30 Settembre 1943
Inconcepibile!
Inaudito! Imperdonabile!
Non
bastava agli italiani essersi rivelati degli alleati inaffidabili e poi dei
vili traditori, osavano anche fargli un simile affronto?
Lui,
Germania, che aveva rinchiuso Inghilterra nella sua casa sotto una pioggia di
bombe, vedeva la sua immane, superiore potenza, messa in scacco da un popolo di
cenciosi. Lui, che aveva ridotto in ginocchio gente del calibro di Francia e
Russia non era riuscito a piegare una massa di ribelli cafoni. E ora, a maggior
umiliazione, si vedeva preso prigioniero da una masnada di ragazzini poco meno
o poco più che imberbi!
Bambini,
che parevano star nient’altro che giocando alla guerra, solo con le armi vere; adulti
in miniatura ma fatti e finiti, resi tali dalle durezze della vita e della
guerra, lo circondavano, lo spintonavano su e giù per i vicoli della città a
loro piacimento, gridando, saltando, esultando, facendosi beffe di lui in quel
loro incomprensibile, volgare dialetto, dopo avergli sottratto pistola,
medaglie, il berretto da ufficiale, forse tutto meno che la divisa. Frastornato
dall’assurdità di ciò che gli stava accadendo, si limitava a stringere i denti
e imprecare.
Maledetti
napoletani e maledetta la loro città! L’avrebbe ridotta in cenere e fango!
Il
corteo di giovanotti a un tratto si fermò, e il potente prigioniero incrociò gli
occhi con il fratello del suo inutile alleato Italia, il suo meridione; addosso
una camicia bianca sporca di polvere e sangue, un fucile a tracolla, se ne veniva
giù dalla via incrociando il loro passo.
“Ué,
uagliò! E dove lo portate a questo qua?”
“Questo
è o’ nostro prigioniero!”
“L’avimma
catturato nuje!”
“E
chi ve lo tocca! Solo, permettete una piccola soddisfazione?”
Germania,
che mai, neanche prigioniero, si sarebbe lasciato intimorire da un avversario
tanto infimo, gonfiò il petto e lo incenerì con un’occhiata, ma questi non era
affatto interessato a cercare lo sguardo di chi gli aveva portato la morte in
casa, anzi, senza una parola, a passo tranquillo, scomparve alle sue spalle… Per
poi ricomparire come il forte, bruciante dolore di un calcione nel sedere.
Così,
cadeva chi era giunto a Napoli con un carico di armi e prepotenza, tra i lazzi
e le risate che i bambini, di nuovo tali, riservano a un adulto che casca per
terra.
Da
quel giorno, da quei quattro giorni, Germania non mancò mai di portare il
dovuto rispetto a quel povero, sfaccendato, imbelle di Romano, che molti,
troppi, dimenticavano, e dimenticano tutt’ora, essere anche lui Italia.
Le Quattro Giornate
di Napoli (27-30 Settembre 1943) furono il primo caso in cui la Wermacht,
l’esercito tedesco, venne costretto a trattare alla pari con una popolazione
civile insorta.
Con l’armistizio
dell’8 Settembre e lo sbandarsi dell’esercito italiano, i tedeschi occuparono
velocemente la penisola, Napoli inclusa, la quale conobbe da subito
innumerevoli episodi di violenza e sopraffazione da parte degli ex-alleati. La
popolazione civile, esasperata dalle angherie, dai rastrellamenti, e infine dal
tentativo di deportare 30.000 persone per il lavoro coatto in Germania,
insorse: infuriato, Hitler, ordinò che la città venisse ridotta in “cenere e
fango”, ma quando il 1° Ottobre i carri armati alleati entrarono a Napoli, la
trovarono già liberata e pacificata.
Ai quattro giorni
di intensi combattimenti presero parte uomini, anziani, donne e persino
ragazzini: gli “scugnizzi”, giovanissimi, poveri, molti orfani, spiccarono per
coraggio nella lotta contro uno dei più potenti eserciti di allora,
sgattaiolando fin sotto i carri armati nemici per potervi scagliare contro
granate e bottiglie incendiarie.
Per l’episodio, la
città di Napoli venne insignita della Medaglia d’Oro al Valore Militare.
Il film del 1962,
“Le Quattro Giornate di Napoli”, narra nel dettaglio svariati episodi
dell’evento.
INFO
Quattro giornate di
Napoli: http://it.wikipedia.org/wiki/Quattro_giornate_di_Napoli
Gennaro Capuozzo
(caduto ad appena 12 anni, insignito della Medaglia d’Oro al Valore Militare): http://it.wikipedia.org/wiki/Gennaro_Capuozzo