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Autore: sundayrose    03/03/2015    3 recensioni
E... se Hermione non fosse mai esistita?
" - Draco... - Tentò lei, con un lieve tremito nella voce.
Lui voltò la testa di scatto e, per la prima volta da quando l'aveva visto, scorse un barlume di umanità in quei suoi occhi così belli. -Come sai il mio nome? -
"So molte cose di te", avrebbe voluto dirgli. Ma tacque. Lui la guardava ancora e improvvisamente si accorse che era cambiato, sì. Era immensamente più bello, seppur più magro, sofferente. Quella bellezza che viene solo da chi ha sofferto tanto. Aveva il fascino dell'angoscia negli occhi. "
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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L’amore è libero

 

“L’amore è libero,

non è sottomesso mai al destino.”

-         Apollinaire –

 

 

Draco se ne stava nascosto con accortezza dietro una parete di roccia, attento anche a non respirare troppo rumorosamente per il timore di essere scoperto. Si era assentato solo per una decina di minuti, il tempo di andare a prendere un po’ di pane e una brocca d’acqua per i prigionieri dalle cucine, ma quando era tornato aveva notato subito che qualcosa non andava. Il bagliore che s’intravedeva fin dai primi gradini che scendevano nelle segrete non era normale per quella parte del Castello, di solito perennemente al buio. Per questo era sceso con circospezione, scivolando come un’ombra fino ad una rientranza appena prima della cella della ragazza e del vecchio preside.
Le torce appese al muro erano accese, si accorse con sgomento. Come era possibile? Nessuno dei due avrebbe potuto farlo, erano entrambi privi di bacchetta.
Stava appunto per sgusciare fuori dal nascondiglio ed interrogarli quando la voce di Albus Silente, e quello che disse, non lo fecero bloccare al suo posto.
 - Ha fatto la stessa domanda al ragazzo che l’ha condotta qui. Il giovane Malfoy. -
- Sì. – Rispose la ragazza con tono triste. Hermione Granger, gli pareva si chiamasse.
- Davvero interessante. Sembrava quasi che lei lo conoscesse perfettamente. Mentre non si poteva di certo dire il contrario. –
- Già. –
Di nuovo quel tono disperato, afflitto, lo stesso che aveva percepito quando lei l’aveva supplicato di crederle pochi istanti prima.

Una trappola,
pensò, è solo una trappola.
- E, mi permetto di aggiungere, non credo che lei sia legata al ragazzo da semplice conoscenza, non è vero? -

Draco si fece più attento, deciso a non perdere nemmeno una parola della sua risposta. Ma la ragazza non parlò e il silenzio tra quelle mura divenne una prova ancor più schiacciante del suo imbroglio.

Non risponde perché non sta dicendo la verità,
pensò. Non sa cosa dire. Ha mentito fin dall’inizio.
 - Perché non mi racconta la sua storia, signorina Granger? –
La richiesta del vecchio preside gli sembrò assurda. Che cosa avrebbe mai potuto raccontare una spia, un’imbrogliona? Di certo avrebbe costruito una storia senza capo né coda, avvalorando ancor di più la sua tesi e quella del Signore Oscuro. Avrebbe fatto meglio ad intervenire e quietare sul nascere quella assurda scenata. Tuttavia non riuscì a muoversi di un passo, ancora di più quando la ragazza si mise a raccontare.
All’inizio sembrava titubante, incerta su cosa dire, probabilmente perché non aveva previsto che qualcuno le facesse quella domanda e ora cercasse di porvi rimedio inventando di sana pianta una storia assurda.
Poi però le parole si fecero più sicure, il discorso più lineare e preciso. Ma la storia che stava raccontando era ugualmente assurda. Come poteva pensare che qualcuno ci credesse?
E invece il vecchio bacucco ci aveva creduto. Forse la lunga prigionia l’aveva fatto andare fuori di testa.
- Quindi lei mi crede! –
- Naturalmente! –
Quella scenata era ridicola. Che senso aveva rimanere ad ascoltare ancora? Era palese che fosse tutta una congettura per riuscire ad uscire di lì e salvarsi la pelle. Non poteva essere altrimenti.
E allora perché una parte di sé avrebbe voluto che fosse vero?

“ - Tu lo odi così come lo odio io, se non di più. Ha rovinato la tua vita, ti ha tolto gli anni migliori della gioventù e ora sei costretto a servirlo per paura che faccia del male a te o ai tuoi cari. E non puoi nemmeno soffermarti su questi pensieri, su queste paure, perché hai il terrore che lui ti legga nella mente e scopra tutto, cioè che tu non gli sei fedele. –”
Come faceva a conoscere quelle cose? Le sue paure più profonde, i suoi più intimi desideri? Non l’aveva mai confessato a nessuno e persino quando le pensava non lo faceva mai con libertà, temendo sempre di essere scoperto.
Possibile che fosse una Legilimens tanto abile? Possibile che avesse scoperto una parte di sé che perfino il Signore Oscuro ignorava?

“– Come fai a dire queste cose? Chi te le ha dette? –
- Tu! Me le hai dette tu stesso, Draco. –”

Era assurdo! Non poteva essere vero. Lui non aveva mai visto quella ragazza. Come poteva averle detto quelle cose? Un ennesima bugia, così come la sua patetica storia.
Ricordava Harry Potter, un insulso ragazzino che si era permesso di rifiutare la sua amicizia, al primo anno. Ricordava anche quando era morto, l’anno dopo, e di come tutto fosse cambiato da allora. Tom Riddle era rinato e la scuola era sprofondata nell’oscurità.
E ora, invece, quella ragazza sosteneva che Harry Potter avesse ucciso Voldemort al settimo anno. Il più grande mago oscuro di tutti i tempi sconfitto da un misero ragazzino che non era capace nemmeno di pronunciare un Wingardium Leviosa decente.
Eppure… eppure come avrebbe voluto che fosse vero!
Il mondo che Hermione Granger aveva descritto con tanto ardore gli sembrava meraviglioso, anche se ci era voluto tanto tempo e sacrificio per conquistarlo. Eppure a lei sembrava non importare. Era mossa da sentimenti che lui conosceva ma che non aveva mai provato: speranza e combattività.
C’era anche lui in quella storia. A Draco fece uno strano effetto sentirsi raccontare da un’estranea, e così bene poi che sembrava che lei lo conoscesse meglio di sé stesso. Tuttavia aveva avuto la sensazione che ci fosse dell’altro. Il racconto aveva solo sfiorato la sua persona, come se fosse stato solo una comparsa, un attore marginale su cui era inutile soffermarsi più di tanto. Eppure lei cambiava tono quando si apprestava a raccontare di lui. Non sapeva spiegare che tono fosse, era solo… diverso.
Ah, ma che sciocchezza! Era solo un imbroglio, no? Una commedia preparata a puntino e recitata solo allo scopo di farsi liberare. Lui non ci sarebbe cascato.
Stava quasi per uscire allo scoperto e smascherarla quando un grido lancinante lo inchiodò al suo posto, facendogli accapponare la pelle.
I suoi ultimi pensieri l’avevano distratto da quanto stava avvenendo nelle celle poco distanti da lui, perciò fu sorpreso di vedere la ragazza in ginocchio, le mani premute sulle orecchie e un’espressione di profondo dolore impressa sul viso.
Cosa stava accadendo?
Gettò uno sguardo al vecchio preside, distante solo un paio di celle da quella di Hermione. Si era alzato in piedi, non senza un certo sforzo, e ora osservava la scena curioso, quasi rapito.
Non durò che qualche secondo, poi la ragazza aprì nuovamente gli occhi e si alzò in piedi, stordita.
- Allora? Ci siete riuscita? –
Nella voce di Silente la trepidazione era quasi tangibile.
- Un desiderio. E’ stato un desiderio a condurmi qui. -
- Un desiderio espresso da chi? –
- Da Ron Weasley. –
Draco era stordito e confuso. Non riusciva a capire il senso di quanto era appena accaduto, né di cosa stavano parlando.
Cercò di dar pace ai propri pensieri dicendosi, ancora una volta, che era tutta una messa in scena per imbrogliarlo. Ma a che scopo continuare a recitare se la ragazza non sapeva neppure che lui fosse presente? Per quale motivo stava ancora mentendo?
A meno che… a meno che non stesse mentendo. A meno che non avesse mai mentito.

 

Qualche istante dopo ritornò su per le scale, per poi ridiscenderle il più rumorosamente possibile e dare loro la possibilità di spegnere le torce ed interrompere la conversazione.
Non seppe nemmeno lui perché lo fece.
Quando arrivò nel cunicolo in cui si trovavano le loro celle il buio e il silenzio erano tornati, densi ed impenetrabili. Quindi tirò fuori la bacchetta e accese una torcia lì vicino.
Hermione se ne stava rannicchiata in un angolo della cella, la testa alta, l’espressione dura, nemmeno un briciolo dell’angoscia di poco prima era visibile sul suo volto. I suoi occhi castani lo fissavano imperturbabili e lui si sentì quasi in soggezione.
Era forte, era molto forte. Di questo Draco doveva dargliene atto.  
- Ti ho portato qualcosa da bere e da mangiare – Disse, facendo passare il vassoio con l’acqua e il pane attraverso un passaggio tra le sbarre che lui ebbe la premura di richiudere subito dopo.
Ma lei non li degnò nemmeno di uno sguardo. Continuava a fissarlo, come se i suoi occhi fossero molto più interessanti del cibo a portata di mano.
Cercò di non dare peso a quei pensieri e le voltò le spalle, sistemandosi a terra di fronte alla sua cella.
- Il Signore Oscuro mi ha ordinato di sorvegliarti a vista. – Si giustificò lui, quasi come se ce ne fosse bisogno.
Ma Hermione non disse una parola, continuava solo a guardarlo, in un modo così intenso che più di una volta Draco ebbe la tentazione di abbassare gli occhi e fuggire al fuoco del suo sguardo.
Per quanto fosse duro e freddo all’apparenza aveva paura di cosa quegli occhi riuscivano a scatenare. Era sempre stato convinto di essere ghiaccio, solido ed imperturbabile, tanto forte da credersi imbattibile. Eppure, anche se il ghiaccio poteva bruciare come fuoco, il fuoco era l’unico a poterlo piegare, a poterlo sconfiggere e di questo se ne rese conto solo in quel momento.
- Ho ascoltato la tua storia. – Disse all’improvviso, quasi contro la propria volontà. Aveva fatto di tutto per non farsi scoprire e invece ora le stava confessando tutto.
Nella sua maschera di impassibilità Draco intravide una scintilla di sorpresa – Davvero? –
Draco annuì, continuando a tenere gli occhi nei suoi – Una storia molto fantasiosa. –
L’espressione sul viso di Hermione si indurì di nuovo e la scintilla di sorpresa e falsa speranza scomparì veloce così come era arrivata.
- Quindi non hai creduto nemmeno ad una parola. - Non era una domanda.
- Esattamente. – Mentì lui. Non seppe nemmeno il perché, ma si stava accorgendo, piano piano, che quella ragazza aveva un potere straordinario su di lui. Potere che sarebbe aumentato a dismisura se le avesse dato ragione.
- E allora perché non sei andato a dire tutto a Voldemort? – Sbottò lei. L’ira che si percepiva nelle sue parole strideva quasi dolorosamente con il tono freddo della sua voce - Perché non sei strisciato ai suoi piedi come una vile serpe e non gli hai spifferato tutto? Potevi dirgli di aver sentito la prigioniera confessare di far parte dell’Ordine della Fenice, la cui missione principale è distruggerlo e riportare Hogwarts e l’intero Mondo Magico all’antico splendore. Potevi offrirgli la mia testa di traditrice su un vassoio d’argento e, forse, in quel modo ti avrebbe preso più in considerazione, elevandoti ad un ruolo per te più dignitoso. Questa era l’occasione della tua vita. Non deve aver riposto molta fiducia in te se ti ha relegato per così tanto tempo al misero ruolo di carceriere. –
Draco scattò in piedi, punto nel vivo. La rabbia e l’indignazione scaturivano da lui come scariche elettriche.
- Come osi rivolgerti a me in questo modo? Sporca Mezzosangue. E’ così che ti chiamavo nella tua storia, vero? Bene, perché è quello che sei. Una traditrice della peggior specie. Una nemica. Un viscido neo nel perfetto piano del mio signore. Dovrei punirti a suon di Cruciatus per quello che hai detto. -
- E allora perché non lo fai? – Lo provocò lei, con aria di sfida, alzandosi in piedi e afferrando le sbarre con forza.
Draco, quasi involontariamente, si allontanò di un passo.
- Io so che non lo faresti mai. – Disse lei alla fine. La voce morbida e pacata non sembrava nemmeno la sua dopo la freddezza di un attimo prima. – Non ci sei mai riuscito. Hai sempre rifiutato con forza il potere di ferire, torturare, uccidere. Io so che non lo faresti mai! Come non avresti mai fatto la spia per Voldemort. -
- Chi ti dice che io non l’abbia già fatto? – Ribattè lui, quasi provocandola. Ma era una provocazione talmente debole che Hermione sorrise del suo tentativo.
- Perché ti conosco, Draco. –
- Non è vero. Tu non mi conosci affatto! – Sbottò. La rabbia e la paura lo costrinsero a serrare i pugni lungo i fianchi.

Hermione scrollò le spalle – E allora fallo! – Allargò le braccia semplicemente, esponendo tutto il suo corpo al potere di lui – Torturami, Draco! –
Il ragazzo rimase allibito, inchiodato al suo posto dallo sgomento e dal terrore. Che cosa stava dicendo? Non voleva mica che lui lo facesse davvero?
No, certo. Voleva solo metterlo alla prova, dimostrare che non l’avrebbe mai fatto. Dimostrare che era un debole.
Ma lui non era un debole!
Con mano tremante sfilò la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e la puntò contro di lei. La mira che oscillava tremendamente a causa del suo tremito incontrollato.
Di contro, Hermione sembrava tranquillissima. Gli occhi due pozzi profondi in cui lui avrebbe potuto perdersi con grandissima facilità… e sollievo.
Scosse la testa, non doveva distrarsi. Tutto il suo onore, la sua credibilità, il suo potere stavano in quel gesto. Lui avrebbe solo dovuto compierlo.
Eppure esitava. Perché?
Hermione le stava di fronte, le braccia spalancate, immobile, indifesa, chiunque sarebbe stato in grado di scagliarle contro tutte le maledizioni del mondo se avesse voluto. Ma, si rese conto all’improvviso, era proprio quello il problema: lui non voleva.
Abbassò leggermente la bacchetta - Io… -
- Perché ti ostini a voler apparire crudele? -
Draco arretrò di un altro passo quando si accorse che ora, nella voce di Hermione, non c’erano più freddezza, sfida o provocazione, ma solo lacrime. Lacrime amare che le rigavano il viso rilucendo tristi nel bagliore della torcia.
- Tu non sei così, Draco. Tu sei molto meglio di questo. -
Stava per risponderle, di nuovo, che non poteva saperlo, ma si bloccò quando si rese conto che era una bugia. Lei lo sapeva, lei lo conosceva più di se stesso, forse. Rivelava cose, diceva verità con cui lui non era ancora sceso a patti e che, invece, per lei erano verità assolute, inconfutabili. Con uno shock quasi fisico si rese conto che lei si fidava di lui. Per questo aveva spalancato le braccia con tanta facilità un attimo prima. Lei conosceva i segreti del suo animo meglio di se stesso e sapeva che non le avrebbe mai fatto del male.
Era la prima persona a fidarsi di lui così, incondizionatamente.
- Cosa sono allora? – Chiese alla fine, con spaventosa innocenza.
Hermione sorrise – Tu sei Draco Malfoy e sei un ragazzo buono. Un ragazzo che ha imboccato la via sbagliata, ma questo non vuol dire che non possa ritornare sui propri passi. Io so cosa c’è dentro il tuo cuore, Draco. –
Aveva allungato una mano oltre le sbarre e l’aveva poggiata sul petto, proprio sopra il suo cuore. Draco non si era neppure accorto di essersi avvicinato a lei.
Il tocco della sua mano emanava calore e pace, una pace che non aveva mai provato e che ora si irradiava dal punto in cui lo stava toccando in tutto il corpo. Era una sensazione bellissima, era simile all’amore, ma Draco non aveva mai conosciuto quel sentimento, quindi non poteva dirlo con certezza.
Alzò la mano sinistra con lentezza e la poggiò su quella di lei, come per impedire che lei spezzasse quel contatto, per essere sicuro che nulla avrebbe potuto interrompere quel momento.
Ma il male era in agguato e, un istante dopo, un dolore simile ad una scarica elettrica attraversò il braccio sinistro di Draco, costringendolo ad allontanarsi e ad afferrarsi dolorosamente l’avambraccio.
Il Marchio Nero bruciava come fuoco sulla sua pelle pallida e, nel momento stesso in cui lo sentì, Draco seppe quale fosse il messaggio.
- Che succede? – Chiese Hermione, il volto trasfigurato dall’angoscia.
Il ragazzo alzò la testa e quasi si scusò con gli occhi – Il Signore Oscuro. Vuole che andiamo immediatamente da lui. –

 

L’ufficio di Tom Riddle era ancora più immerso nelle tenebre quando Draco ed Hermione entrarono. Un’esigua fiammella riluceva sulla scrivania ma, a parte quella, nessun’altra luce era accesa.
Il ragazzo accompagnò Hermione per un braccio fino al cospetto del Signore Oscuro con mano rigida e tesa e un’espressione non meno tranquilla.
Tom Riddle si accigliò – Qualcosa ti turba, Malfoy? –
Draco cercò di ricomporsi – Nulla, mio signore. –
Voldemort lo fissò per un momento, poi spostò la sua attenzione su Hermione.
- Ebbene, signorina Granger? Ha qualcosa di meglio da raccontarmi stavolta? -
- Ho già esposto la mia versione dei fatti. – Ribattè lei.
Sembrava sicura, quasi impertinente, ma Draco notava con chiarezza il suo tremore e si chiese se lo avesse notato anche il Signore Oscuro.

- Dunque non vuole dirmi chi l’ha fatta entrare. -
- Nessuno mi ha fatta entrare. Io sono una studentessa di questa scuola. –
- Peccato che nessuno si ricordi della sua esistenza. –
Mentre parlava, Tom Riddle girava attorno a lei e la scrutava con attenzione. Quando Hermione si accorse cosa stava facendo, tremò più vistosamente. Non era mai stata brava in Occlumanzia.
Cercò di fermare i ricordi di quanto aveva appena vissuto, ma quelli, con più ostinazione, balenarono nella sua memoria come fotogrammi di un film.
Si sentì nuda e vulnerabile. Gettò un’occhiata a Draco, dietro di sé, e quasi immediatamente si accorse di aver commesso un passo falso. Il Signore Oscuro ora fissava lui.
- Raccontami di quanto hai sentito nelle segrete, Draco. -
- Mio signore, io non… -
- Obbedisci! – Gli ordinò lui. Il suono della sua voce come una frusta sulla pelle.
- Erano solo fantasie, mio signore. Una favola raccontata dalla ragazza solo con lo scopo di non essere punita, tutto qui. Non c’è niente di vero. – Cercava di risultare il più convincente possibile, ma il Signore Oscuro era difficile da ingannare.
- Ne sei sicuro, Draco? – Chiese infatti lui.
- Assolutamente, mio signore. –
Con uno scatto fulmineo Tom Riddle afferrò Hermione per i capelli e la trascinò di fronte a Draco – E allora perché la mente di questa ragazzina dice che è tutto vero? Perché i suoi ricordi confermano quanto ha detto? –
Draco sobbalzò, colto alla sprovvista – Io… non lo so… - Balbettava e cercava disperatamente di trovare qualcosa da dire, qualunque cosa. Ma gli occhi disperati di Hermione e le sue lacrime di dolore annullavano completamente la sua capacità di ragionamento.
- Te lo dico io. Perché è vero! Questa ragazzina viene davvero da un altro mondo. Un mondo dove io non esisto più. Un mondo che lei ha contribuito a creare. – Scagliò Hermione lontano da sé, quasi come se non volesse toccarla oltre, e lei finì sul pavimento con un gemito.
Draco la osservò con disperazione, mentre le parole di Voldemort penetrarono negli strati della sua mente e cominciavano a prendere forma.

No!
Gemette dentro di sé.
- E adesso vediamo quanto mi sei fedele, Draco. Tira fuori la bacchetta! -
- Mio signore, io… -
- TIRA FUORI LA BACCHETTA, DRACO! –
E lui lo fece, non staccando mai gli occhi da lei che piangeva ancora sul pavimento, il viso nascosto dai suoi capelli scompigliati.
- E ora uccidila! –
L’ordine non arrivò inaspettato, ma Draco sobbalzò ugualmente, mentre un tremito incontrollabile gli attraversava il corpo.
- Ti non vuoi che mi distrugga, vero Draco? – Mormorò Voldemort. La voce strascicante e seducente come quella di una biscia. – Tu vuoi che questo mondo resti così com’è, vero? Con me al potere e con il prestigio della tua famiglia ancora intatto. Se lei sopravvivrà, Draco, tutto questo andrà in pezzi. Quindi fallo! -
Draco titubò. Ma come poteva sottrarsi? Come? Se non l’avesse uccisa, il Signore Oscuro avrebbe ucciso lui.
Hermione ora non piangeva più, si era voltata a guardarlo e di nuovo aveva quell’espressione dura e splendente, quella forza che lui poteva solo sognarsi.
- Uccidila, Draco. ORA! -
E Draco pronunciò l’incantesimo, ma non fu quello che il Signore Oscuro si aspettava, né fu contro di lei.
Con un movimento fulmineo aveva spostato la bacchetta contro Tom Riddle e aveva urlato uno Schiantesimo talmente potente da farlo volare attraverso la stanza, fino a schiantarsi contro il muro opposto, dove migliaia di piccole crepe spuntarono con la forza del suo impatto. E poi il suo corpo privo di sensi cadde a terra, come una marionetta a cui erano stati tagliati i fili.
Con sgomento Draco osservò quanto aveva fatto, ma durò solo un millesimo di secondo. Non c’era tempo da perdere, presto il Signore Oscuro si sarebbe risvegliato e allora nessuno dei due sarebbe stato più al sicuro.
Afferrò Hermione per un braccio e la aiutò ad alzarsi in piedi.
- Andiamo! – Esclamò poi e la trascinò per una mano, correndo precipitosamente fuori dall’ufficio. 

 

NOTE DELL’AUTRICE:

Ciao, lettori.
Ebbene sì, siamo arrivati al penultimo capitolo. Mi dispiace un po’ ma questa storia non era stata programmata per essere più lunga. Spero però che vi sia piaciuta lo stesso e che mi farete sapere il vostro parere a riguardo.
Un bacio a tutti.
Sundayrose

  
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