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Autore: Jiuliet    10/12/2008    3 recensioni
Che ci fa Bo Duke ad Atlanta? La famiglia Duke: errori, malintesi e litigi, ma anche affetto, buone intenzioni e legami indissolubili. Il sommario, decisamente, non è il mio forte; la storia è migliore (almeno spero!!!) Read, enjoy and review!!!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5: L’ultima gara.


Perché la vita è un brivido che vola via,
è tutto un equilibrio sopra la follia
(Vasco Rossi – Sally)


Vivi, corri per qualcosa, corri per un motivo…
Che sia la libertà di volare o solo di sentirsi vivo…
Corri per qualcosa, corri per un motivo…
(Nomadi - La libertà di volare)

Atlanta, Dicembre

“Vieni con me, non è il caso che rimaniamo qui – disse Meg a Daisy, poi si rivolse al marito appena ricomparso – noi andiamo sul retro. Fa’ in modo che non ci disturbino, per favore.”
Daisy notò immediatamente che quello in cui si trovava non somigliava neppure lontanamente al buio, umido e polveroso magazzino del Boar’s nest!
Quella era una stanza luminosa, di fronte alla porta d’ingresso c’era una stufa a legna, affiancata da un piccolo divano dall’aria consunta, coperto di cuscini colorati e piuttosto malridotti in un angolo e dalla parte opposta una sorta di piccolo ufficio, con uno scaffale di registri colorati ed un’ordinatissima scrivania, mentre al centro c’era un tavolo tondo con delle sedie tutte diverse.
Meg posò il vassoio che aveva portato con sé.
“Qui staremo più tranquille. Ho la sensazione che la tua non sia una storia piacevole.” Disse.
“Io non so come ringraziarti, davvero. Non mi conosci nemmeno e mi stai aiutando più di quanto immagini. Io non ho mai parlato con nessuno di questa storia, e, credimi, farlo non è per niente facile . Noi viviamo ad Hazzard che non è nemmeno una città,  è un paese in cui ci conosciamo tutti e ognuno sa cosa capita agli altri….Quello che non si sa viene inventato dai pettegoli del posto… Per cui non ho avuto bisogno di spiegare nulla a nessuno….In effetti non avevo neppure voglia di parlare di tutta quella orribile storia…Ma ora mi sembra di non riuscire più a trattenermi…Ho paura perché ho trovato Bo e non voglio perderlo di nuovo, non credo che potrei sopportarlo” dichiarò Daisy.
“Sono qui per questo. Sfogati pure, sempre se ti va. Qui non siamo ad Hazzard, ci siamo solo noi due e ti do la mai parola che le tue parole non lasceranno questa stanza. Spesso è più facile confidarsi con un estraneo che con un amico. Ma se vuoi che ti aiuti devi aiutarmi a capire” rispose Meg, versando ad entrambe un’altra tazza di caffè.
“Già, hai ragione. Bhè, vedi, prima che succedesse tutto questo pasticcio  io, Bo e Luke abbiamo sempre avuto un legame speciale. Siamo cresciuti tutti insieme alla fattoria con lo zio Jesse e la zia Martha, che ormai non c’è più purtroppo, perché i nostri genitori sono morti. Siamo più fratelli che cugini.
Luke è il maggiore, Bo il più piccolo…bhè, ormai dovrei dire il più giovane, visto che non è certamente un bambino.... Loro due sono sempre stati più che cugini, sono fratelli ed amici, per scelta. Sono spiriti affini, si sono sempre capiti con uno sguardo e sono sempre stati pronti a rischiare anche la vita l’uno per l’altro”

Mentre Daisy parlava Meg sentì un'enorme dispiacere nel proprio cuore, per quella bellissima ragazza che aveva negli occhi un’infinita tristezza, per Bo, a cui, nonostante tutto, era affezionata e per quella famiglia divisa.
Cosa è successo di tanto grave per produrre un simile disastro?” Si chiese, fra sé, senza avere il coraggio di esternare la domanda, certa che Daisy sarebbe arrivata al punto prima o poi.



Hazzard  - Settembre

“Stasera ho bisogno della macchina, Luke. Da solo…” disse Bo.
Evitava di guardare in faccia il cugino che, da sempre, sapeva leggergli dentro solo guardandolo negli occhi.
Luke se ne accorse immediatamente e pensò fosse imbarazzo.
“Non c’è problema – rispose, ammiccando – una nuova ragazza? Non mi dici chi è?”
Ecco, lasciamo che creda si tratti di una donna!” pensò Bo, cogliendo immediatamente la palla al balzo.
“Per ora no…Voglio vedere come vanno le cose…” borbottò Bo, cacciandosi in tasca le chiavi del Generale ed uscendo velocemente.

Daisy , che aveva osservato la scena in silenzio fino a quel momento, si rivolse a Luke non appena Bo se ne fu andato.

“Ti sembra strano?” gli chiese
“Chi?” domandò Luke, sorridendo all’ansia di Daisy
“Bo! Chi sennò?!” ribatté lei
“Perché? A me sembra sempre lo stesso….Secondo te c’è qualcosa che non va?” chiese lui
“No…Non dico questo, ma mi sembra strano, distratto….”
“Mi ha detto che ha una nuova ragazza…”  
“Magari è innamorato….” Ipotizzò Daisy, certa, in cuor suo, che non fosse quella la causa dell’insolito comportamento del cugino minore.
“Daisy: Bo è sempre innamorato! -  esclamò Luke – E comunque sta’ tranquilla; nostro cugino non è in grado di nascondere nulla. Se ci fosse qualcosa che non va sono certo che ce ne avrebbe parlato” dichiarò Luke.
“Già” mormorò Daisy.



Bo guidò velocemente fino a casa.
Era stanco e arrabbiato.
Aveva vinto la prima gara per Jackal Harrison e non era stato nemmeno difficile, ma la cosa non gli dava alcuna soddisfazione, anzi, tutt’altro.
Mentire a Luke era stato facile.
O meglio era stato fin troppo semplice far sì che Luke gli credesse, perché ingannarlo  e fare i conti con la propria coscienza era terribile.
Lo fai per la fattoria. Zio Jesse ha fatto di tutto per me. Ora spetta a me fare la mia parte!”
Doveva ripeterselo in continuazione per tenerlo a mente e riuscire ad andare avanti, a perseguire il proprio scopo.

Lasciò il Generale Lee a godersi il riposo che meritava e ringraziò, silenziosamente, che lo zio ed i cugini fossero già andati a letto.
Affrontare zio Jesse o Luke o persino Daisy, sarebbe stato davvero troppo.



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“Esci anche stasera?” chiese Luke a Bo.
Era la quarta sera  di fila che suo cugino usciva col Generale.
Qualche giorno prima aveva confessato di avere una nuova ragazza, ma Luke cominciava a nutrire qualche dubbio.
“Si, perché c’è qualche problema? Hai bisogno della macchina?” domandò Bo, rivolgendogli una strana occhiata.
“No…posso prendere il furgone, ma…mi chiedevo quando mi presenterai la tua bella misteriosa” rispose Luke.
“Non è il momento…non sono sicuro che la cosa funzioni…” borbottò Bo.
“È strano…Non hai mai fatto tanti misteri…” insistette Luke.
Il suo tono era tranquillo, ma dentro di sé sentiva crescere il nervosismo.
“C’è sempre una prima volta, Luke. Non c’è assolutamente niente di strano. Se non ti serve la macchina, non capisco perché tu stia facendo tante storie…” ribatté Bo.
“Non sto facendo storie….cerco solo di capire…”
“Non c’è nulla da capire e non credo di doverti rendere conto dei miei spostamenti. Sono abbastanza grande per uscire senza la babysitter, no?”
“Assolutamente…Non c’è bisogno che ti arrabbi!”
“Non mi sto arrabbiando; sono solo convinto di poter uscire senza informare nessuno…”
Bo stava tentando di mantenere la calma. Non voleva litigare con Luke, ma nemmeno dargli spiegazioni.
Mancava una sola gara, poi tutto sarebbe finito poi le cose, con un po’ di fortuna, sarebbero tornare alla normalità e zio Jesse non avrebbe dovuto preoccuparsi della maledetta ipoteca pretesa da quella canaglia di Boss Hogg!
“Puoi fare tutto quello che vuoi. Cerca solo di stare attento e di non cacciarti nei guai”  gli raccomandò Luke.
Bo sorrise alle parole del cugino.
Ci sto provando Luke, te lo giuro. Ci sto provando con tutto me stesso” pensò, ma disse:
“ Tranquillo. Ci vediamo stasera, ok?”
“Ciao”
“Ciao”



Luke seguì con lo sguardo il Generale che si allontanava velocemente.
Perché ho la sensazione che mi nasconda qualcosa, cugino?” si chiese.
Conoscendo Bo, probabilmente, avrebbe dovuto dar retta al proprio istinto, ma decise di credere a quanto gli aveva detto.
Hai ragione. Sei grande. Puoi badare a te stesso” pensò, prima di uscire.
Aveva promesso a Loraine di raggiungerla al Boar’s nest e non voleva certo farla aspettare!



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“Bene ragazzo, fin’ora hai fatto esattamente quello che mi aspettavo da te. Mi dispiace, sai, che non voglia continuare a lavorare per me, sono soddisfatto di te. Oggi ti aspetta l’ultima gara, la più importante. Mi aspetto che vinca, ovviamente. Roy Holmes è un osso duro, sta’ attento, e la corsa è diversa dalle altre…” disse Jackal Harrison a Bo.
Erano soli, in quello che lui chiamava “il mio studio”, ma che, in realtà era solo la stanza più decente della baracca che avevano scelto, per non dare nell’occhio, come quartier generale ad Hazzard.
Jackal era rimasto sinceramente stupito la prima volta che aveva visto correre Bo. Quando Al e Rolf gli avevano portato quel ragazzo aveva pensato di trovarsi di fronte ad contadino strafottente, troppo giovane per sapere, realmente, cosa volesse dire correre e soprattutto correre in quel modo, ma Bo l’aveva stupito: non solo sapeva guidare ma lo faceva come un diavolo. Nessuno riusciva a tenergli testa!|

Peccato credesse ancora alle favole!
Voleva smettere dopo la gara con Holmes, correva solo perché gli servivano i soldi per aiutare la famiglia…
La famiglia?
Con i soldi si può comprare tutto, pensava Jackal, e Bo Duke se avesse voluto avrebbe potuto fare un mucchio di quattrini gareggiando per lui.
Stupido! Non capiva che aveva una dote e che doveva sfruttarla finché ne avesse avuto la possibilità!
Battere il ferro finché è caldo, questo pensava lui, non fare il bravo bambino obbediente.
Ti accorgerai che la virtù non paga, e quando lo farai, finalmente, tornerai a correre per me….

“Perché questa gara è diversa dalle altre?” chiese Bo.
Jackal sospirò, poi disse:
“Il salto. Non è come sempre. Dovrai superare il fuoco, fuoco vero.”
Bo deglutì, nervosamente.
È un salto, esattamente come gli altri. Andrà tutto bene. Deve essere così!” pensò.
“Ce la farò” dichiarò con decisione.
“È esattamente quello che mi aspetto da te” ribatté Harrison.



Bo salì in macchina.
“Ehi, Generale, siamo all’ultima gara. Dobbiamo farcela: per zio Jesse e per la fattoria, ok? Andrà tutto bene. Non finiremo arrosto, te lo prometto!” sussurrò.
Parlare al Generale Lee era una tradizione che lo aiutava a calmarsi nei momenti di tensione.



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“Luke devo parlarti. Ciao Loraine.”
Cooter era corso al Boar’s nest il più velocemente possibile.

Luke gli lanciò un’occhiataccia.
Era seduto ad un tavolo appartato con Loraine e non gradiva affatto l’interruzione dell’amico.
“Non puoi aspettare a domani Cooter?” gli chiese, bruscamente.
“No non posso e nemmeno tu puoi. Ora usciamo di qui. Sbrigati!” rispose Cooter, altrettanto bruscamente.
Luke non aveva mai visto l’amico in quello stato.
“Loraine, devi scusarmi….Ti chiamo domani?” mormorò alla ragazza seduta di fronte a lui.
“Luke Duke se esci da quella porta e mi pianti qui non sognarti nemmeno di rivedermi!” dichiarò lei, seccata.
Luke lasciò correre lo sguardo dalla ragazza all’amico.
Cooter aveva l’aria stravolta.
Non poteva negargli il proprio aiuto.
“Arrivederci Loraine” disse, prima di prendere la giacca ed uscire rapidamente.


“Spero che abbia un ottimo motivo per aver rovinato la mia serata, amico” affermò nel momento in cui si trovarono fuori faccia a faccia.
“Luke…Non so da dove iniziare….Credimi…Non vorrei essere io a dirtelo….Ma Jesse è in ospedale.”
“Cosa stai dicendo??? Che vuol dire che zio Jesse è in Ospedale??? Sono uscito qualche ora fa e stava benissimo……” farfugliò Luke.
Era sconvolto.

Zio Jesse in ospedale? Zio Jesse stava male?
Gli sembrò che il mondo gli crollasse addosso.
Zio Jesse era la sola presenza costante della sua vita, l’unico a cui si era sempre appoggiato, il solo a cui avesse mostrato le proprie debolezze e che conoscesse le sue paure….
Zio Jesse era un leone…Cosa poteva essergli successo?

“Bisogna avvertire Bo e Daisy oggi non era al lavoro…” borbottò
“Luke, vieni con me – disse Cooter – stavolta guido io. Sono tutti al Tre county hospital. Jesse, Daisy e anche Bo”
Luke seguì l’amico e prese posto accanto a lui, sul furgone.
Non riusciva a capire cosa stesse succedendo.
Che ci facevano i suoi cugini all’ospedale?
Bo gli aveva detto di avere un appuntamento con una ragazza….
“Cooter, cosa è successo?” domandò, sottovoce.
“Non ti piacerà per niente quello che sto per dirti, amico….” Cominciò Cooter, ma Luke lo interruppe immediatamente:
“Daisy…Bo…loro stanno bene?” chiese.
“Sì, stanno bene….”
Luke sospirò.
Per lo meno i suoi cugini erano sani e salvi.
“Avanti: parla” ordinò, pregando, tra se e se, che non fosse successo nulla d’irreparabile.





Ecco: ho finito il quinto capitolo. Ora le cose cominciano ad essere più chiare, no?
Grazie, come sempre, a chi legge ciò che scrivo e, ancor più, a chi, oltre a leggere, mi lascia la propria recensione: Marzia, Thia, Lella, i1976 e Lu.

Che ne dite?



  
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