Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
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Autore: s o m e o n e    10/12/2008    2 recensioni
Passano gli anni, le persone cambiano.
Passano gli anni, e il mondo cambia.
Tutto cambia, scorre il tempo.
Ma, come dice il detto, chi non muore si rivede.
Fuori dagli schemi. Amore, odio, amicizia, passione, dolore.
Finalmente decisa a pubblicarla ^(>w<)^
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Welcome back to the h e l l
 
When you think that all finished, in that moment you understand it's not finish.
 
© s o m e o n e , Mia Ikumi , Reiko Yoshida .
 
 
Sun in shining in the sky. Birds are singing and river are flowing to the sea.
Earth is changed. Humans don't respect anything. But they live with happiness.
We don't understand how they're living.
Team 001. 09/10/1964, Earths' year.
 
Si stupì particolarmente quando scoprì quel biglietto sulla scrivania di suo padre, o meglio la ricostruzione dopo l'incendio, non c'era mai stato, ma lo aveva trovato lì, quando entrò nella stanza tornato per un breve periodo da Tokyo per recuperare alcuni oggetti. Risaliva a tanti anni prima, troppi.
Una chiara dichiarazione che gli alieni erano stati sulla Terra già in precedenza e che la loro visita era solo un ritorno. Non si preoccupò più di tanto Ryou, prese il biglietto e tornò da Keiichiro che lo aspettava fuori in macchina.
Avevano deciso di trasferirsi definitivamente in Giappone, quindi erano passati a recuperare tutto quello che avevano abbandonato in America al loro destino. Ripresero l'aereo la sera stessa. Ryou non disse del biglietto. Ci avrebbe pensato più tardi. Voleva godersi solo un po' di quiete.
 
Sono ancora nel mio letto d'ospedale. Non mi ricordo bene cosa sia successo. So che mi sveglio. Non trovo nessuno, come sempre. Alzo leggermente la schiena per vedere cosa mi trovo attorno: macchinari, schede, una finestra, luce pallida. Mi manca il respiro, quella solitudine mi stava amazzando più della malattia. Sento la gola secca ma non ho la forza di bere. Il mondo mi sta crollando addosso, anzi, l'ho fatto cadere addosso nell'istante in cui ho deciso di non combattere più, nell'istante in cui ho capito che la mia famiglia non sarebbe tornata. E ora mi sto lasciando andare, lascio passare i minuti, le ore e forse i giorni. Da quanto tempo sono qua? Minuti? Giorni? Mesi? Anni? Forse, tutto è possibile, ormai per me il tempo è finito, non c'è differenza. Nel corridoio c'è movimento ed entra un'infermiera. Cambia delle flebo, mi guarda impassibile come fossi un manichino, controlla i macchinari che mi tengono in vita e compila una specie di tabella.
"Pronta per la dialisi?" mi chiede. La cosa più noiosa della settimana. Era quella a scandire il tempo. Da quello intuivo che era venerdì, le 16 di pomeriggio. Finita la dialisi, sarebbero state le 18, dopodichè il tempo perdeva di nuovo il suo significato.
"Sì..." sussurro appena, non ho voglia di parlare nonostante i tentativi della donna.
In fondo il mio respiro è dovuto al funzionamento di macchine e medicine. Non è chiaro, forse, il concetto che io non esisto. Più.
 
 
 
Fine prologo.
  
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