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Autore: louisvoice_88    01/03/2015    3 recensioni
4 ragazze, un solo sogno... quello di andare a vivere nella magnifica Londra!! Ludo, Reby, Feddy ed io in questa città piena di sorprese incontreremo 5 ragazzi e... il resto lo lasciamo alla storia!!
Firmato
Ludo, Reby, Feddy e Marty
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Niall
< Si, lo so! > Gli risposi di getto, senza nemmeno fargli concludere la frase… < Ma stiamo parlando di Jessica Hall! > Esclamai poi, stendendo la tovaglia sul tavolo della cucina. Tutti gli altri dormivano in camera mia, però io e Louis ci siamo alzati un po’ prima perché… perché prima o poi avremmo dovuto parlare di tutto questo.
< E quindi?! Lo sai anche tu che non provo nessun interesse per lei! > Ribatté lui, ed a quel punto mi schiaffai una mano sulla fronte, dirigendomi poi a prendere i bicchieri dalla lavastoviglie. Non dissi una parola. < Non è che non parlando migliori la situazione, Niall. Che c’è? > Chiese, mentre si avvicinò a me per prendere le posate e i tovaglioli dal cassetto.
< Che te la sei fatta. > Conclusi io, senza dare un preciso tono alla mia voce. Sospirò, in maniera molto evidente.
< Si, me la sono fatta. Ma ero ubriaco, fumato… e in più in una discoteca! Come puoi pretendere che avrei provato a fermarla, in quello stato?! > Ripeté, per la centesima volta. E per la centesima volta gli diedi la stessa identica risposta.
< Io non pretendo proprio niente! > Cercai di rimanere calmo e di tenere un tono di voce basso. Sia perché non volevo svegliare gli altri, che perché di litigare per una stupidaggine del genere non mi andava proprio. < Però è stata la tua prima volta… > Dissi infine, sistemando anche i piatti in tavola. Dato che era tutto pronto, lo invitai a sedersi sulla poltrona davanti a me, che invece sarei stato sul divano.
< Ma non potevo saperlo! > Controbatté nuovamente, così decisi che da ora in poi sarebbe stato un botta-e-risposta.
< Avresti dovuto stare attento! >
< Attento a cosa? >
< A bere, no?! >
< Come se avessi potuto, o voluto… >
< E allora lo vedi che è colpa tua?! >
< No che non lo è! >
< Hai ragione, è colpa anche di Harry che non ti ha fermato! >
< Non era lì, in quel momento! >
< E allora è colpa tua! >
< La vuoi piantare?! >
< Siete mai andati oltre al bacio? > Chiesi, cambiando di nuovo argomento e riferendomi a lui e Marty, arrivando finalmente al punto a cui sarei voluto arrivare. È quello il filo che collega tutto, alla fine.
< No… > Sussurrò debolmente, come in segno di resa. Abbassò lo sguardo, e riconobbi questo gesto come potrei riconoscerne altri cento.
Quando mente, Louis ha sempre l’abitudine di cambiare tono di voce, e poi di abbassare lo sguardo… lo fa sempre, lo ha sempre fatto, però è solo da un paio di anni che me ne sono accorto. È come se si vergognasse di aver detto una bugia, però fosse costretto a dirla. E questo non è uno di quei casi… è bello che si manifestino a vicenda il loro amore. Però, se Jessica entra in gioco, allora deve vergognarsi eccome di mentire.
< Ti conosco, Louis… > Sussurrai, appoggiandogli delicatamente una mano sulla spalla. Mi guardò negli occhi, per qualche manciata di secondi, e poi annuì lievemente.
< Siamo andati oltre il bacio. > Ammise infine, e feci quasi fatica ad udirlo per il tono di voce basso e sussurrato che aveva. Annuii anche io, poi però mi resi conto di quello che potevano aver fatto e sobbalzai.
< È un mese e mezzo che state insieme, non avrete mica… > Mossi le mani in modo che la frase si terminasse da sola, facendo fare a Louis un piccolo sorriso. Il suo sguardo divenne innocente, come se il peggio fosse passato e ora non avesse più vergogna di me. In teoria non dovrebbe averne mai, perché sa che io per lui ci sarò sempre, però in questo caso le cose importanti sono altre.
< No, no… > Rise sottovoce, magari ricordando quel momento. Piegai la testa di lato, e ci girammo uno verso l’altro con le gambe incrociate. < E poi sono due… > Sussurrò.
< Racconta tutto a zio Horan. > Il mio sorriso malizioso gli fece capire che stessi scherzando in realtà, così si rilassò ed iniziò un breve racconto.
< Allora… è stato prima di venire qui da te. Eravamo in casa soli e così siamo andati di sopra sul letto di camera sua e- > Prese a muovere le mani, in segno che non sapesse come andare avanti. Gli sorrisi, cercando di non mettergli pressioni. < -e poi abbiamo iniziato a baciarci, sempre più passionalmente… ad un certo punto capii che volesse davvero fare sul serio, ma ho lasciato fare tutto a lei. Così si è messa a cavalcioni su di me e si è tolta la maglietta e -cazzo- era stupenda. > Immaginai anche io la scena, ridendo sottovoce.
< E dopo? > Chiesi. Mi fece segno di non mettergli fretta, ma dopo pochi secondi iniziò nuovamente a raccontare.
< E dopo… dopo ci siamo baciati di nuovo, con lei seduta a cavalcioni sopra di me e io completamente impotente, con la coppa del suo reggiseno stretta in una mano e l’altra che dalla nuca spingeva il viso contro il mio. > Fece una piccola pausa. < E poi non so. Forse ha sentito che… che insomma ero… nel senso che- > Lo interruppi, altrimenti non saremmo più andati avanti.
< Si, eri eccitato. > Sorrisi stringendo la lingua tra i denti, felice per averlo fatto diventare rosso come un pomodoro. Annuì.
< Esatto. E per un secondo era come bloccata, perché non eravamo mai arrivati a quel punto e probabilmente non sapeva cosa fare… e sono anche riuscito a vedere un secondo di panico nei suoi occhi. > Sospirò, soddisfatto del suo racconto. < Ma poi ha ribaltato completamente la situazione. Si è chinata sopra di me e poi ha passato il limite. Ha spinto la mano oltre l’elastico dei boxer e -dio- la sua voce provocante sussurrava cose che non mi sarei mai aspettato da lei. > Si fermò di nuovo per riflettere, mentre io mi preparai perché dopo il suo affascinante racconto saremmo dovuti tornare all’argomento “Jessica”. < Per esempio, quando la mano iniziava a prendere velocità io ho sussurrato un gemito con il labbro stretto fra i denti. Lei ha sorriso e ha detto “Mi piace… fallo di nuovo…” con un tono così intrigante e sensuale… e poi sono arrivato al culmine. Capisci?! Mi ha letteralmente fatto impazzire! > Concluse, con un tono totalmente eccitato, sospirando.
< Immagino che lei sia felice ora… > Affermai io. Annuì di tutta risposta, e questo fu esattamente il gesto che mi aspettavo.
< Beh, credo proprio di si! > Esclamò, sorridendo maliziosamente. < Anche perché le ho detto che ricambierò questo favore… > Sbarrai gli occhi, scatenando una sua risatina sommessa. Ecco perché ha sempre sostenuto che Jessica non avrebbe portato danni: perché tra lui e Marty non c’è più un legame fatto solo di baci e dolci parole. No, loro sono andati oltre. Sono una coppia vera.
< È per questo che… > Ci riflettei ancora, lasciando sottintendere la frase. Annuì soddisfatto.
Notai una strana luce nei suoi occhi pieni di fierezza, e rimasi ad osservarlo. Stava maturando, era oramai evidente, e lo si capiva da molte piccole cose: da come affrontava certi argomenti, dal vocabolario che usava… ma soprattutto dal fatto che ora ha una ragazza. La ama, più di ogni altra cosa, e lo si potrebbe vedere da lontano un miglio. Farebbe di tutto per lei, ed ora sono anche più legati, da quando è avvenuto qual gesto di grandissima intimità fra loro. Li ha in qualche modo uniti, triplicando l’amore che li tiene assieme.
< E quindi per te è stato molto più che un gesto, fatto esclusivamente per una grande attrazione fisica. > Dissi io. Inizialmente si limitò a scuotere la testa e poi mi sorrise, rispondendo.
< Quel gesto significa che si fida di me, che non ha paura che la tradirò o che andrò con un’altra… ed era quello che stavo cercando di far capire anche a te! > Ricambiai il sorriso, e scossi leggermente la testa anche io, capendolo a fondo.
< E Jessica? > Chiesi nuovamente, stuzzicandolo un pochino.
< Può anche andare a farsi fottere, Jessica. > Affermò, in tono duro. Detto questo si alzò e tornò poco dopo con un bicchiere di succo d’arancia ed una rosa, che sistemò al posto di Marty, sorridendo in modo raggiante. < Oggi sono due mesi. > Lo abbracciai, intenerito.
< Auguri allora! > Esclamai, stringendolo forte e stampandogli un bacio sulla guancia. Ricambiò tutto, guardando poi l’orologio. Segnava le dieci e mezzo, e trovai molto strano che dormissero ancora tutti.
< Andiamo di sopra a vedere come sono messi? > Chiese, facendo spuntare un ghigno malizioso sui nostri visi.
 
 
Anish
Decisi che avrei passato la serata con il caro e vecchio Liam, perché i miei genitori erano partiti per Cardiff, per motivi di lavoro. La prima cosa che mi avevano chiesto era se volessi andare con loro, ma mi sono categoricamente rifiutata, per due motivi principali: prima di tutto non se ne parla di stare lontana da tutti i miei amici, anche per soli cinque giorni, e poi Natale è alle porte! Devo ancora comprare tutti i regali e addobbare casa… per cui no!
Decisi che per cena avrei ordinato il sushi, perché sia io che Liam ne andiamo matti, e poi mi misi ad aspettare impazientemente, facendo scorrere le notifiche sul mio iPhone.
Dopo quasi un quarto d’ora il campanello suonò. Corsi davanti allo specchio, mi diedi un’ultima sistemata e poi andai ad aprire, con un sorriso disumano stampato in faccia. Si allargò ancora di più, quando vidi che fuori ad aspettarmi c’era proprio Liam. Con un bottone aprii il cancello automatico, ed entrambi ci mettemmo a correre l’uno verso l’altra.
Qualche istante dopo eravamo stretti l’uno all’altra, ma non era affatto uno di quegli abbracci che dura al massino tre secondi. No, era uno di quegli abbracci dati da chi è più alto di te, con le spalle larghe e le braccia muscolose, uno di quelli che ti fanno sentire al sicuro da qualsiasi cosa al mondo. Mi sentii protetta, tra quelle braccia.
< Mi sei mancato… > Sussurrai, con la testa appoggiata alla sua spalla. Sorrise, stampandomi un enorme bacio sulla guancia.
< Anche tu, non sai quanto… > Stavolta fui io a sorridere, invitandolo in casa ed aspettando il tizio del sushi. Lo feci sedere al tavolo, apparecchiato a regola d’arte e con persino un vaso con dei fiori al centro. Dopo quasi mezz’ora arrivò tutto il cibo che avevo ordinato, con una salsa in omaggio per scusarsi del ritardo… pagai, senza discutere del prezzo, e poi tornammo dentro a mangiare.
< Allora? Che racconti? > Mi chiese lui, prendendo una forchettata del pesce crudo più buono di tutta Londra. Sorrisi, aggiungendo un po’ di salsa al mio.
< Beh… i miei sono partiti per Cardiff, per questioni di lavoro… e saranno di ritorno fra tre giorni. > Contai sulle dita, per essere sicura di quello che avevo appena detto. < No, quattro. > Mi corressi.
< Dai, almeno passerete insieme il Natale! > Esclamò. Ricambiò il sorriso, poi mi passò molto gentilmente il pane, su mia richiesta.
< Esatto… > Lasciai la frase a metà e poi, come di abitudine, cambiai argomento. < Tu hai già comprato i regali? > Gli chiesi, prendendo un boccone della porzione che mi ero trasferita nel piatto.
< Uhm… > Mi lasciò sottintendere, ridendo e arrossendo leggermente sulle guance. Lo trovai dolcissimo. < Beh, ancora no. Però abbiamo una settimana di tempo! E tu? > Ricambiò la domanda. In quel momento però entrambi allungammo la mano verso la bottiglia di acqua frizzante che era al centro del tavolo, e nello stesso momento la afferrammo. La mia mano finì per posarsi sopra la sua, e rabbrividii a quel contatto. Senza staccarci ci guardammo negli occhi, imporporandoci gli zigomi a vicenda. Poi lui sorrise, ancora un po’ imbarazzato. < Faccio io… > Concluse infine, cambiando tono di voce. Gli sorrisi, ringraziandolo e facendo finta di controllare le mie unghie, mentre versava l’acqua anche nel mio bicchiere.
< Io comunque dovrei andare questa settimana, perché vorrei farlo mentre i miei sono via, così posso comprarlo anche a loro senza che mi scoprano! > Feci una piccola risatina, per poi tornare a mangiare. Annuì, e seguì poi uno dei soliti momenti -tanto imbarazzanti- nei quali nessuno dei due sa cosa dire. Decisi di rompere il silenzio, perché rischiavo di diventare davvero ridicola nel mangiare, sapendo di essere osservata da lui. < E Harry? È tornato? > Rifletté per un istante prima di rispondere, segno che avremmo avuto da parlare per un bel po’! sospirai, tranquillizzandomi interiormente.
< Si, e sembra che sia finalmente tutto a posto… perché ieri sera Niall ha dato una festa per il ritorno di Harry, e ha invitato anche tutti noi. Non eravamo messi nel migliore dei rapporti con lui, anche se avevamo già parlato all’aeroporto… e poi chiaramente Marty e Niall sono stati legati a lui anche durante il litigio, per cui era ovvio che all’inizio preferisse parlare con loro. Ma poi verso la metà della serata il clima si è sciolto e abbiamo iniziato a ridere e scherzare tutti e -ti rendi conto?- mi è pure sembrato di vedere il gruppo unito di qualche mese fa! > Prese un sospiro, ed io sorrisi, contenta di ascoltarlo. < E poi verso le due di notte stavamo giocando a obbligo o verità che, lo ammetto, è un gioco stupido e infantile, però mi diverto e rido ancora un sacco! Dicevo che era il turno di Harry, ed avrebbe dovuto dire che cosa avrebbe voluto far fare a Louis se fossero stati soli chiusi in una stanza. Tutti chiaramente ci siamo messi a pensare a cose non molto fini… però Harry ha detto che gli avrebbe detto di tornare il suo migliore- ehy, ma ti sto annoiando? > Chiese, all’improvviso. Forse si accorse che lo stavo guardando incantata, così cercai di ricompormi.
< Ma figurati! > Esclamai, sbattendo una mano sulla fronte. < Anzi, mi piace sentirti parlare… > Conclusi, sorridendo e mettendo in mostre le mie fossette. Che odio. Non so nemmeno come facciano a fare tutto questo furore, perché non le sopporto e non mi stanno nemmeno bene! Mi allargano il sorriso, che già è largo di suo, e in più sono proprio al centro delle guance e sono profondissime. Veramente non capisco queste ragazze che le vogliono a tutti i costi.
< No, è perché ti ho vista incantata… > Sorrise, e stavolta io arrossii come un pomodoro. Per fortuna questo momento fu interrotto, dagli squilli improvvisi del mio cellulare. Mi stupii però, perché era una chiamata di mamma.
< Liam, vado a rispondere, è mia mamma… > Annuì, mentre io mi alzai dal tavolo e mi recai lontano. Non volevo che mi si sentisse parlare al telefono, e poi risposi, anche se mi stavo sentendo un po’ osservata.
< Mamma? > Dissi io. Dall’altro capo del telefono si sentì un grande trambusto, e feci quasi fatica a distinguere la sua voce. < Mamma, non ti sento… > Parlai un po’ più forte, immaginando che nemmeno lei potesse sentire me. Finalmente tutto il caos si smorzò.
< Tesoro, come stai? > Mi chiese, in un tono un po’ troppo teso per i miei gusti.
< Io bene… sto cenando con Liam. Piuttosto voi? > Fu la mia risposta. Probabilmente capirono che fossi ansiosa di scoprire il motivo di questa chiamata.
< Tesoro, stiamo chiamando per dirti che non riusciremo a tornare a casa prima di Natale… > Sbarrai gli occhi. < Ci sono stati grandi problemi qui, e la riunione è stata spostata a settimana prossima… capisci che non possiamo tornare a Londra per poi ripartire, vero? > Chiese, con la sua voce mielosa e decisamente troppo dolce. Annuii, anche se non poteva vedermi dall’altro capo del telefono.
< Si, okay… > Sussurrai debolmente, per poi sospirare.
< Ci dispiace tantissimo tesoro, però non ci sei rimasta male? > Chiese, con un tono che mi sapeva tanto di presa in giro. Scossi la testa.
< No mamma, è solo che mi suona strano. > Dissi io, con voce atona. Ridacchiò dall’altro capo. Quanto la odiai in quel momento.
< Ci vediamo al ritorno! > Non mi lasciò nemmeno il tempo di salutarla che riattaccò. Sbattei il cellulare sul tavolo, dirigendomi a passo svelto da Liam, che trovai davanti a me appena chiusi la porta. Sobbalzai.
< È successo qualcosa? > Mi domandò, molto serio in volto, appena prima di dedicarmi uno dei suoi migliori abbracci. Annuii, dopo mi nascosi il volto fra le mani.
< I miei hanno avuto un “incidente” e non tornano per Natale. E mia mamma rideva, al telefono. Ma che vadano a farsi fottere. > Dissi, senza dare un tono alla mia voce. Poi circondai il suo volto con le braccia, e gli stampai un bacio sulla guancia.
< Oh… > Riuscì a dire. Mi prese la mano. < Mi dispiace che tutti i tuoi piani per i regali e per la sorpresa del fargli trovare la casa addobbata siano andati in fumo, ci tenevi così tanto… > Sussurrò, poi mi diede un bacio sulla fronte che mi fece sentire subito meglio.
< Già… > Sussurrai a mia volta, mentre ci accomodavamo sul divano.
< Aspetta, so io cosa potrebbe farti star meglio! > Esclamò lui, scattando in piedi e correndo a prendere i nostri giubbotti. < Vieni con me, ti porto in un posto speciale… > Lasciò le parole sospese nell’aria, mentre mi aiutava a sistemarmi i vestiti. Poco dopo fummo fuori di casa.
Fu anche abbastanza strano, soprattutto perché per tutto il trascorrere della serata la mia attenzione è stata sempre e solo su di lui. Il mio cervello si rilassava ad ascoltare la sua voce, dal tono così basso e allo stesso tempo dolcissimo… e la mia mente fu come più leggera, subito dopo che la sua mano si strinse alla mia e le sue labbra si posarono sulla mia fronte, ancora una volta, e avrei voluto che ce ne fossero state almeno altre cento.
 
Ludo
Quella sera decidemmo che saremmo usciti tutti in discoteca, per festeggiare il mesiversario dei due sposini e anche il ritorno di Harry. E sinceramente io ci andavo per passare del tempo con lui… all’inizio della festa di Niall lui parlava praticamente solo con, appunto, Niall e Marty. Poi, quando Reby faceva le sue battute e il clima era molto più disteso e rilassato, ha iniziato a chiacchierare con tutti del più e del meno e, in meno di un quarto d’ora, eravamo quella grande famiglia di un tempo.
< Ti sta bene quel vestito, Ludo! > Esclamò proprio lui, mentre mi sedevo sullo sgabello del bar, tornando dalla pista con le altre ragazze. Marty abbracciò il suo Louis, che oramai era molto più che un fidanzato per lei… e sono molto felice che il loro amore sia così forte.
< Grazie… > Arrossii leggermente, stampandogli un bel bacio sulla guancia. Effettivamente l’obbiettivo del mio vestito nero era proprio quello di ricevere i suoi complimenti, e quindi potei definire compiuta la mia missione.
< Mi dispiace che Liam non possa venire qui con noi… > Disse Zay, che teneva Feddy stretta per la vita. Anche loro sono molto affiatati, lo devo ammettere!
< Si, hai ragione, lui è sempre una magnifica presenza: sa portare tanta allegria e buon umore in ogni occasione! > Esclamò Reby in risposta, che teneva per mano Niall. Lo ammetto, tira aria d’amore!  Mi girai verso Harry, esattamente nello stesso momento in cui lui si voltò verso di me… così abbassai subito lo sguardo, imbarazzata.
< Ehm… che facciamo? Prendiamo qualcosa? > Domandò Harry. Sospirai di piacere, appena la sua voce rauca invase le mie orecchie. Avvicinò la testa alla mia, la sua bocca al mio orecchio. < Devo farti provare qualcosa… > Sussurrò, così annuii e gli sorrisi.
< Per me va bene… > Gli risposi io, con lo stesso tono intrigante e misterioso che aveva avuto lui con me. Sorrise, agganciando il mio fianco.
Il barista arrivò poco dopo, così ordinammo qualche drink neanche tanto alcolico… io ed Harry prendemmo questo “Sex on the Beach”, che mi ispirava tantissimo dal nome. Aspettammo dieci buoni minuti, poi ognuno prese la sua bibita e tornammo al nostro tavolo.
< È un po’ forte, ma sono sicuro che ti piacerà… > Sussurrò ancora, con la bocca premuta contro il mio orecchio. Lo guardai per un attimo: i jeans stretti e neri fasciavano le sue gambe alla perfezione, mentre il petto era coperto da una camicia bianca sbottonata ai primi due bottoni. Lasciava addirittura intravedere i particolari dei due uccelli che aveva tatuati sul petto. Lo trovai più bello che mai.
< Okay… > Fu tutto quello che riuscii a dire, mentre formavamo un gruppo unico in due tavolini uniti fra loro. Infilai la mia cannuccia nel bicchiere, mescolando un po’ prima di fare il primo sorso. All’inizio un sapore dolce di pesca invase la mia bocca, e l’alcool non si sentì quasi. Sorrisi, ingoiando il tutto, ma poi si fece avanti il retrogusto amaro e terribilmente pesante, che mi fece fare una brutta smorfia. Harry rise.
< Ragazzi, propongo un brindisi! > Esclamò all’improvviso Feddy, che alzò al cielo il suo bicchiere contenente un liquido color giallo vivo. L’attenzione si spostò su di lei.
< Dicci! > Le rispose Niall, alzando il bicchiere di vodka al limone di cui andava troppo fiero. Lo seguimmo tutti. Io ed Harry avevamo lo stesso bicchiere, così lo alzammo in contemporanea… ed una scarica di brividi travolse il mio corpo, quando la sua mano calda si avvolse intorno alla mia. Sospirai, cercando di nascondere il mio viso che nel frattempo era diventato rosso come un peperone. Harry però mi guardò, e subito dopo mi stampò un bacio sulla guancia, avvicinando per la cinquantesima volta la bocca al mio orecchio.
< Ascolta… dopo che avremo finito, dovrò parlarti di una cosa molto importante. > Sussurrò di nuovo. All’inizio non capii quello che intendeva, così mi limitai ad annuire in modo insicuro.
< A Harry, che è tornato da Glasgow… e a questa coppietta di piccioncini che oggi fa due mesi! > Urlò quasi Feddy, facendo scontrare il suo bicchiere con quello di Zay. Applaudimmo allegramente, e poi bevemmo i nostri sorsi.
Dopo mezz’ora che ci scatenavamo in mezzo alla pista, e che Harry si muoveva in modo sensuale davanti a me, proprio io e lui ci recammo verso il bagno, con la scusa di doverci staccare un po’ da quella musica assordante e dal cumulo di gente ammassata davanti al dj. Arrivammo ed entrammo nel bagno comune, dove mi appoggiò delicatamente al muro gelido e mi prese per i fianchi.
< Ascoltami bene… > Sussurrò, per poi racchiudere il mio viso tra le sue mani. Le mani che più o meno mezz’ora fa avevano scatenato così tanti brividi in me, e che proprio ora stanno facendo lo stesso. Ci appoggiai sopra le mie.
< Dimmi… > Gli risposi io, attirando il labbro inferiore tra i denti. Sorrise maliziosamente, mentre faceva pressione con il suo corpo sul mio.
< Mi dispiace di averti fatta soffrire così, in questi giorni… sono stato un bastardo e, credimi, andarmene a Glasgow è stato uno dei più grandi errori che io abbia commesso. > Sospirò. Abbassai lo sguardo, incapace di dire qualcosa di veramente sensato. < All’ospedale io… non so che cosa mi fosse successo, e ti prego non arrabbiarti con me, perché non lo sopporterei. Però mentre eri sul lettino, in bilico tra la vita e la morte… ecco, io ti ho- > Gli misi un dito sulle labbra, mentre arrossiva e mi guardava fissa negli occhi. Scossi la testa.
< Non puoi averlo fatto. Dopo tutto questo tempo che siamo stati separati e che sembrava ci odiassimo… no, non puoi. > Cercai di autoconvincermi ad alta voce, mentre Harry abbassò lo sguardo e si fissò le scarpe.
< Io ti ho baciata. > Disse lui, in tono serio e molto sentimentale. < Ti ho baciata sulle labbra e… e non me ne sono mai pentito. Nemmeno mentre ero sull’aereo, diretto in un posto lontano da qui. Ed è stato il sentimento più bello che io abbia mai trovato, quando tu non potevi vedermi piangere, mentre ti tenevo la mano e le mie labbra erano appoggiate alle tue, su quel lettino d’ospedale. > Concluse, accarezzandomi una guancia. E io mi sentii morire.
Harry, il mio Harry mi aveva baciata… anche solo per un secondo, ma l’aveva fatto. Ed era stato uno stronzo a non avermelo mai detto, perché avrebbe potuto cambiare le cose, fin dal momento in cui abbiamo litigato per la prima volta, prima che partisse.
Ma non riuscii a dire una parola, per le troppe emozioni che stavo provando in quel momento… rabbia, ansia, amore, delusione, speranza. Tutto insieme, tutto che frullava nella mia testa.
Come d’abitudine mi morsi il labbro inferiore, che era diventato oramai di un color rosso fuoco, a furia di tutte le volte che lo attiravo tra i denti.
< Vorrei poterlo mordere io, quel labbro. > Sussurrò, a denti stretti. Non ci potevo quasi credere… ma stavolta non riflettei. Non pensai nemmeno a cosa Harry stesse facendo, che sorrisi e appoggiai le mani sulla sua nuca.
< Se vuoi, puoi farlo. > Non se lo vece ripetere due volte, che aumentò la presa su di me ed avvicinò il suo viso al mio. Prima di tutto appoggiò delicatamente le labbra sulle mie, aspettando che le dischiudessi. Quando lo feci, catturò il mio labbro inferiore fra i denti, succhiandolo debolmente e poi passandoci la lingua sopra.
E così lo baciai. Lo baciai come non avevo mai fatto con nessuno, per tutte le volte che avrei voluto farlo, ma che non ho mai potuto.
 
 
 
Eccomi qui x
Allora! Da quanto tempo è che non pubblico? Non so… ma mi mancava tanto questa storia!
Dato che intendo spiegarvi per bene il motivo del nome del capitolo, prima faccio il mio amatissimo punto della situazione, poi ve lo dico… dunque…
Il capitolo di apre con un POV NIALL, dove lui chiacchiera con Louis e scopre che finalmente è maturato… e tanti auguri di buon mesiversario a questa nuova coppia! *balla la conga sul tavolo*
Poi c’è un POV ANISH (ciao amor<3) dove lei passa la serata con Liam, che decide di portarla da qualche parte perché i suoi genitori le hanno annunciato in brusco modo che non saranno con lei a Natale. Liam, pensaci tu a tirarle su il morale!
Infine troviamo un attesissimo POV LUDO, dove è con tutta la compagnia in discoteca… ma ha un bellissimo feeling con il nostro Harry, che di certo sarà stato capace di farsi perdonare per aver fatto soffrire così tanto Ludo. E scusate la frase a fine capitolo, ma ci stava troppo bene… (Ottimo lavoro Ludo, ottimo)
-
Allora… il capitolo si chiama Hands, ovvero mani, proprio perché nei due pov finali vengono messi in risalto i sentimenti provati dalle due ragazze, Ludo ed Anish, esattamente quando le loro mani vengono a contatto con quelle di Harry e di Liam. E a me è piaciuto molto descrivere quei momenti… soprattutto perché molte ragazze di oggi non fanno più caso a queste piccole cose, e volevo metterlo in risalti con quei minuscoli, ma allo stesso tempo grandi particolari.
 
Okay, il momento sentimentale è finito. Ringrazio come al solito tutti per le letture e le recensioni… vi adoro. Grazie e baci xx
Marty
  
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