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Autore: TheDarkLightInsideMe    28/02/2015    1 recensioni
Anno 2003.
Protagoniste: tre ragazzine incaute con uno spiccato senso di giustizia.
Egle Sasaki dice di aver girato il mondo insieme ai suoi fin quando non è nata Helen. Da allora la loro famiglia si è stabilita in Giappone.
Federica Capuano è italiana, ma vive nella Terra del Sol Levante da sei anni, ormai.
La loro storia è parecchio conosciuta nel mio mondo, c'è stato un passaparola generale che è arrivato perfino ai piani alti. E per questo voglio farla conoscere anche a voi.
Piacere, il mio nome è Yuryu, e sono uno Shinigami.
(Aggiornamento mesile!)
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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Pausa

 

Ho bisogno di una pausa.
La scuola era iniziata da pochi mesi, ma la mente di Federica e delle sorelle Sasaki era già piena di pensieri del genere. Per fortuna il periodo natalizio si avvicinava rapidamente, e mancavano venti giorni alla Vigilia.
<< Non vedo l’ora che arrivino le vacanze di Natale! >> esclamò Helen voltandosi verso la migliore amica, mentre camminava a passo svelto verso il bivio che separava le loro strade. Ovviamente non perché avesse voglia di salutare al più preso Federica –o almeno credo –bensì perché quella nuvoletta bianca che gli fuoriusciva dalle labbra non appena pronunciava una lettera era la prova concreta di quanto facesse freddo; era pur sempre dicembre, in fondo, no?
Egle, invece, continuava a camminare lentamente, convinta che se avesse fatto altrimenti sarebbe accaduto qualcosa di insolito. E quella sua specie di sesto senso non sbagliava quasi mai.
<< Egle, se continui ad andare a passo di lumaca ti abbandono fuori la porta di casa! >> la avvertì la sorella, e lei fu costretta ad accelerare. In un qualche modo che non è dato sapere neppure a me che sono una Shinigami, la ragazza aveva ragione: se fosse rimasta indietro, probabilmente le cose sarebbero andate diversamente.
Il tempo di salutare le proprie migliori amiche, infatti, che Federica ricevette una chiamata. E ormai aveva imparato quel numero a memoria, anche senza salvarlo nella rubrica del telefono.
E ora che faccio? Che faccio, che faccio, che faccio? Helen mi ucciderà appena verrà a sapere cosa sta succedendo, lo so. E non voglio pensare alla vendetta di Egle… o mio dio, devo rispondere? Devo presentarmi sotto casa sua? Mi ucciderà? Mi chiederà spiegazioni? Porca puttana, sono morta in tutti i casi! Che devo fare, che posso fare, io…
<< Pronto? >>
Si girò circospetta intorno cercando di essere il meno sospetta possibile e rendendosi conto di peggiorare solo la situazione agitandosi tanto. Doveva rimanere calma, ma non era facile. Pregò con tutta se stessa affinché a risponderle fosse un disco registrato di una compagnia telefonica che le proponeva una qualche offerta o anche che fosse vittima di uno scherzo telefonico ideato dai suoi compagni di classe idioti, ma purtroppo quella voce vellutata e soave che si ritrovò a sentire non poteva essere altro che la sua.
<< Tsubomi! Che piacere risentirti! Come stai? >>
Non sono ancora morta di arresto cardiaco, quindi bene. E tu, Kira? Quanta gente hai ucciso finora? Sei soddisfatto? Vuoi continuare?
Autocensurò il pensiero, bofonchiando un “Bene, grazie. E tu?” che poteva non apparire del tutto amichevole. Ma, d’altra parte, anche la voce del novello omicida non era esattamente “amichevole”.
<< Molto bene, grazie. Senti, volevo chiederti, dato che oggi i miei non ci sono, se volevi venire a casa mia. >> le disse la voce all’altro capo del telefono.
Il cuore della ragazza si fermò per un istante; a rassicurarla solo il pensiero che Light Yagami non conosceva il suo vero nome. Tra l’altro, una ragazza normale avrebbe preso quelle parole come un invito parecchio ambiguo e l’avrebbero declinato; ma, lo ripeto, Federica non era una ragazza normale.
<< Perché no? >> affermò poco dopo, la voce che le tremava un po’ per il freddo, un po’ per il timore di quel ragazzo con cui si ritrovava a parlare, un po’ forse per altro.
<< Puoi venire anche subito, se vuoi, ma dato che domani c’è scuola, ti consiglio di portare dei quaderni, così posso anche aiutarti con i compiti. O magari tu aiuterai me, chissà! >> concluse poi lui, scoppiando a ridere. Ora che non stava parlando più con Light Yagami ma con Kira, il messaggio era chiaro: porta il Death Note e parliamo di ciò che sai.
Come Light avesse poi saputo che lei è a conoscenza del quaderno omicida, poi, è ovvio: inconsciamente, non si era lasciata sfuggire di bocca quella domanda sugli Shinigami a caso, la settimana precedente.
<< D’accordo, vengo subito allora. Dammi solo il tempo di prendere un paio di cose a casa e ti raggiungo. A dopo. >>
Chiuse rapida la chiamata, meditando di tornare a casa e scrivere due paroline su quel quaderno nero che aveva nascosto sotto al materasso. O in alternativa di chiamare le sue amiche e spiegare la situazione e farsi consigliare da loro, ma probabilmente erano appena rientrate a casa e stavano per mettersi a tavola. Helen l’avrebbe scannata, se avesse interrotto il suo pranzo.
Prese allora la via per la propria abitazione, e se la trovò inaspettatamente poco dopo sulla sinistra; doveva essersi persa nei propri pensieri.
La macchina di sua madre era parcheggiata nel garage, segno che era in casa e che era pronta a fare duemila milioni di domande alla figlia su come fosse andata la giornata e cosa avesse fatto e chi avesse incontrato e roba del genere.
Perfetto, non solo devo andare a casa dell’ultima persona che vorrei vedere in questo momento, ma devo anche spiegarlo a mia madre. Benissimo, davvero.
Giulia Matsuda era una donna alta, mora e dagli occhi castano chiaro, giapponese anche se con lontane radici italiane (da qui il nome), molto intelligente e bella. Era un’impiegata in una banca, ed era raro che rincasasse per ora di pranzo. Quindi o si era licenziata, o quella mezza giornata libera che aveva al mese cadeva proprio quel 4 dicembre.
Tornando alla narrazione, Federica prese le chiavi dalla tasca del cappotto e aprì prima il cancello che portava nel minuscolo giardino, poi la porta d’ingresso. Si tolse le scarpe, salì rapida in camera ed infilò il Death Note nella cartella marrone che aveva comprato quattro mesi prima. Scese in cucina, dove incrociò a stento lo sguardo della donna che armeggiava ai fornelli e prese un pacchetto di patatine alla paprika dal mobile in alto a destra, mettendosi sulle punte.
<< Dove vai? >> domandò circospetta Giulia bloccandola sull’uscio della stanza, ma lei non era entrata in contatto con Kira per caso ed aveva già la risposta pronta. Risposta che le sarebbe costata l’orgoglio, probabilmente, ma che era l’unica cosa che le veniva in mente:
<< Mamma, io… >> provò a calmarsi, ma l’orologio nella sua testa continuava a ticchettare. << Io devo confessarti che… >> no, niente. Per quanto quella risposta fosse pronta per uscire sulla sua lingua, il suo briciolo di razionalità le impedì di pronunciarla.
Per fortuna, le donne hanno tutte un buon olfatto per certe cose, e così anche la madre di Federica. << Tranquilla, ho capito. >> dichiarò, facendole l’occhiolino. << Sapevo che c’era un motivo se in questi giorni eri così distratta dallo studio. Posso sapere come si chiama? >>
La ragazza avrebbe piacevolmente risposto “chi? Io non sono fidanzata e non lo sarò mai, mamma!” come faceva sempre, ma stavolta si costrinse ad abbassare la testa e a promettere alla donna che glielo avrebbe detto quando sarebbe tornata, ma che in quel momento aveva fretta e doveva davvero sbrigarsi. L’altra acconsentì e le fece le solite raccomandazioni quali “Non prendere freddo!” o “Ringrazia sempre quando ti offrono qualcosa!” e roba così.
Senza neppure degnarsi di risponderle, la figlia si catapultò fuori dalla casa quasi di corsa, assicurandosi che fosse fuori da tutta quella storia di quaderni e Dei della Morte. L’ultima cosa che voleva era che la propria famiglia (che poi in realtà non era neppure sua) venisse coinvolta in una pazzia del genere.
Anche se non sono la mia vera famiglia, non riuscirei mai a perdonarmelo, se dovesse succedere loro qualcosa a causa mia. E poi, mio “zio” è pur sempre Tota Matsuda, non voglio che patisca altri mali. È già bastato Kira e… ah, oggi c’è la riunione dell’Interpol! E ieri Light ha visto per la prima volta Ryuk… oggi entra in scena L… devo dirlo alle Sasaki, è probabile che non se lo ricordino… o forse sì… o mio dio, e se Light venisse a sapere di “Death Note”? Se mi costringesse a parlare? Se torturasse Egle ed Helen? No, non è il suo metodo; piuttosto L potrebbe fare una cosa del genere… E se il piano non funzionasse, se il detective morisse? Se Kira vincesse, stavolta? A causa nostra? Non me lo perdonerei mai! E poi, le Sasaki non lascerebbero mai che Light diventi il dio di un nuovo mondo, si opporranno con tutta la loro volontà… e se le uccidesse? O dio, se uccidesse me adesso? Se mi sfruttasse grazie al quaderno e poi mi facesse morire? Saremmo tutti fregati! No, non posso andare a casa sua, non posso…
Questa volta a risvegliarla dai pensieri catastrofici fu la voce di Shuyo, ancora una volta preceduta da una sua risata, quando ormai aveva già quasi raggiunto la propria meta e terminato il sacchetto di patatine.
<< Ma voi umani non vi prendete mai una pausa dall’angoscia? >>
La ragazza sospirò, respirando profondamente. In fondo, la Shinigami aveva ragione: si stava preoccupando per niente. Anche se Light avesse voluto scrivere il suo nome sul Death Note, avrebbe dovuto prima scoprirlo. Fino ad allora, non poteva torcerle un capello.
Forse.
 
Giunse infine davanti a casa Yagami verso le due del pomeriggio, bussando immediatamente per entrare e ripararsi dalla neve che aveva appena cominciato a fioccare.
Senza neppure nessuno a chiedere chi fosse a quell’ora così particolare del giorno, la porta si aprì lenta, come se fosse una forza invisibile ed impalpabile a spostarla.
Ma ad averla aperta non era Ryuk né tantomeno Light, bensì la celebre Sayu Yagami, che stava nascosta dietro il battente per non prendere freddo, sporgendo fuori da casa solo la testa.
<< E tu chi sei? >> chiese, con una voce così squillante che tanto andava in contrasto con quella bassa del fratello.
La ragazza non perse tempo, tanto era il freddo che le prendeva il corpo; non era vestita come Misa Amane, ma così le pareva, con quel vento gelido che le penetrava sotto il cappotto.
<< Sono Tsubomi, un’amica di Light. Lui è in casa? >> domandò, sperando che la bambina non le chiudesse la porta in faccia con un secco “non ti conosco e non ti faccio entrare”.
Proprio quando la bambina stava per risponderle, una voce maschile proveniente dall’interno dell’abitazione la chiamò, chiedendole di far entrare l’ospite prima che questo si congelasse.
Con un sorriso, Sayu si fece da parte, chiedendo scusa per non averla fatta entrare prima. Poi corse via su per le scale, chiudendosi in camera.
<< Su, Tsubomi, non stare sulla porta. Entra, non ti mangio mica. >>
Federica alzò lo sguardo sul ragazzo a pochi metri da lei, che le sorrideva obliquamente. Ovviamente era bastata una chiacchierata col suo compagno di corso per scoprire che la reale Tsubomi Mitsuki non aveva visto Light negli ultimi giorni, e dunque per far saltare la sua copertura. Ma era una cosa talmente scontata che la ragazza si meravigliò di se stessa, per quanto era stata stupida a non prendere il Death Note di Ryuk e non farsi più vedere.
Tuttavia, quando i suoi occhi incontrarono quelli color caramello di Light, le fu chiaro il perché di quell’azione scellerata.
Fece un paio di passi avanti, chiudendo poi la porta in faccia alla Shinigami che la seguiva. Sarebbe stato davvero strano, se avesse aspettato che una presenza invisibile entrasse, prima di imprigionarsi da sola in quell’abitazione.
Ma tanto Shuyo sa passare attraverso i muri…
Rispetto alla volta scorsa, quella casa le parve troppo calma e quasi torrida, nonostante fuori la tempesta di neve fosse ormai partita.
<< Devi avere freddo. Vuoi qualcosa di caldo? >> La ragazza annuì pacatamente, ringraziando il proprio ospite.
L’acqua per il tè già bolliva su un fornello, quando entrarono in cucina. Come al solito, Light aveva già previsto tutto.
Il silenzio in quella camera era innaturale, come se qualcuno avesse messo pausa ad un CD dopo mezz’ora di canzoni a tutto volume. Non prometteva bene, e di questo se n’era accorta anche Shuyo, che fissava incerta la porta.
Sarebbe potuta fuggire per andare dalle sorelle Sasaki, ma in questo modo loro avrebbero saputo (o almeno, intuito) quello che stava succedendo, e Federica se la sarebbe dovuta vedere con le sue due migliori amiche. E poi si sarebbe arrabbiata con lei. No, non conveniva.
Il ragazzo si sedette dopo un paio di minuti e mise al centro del tavolo un vassoio con la teiera e due tazzine di porcellana, incitando poi l’ospite a bere per prima.
Il tè poteva certamente essere avvelenato, ragionò la Shinigami, eppure per una qualche strana ragione Federica non se lo fece ripetere due volte. Forse perché Light Yagami non era il tipo da veleni.
Passarono altri minuti di completo silenzio, dopo aver finito la bevanda, in cui l’uno fissava l’altra: lui cercava una breccia nella sua mente, lei una via di fuga da quegli occhi castani.
<< Stai tremando… >> le fece notare il ragazzo, ma lei lo interruppe subito:
<< È il freddo. >> affermò secca, mentre Shuyo, nella sua mente, insisteva con l’ipotesi del veleno.
<< Hai ancora freddo? Vuoi una coperta? >> domandò Light, fingendo preoccupazione.
Light Yagami poteva anche essere un abilissimo oratore e attore, ma Federica Capuano lo conosceva a menadito. Sapeva a memoria tutti i suoi trucchetti, riusciva a decifrare, anche se solo in parte, quella scrittura sconosciuta che era il suo volto.
<< No, grazie. Mi abituerò presto a questa casa. >>
Solo in seguito, Federica si rese conto che quella frase era del tutto insensata. Ma né Shuyo ridacchiò, né il ragazzo davanti a lei glielo fece notare, troppo presi ad analizzare il suo linguaggio del corpo.
<< Non ti fidi di me? >> chiese Light, piegando leggermente di lato la testa. La ragazza non poté fare a meno di rabbrividire.
Indecisa su come rispondere, decise di provare il tutto per tutto, benedicendosi e maledicendosi allo stesso tempo:
<< Tu sai, Yagami. >>
Gli occhi del ragazzo si stinsero quasi impercettibilmente, spezzando in due la sua maschera di cordialità. Ma tanto non gli sarebbe più servita, se le sue ipotesi erano corrette.
Light non ebbe bisogno di fingersi sorpreso e far finta di non capire. Dunque quella ragazzina era davvero come lui.
<< Anche tu sai, a quanto pare. >>
<< So molto più di quanto immagini. >> ribatté lei, ostentandosi a tenere un tono neutro. Si trattava di vita o di morte, di notizie lasciate sfuggire per errore e altre affermate coscientemente. E lei non poteva permettersi di perdere. << Ad esempio, anche se non è molto, so il tuo nome. Tu invece non conosci il mio. >> continuò, e in quelle frasi c’era un’implicita minaccia che Light colse al volo.
<< Cosa vuoi da me? >> chiese, guardandola a testa alta. Alla ragazza venne quasi da piangere, alla vista di quello sguardo così glaciale.
<< Potrei chiederti lo stesso… >> piccola pausa ad effetto, che si era ripromessa di fare nel caso si fosse ritrovata in una situazione del genere. << …assassino. >>
Light non fu affatto sorpreso; ovviamente sapeva che lei sapeva. Ma aveva scavato a fondo nella mente della ragazza per sapere quali erano i suoi punti deboli. Il primo era la troppa sicurezza.
<< Assassino, dici? Cosa ti fa credere che io sia un assassino? Mi credi così brutale? >>
<< Brutale? >> replicò lei. << L’arresto cardiaco è una morte pulita, in pochi non sarebbero in grado di uccidere in questo modo. >>
<< Ma io non sono un assassino. Non potrei dire lo stesso di te, ovviamente. >> farla tentennare, indurla ad essere insicura di sé e a fidarsi di lui. Un piano banale, in fin dei conti, ma in cui Light Yagami potrebbe benissimo riuscire grazie alle sue abilità oratorie. Purtroppo aveva scelto la persona sbagliata per mettersi alla prova, dato che lei non si sarebbe mai fidata di lui.
<< Se c’è una cosa che posso dirti di me è proprio che non sono un’assassina. Tu invece… >>
<< Se non sei un’assassina, allora come fai a sapere come faccia questa persona che si crede un giustiziere ad uccidere? >> la interruppe lui, alzandosi e mettendo nel lavandino il vassoio con le tazze. Sembrava un vero uomo di casa, ma ovviamente non lo era.
Federica stava per rispondere, quando si rese conto che, in qualunque modo avesse risposto, sarebbe stata nel torto: se avesse ammesso di conoscere il modo in cui Kira uccideva, allora Light avrebbe potuto accusarla di essere l’assassino seriale e insistere perché lei provasse il contrario (e lei avrebbe dovuto tirare fuori il quaderno); nel caso contrario, Light avrebbe affermato che allora lei non poteva accusarlo di essere Kira, pertanto che non aveva prove.
E lei era proprio delle prove che aveva bisogno.
<< Non ho scritto alcun nome sul quaderno, se mi stai chiedendo questo. >> si meravigliò della propria schiettezza. << A differenza tua. >>
Light passò alla seconda cosa che aveva letto nell’anima della ragazza che aveva davanti, mentre tornava a sedersi al tavolo, sporgendosi verso di lei.
<< Mi stai dicendo non hai mai sentito il bisogno di farlo? >>
Una sola frase bastò a farla esitare.
<< No… >> sussurrò, ma era un sussurro quasi impercettibile, incerto, rotto.
Light, dentro di sé, sorrise trionfante.
<< Io lo so che tu la pensi come me. >> continuò il ragazzo, prendendole le mani nelle sue.
Shuyo esitò ancora prima di andarsene; voleva vedere come finiva la faccenda. Sembrava una scena parecchio… interessante, ecco. Eppure c’era qualcos’altro a spingerla a restare, un qualcosa in fondo al petto che non riusciva a classificare.
Federica scosse la testa rapidamente, chiudendo con forza gli occhi. Non doveva lasciarsi travolgere dai suoi sentimenti, o la missione era già fallita in partenza.
Doveva trovare un modo per salire nella camera del ragazzo, prendere il suo quaderno e poi bruciarlo. Le vennero in mente diverse possibilità di riuscita del piano, ma nessuna era attuabile. E le parole di Light erano così veritiere…
<< Non devi essere spaventata dal tuo potere, è una cosa positiva. Se quello Shinigami ha scelto te, un motivo ci deve pur essere, no? >>
Federica impallidì: certo, un modo per vincere quella guerra c’era, ma… sarebbe stato come collaborare con Kira…
<< In questo mondo c’è una sporcizia che neppure immagini, dei veri e propri rifiuti umani: assassini, ladri, stupratori e via dicendo. Tutto quello che questo “assassino” fa è ripulire il mondo da tutto ciò, anche a costo di dannarsi per sempre. >>
Lentamente, la ragazza aprì gli occhi e fissò il proprio sguardo in quello di Light, a pochi centimetri dal suo volto. Non si era accorta di quanto le fosse vicina, e sgranò gli occhi sorpresa.
<< Ti è stato dato questo potere per un motivo, e lo sai bene. Sai anche bene quanto me che sono nel giusto. >> le si avvicinò ancora di più al volto, ma lei non fu tentata di ritrarsi.
Dentro Shuyo, qualcosa si stava lentamente disfacendo, anche se agli occhi di Ryuk, appena entrato nella cucina, apparve sorridente come sempre.
Una delle mani di Light –di Kira– salì lenta lungo una delle braccia di Federica, attorcigliandosi poi tra le dita una sua ciocca di capelli.
Lei arrossì vistosamente. No, non andava bene, si stava lasciando trarre in errore dalle proprie emozioni. Eppure quei tratti così dolci, quasi femminei di colui che aveva davanti… quel ragazzo non poteva essere davvero Kira, era troppo innocente per esserlo.
Le labbra di Light le sfiorarono una guancia, facendola sussultare. Come al solito, con le donne era tutto estremamente facile, poteva quasi sentire il suo battito cardiaco accelerare per l’eccitazione. Gli venne alla mente una frase ad effetto che avrebbe fatto al caso suo.
<< Creerò un mondo giusto, retto, un mondo per gente come noi. Unisciti a me, sii la mia dea. Mia, e del nostro nuovo mondo. >>














Angolino autrice.

Tenendo conto del fatto che Light non è esattamente tra i miei personaggi preferiti, per scrivere questo capitolo ci ho messo un secolo. Però non potevo resistere alla tentazione di pubblicarlo il giorno del compleanno di Kira XD
Come al solito, spero che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio per aver letto fino a qui.
Al prossimo aggiornamento,

DarkLight.

 
   
 
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