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Autore: Bluemuse_    02/03/2015    1 recensioni
Hope è ormai abituata a vivere da sola nella villetta in cui, una volta, abitavano anche i suoi genitori. Cosa succederà quando Nicolas, ragazzo conoscente di sua zia, si presenterà come suo nuovo coinquilino? Un passato simile, un destino comune. Tra ostilità, avventure e (naturalmente!) un'immancabile storia d'amore, ecco la mia prima storiella che spero vi coinvolga fino alla fine.
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Dal capitolo 13:
"Eravamo molto vicini, costretti dalla poca lunghezza delle sue cuffiette bianche, e i nostri respiri si condensavano all'unisono creando nuvolette leggere. Mi girai ad osservare il suo profilo. In quel momento aveva la testa rivolta verso il cielo ad ammirare i fiocchi neve. Doveva piacerle veramente tanto. Abbozzai un sorriso e lei distolse lo sguardo per posarlo su di me. I suoi occhi in quel momento erano semplicemente stupendi, risaltati dal bianco che ci circondava. Mi persi per qualche istante ad osservare i suoi boccoli rossi e la bocca screpolata per il freddo e, in quel momento, pensai che era davvero bellissima."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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CAP.25
 
POV.HOPE

Quando rimasi sola con mia zia, cercai le parole giuste per raccontarle ciò che mi era capitato senza allarmarla. Non feci in tempo ad iniziare un discorso però, perché come al solito lei mi precedette.
-Cosa ci fa quella ragazza qui?- chiese con tono guardingo quanto..allarmato?
-Ecco..è una lunga storia. Sono successe varie cose nell’ultima settimana, cose che non ti ho ancora raccontato e…-
-È stata lei, vero?- domandò a bruciapelo. La osservai abbastanza stranita; che lei sapesse qualcosa? Ma soprattutto, in caso contrario, come poteva nutrire sospetti su una ragazza appena incontrata? Mille domande, mille considerazioni e ipotesi mi frullavano per la testa, ma decisi di giocare la carta dell’ingenua.
-Di cosa parli, zia?-
Mi rivolse un sorriso, alzando le sopracciglia. -Non fare la finta tonta, sai che con me non funziona. Mi riferisco a tutti i lividi e tagli che hai sul corpo- con un dito mi indicò le varie ferite -So che è colpa sua, è inutile che menti-
La guardai ancora più sgomenta. -Come fai a esserne così sicura?- sussurrai flebile. Non ci capivo più niente; ormai era certo che Esmeralda conoscesse Marisol, il che spiegava anche la reazione che aveva avuto non appena l’aveva vista. Cosa era successo però, da farle avere una così bassa opinione di lei? Fissai i suoi occhi blu in attesa di parole esplicative, che non sembravano tuttavia in arrivo. Con lo sguardo la incalzai, e lei si mosse inquieta sulla poltrona. Alzai un sopracciglio, assetata di risposte. Alla fine sbuffò, roteando i suoi zaffiri.
-Sei cocciuta, eh?-
-Ho preso dalla migliore- ammisi io, facendo sorridere entrambe.
-Già…anche tua madre non me la dava mai vinta- guardò verso il basso, mesta. -Immagino che vorrai delle spiegazioni. Purtroppo però, non sono io la persona che può e deve dartele. Con il tempo capirai, cara- si avvicinò a me, sedendomisi di fianco. -So che è una situazione difficile, non sai quanto vorrei poterti essere d’aiuto! Ma devi riuscire a trovare la strada da sola, per quanto a volte ti sembri impossibile- mi accarezzò dolcemente la testa, in un gesto un tempo frequente che mi fece inumidire gli occhi. Nonostante ormai fossi abituata a vivere in quella grande casa senza una presenza familiare costante, non potevo dire di non soffrire tremendamente di solitudine. C’erano stati periodi dopo la morte di mia madre in cui vedevo tutto nero, in cui non riuscivo a credere all’insensibilità e codardia di mio padre, che aveva scelto di sua spontanea volontà di abbandonare una bambina già debole psicologicamente. Mi aveva costretta a crescere e ad imparare a cavarmela da sola, e forse per questo dovevo ringraziarlo; ma non avrei mai potuto perdonarlo per avermi lasciata completamente sola. Un lampo accese però i miei occhi di una scintilla nuova: dovevo pensare al presente, e in quel momento non ero l’unica ad abitare quella casa. Avevo qualcuno che mi teneva compagnia e che riusciva a tirarmi su di morale; qualcuno che, con il tempo, aveva cominciato a significare molto per me e la cui presenza mi rassicurava. Velocemente mi strofinai gli occhi, per non mostrare segni di debolezza, ma la zia sembrava avermi letto nel pensiero. Mi sollevò il mento, mi accarezzò una guancia e sorrise.
-È un bravo ragazzo, vero?- disse poi. Annuii, curvando leggermente le labbra in un sorriso. Guardò verso la parete che dava sulle scale, dove Nicolas era appoggiato con le spalle al muro.
Alzai scherzosamente un sopracciglio, fissandolo. -Adesso mi spii pure?- lui abbozzò una smorfia con le labbra, che lo rese se possibile ancora più bello. Arrossii e spostai lo sguardo di lato, per non incrociare i suoi magnifici smeraldi fissi su di me. Esmeralda rise sguaiatamente, alzandosi poi dal divano per uscire dal salotto. La sentii dire qualcosa sui “giovani d’oggi e l’amore”, ma ero troppo impegnata ad osservare Nicolas incedere verso di me per preoccuparmene. Lo seguii con lo sguardo mentre mi si avvicinava e mi sedeva di fianco. Passammo qualche secondo con gli occhi incatenati, perdendoci uno nella profondità dell’altro. Mai i suoi erano stati così luminosi e -constatai, arrossendo nuovamente- pieni di amore e desiderio. Finalmente si allungò verso di me, facendo incontrare le nostre labbra ed esaudendo il mio tacito volere. Le nostre labbra si scontravano avidamente, portò le mani sulle mie guance mentre io gli cingevo il collo con le braccia, tirandogli alcune ciocche nere. Emise un gemito gutturale che mi fece andare fuori di testa, e fui costretta a staccarmi dalle sue labbra morbide per riprendere fiato. Osservai le sue iridi infuocate e mi morsi il labbro, volendo riprendere quel fantastico contatto. Misi però a tacere i miei istinti da dodicenne in calore, sapendo che avevamo cose di cui parlare che avevano la precedenza.

POV.MAR

Avanzai a passo veloce nello studio del grande edificio grigio, chiudendomi la porta alle spalle. Mi avvicinai alla scrivania, da dove immediatamente Damiàn mi guardò scocciato. Picchiettava nervosamente con le dita sul piano di legno, tradendo la sua inquietudine.
-Per quanto starà qua?-
-Da quanto ha detto due giorni- risposi brevemente.
Per qualche minuto stette in silenzio, recuperando poi il sorriso. Lo guardai interrogativa.
-Possiamo sfruttare la situazione a nostro vantaggio- spiegò -così potremo prenderci finalmente la nostra vendetta sulla quella puttana!- rise malvagio, facendomi rabbrividire. Pur essendo mio fratello, certe volte metteva paura perfino a me, che ero sua sorella. Ripresi un contegno; avevo scelto di appoggiarlo, dovevo seguire ciò che mi diceva. In più non avrei dovuto sentirmi male al pensiero di uccidere quella donna, che ci aveva arrecato tanto dolore. Rafforzai il mio sguardo.
-Dimmi cosa devo fare-

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ANGOLO AUTRICE:
Ebbene sì, dopo un sacco di tempo (perdonatemii T.T) sono finalmente tornata con un nuovo capitolo! Succedono un po' di cosine, e la maggior parte non sono chiare. Cosa sa la zia? Come fa a conoscere Marisol e soprattutto, cosa ha fatto a lei e suo fratello? Cose che non so ancora quando vi farò sapere, dovrete pazientare ancora un po' ;)
Passando ad altro, ringrazio tutti quelli che leggono la mia storia e che la recensiscono. Mi fa veramente piacere vedere così tante persone interessate a ciò che scrivo, grazie!
Ricordo che sto scrivendo un'altra storia, Aderyn nella terra di Metis, e vi invito a fare un salto sul mio profilo per dare un'occhiata:)
Lascio il mio instagram come al solito, nel caso qualcuno fosse interessato a darmi un volto: eletomains
Al prossimo capitolo!
<3

 
  
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