XV
NUOVO
“Quello
che ci dici è molto
grave” annuì Aiolos.
Ahriman
aveva convocato alcuni
cavalieri d’oro ed alcune divinità, per riferire
il grave sospetto che aveva. E
per comunicare a tutti che il sigillo di Gaia era stato spezzato. Il
Dio del
cielo ancora portava un braccio fasciato. Se lo accarezzava
nervosamente, e
intanto camminava avanti ed indietro.
“Cosa
avranno in mente?” si
chiese Milo “Con tutta la fatica che abbiamo fatto per
sigillare quella
troia!”.
“Calmati,
Milo. Non serve essere
volgare” lo fermò Camus.
Stavano
tutti seduti attorno ad
un tavolo, tranne il Dio del cielo che non stava fermo.
“La
situazione però, lo dovete
ammettete, è grave” convenne Shaka.
“Preoccupante”
annuì Kiki,
accanto a Mur “Se decidessero di attaccarci di
nuovo…”
“Li
rispediamo a calci da dove
sono venuti” ringhiò Kanon.
“Non
credo sia così facile”
rispose Ahriman “Visto come gira il mondo al giorno
d’oggi, il Caos si è
notevolmente potenziato. L’ho provato sulla mia
pelle”.
“In
quel momento, figlio mio” lo
interruppe Ninive “Il Caos era mosso dall’ira e
dalla preoccupazione perché
avevi attaccato suo figlio”.
“E
credi che, se ci muovesse guerra,
non lo farebbe con ira?”.
“Certo
che sì. Ma non così
cieca”.
“Dobbiamo
prepararci al peggio”.
“Cosa
suggerisci di fare?”
domandò Aiolos.
Heiwa, la
figlia di Saga,
rimaneva in silenzio. Osservava la madre, seduta accanto ad Aiolos, e
teneva il
capo chino. Suo padre era morto per la pace e questi discutevano di
guerra. La
cosa la rattristava. Si alzò, preferendo abbandonare la
conversazione e
raggiungere Nàgiri, che certamente l’aspettava
alle porte del tempio. Nessuno
ebbe qualcosa da ridire, vedendo come ancora la perdita del genitore
scuotesse
l’anima di quella fanciulla.
“Se
solo una divinità di guerra
fosse rimasta…” si rammaricò Ioria,
desideroso di proteggere chi amava.
“Ma
siete tutti impazziti?” si
spaventò Hestia “Non vorrete mica un altro
conflitto?”.
“Abbiamo
forse un’alternativa?”
sbottò Hades.
Al suo
fianco, Deathmask con
l’armatura da Dio delle morte donava un tocco
d’inquietudine nell’animo di
tutti. Altri Dei presenti scossero il capo.
“Ma,
scusatemi!” sorrise
Aldebaran “Abbiamo il Dio della morte dalla nostra parte!
Siamo a cavallo”.
“Mi
permetto di dissentire” parlò
Deathmask, lentamente “La morte è
neutrale”.
“Dai!
Non puoi essere così
stronzo!” protestò Shura.
“Ma
finché non ci attaccano,
perché ci preoccupiamo?” chiese Arles II.
“Perché
se ci attaccano e noi non
siamo preparati…” sibilò Ahriman,
chinandosi su quel giovane “…siamo tutti
quanti fottuti!”.
“Oh,
adesso smettila, Ahriman!”
lo rimproverò Ninive “Sei come tuo padre. Vedi
complotti e nemici ovunque. Stai
rinunciando alla tua felicità per inseguire
sospetti”.
“Io
non ho nulla da spartire con
mio padre. Io non sono un pazzo assassino”.
“Non
è di certo solo questo,
figlio mio”.
“Non
parlare al presente di chi è
morto da tempo”.
“E
tu non parlare così di chi ha
contribuito a farti esistere!”.
“Calmati”
parlò piano Apollo,
seduto accanto alla figlia.
Le
sfiorò la mano, e Ninive si
calmò. Molti avevano i nervi a fior di pelle e nessuno
sapeva come calmare gli
animi. Una soluzione, pareva non esserci.
“Io
non voglio una guerra” furono
le parole di Tania.
“Nessuno
di noi la vuole” la
rassicurò Arles II, ma non era affatto convinto di questo.
“Intensifichiamo
la guardia”
suggerì Aiolos “Teniamo d’occhio la
situazione e teniamoci pronti”.
“Sì,
stiamo all’erta” annuì
Hestia.
“Prepariamoci
ad ogni evenienza.
Potrebbe anche avvenire un attacco da un momento ad un altro”
ammise Ahriman,
accarezzandosi ancora il braccio ferito.
“E
se il Caos decidesse di
attaccarci proprio per questo?” domandò Ninive
“Se, vedendoci agire, decidesse
di attaccare, sentendosi minacciato?”.
“Ma
tu da che parte stai?” storse
il naso il figlio e la madre lo guardò con rimprovero.
“Dalla
parte di nessuno”.
“Ah
sì? Quell’essere ti ha ferita
e tu lo difendi”.
“Non
lo difendo. Dico solo che
potrebbero aver recuperato Gaia solo perché mancava loro,
non per muoverci
guerra. Non trovi?”.
“Tu
stai delirando, donna”.
“Non
usare quel tono con me,
ragazzino!”.
“Tu
non usare quel tono!” rispose
la profonda voce di Urano “Voi stupidi non capite il pericolo
che deriva dalla
libertà di Gaia”.
“No,
non lo capiamo. E adesso calmati”.
“Non
dirmi quel che devo fare!”.
I presenti
si guardarono
piuttosto preoccupati. Ahriman si calmò. Respirò
profondamente.
“Bene”
disse “Fate quel che
preferite. Non invocatemi solo quando ormai siete al
capolinea”.
E, detto
questo, lasciò la stanza.
“Tieni,
anima triste” mormorò
Violatte, mostrando la scatola di un puzzle all’anima
incompleta, che la
ignorò, girando la testa.
“Thanatos
aveva detto che ti
piaceva” sospirò lei.
In ogni
modo, lei ed Aiaco
avevano cercato un modo per far sorridere quell’anima, senza
risultato.
“Sta
perdendo i suoi tratti
somatici” notò Aiaco “E sta dimenticando
quel che è stato. Una volta che il
processo sarà terminato, non potrà più
ricongiungersi al lato che manca. Non
potrà mai riposare in pace”.
“Quanto
tempo credi che manchi?”
domandò Violatte.
“Non
molto. Mi chiedo se non sia
giusto farla smettere di soffrire”.
“Abbiamo
fatto una promessa”.
“Lo
so”.
Aiaco
lasciò la stanza e guardò
in alto. Percepiva qualcosa.
“Violatte”
chiamò “Allontanatevi,
tu e l’anima”.
“Che
succede?”.
“Tranquilla,
è tutto sotto
controllo”.
La donna si
fidava di Aiaco,
ciecamente. Lo guardò qualche istante, spaventata
all’idea di venire di nuovo
separata da lui, e poi prese l’anima per l’unica
mano e la trascinò con sé.
Ahriman
camminò da solo lungo il
sentiero che conduceva al tempio. Era piuttosto nervoso ma cercava di
controllarsi. Davanti a sé, d’un tratto, vide una
figura vestita di chiaro. Era
strano, solitamente in quei luoghi non vi era mai nessuno.
Avvicinandosi, vice
che era una donna, che guardava le stelle sospirando.
“Buonasera”
salutò lui, non
volendo spaventarla avvicinandosi ulteriormente.
La giovane
si girò. Si era
spaventata comunque.
“Salve”
rispose lei,
educatamente.
Era Neikos,
che attendeva
pazientemente il ritorno del fratello dalle sue fughe amorose.
“Cosa
fate qui da sola?” domandò
il Dio del cielo “Non è orario per passeggiate di
fanciulle in solitaria”.
“Lo
so. Sto aspettando mio
fratello”.
“Che
razza di fratello lascia da
sola la sorella nel buio e al freddo?”.
“Uno
a cui non importa”.
“Io
non farei mai una cosa del
genere a mia sorella, anche se lei non mi vuole attorno”.
Ahriman
scosse le ali,
involontariamente. Neikos non poté fare a meno di guardarle.
“Ti
piacciono?” sorrise lui,
ringalluzzito.
“Mi
sono sempre piaciute. Anche
quando ero piccola, le ammiravo”.
“Ci
conosciamo?”.
“Sono
Neikos”.
“Progenie
del Caos?”.
“Esattamente”.
“Capisco”.
Neikos
chiuse gli occhi. Sapeva
cosa provava Ahriman nei confronti di quelli come lei e si aspettava si
allontanasse, lasciandola da sola. Inaspettatamente, qualcosa di caldo
l’avvolse. Il Dio si era tolto il mantello per proteggerla
dal freddo e glielo
aveva messo sulle spalle. Lei lo guardò, stupita.
“Scusa,
me ne vado subito” si
affrettò a dire Ahriman “So che quelli come te mi
odiano”.
“Io…”.
“So
che pensi anche tu che io
abbia ucciso i tuoi fratelli”.
“Io
non so nulla al riguardo. È
mio fratello che dice queste cose. Per me non ha senso che lo abbiate
fatto.
Però, allo stesso tempo, non posso dire che siate innocente.
Non lo so”.
Ahriman si
stupì a quelle parole.
La guardò in viso. Doveva odiarla, perché era la
figlia di colui che aveva
attaccato lui e sua madre. E la nipote del Caos. Ma non ci riusciva. Le
sorrise. Lei si stupì. Lo fissò a sua volta. E si
accorse di star sorridendo a
sua volta. Quelle ali erano davvero troppo belle!
“Che
succede?” si incuriosì Kiki,
vedendo Milo.
Il cavaliere
dello scorpione gli
fece l’occhiolino, mentre con una mano indicava di fare
silenzio.
“Ho
beccato Ahriman”.
“Ah,
hai visto dove è scappato”.
“Già.
A quanto pare, anche la
carne degli Dei è debole”.
“Sono
venuto qui per ordine di Hades
in persona” gracchiò Zelos.
“Che
cosa c’è?” domandò Aiaco.
“Siamo
in cerca di un’anima
incompleta”.
“E
io che c’entro?”.
“Chiedo
perdono, ma mi è stato
detto di controllare anche qui”.
“Fai
pure, non ho nulla da
nascondere”.
Il giudice
era consapevole che
Zelos non aveva le capacità necessarie per percepire la
presenza recente di
un’anima in quel luogo. Lo vide strisciare ed annusare per la
casa, in cerca di
indizi. A braccia incrociate, Aiaco lo osservò senza parlare.
“Ti
diverte la cosa?” si sentì
dire dall’inconfondibile voce di Radamante.
Si morse il
labbro. “Merda”
mormorò, consapevole che quell’uomo era in grado
di capire la realtà.
Si
voltò e vide che non era solo.
Minos sorrise.
“Salve,
colleghi” salutò Aiaco,
tentando di tenere quei due lontani da casa sua.
“Ti
unisci alla ricerca?” domandò
Radamante “O sei troppo impegnato con la tua
signora?” ridacchiò.
“La
tua è solo invidia, vero?
Pandora non pare disponibile…”.
“Chiudi
la bocca!” sbottò la
Viverna.
“Dai,
mi unisco a voi” sorrise
Aiaco “Andiamo”.
“Un
momento” lo fermò Minos
“Cos’è tutta questa fretta? Prima
dobbiamo controllare anche casa tua. Abbiamo
ordini precisi”.
“Oh,
andiamo! Non è necessario! Cosa
credete che nasconda?”.
“Noi
obbediamo solo agli ordini.
E poi sono curioso di sapere come la tua donna ha arredato la tua
dimora”.
“Ma
no. Non mi piace che
ficchiate il naso nelle mie cose!” sbottò Aiaco.
“Hai
Violatte nuda, incatenata al
letto?” rise Radamante “Non ci sconvolgiamo,
tranquillo”.
Aiaco
cercò di trattenere i due
giudici ma ormai era tardi. Era sceso uno strano silenzio.
“Porca
puttana” commentò Aiaco,
capendo di essere nei guai.
“Forse
non dovrei parlarti”
convenne Neikos.
“Già,
forse nemmeno io” annuì
Ahriman.
Si fissarono
ancora qualche
istante.
“E
se non ti parlo, però ti
accompagno in un posto, ti dispiace?” sorrise il Dio.
“Dove
volete portarmi?”.
“Intanto
dammi del tu. Poi, ho
visto che ti piacciono le stelle. Posso portarti nel luogo dove si
vedono
meglio in assoluto”.
“No,
devo aspettare mio
fratello”.
“Ma
lui ti ha lasciata sola qui”.
“Lo
so. Mi ha mentito, mi ha
tradita, mi ha presa in giro e pure mi tocca aspettarlo”.
“E
perché?”.
“Perché
mio padre non vuole che
giriamo da soli. Va nel panico quando siamo lontani”.
“Ancora
scottato dalla perdita
che ha avuto in famiglia?”.
“Sì,
suppongo di sì”.
“Ad
ogni modo, capisco i tuoi
sentimenti. Anche io ho una sorella con cui ho avuto dei problemi.
Soprattutto
con suo marito”.
“Lui
mi aveva promesso di stare
sempre accanto a me. Invece ora ha trovato
un’altra”.
“Mi
dispiace. Immagino faccia
male. Ma hai un motivo in più per lasciarlo qui. E poi, ti
porto solo a fare un
giro. E ti riporto qui. Non ti rapisco per sempre”
ammiccò Ahriman.
Neikos
guardò il Dio con un certo
imbarazzo. Non sapeva che cosa dire. Entrambi, dentro di sé,
si stavano
chiedendo se era la cosa giusta quel che facevano.
“E
va bene” annuì lei “Però
quando dico che è ora di rientrate…”.
“Ti
riporto qui, tranquilla”.
La prese per
mano e sbatté le
ali. Neikos si sentì sollevare. In un primo momento ne fu
spaventata ma poi
lanciò un gridolino d’entusiasmo. Aveva sempre
desiderato volare. Era una
sensazione meravigliosa.
Minos e
Radamante fissavano Aiaco
in silenzio. Aiaco sorrise, imbarazzato.
“Cosa
c’è? Vi va una birra?”
tentò di sdrammatizzare.
“Aiaco”
mormorò Radamante,
sedendo senza invito sul divano di casa del collega “Aiaco,
Aiaco, Aiaco…mi
stupisco di te. Non credevo potessi giungere a tanto”.
La Viverna
aveva congiunto le
mani davanti al viso e fissava chi aveva di fronte come solo un giudice
infernale sapeva fare.
“A
quanto pare, sei stato
cattivo” si aggiunse Minos.
“Ragazzi,
andiamo. Non è come
pensate” tentò di giustificarsi Aiaco.
“L’anima
incompleta è stata qui,
non puoi negarlo” si spazientì Radamante
“L’anima che il sommo Hades ha dato
l’ordine di eliminare! Come giustifichi questo?”.
“Non
lo giustifico. È stata qui.
Ma ora non c’è”.
“Che
ci sia o non ci sia, non ha
importanza. È stata qui e tu non l’hai eliminata,
come Hades desidera”.
“Non
facciamone un dramma”.
“Non
dire cazzate!” si alzò di
colpo Radamante, ribaltando il tavolino che aveva davanti a
sé “Qui stiamo
parlando di tradimento. E il tradimento sai come viene punito
qui!”.
“L’anima
non è qua, perciò non
potete incolparmi”.
“Ma
noi vediamo dentro di te”
ghignò Minos “E sappiamo che sei
colpevole”.
Minos prese
fra le dita il viso
di Aiaco, che di tutta risposta gli sputò in faccia.
“Che
venga Hades a prendermi, se
ci tiene tanto” commentò, mentre il grifone
indietreggiava, ringhiando di
fastidio e pulendosi.
“Questa
è pura insubordinazione!”
parlò Radamante, facendo scricchiolare le nocche
“Bello. Avevo giusto bisogno
di divertirmi un po’. Anche tu, Minos?”.
“Ovviamente”
rispose il grifone,
passandosi la lingua sulle labbra.
Il primo ad
attaccare fu proprio
Minos. Aiaco, conoscendo la sua tecnica, riuscì a schivare i
fili del suo
colpo. Saltò.
“Oh,
andiamo!” commentò “Siete
seri?”.
“Ti
staccherò tutti gli arti!”
riprese il grifone, attaccando ancora.
Questa
volta, l’attacco di Minos
fu accompagnato da quello della viverna e Aiaco non trovò
per nulla semplice
schivare entrambi. L’esplosione che creò,
sfondò una delle pareti della casa e
i tre finirono proiettati all’esterno. Diversi uomini a
servizio di Aiaco si
stupirono a quella scena. Cosa stava succedendo? Dovevano difendere il
loro
signore oppure farsi da parte? Garuda non diede ordini a riguardo. Si
preparò a
contrattaccare, e grandi occhi apparvero fra la nera atmosfera
dell’oltretomba.
“Sei
un pazzo se credi di battere
entrambi” parlò Radamante.
“Forse
lo sono. Non ho paura, né
di voi né di Hades” ribatté Aiaco,
spalancando il suo sguardo con fare
minaccioso.
“Sarà
allora un piacere portare
al nostro signore la tua testa!” gridò Minos.
Il palazzo
di Ahriman era il
luogo da dove le stelle si vedevano meglio. Neikos osservò
gli astri ad occhi
spalancati, fra le colonne di quel luogo.
“Questo
posto è splendido”
dovette ammettere.
“Ti
ringrazio” sorrise Ahriman.
“Ma…vivi
qui da solo? Pare
deserto questo palazzo”.
“È
così. Io qui sono solo.
Immagino sia strano per te, che vivi in un luogo ben più
affollato”.
“Lo
è, in effetti”.
“Non
ho mai portato nessuno qui,
prima d’ora”.
“Oh.
E perché hai portato proprio
me?”.
Ahriman non
rispose. Non lo
sapeva. Perché mai aveva condotto un’abitante del
palazzo nero proprio a casa
sua? Perché mostrare al nemico un particolare
così?
“Lo
sai…” riprese lei “…hai degli
occhi smeraldo meravigliosi”.
Il Dio si
imbarazzò. Era una
frase che solitamente gli diceva sua madre.
“Scusa!”
aggiunse in fretta
Neikos “Non dovrei sempre parlare a vanvera”.
“Tu,
invece…” iniziò Ahriman, non
trovando bene le parole “…sei interamente
meravigliosa”.
“Come,
prego?”.
“C’è
qualcosa, in te, che…non so
come spiegarti. È come se ti conoscessi, come se ti avessi
sempre cercata e ora
finalmente sei qui. È una sensazione molto strana”.
“Lo
dici a tutte le donne, vero?
Sei un bravo corteggiatore”.
“Non
sono mere bugie per
rimorchiare. Quel che ti ho detto, è quel che
provo”.
“Davvero?”.
Neikos non
sapeva se credergli o
meno. Lo osservò attentamente. Poteva anche essere un gran
bugiardo ma non le
importava molto. La brezza ne muoveva i capelli neri come la notte e
quel suo
sguardo aveva un’aria familiare, lo ammetteva pure lei.
Bugiardo? Può darsi. Ma
in quel momento non ci pensava. Era come incantata, probabilmente
sottomessa
dal potere divino che Ahriman emanava. Entrambi si avvicinarono
l’uno
all’altro. Ormai vicinissimi, riuscivano a percepire il
battito accelerato di
chi avevano di fronte. E si baciarono, con puro desiderio, senza
pensare più a
niente e nessuno se non a loro stessi.
Aiaco
sputò sangue. Combattere
contro due giudici non era facile. Ma non voleva cedere. Si
rialzò e si preparò
ad attaccare ancora. Attorno a lui, i corpi di molti suoi uomini,
colpiti
accidentalmente da quello scontro. A garuda non importava. Erano solo
degli
esseri inferiori. Minos attaccò, riuscendo ad
immobilizzargli un braccio. Aiaco
si dimenò, senza troppo successo. Radamante era pronto a
colpirlo ma qualcuno
si intromise, deviando la Greatest Caution. Violatte era tornata per
difendere
l’uomo che serviva e amava. Ed era furiosa.
“Fatti
da parte, femmina!” sbottò
la viverna “Se non vuoi morire pure tu. Visto che ci sono
poco donne
interessanti da queste parti, mi dispiacerebbe”.
“Vaffanculo!”
rispose lei.
Radamante e
Minos si prepararono
a colpire ancora quando una voce li interruppe. Era calma, pacata.
Divina.
Capirono subito di chi si trattava.
“Hypnos”
parlò la viverna.
“So
come mi chiamo, Radamante”
rispose il Dio dei sogni “E voi mi state infastidendo. Fate
troppo casino”.
“Stiamo
obbedendo. Hades vuole
l’anima incompleta che è stata in questa
casa” si giustificò Minos.
“In
questo caso…” mormorò il Dio,
avvicinandosi a Violatte.
La donna si
guardò attorno,
confusa. Hypnos ne prese il viso fra le mani e la fissò. Lei
gridò, sentendo il
potere della divinità entrargli nella mente. Evidentemente,
il Dio stava
cercando i ricordi della donna, per scoprire dove l’anima
fosse celata. Dopo
qualche istante, la lasciò andare.
“Ci
penso io, ora” ordinò “Voi
sparite. Le armate di Hades hanno bisogno di uomini validi come Aiaco,
anche se
a volte fanno qualcosa di sbagliato”.
“Eliminerete
Voi l’anima?”
domandò Radamante.
“Sì,
giudice dal sopracciglio
inquietante. Andate pure”.
Il tono di
Hypnos era di quelli
che non ammettono repliche, così i giudici si congedarono.
Il Dio dei sogni
attese che se ne fossero andati, e poi si allontanò a sua
volta. Non aveva
alcuna intenzione di uccidere quell’anima. Era stanco di
sentir piagnucolare
Saga nei campi elisi e, se l’unico modo per farlo smettere
era riportargli
Arles, avrebbe fatto di tutto per aiutarlo.
Neikos
gemette di piacere. Che
cosa stava facendo? Se lo chiedeva ma non voleva fermarsi. Stesi
sull’enorme
letto di Ahriman, il loro bacio era diventato ben altro e ora se ne
stavano
avvinghiati, in un solo corpo. Mai lei aveva provato sensazioni
così forti
durante il sesso. Era vero quello che dicevano sulle
divinità! Forse si era
fatto tardi, forse erano trascorse delle ore. Ma non le importava.
Strinse più
forte a sé il Dio, urlando per l’eccitazione. Non
riusciva a dire altro.
Ahriman ansimò soddisfatto, anche se si ripeteva che non era
da lui agire in
quel modo.
“Resta
qui” le mormorò, senza
fermarsi “Resta qui per sempre con me. Diventa regina del
cielo”.
Lei
spalancò gli occhi. Certe
frasi non se le aspettava. Voleva rispondere ma riusciva solo a gemere
vocali.
Poi anche lui gridò e lei sentì un potere enorme
percorrerle tutto il corpo.
Sì, voleva rimanere lì. Se un orgasmo divino
provocava questo, voleva provarlo
per sempre.
Arles II
fissava con sospetto
Thanatos. Quel tipo girava troppo attorno alla sua ragazza Tania e la
cosa lo
infastidiva. Che voleva? Thanatos, da poco mortale, aveva il permesso
di vivere
alla quarta casa, a patto di non provarci con la rappresentante dei
pesci.
“Tu…”
iniziò Arles II “Per caso
sai giocare ai videogames?”.
“Come?”
alzò un sopracciglio
l’antico Dio, non aspettandosi questa domanda.
“Sai
giocare? Ne ho un sacco e,
se vuoi, puoi partecipare”.
“Non
ho mai giocato. Preferisco
gli scacchi” ammise Thanatos.
“Ok.
Però ti posso insegnare, se
ti interessa”.
Thanatos
sorrise. Guardò il su.
Il cielo era splendido quella notte. Ahriman doveva essere di buon
umore.