Era una triste triste mattina
d’autunno: le lacrime
rovinano il mascara.
“William! Perché
William!? Perché mi hai fatto questo!? Oh!? Why did you leave me William!?”
Le foglie, scarlatte come la chioma
della povera vedova,
abbandonavano malinconiche i loro rami ai lievi soffi di vento, cadendo
sulle
teste di tutti i fedeli raccolti intorno alla povera bara che veniva
calata
pian piano nella fossa in quel triste cimitero, nella periferia di
Sydney.
Una lenta musica da requiem aleggiava nell’aria,
accompagnata dai sospiri di compianto, e tutti gli invitati si
stringevano
attorno alla triste moglie, cercando di non affondare troppo coi tacchi
nel
terreno e tamponandosi gli occhi truccati a lutto dalle copiose lacrime
che
scendevano giù.
Un triste evento, molto triste.
Praticamente tutti i travestiti del quartiere erano stati
invitati a celebrare la morte prematura dello sposo della magnifica
Grell,
avvenuta per sciagurato incidente la settimana prima.
Il Becchino ridacchiava tra sé e sé mentre il
parroco
terminava di leggere l’ultimo salmo, e presto il morto fu per
sempre accolto
dall’abbraccio freddo e verminoso della terra.
Una vera tragedia.
“Come stai tesoro?”
La cerimonia era finita, e tutti gli invitati stavano
cominciando ad avviarsi verso i loro appartamenti in affitto, lasciando
da sola
la povera Grell. Il tramonto colorava l’orizzonte seguendo le
linee dei
palazzi, ed illuminava le chiome rossastre degli alberi del cimitero;
fu in
questo momento magico che la vedova si rese conto della queen
che le si
era accostata a fianco, discreta e silenziosa.
“Una vera merda cara.” Rispose, alla domanda
premurosa
dell’altra, che aveva una magnifica e profonda voce
baritonale.
“Sai com’è: una fa una fatica pazzesca
per convincere un
uomo a sposarla…e poi questo mi muore un mese dopo.
Stronzo.”
“Mi dispiace tanto per William. È una tragedia
terribile,
cadere dalle scale così…”
“Macchè, non è mica caduto dalle scale.
Aveva appena
comprato un nuovo prodotto per lucidare i suoi carissimi occhiali, si
è chiuso
in bagno con quello…e le esalazioni lo hanno
ammazzato.”
Eh già, come può uno shinigami farsi ammazzare da
delle
stupide esalazioni? Maledizione! Stronzo!
Erano più di ottocento anni che Grell chiedeva e richiedeva
all’avvenente collega William T. Spears di scappare con lui,
di seguirlo, di
coronare il loro sogno romantico…per poi finire
così. Che tristezza e mestizia.
“Sappi che hai tutto il mio sostegno, tesoro.”
La voce profonda dell’interlocutrice riusciva a toccare i
sentimenti più sopiti, e Grell si sentì
confortata da essa. Si rese conto di
non aver mai incrociato quella queen in particolare, e subito si chiese
come diavolo
non avesse fatto a notarla prima: ella era infatti
un vitello alto quasi
un metro e novanta dal fisico da atleta, inguainato in un paio di
pantaloni in
pelle nera lucida che ne mettevano in risalto i muscoli e le caviglie
eleganti,
strette in scarpe con 13 buoni centimetri di stacco da terra. Portava uno scialle
bucherellato gettato
sulle spalle –sempre nero-, che lasciava intravedere un
corsetto, ed indossava una
mascherina elegante sul volto.
I capelli corvini erano liberi da parrucche, pettinati
indietro con lucida brillantina.
“Oh, grazie carissima, mi fai sentire un
po’ più
amata.”
“Figurati cara…oh che sciocca, non mi sono nemmeno
presentata: il mio nome è Maiden.”
“Oh, Maiden, quella Maiden?”
Quella Maiden che era appena arrivata da non-si-sa-dove e
stava già facendo impazzire tutti al Queen of
Roses, il locale più in
di tutta Sydney!? Tutti negli ultimi mesi parlavano del suo
talento
eccezionale, delle sue mosse sexy e un po’ goth,
del suo fantastico paio
di gambe!
“Beh, sì, sono io.” si
schernì Maiden, nascondendo il volto
mascherato dietro alle piume di un ventaglio in stile veneziano.
“Ho sentito un sacco di racconti su di te, tesoro. Ma ora
lasciami sola nel mio dolore, ho un tragico lutto da
smaltire…” languì Grell,
allontanandosi.
“Oh non fare così amore, sono
venuta qui per
risollevarti, ed ho una proposta per te. Che ne dici di distrarti
seguendomi in
tournée?”
Grell si paralizzò, a quelle parole, e guardò
fisso gli
occhi castani rossicci dalle lunghissime ciglia del moro travestito,
che ora si
erano fatti accattivanti dietro il velo sottile del ventaglio.
“Cosa? No, no cara…non puoi venire qui a farmi una
proposta
del genere, ai funerali di mio marito…non posso partire per
una tournèe, non me
la sento.”
“Ma io ho bisogno di te…” Maiden divenne
adorabilmente
supplicante, e Grell cominciò ad intuire il motivo di tutto
il suo successo.
“Mi dispiace, Maiden. Ma non ce la faccio. Anche in memoria
di William…”
Grell sospirò
“…lui ha sempre voluto che mi dessi una regolata,
e
conducessi una vita più sobria. E sai che ti dico?
D’ora in avanti farò così!
Sono solo una vecchia drag queen, ed il mio tempo sulle scene
è finito. Voglio
finire la mia vita rispettando i suoi desideri.”
“Capisco…”
Mormorò Maiden, rovistando con la mano guantata nel
reggiseno, ed estraendone un piccolo bigliettino, che porse alla rossa
vedova
con due dita.
“Vieni a trovarmi domani sera, almeno, al Queen of
Roses.
Mi faresti un grande piacere, e magari riesco a
convincerti…”
Dopodiché girò sui tacchi e si
allontanò, ancheggiando,
lasciando la Regina Scarlatta a fissarla con espressione ebetita.
C’era qualcosa di strano, in Maiden…poco male. Uno
spettacolo al Queen of Roses sarebbe stato un
ottimo diversivo alla
tristezza, soprattutto perché lì venivano serviti
i migliori bloody mery di
tutta Sydney.