampiro, per il cielo! UN VAMPIRO!»
«E con questo?!»
«Yuriko, per tutti gli dei, persino tu hai urlato quando lo hai visto!»
«Ero sotto shock.» disse tentando di giustificarsi.
«Tu!... Tu...!» mi arresi sospirando e abbassando la testa.
«Yuki, avrò letto un casino di libri sul genere, e i libri non sono la vita reale, ma non credo che sia una cosa così cattiva.
Anche se lui è un vampiro.»
Affilai lo sguardo.
«Com'è che hai già messo in conto che io possa piacergli?»
«Perché vedo che hai accettato l'idea.» disse sogghignando.
«E se mi odia?»
«Pazienza. Ma con tutta la mia esperienza, difficilmente mi sbaglio.» disse facendomi l'occhiolino.

Parlottammo ancora un po', ridemmo, scherzammo e si fece notte fonda.
Volevo chiedere a Kiyo se potevo rimanere a dormire, ma alle tre di mattina, raramente trovavo ancora qualcuno sveglio.
Qualcuno di umano, ovvio.
«Vado a prendere una bottiglia d'acqua. Vuoi qualcosa?»
«Ah? No grazie. Sarà meglio che ci ficchiamo a letto prima che sia troppo tardi per alzarci.» aggiunse con una risatina.
Io mi alzai ed andai in cucina.
Ovviamente, trovai l'unica persona che non avrei voluto vedere.
Alsh sobbalzò al mio arrivo, ma riprese subito contegno.
Mi offrì una tazza di tè che accettai: ero troppo stanca, anche per provare una singola emozione.

«Mi dispiace.» disse lui, dopo attimi di silenzio.
«Basta, Alsh. Non me ne faccio assolutamente nulla delle tue scuse.
Per quello che ne sapevo, avresti potuto anche ucciderla.»
«Mai. Non lo avrei mai fatt-» «Ma avresti potuto.»
«Io n-» «Io non conosco i tuoi limiti. Ma conosco i miei.
Ti prego subito di fermarmi se non vuoi sentire le tipiche baggianate umane, perché tanto incomincierò da lì.»
Dato il suo silenzio ed il famoso detto "chi tace acconsente", continuai a parlare.
«Premetto che ho letto qualcosa, che ho sentito qualcosa, e che in materia sono ignorante.
Tu sei un vampiro, e fino a prova contraria (prova che ho potuto constatare totalmente inesistente), ti nutri di sangue.
...Io... -feci un profondo respiro- ...io voglio solo sapere perché ce l'avevi così tanto con Yuriko.
Insomma, non credo che lei ti abbia fatto molto.
Io le voglio bene e non l'avrei mai mollata qui se non fosse stato per quell'idiota del capo.
Perché l'hai morsa, l'hai fatta svenire ed ora ti scusi come se avessi ucciso quaranta persone tutte in un colpo?»
Con gli occhi stanchi osservai la sua reazione.
Il suo sguardo, pieno di qualcosa che non sapevo descrivere - comprensione e... affetto?-, mi scrutava teneramente, come si fa con un bambino che, innocentemente, indica un'aquilone chiedendo di essere come lui.
«Mi dispiace, ma non lo so il perché.
È stata una cosa veloce, e non ho nemmeno avuto il tempo per realizzare che cosa avevo appena fatto.
Io non volevo ferire la vostra amica, signorina Katokashi.
Non volevo ferire voi
Disse quel pronome con una nota particolare, ma ero veramente troppo stanca, quindi mi alzai, presi la bottiglia d'acqua e liquidai lui, vampiri e discussione con un "buona notte".
Il suo "le auguro i più incantevoli sogni, signorina Katokashi", era completamente fuori luogo, ma una frase d'effetto, senza dubbio.
Tornai in camera e chiusi la porta a chiave.
Trovai Yuriko ancora sveglia.
«Beh? Non dovevi dormire?»
«Ti aspettavo.» disse stendendosi e coprendosi con le coperte.
Poggiai la bottiglia sul comodino, spensi la luce e mi misi anch'io sotto le coperte.
Nella dormiveglia, una domanda colpì il mio cervello che, di riflesso, la pose a Yuriko.
«Yuriko?»
«Umh?»
«Sei sveglia?»
«Che c'è?»
«Ma... come hai fatto ad accettare la situazione così in fretta?»
Ormai rintronata come una campana dal sonno, intuii solo poche parole della sua risposta, ma il mio subconscio le mise insieme per me.
«Perché se accade qualcosa, significa che è destino che succeda qualcosa di più grande.»

/*Note d'Autore*/
Heilà! Ne è passato del tempo, eh?
Ebbene, sono in piena sessione esami!
Giusto oggi ho fatto la simulazione ed è stato un incubo.
Ma basta parlare delle mie cose, passiamo alla storia che quello che interessa a tutti!
Devo ammettere che ho avuto un sacco di buchi nello scrivere, ed ho passato un sacco di tempo senza idee.
Non c'è una canzone particolare per questo capitolo... anzi, non c'è proprio.
Magari... no, nemmeno quella.
Beh, ho poco da dire in queste note, se non che non so come andare avanti TTATT
Se volete darmi suggerimenti o altro, come sempre, non esistate a recensire.
Critiche o pregi, accetto tutto.
Il manico è in legno di ciliegio, eh!
Baci,
ღ Kurokage
   
 
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