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Autore: DAlessiana    03/03/2015    2 recensioni
L’adolescenza è quella fascia d’età che va dai 13 ai 19 anni, dove si è troppo piccoli per fare i grandi e troppo grandi per fare i piccoli. Un periodo fatto di incertezze e confusione ma, dopotutto, è un periodo indimenticabile. (Irv)
Una mia visione personale di "Everwood" come sarebbe stato se il gruppo: Ephram, Brigth, Colin e Amy si fosse formato fin dall'inizio. E' la prima fanfiction che pubblico in questo fandom, spero di fare un buon lavoro!
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amy Abbott, Andrew 'Andy' Brown, Bright Abbott, Ephram Brown, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si può nascondere tutto dentro una scatola, una gabbia, un armadio, una stanza. Anche l’amore lo si può rinchiudere, ma la memoria ha tutte le chiavi, e la nostalgia, quella passa anche attraverso i muri. (Irv)

Nostalgia.
Ephram fissava la foto di sua madre e provava quel sentimento al quale non puoi dare significati…la nostalgia.
Nostalgia di tutti i momenti passati insieme, nostalgia della sua voce che, giorno dopo giorno, aveva il timore di dimenticare. Nostalgia del suo sorriso e dei suoi capelli che le cadevano in modo scomposto sul viso.
Nostalgia di lei. Dei suoi abbracci, delle sue carezze, dei suoi baci…nostalgia di quel calore che solo una mamma può dare.
“Ephram” lo chiamò Delia a bassa voce, aveva paura di disturbare i suoi pensieri.
“Piccola?” il fratello si voltò, abbassandosi all’altezza della sorella. Sapeva che, quel giorno, sarebbe stato difficile per tutti.
“Oggi sarebbe stato il suo compleanno” disse Delia, indicando con la coda dell’occhio la foto sorridente della madre. Ad Ephram si strinse il cuore, quel giorno sarebbe stato uno dei più lunghi.
“Lo so, Delia.” esclamò, accarezzandole una guancia. La piccola lo guardò negli occhi ed il fratello poté capire che il suo sguardo anticipava un pianto.
“Mi manca.” disse Delia, prima di dar sfogo al pianto, appoggiò la testa sulla spalla del fratello e pianse, pianse fino a finire le lacrime.
“Manca anche a me.” le sussurrò Ephram, baciandole i capelli.
***
Quel giorno, come mai prima, la voglia di fare qualsiasi attività era scesa sotto i piedi ad Ephram. Avrebbe solo voluto fare un’unica cosa, ma gli era impossibile. A meno che non avesse il teletrasporto, del quale era sprovvisto.
“Buongiorno! Siamo di buon umore oggi, eh?” Bright non si fece scappare la possibilità di prenderlo in giro, mentre l’amico saliva in auto.
“Bright, oggi non sono in vena di scherzi” disse Ephram, dritto al punto. Non aveva neanche la forza per rispondere alle battute con il suo solito sarcasmo tagliante.
“Wow. Qui le cose sono serie. Allora, che succede? Hai litigato con tuo padre?” domandò subito il riccio, cercando di indovinare quale cataclisma si fosse abbattuto sull’amico pianista.
“Sei fuori strada. Oggi sarebbe stato il compleanno di mia madre” rispose Ephram, senza girarci troppo intorno. Distolse lo sguardo la strada e fissò l’asfalto.
Forse per la prima volta in vita sua, Bright Abbott era rimasto senza parole. D’altronde, che cosa avrebbe mai potuto dire?
“Immagino che questo è l’ultimo posto in cui vorresti stare” sussurrò, tentando di trovare qualcosa di più sensato da dire, ma rimase a bocca asciutta.
“Esattamente” disse Ephram accennando qualcosa che sembrava un sorriso, dopotutto far star zitto Bright non era cosa da poco.
“Vorrei poter fare qualcosa! Poterti portare a New York, ma dista più di 6270 km e non penso che la mia auto, con quel poco di benzina che ha, ce la farebbe!” esclamò il giovane Abbott, avrebbe davvero voluto fare qualsiasi cosa pur di rallegrare l’amico.
“Vuoi davvero fare qualcosa Bright? Allora portami via, non importa dove. Inizia a guidare e non fermarti!” disse Ephram. L’amico lo fissò, forse avrebbe dovuto ricordargli che dovevano andare a scuola e poi alle prove per lo spettacolo. Forse avrebbe dovuto dirgli che scappare non avrebbe risolto niente. Ma le indecisioni non facevano parte del carattere di Bright, quindi mise in moto e partì.
Partì senza una meta, tranne quella di far placare il dolore del suo giovane Chopin.
***
Amy e Colin raccontavano scuse di tutti i tipi, ad i vari insegnanti, per giustificare l’assenza di Ephram e Bright. Un assenza della quale neanche loro erano a conoscenza. Amy aveva provato a chiamare Ephram, durante gli intervalli delle lezioni, ma lui non aveva mai risposto.
Quando non si presentarono neanche alle prove, iniziarono davvero a preoccuparsi, Laynie compresa.
“Hai rintracciato Ephram?” domandò un Colin preoccupato, riferendosi alla sua ragazza.
“No. Lo ha chiuso, perché non squilla neanche” rispose Amy, chiedendosi che cosa diamine fosse saltato in testa a quei due!
“Oggi sarebbe stato il compleanno della madre di Ephram” fu Laynie a parlare, senza una ragione, forse perché sapeva che cosa avesse spinto Ephram a saltare la scuola e le prove, dopotutto conosceva ancora bene il suo ex.
“Anche se è una cosa molto triste, non è una buona ragione per non rispondere al telefono!” esclamò Amy, ora ancor più irritata di prima. Perché Ephram non glielo aveva mai detto?
“So dove possono essere. Non è molto lontano da qui” disse la giovane Hart, avviandosi alla porta. Si voltò verso gli altri due “Venite o no?” domandò impaziente. Colin ed Amy la seguirono.
***
“Fammi indovinare: questo posto te lo ha fatto scoprire mia sorella, vero?” esclamò Bright, quel luogo aveva la firma di Amy Abbott, era dove si vedeva tutta la cittadina dall’alto, poco distante dalla scuola.
“Veramente, no. E’ stata Laynie a farmelo vedere, credo che a lei l’abbia fatto scoprire Amy, però.” disse Ephram, ridendo sotto i baffi per la faccia sorpresa di Bright: anche i migliori sbagliano!
“Sarebbe piaciuto molto a mia madre, sai? Lei amava questi posti tranquilli e rilassanti, dove puoi scattare per un po’ la spina.” Ephram parlò fissando un punto indistinto davanti a sé, forse guardava l’orizzonte o forse era perso nei ricordi.
“Ephram…” sussurrò il riccio, accarezzando la spalla dell’amico. Avrebbe voluto fare qualcosa, non poteva condividere il suo dolore, perché lui una perdita così grande non l’aveva ancora subita, ma poteva immaginare quanto male potesse fare.
“Posso solo immaginare cosa tu hai passato e quanto ancora faccia male. Mi dispiace Ephram, non saprei cosa dirti più” anche se con sforzo, pronunciò quelle poche parole, sperando di essere stato d’aiuto.
“Sai quante volte ho sentito quella frase? << Mi dispiace >>, quante persone ce lo hanno detto a me e Delia? La cosa più brutta è vedere mia sorella soffrire, piangere ad ogni festa e non poter fare un bel niente! E’ solo una bambina e la vita è stato già così dura contro di lei!” esclamò il giovane Brown, si sentiva così impotente nei confronti della sua piccola sorellina che sembrava quasi impazzito.
“La vita è stata dura anche per te e tuo padre, Ephram” sentì una voce femminile alle sue spalle, sapeva che solo lei avrebbe potuto trovarli, ma aveva perso le speranze di vederla.
Senza dire niente si alzò voltandosi. I loro sguardi si incrociarono e, senza perdere altro tempo, Laynie lo abbracciò. Si abbracciarono per tutte le volte che avevano voluto farlo, ma il loro stupido orgoglio glielo aveva impedito.  
“Mi sei mancato tanto Ephram” sussurrò Laynie, con la testa sulla sua spalla, in modo che potesse sentirla solo lui. L’unica persona che le interessava, davvero, in quel momento.
“Anche tu, Laynie. Non sai quanto mi sei mancata” disse, sussurrando a sua volta, Ephram, stringendola di più a sé.
Avevano troppi abbracci, sguardi, parole da recuperare ed avevano aspettato fin troppo tempo.



-Eccomi! :)
Non potete neanche immaginare cosa ho passato per scrivere questo capitolo! Non voleva proprio uscire! u.u
Comunque, come vedete, ce l'ho fatta e spero che il risultato vi piaccia...A voi i commenti! 
Alla prossima! :33



 
  
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