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Autore: Gobbigliaverde    02/03/2015    1 recensioni
Spin off de "il viaggiatore di sogni" che vede come protagonista Gemma Jones, la figlia di Killian e Emma.
Dal testo:
- È dura recuperare le tracce di un passato dimenticato, soprattutto se le risposte che si cercano non sono nel mondo che conosciamo.-
- Gemma corse via cercando di dimenticare l’affronto che l’amico le aveva rivolto. Salì le scale ripide del piccolo appartamento di New York e si infilò nel letto in camera sua. Si avvolse nella coperta ispida e rovinata, e dentro di se maledisse il giorno in cui i suoi genitori l’avevano lasciata all’orfanotrofio.-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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«No! Provare no! Fare, o non fare! Non c'è provare!»
Maestro Yoda, Star Wars - L’impero colpisce ancora 

DUE

 

— Se ne vada. Subito — ordinò la signora Bianca rompendo il silenzio gelido che regnava nella stanza.
    Henry rimase in piedi tra il divano e la donna robusta senza dire una parola, scrutando ogni minimo particolare del volto della ragazzina. Gemma tratteneva il respiro e Drake stringeva i pugni conficcandosi le unghie nei palmi delle mani.
    — Ho detto che deve andarsene — riprese con voce piatta e calma la donna, tenendo sempre lo sguardo puntato negli occhi dell’uomo di fronte a se.
    — Mi faccia solo spiegare — provò a iniziare lui, ma Drake aveva già spalancato la porta di ingresso.
    — Ha sentito cosa le ha chiesto la signora Bianca? Deve andarsene, o chiameremo la polizia — lo affrontò il ragazzo con sguardo serio.
    — Curioso — sorrise l’uomo uscendo. — Ho già avuto a che fare con parecchi sceriffi nella mia infanzia. — Ma quando pronunciò quelle parole, ormai la porta si era già chiusa alle sue spalle con un tonfo sordo. Henry scese alcune rampe di scale e quando pensò di essere abbastanza nascosto si sedette su un gradino. Era una mossa avventata. Avrebbe dovuto informarsi e farsi conoscere, dimostrare che in qualche modo era davvero imparentato con lei e portarla via. Ne avevano bisogno. La Foresta Incantata ne aveva bisogno.
    Un pensiero gli balenò in mente. Forse era solo questione di tempo. Fare mosse avventate era una cosa di famiglia.

— Per quanto riguarda voi due, oggi ve ne andrete a letto senza cena — sbuffò la signora Bianca senza voltarsi verso i ragazzi.
    — Ma non abbiamo fatto nulla! — protestò Gemma inseguendo a passi svelti la donna. Il suo stomaco già brontolava, sebbene mancassero alcune ore alla cena.
    — Oh perdonami, credevo che origliare non fosse “nulla” — rispose sarcastica Bianca, voltandosi verso la ragazza. — Se foste tutti tranquilli come Katherine, non avremmo alcun problema a tenervi qui per sempre — sbottò in fine.
    Gemma rimase pietrificata sulle scale mentre la donna continuò per la sua strada. Che stupida che era stata. Per qualche istante della sua breve vita aveva pensato che esistesse qualcuno a tenerci davvero a lei. Credeva che le bastasse quella piccola famigliola che con molta fatica, in cinque mesi era quasi riuscita ad abbattere quel muro che si era costruita attorno fino da bambina, e in pochi secondi quella donna era riuscita a perdere tutta la sua fiducia. Rabbia e tristezza montarono dentro di lei. Forse aveva davvero bisogno di una famiglia vera, anche se non si era mai posta il problema. Forse sarebbe dovuta andare a cercare quell’uomo e chiedergli spiegazioni.
    Una mano le si posò sulla spalla. Conosceva troppo bene quel calore e quel profumo. Si voltò e Drake le scosse lievemente le spalle. — Stai bene? — chiese.
    — Mai stata meglio — sibilò lei scostandolo e avvicinandosi alla porta d’ingresso.
    Lui rimase interdetto. — Non ci pensare neanche!
    — Oh sì, invece — rispose secca, e prima ancora che lui potesse aggiungere qualcosa chiuse la porta dietro le sue spalle e si trovò sul pianerottolo spoglio, da sola.
    Drake si grattò la nuca cercando di capire il suo atteggiamento. Non l’aveva mai vista così persa prima d’ora. Non era nemmeno mai successo che la signora Bianca reagisse in quel modo. Chi era lei per permettersi di fare così tanto male alla sua migliore amica? Nessuno. E non l’avrebbe permesso. Ora Gemma era la fuori alla ricerca di un fantomatico fratello comparso dal nulla che probabilmente avrebbe potuto convincerla di qualsiasi cosa, e il quel momento di debolezza lei avrebbe creduto anche alle storie di extra terrestri o cose simili. Si sentiva in dovere di proteggerla, ma nello stesso tempo sapeva che se non l’avesse lasciata esplorare il mondo da sola, non avrebbe mai imparato a cavarsela. C’erano modi meno invadenti di scoprire se quell’uomo era davvero suo fratello. Uno di questi era Internet.

Gemma prese fiato e fissò per qualche secondo il soffitto scrostato. Non aveva la minima idea di che cosa avrebbe detto quando avesse incontrato quell’uomo. Voleva delle spiegazioni ma non sapeva esattamente su che cosa. Per ora, doveva solo seguire l’istinto, e lo stomaco le diceva che era la cosa giusta da fare. Non sapeva neppure dove stava andando, quell’uomo poteva essere ovunque… Quando lo vide seduto alcune rampe di scale sotto il suo appartamento le si gelò il sangue nelle vene.
    Lui le sorrise. — Immaginavo che saresti venuta da sola.
    — Come lo sapevi? — domandò lei acida, squadrandolo dall’alto in basso. Anche se non riusciva fidarsi di lui, aveva ancora la stessa aria innocente di quando era entrato nel suo appartamento.
    — Lo sapevo e basta, non c’è sempre una spiegazione alle cose — rispose calmo continuando a sorridere.
    — Il mondo sta in piedi con rapporti di causa ed effetto. C’è sempre una spiegazione — lo bloccò lei. — Sei piombato in casa mia senza avvertire nessuno, se cercavi me, come hai fatto a trovarmi?
    — Diciamo che è una cosa di famiglia… — sussurrò lui, scrutando il modo in cui lo guardava severa.
    — Famiglia? Se è vero che sei mio fratello, dovresti sapere che è una parola che non conosco poi così bene. Anzi, direi che non la conosco affatto — constatò amaramente.
    — Sei come nostra madre. Provi rancore, ma non vuoi vendetta — disse Henry, ancora studiando la ragazzina.
    — E chi mi dice che mia madre è anche tua madre? — chiese lei, ancora diffidente di quell’uomo.
    — Potrei scommettere tutto quello che vuoi sul fatto che hai il suo stesso “super potere”. Dimmi se mento. — Quell’uomo la inquietava parecchio. Come diavolo faceva a sapere queste cose? C’erano solo due possibilità. Numero uno, lui era uno stalker. Numero due, era davvero suo fratello. Lo guardò attentamente. Non smetteva mai di sorridere, era un sorriso sincero, i suoi occhi erano scintillanti e spontanei, e non credeva possibile che una persona così sapesse mentire.
    — Cosa mi dici di nostro padre? — chiese Gemma, sedendosi vicino a lui e lasciandosi scappare un sorriso.
    — Quindi devo dedurne che mi credi? — chiese Henry stupito.
    Lei sospirò. — Questo non l’ho detto, io credo semplicemente che sia giusto darti una possibilità.
    L’uomo alzò le sopracciglia. — Sei proprio come lei. Non potevi darmi risposta migliore.
    — Ora so com’è… Ma non hai ancora risposto alla mia domanda, com’è mio padre? — chiese curiosa. Voleva andare a fondo a tutto questo, il peggio che poteva succederle era aver ascoltato solo una bella storia.
    — Beh, diciamo che tuo padre è uno… dalle scelte discutibili — bofonchiò lui.
    — Tuo? Significa che abbiamo due padri diversi? — osservò interessata. 
    Henry sorrise. — Ogni cosa a suo tempo…
    Gemma rimase un po’ confusa. Se non era venuto lì per raccontarle delle sue origini, cosa cercava da lei quell’uomo?

Henry Mills, nato in prigione a Phoenix. Adottato da Regina Mills. Adozione chiusa. Drake  stava mettendo assieme tutte le informazioni che aveva trovato su quest’uomo. Anche lui sembrava essere stato abbandonato come Gemma, ma a quanto pare lui non aveva mai visto un orfanotrofio, e il ragazzo non si spiegava come una madre avesse potuto decidere una vita in una bella famiglia per un figlio, e una di solitudine per un altro. Questo era un punto a favore per la teoria del “non sono fratelli”. Inoltre l’adozione era chiusa, quindi sarebbe stato impossibile risalire al nome della madre biologica. Non riusciva a trovare alcun nesso tra quell’uomo e la sua amica. Anzi, questa “Regina Mills” sembrava quasi inesistente, tranne per il fatto che la sua firma era sul documento dell’adozione che aveva trovato.
    La porta della sua stanza si spalancò di colpo e Gemma precipitò dentro come un fulmine facendogli quasi cadere il computer dalle ginocchia.
    — Devo parlarti — sussurrò seria guardandosi attorno. — Ehm… posso anche parlarti dopo se vuoi — aggiunse imbarazzata quando notò che era a torso nudo.
    — La parola “bussare” non è nel tuo vocabolario, vero? — la rimproverò lui chiudendo con uno scatto il portatile. Non doveva sapere che stava indagando su quell’uomo.
    Lei ignorò la sua domanda e sorrise maliziosa. — Cosa ci facevi semi nudo davanti al computer?
    Lui sbuffò. — Primo non sono semi nudo, ho solo tolto la maglietta. Secondo, sto studiando, se non ti dispiace.
    Lei scoppiò a ridere. — Certo, come no. Chi non si toglie la maglietta per studiare?
    — È estate, ci sono quaranta gradi all’ombra e fa un caldo da crepare. Non toglieresti tutto anche tu? — domandò infastidito lui.
    Lei scosse la testa. — Io non studierei direttamente.
    Drake sorrise sarcastico e la spinse fuori chiudendo la porta con un giro di chiave. Aveva bisogno di pace e tranquillità, e con lei attorno era impossibile. E in più quel giorno faceva davvero caldo e ragionare era difficile. Riprese il PC e ricominciò le sue ricerche.

Gemma appoggiò le spalle alla porta in legno e scivolò a terra. Restò lì seduta per alcuni minuti. Drake era così terribilmente perfetto… Spalle larghe, fisico atletico… Era il risultato di anni e anni di duri allenamenti in piscina, come lo definiva lui stesso. Quando era piccolo era piuttosto paffutello, ma ora che era cresciuto in altezza, cavolo se faceva invidia a chiunque. E poi quella leggera barbetta sul viso che lo faceva sembrare un po’ più grande di quello che era, la faceva impazzire. Doveva dirgli alcune cose importanti, e invece si era bloccato di fronte a lui come una statua. Era una stupida. Ora lui l’avrebbe odiata per sempre.
    Si alzò in piedi con il cuore che le stava saltando fuor dal petto ed entrò nella sua stanza. Prese una borsetta colorata e ne tirò fuori un quadernetto nero. Sfogliò velocemente le pagine e con una penna scrisse velocemente alcuni appunti, strappò la pagina e lo infilò di nuovo nella borsetta, che nascose sotto il cuscino.

La sveglia suonò alle sette e mezza, come ogni calda e afosa mattina estiva. Drake si allungava sempre di più nel letto, alla ricerca dell’ultimo angolino fresco rimasto. La testa gli pulsava leggermente. Era rimasto sveglio tutta la notte alla ricerca di informazioni su quest’uomo che sembrava non aver avuto mai a che fare con il mondo.
    Un pensiero gli balenò in mente. Quella mattina si era svegliato maggiorenne… Avrebbe potuto fare ricerche più approfondite fuori da quella casa che ormai gli stava troppo stretta.
    Era ancora disteso sul letto, supino, il lenzuolo era rovesciato per terra, come anche la maglia e i pantaloni del suo pigiama, e i padroni di casa stavano già iniziando a bussare alla porta di camera sua. Non aveva voglia di farsi fare gli auguri, figuriamoci di alzarsi. In fretta si rivestì e spalancò la porta fingendo un enorme sorriso, ma il viso della signora Bianca era provato e stanco, senza alcuna ombra di felicità.
    — Se ne è andata — sussurrò porgendogli un foglietto strappato con mano tremante.
    I sui occhi diventarono subito seri, e lesse il biglietto velocemente, più e più volte. Non ci voleva credere.

Se voglio essere felice
devo trovare la mia strada.
A qualunque costo.

  
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