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Autore: janeharveyberrick    01/03/2015    2 recensioni
Un dolce racconto tratto dalla luna di miele di Ana e Christian. Buona lettura!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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“Mia moglie prende un tè, possibilmente Twinings English breakfast, con la bustina a parte. Io prendo un caffè macchiato con latte scremato, per favore.”

Christian è autoritario come al solito.

“Oh, se fossi in te non lo farei, tesoro,” risponde la cameriera in tono cordiale. “Il caffè qui è una vera schifezza. Io prenderei una tazza di tè, visto che siamo in una sala da tè.”

Secondo la nostra guida da viaggio, la sala da tè di Betty, ad Harrogate, è un posto pittoresco da non perdere se si visita il nord dell'Inghilterra. Dei cestini pieni di fiori appesi al muro ci hanno spinti a entrare in questo piccolo gioiello impregnato di tradizione locale. L'arredamento è in scuro legno massiccio, i tavolini sono piccoli, stretti e ricoperti da tovaglie bianche inamidate. Ogni tavolo e dotato, inoltre, di una pinza da zucchero d'argento.

Abbiamo trascorso una mattinata stupenda visitando la canonica di Haworth, dove le sorelle Brontë scrissero i libri che cambiarono il destino della letteratura inglese: tutta quella passione, tutto quell'amore tormentato. Non avrei mai immaginato di visitare questi posti, ma Christian ha pensato a tutto, ovviamente. Questa è la luna di miele dei sogni. Da Londra siamo partiti alla volta di Stonehenge, dove Tess dei d'Urbeville si riappacificò con Angel prima di essere giustiziata. Ora siamo nello Yorkshire e abbiamo visto i paesaggi che ispirarono ‘Cime Tempestose’, ‘Jane Eyre’ e ‘Il segreto della signora in nero’.

“Sul menù c'è scritto che servite anche del caffè.” Christian è divertito, ma anche un po' irritato nei confronti della nostra cameriera, una donna piccola, rassicurante e di un'età indefinita. Potrebbe avere benissimo 50 anni come 70.

“Sì, serviamo anche del caffè, cucciolo,” risponde sorridendo gentilmente a Christian, “ma è una brodaglia imbevibile. Perché non fai come la tua giovane sposa e non ti prendi una buona tazza di tè?”

Non riesco a trattenermi.

“Come sa che ci siamo appena sposati?”

“Oh, che Dio vi benedica! Ce l'avete scritto in faccia! E il modo in cui tuo marito ha detto ‘mia moglie’ esprime un tale orgoglio...mi viene quasi un nodo in gola a vedervi insieme.”

Sorrido a Christian. Amo questo posto. È così...inglese! So che questa donna, con un po' di incoraggiamento, inizierà a raccontarci la storia della sua vita. E non sto più nella pelle – adoro le storie. Suppongo che sia questo uno dei motivi per cui mi piace così tanto lavorare nell'editoria. Christian coglie il mio sguardo e sul suo viso compare un'espressione divertita. Sembra tollerare il mio interrogatorio ma ho il sospetto che senta il forte bisogno di bere qualcosa.

“La ringrazio. E ha ragione. Ci siamo appena sposati, siamo in luna di miele.”

“Siete americani, giusto? Qui arrivano molti americani. Siete venuti a visitare la canonica di Haworth?”

“Sì, sono una grande fan delle sorelle Brontë.”

“Amore, ovvio che tu lo sia. Lo sono tutte le giovani donne: cuori scalpitanti e passioni selvagge. Anche a me piacciono i romanzi d'amore, ma le eroine delle Brontë sono personaggi un po' troppo cupi, per i miei gusti. Non mi stupisce, visto la vita che le sorelle Brontë hanno condotto; sperdute in mezzo alla brughiera a impazzire lentamente, sole in balìa dei loro pensieri e della loro oscurità.”

Christian è incuriosito. “Cosa intende? Non ho mai letto di casi di follia in quella famiglia.”

“No, e non troverai mai alcun accenno nei libri,” afferma la loquace cameriera. “Ovviamente si tratta di una mia teoria. Ho vissuto a lungo nella brughiera e posso assicurare che è un posto strano e selvaggio, soprattutto in inverno. Questa landa desolata sembra influenzare il carattere di certe persone, che semplicemente non accettano la solitudine e l'abbandono che comporta una vita in questi posti. E secondo la mia modesta opinione, quelle ragazze erano confuse – con qualche tarlo in testa, per intenderci. Altrimenti a chi verrebbe mai in mente di descrivere quelle scene raccapriccianti?” La donna rabbrividisce e si stringe il cardigan intorno al petto. “No, è palese che ci fosse dell'oscurità in quella famiglia.”

“Lo pensa davvero?” Christian è sempre più attratto dalla storia.

“Certo che sì, che Dio ti abbia in gloria! Basti pensare a Branwell, l'unico figlio sopravvissuto. Era un ragazzo molto talentuoso, un poeta e un pittore. Ma era anche un gran bevitore, con una dipendenza da laudano. Un'altra nota negativa che va ad aggiungersi al lato oscuro di questa famiglia. Poi ci fu la relazione con quella donna sposata; perlomeno questo era ciò che si vociferava all'epoca. La liaison con Mrs Robinson gli costò caro.”

“Mrs Robinson!” lancio un'occhiata a Mr Cinquanta Sfumature. “Sta scherzando?”

“No, amore, Lydia Robinson. Era la moglie del suo capo. Branwell faceva da tutore al figlio del reverendo Robison: una donna più vecchia e un uomo più giovane a stretto contatto per così tanto tempo – un disastro assicurato.”

Christian mi fa l'occhiolino.

“Ma credo fu ben altro a condurlo alla morte.”

“E cioè?” chiede Christian a bassa voce, piegandosi in avanti in attesa di sentire la risposta.

“Be', è difficile crescere in una famiglia perfetta quando non sei perfetto, no?”

Ci fissiamo a vicenda, scioccati dalle parole usate dalla donna.

“No, suppongo di no,” risponde piano Christian. Lo guardo ma lui è totalmente rapito dal racconto della cameriera.

“Le sorelle erano ragazze piene di talento, tutti si aspettavano che anche lui seguisse le loro orme, diventando una stella nel firmamento letterario. Al ragazzo fu dato il meglio di tutto, a partire da un'ottima educazione. Tutti nutrivano enormi speranze nei suoi confronti. Chi riuscirebbe a sopravvivere a tali aspettative? Nella sua anima, man mano che la luce della speranza si affievoliva, crebbe il buio della disperazione. L'unico lavoro che riuscì a ottenere fu quello di impiegato alla stazione: perdeva un lavoro dopo l'altro. In seguito allo scandalo di Mrs Robinson, non venne mai più assunto come tutore. Ogni volta tornava a casa a leccarsi le ferite, ma la sua disperazione stava crescendo a dismisura. Le opere delle sorelle erano state tutte pubblicate, Charlotte non aveva tempo per lui. E anche il padre - il centro di quella famiglia rigida e austera - provava pena ad alleviare le sofferenze di quel figlio così disgraziato. Credo che il reverendo sapesse bene cosa voleva dire avere il cuore infranto, visto che anch'egli aveva perso l'adorata moglie, la madre dei suoi figli.” La donna sospira. “Si accorsero tutti troppo tardi che Branwell stava morendo di tubercolosi. Si spense come la fiamma di una candela. E quando la sua luce se ne andò, l'oscurità inghiottì tutti quanti.”

La donna venne percorsa da un brivido. “Oh, mi viene la pelle d'oca a pensarci. Ora, dimmi cosa ti posso portare, bocciolo di rosa.” chiede a Christian. “Vorresti provare i miei pasticcini? Ci sono ai frutti di bosco o semplici. O forse potresti assaggiare il dolce locale, la nostra specialità.”

Christian scuote la testa. Siamo entrambi divertiti dal cambio di rotta della donna. E credo che nessuno prima d'ora abbia mai chiamato Christian ‘bocciolo di rosa’. “No, grazie.”

“Oh, insisto,” risponde fermamente. “Un giovanotto grande e grosso come te avrà degli appetiti da soddisfare.” La cameriera mi fa l'occhiolino. “Forse, caro, posso tentarti con una bella fetta di focaccia dolce con marmellata di fragole fatta in casa?”

Christian cede, sapevo che l'avrebbe fatto. Optiamo entrambi per la focaccia dolce con marmellata di fragole, anche se a dire il vero sembra più gelatina. Christian desiste e prende una tazza di Earl Grey con limone, direi una marca appropriata. La nostra cameriera si acciglia: non credo che approvi il fatto che non mettiamo il latte nel tè. Ma siccome siamo americani, tollera di buon animo questa stranezza.

La donna ritorna con un grande vassoio stretto tra le mani, sul quale ha disposto due minuscole teiere, dotate ciascuna di un proprio colino, tazze e piattini, appoggiati su centrini bianchi fatti a mano, due porzioni di dolce, due ciotoline grandi quanto un uovo, con dentro la marmellata di fragole, e due cucchiaini di argento.

“Ecco a voi, miei cari,” dice appoggiando l'enorme vassoio sul nostro tavolo. “Al pomeriggio non c'è niente di meglio che un buon tè per fortificare lo spirito.”

La cameriera sorride di nuovo e marcia spedita, pronta per andare a servire un altro tavolo.

“Donna interessante,” dico a Christian.

“Sei tu,” mi sorride lui. “Tu riesci a cavar fuori le informazioni dalle persone stregandole, Mrs Grey. Proprio come hai fatto con me. Ma hai ragione, non sapevo nulla di Branwell Brontë.” Si acciglia, posso immaginare a cosa stia pensando, ma non permetterò allo spettro di Mrs Robinson di frapporsi nuovamente tra di noi. È storia passata, per quanto mi riguarda.

“Avrei potuto fare la stessa fine di Branwell,” prosegue pensieroso, “avrei potuto essere inghiottito dall'oscurità.”

“No, Christian,” rispondo dolcemente, prendendo la sua mano e tenendola forte.

Si stringe nelle spalle. “Ma tu mi hai condotto nella luce.” Solleva la mia mano e mi bacia le nocche.

“E poi tu mi hai sposato, Mr Grey,” esclamo cercando di risollevargli l'umore.

“Anche tu, Mrs Grey. Mi piace essere sposato con te.”

“Quanto ti piace?” chiedo sollevando un sopracciglio.

“Te lo farò vedere più tardi, quando saremo soli,” risponde con una luce strana negli occhi. Il suo sguardo e le sue parole sono carichi di promesse e i miei muscoli si contraggono deliziosamente.

Christian lascia andare la mia mano e mi concede un sorriso lascivo. Iniziamo a farci strada nel nostro spuntino pomeridiano.

Quando abbiamo finito e siamo pronti per rituffarci nell'aria umida del grigio pomeriggio inglese, Christian lascia sul tavolo un paio di banconote rosse da venti sterline.

Usciamo e passeggiamo lungo la strada ciottolata, ma all'improvviso siamo richiamati da una voce famigliare.

“Scusatemi, miei cari!”

La cameriera ci sta rincorrendo, accaldata e senza fiato. Agita verso di noi le banconote da venti sterline.

“Vi sono cadute queste,” ansima.

Christian nasconde un sorriso. “La sua mancia,” risponde gentilmente.

La donna lo guarda a bocca aperta. Sembra ancora più piccola accanto a Mr Cinquanta Sfumature. Lo osserva perplessa.

“Quaranta sterline? Una mancia di quaranta sterline! No, mio caro, è troppo!”

Christian piega la testa di lato. “Lo consideri un ringraziamento, per averci intrattenuto con una storia così interessante.”

La donna scuote la testa con enfasi. “No, non posso accettare questi soldi.” Poi si ferma e vediamo che un pensiero si fa strada nella sua mente. “Be', forse potrei donarli in beneficenza, bocciolo di rosa.”

“Certo,” risponde Christian, salutandola con gratitudine.

“Vi ringrazio, miei cari,” dice, tutta contenta. “Donerò il denaro alla NSPCC.”

“Di che ente benefico si tratta?” chiedo per curiosità.

“Oh, è l'associazione nazionale per la prevenzione degli abusi sui bambini.” Mi fa un sorriso a trentadue denti. “Arrivederci, dolcezza!”

“Ottima scelta,” dico piano, alzando gli occhi verso Christian.

La donna ci saluta con la mano e torna nel locale a passo spedito.

Christian mi sorride. “Andiamo, dolcezza,” esclama.

“Okay, bocciolo di rosa,” ridacchio.

Solleva un sopracciglio. “Buon Dio, sei una donna impegnativa, Mrs Grey.”

“Lo so, Mr Grey. Cosa possiamo farci?”

“Ho in mente qualcosa, Mrs Grey.”

“Non vedo l'ora, Mr Grey.”

Si abbassa e mi bacia dolcemente.

   
 
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