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Autore: Vavi_14    04/03/2015    3 recensioni
A pochi mesi dalla morte dei loro genitori, Itachi e Sasuke si ritrovano improvvisamente soli, obbligati a coniugare gli studi con la gestione di un'Azienda prestigiosa che il maggiore ha ereditato in quanto primogenito della famiglia Uchiha. In questa situazione già ostile accadrà un fatto imprevisto che sconvolgerà per sempre le vite dei due fratelli. Starà a loro decidere se arrendersi alla crudeltà del fato, oppure continuare a lottare assieme per riemergere dal baratro che minaccia di inghiottirli per sempre.
***
Ho deciso di provare a pubblicare una long alla quale sono molto affezionata, perciò spero tanto di riuscire a far appassionare anche voi.
La storia contiene più di un nuovo personaggio e l'OOC è solo per sicurezza, io ho fatto del mio meglio! :)
[Prologo modificato]
Buona lettura!
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Nuovo Personaggio, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 18
Il piano di Shisui

 

 

 


Era come se, all'improvviso, fosse entrato dentro un'enorme campana di vetro. Vedeva le fiamme ballare a ritmo continuo davanti a sé come fossero un'ombra vacua, quasi incorporea. I suoni gli giungevano alle orecchie con qualche secondo di ritardo ed il via vai dei pompieri gli aveva offuscato la mente, impedendogli di pensare. Sentì Shisui strattonarlo due o tre volte per poi portarlo via, lontano da quell'incubo. Lo vide scambiare qualche parola con la Polizia e discutere animatamente con il guardiano che era di turno quella notte.
Fu allora che realizzò finalmente cosa stava succedendo.
“Shisui! - esclamò, afferrando suo cugino per un braccio – hanno visto qualcuno uscire o entrare dall'Azienda stanotte?”
L'amico lo guardò stralunato. “I pompieri dicono sia scoppiato un generatore”
“I generatori hanno sistemi di sicurezza molto avanzati.”
Il cugino sospirò.
“So a cosa stai pensando, Itachi. Riferiremo della telefonata una volta arrivati in Centrale. Adesso la situazione è troppo caotica e potrebbe sfuggirci di mano.”
Itachi annuì e il suo pensiero andò a Mitsuki, che qualche ora prima lo aveva pregato di portarla con sé fino allo sfinimento, ma che poi aveva dovuto rinunciare ad insistere ed accontentarsi di una telefonata quando Itachi sarebbe riuscito a sistemare le cose.
Afferrò il cellulare e scorse i numeri in Rubrica fino ad arrivare a quello di suo fratello.
“Lascialo dormire” lo fermò Shisui, non appena lo vide. “Gli spiegherai tutto domani mattina”
Prima di accompagnarlo alla macchina scorse la stanchezza che animava il suo sguardo.
“Sta tranquillo – gli disse, tirandogli una pacca sulla spalla – ce la faremo anche stavolta”

 

“Perchè non me l'avete detto subito?”
L'Ufficiale di Polizia, un uomo di mezza età con una fitta barba nera, sembrò particolarmente stupito del fatto che Itachi non avesse riferito della telefonata.
“Beh, non era la prima volta che succedeva” si affrettò a spiegare Shisui, notando che suo cugino non sembrava intenzionato a voler parlare.
L'uomo squadrò entrambi da dietro la scrivania. Si dondolò qualche secondo sulla sedia con una penna alla bocca, dopodiché piombò con le braccia sul tavolo, risvegliando Itachi dal torpore.
“D'accordo, penso sia il caso di indagare più a fondo. Potrebbe trattarsi di incendio colposo, ma per ora non abbiamo nessun elemento che lo provi. Il guardiano è l'unico testimone dell'accaduto ed ha affermato di non aver visto niente di strano. Quando si è accorto dell'incendio ha chiamato immediatamente i pompieri.”
“Non è stato il guardiano” si affrettò ad aggiungere Itachi, temendo che l'indagine stesse prendendo una piega sbagliata.
L'uomo alzò un sopracciglio.
“Questo è ancora da vedere. In ogni caso la telefonata che hai ricevuto apre un'altra pista importante, perciò credo sia necessario intercettare le chiamate che riceverà in futuro sulla tua linea ”
Itachi annuì, questa volta più tranquillo.
“Se l'uomo che ti ha chiamato voleva aprire una trattativa, di sicuro si farà sentire di nuovo, ed immagino che non sarà così stupido da chiamare con il suo telefono, perciò rintracciarlo potrebbe essere molto difficile. Inoltre, una volta localizzata la cabina telefonica, potremmo non aver risolto nulla, dato che non abbiamo nessun indizio su dove si trovi il colpevole”
Shisui si lasciò scappare un sospiro di disapprovazione.
“Ma la Polizia non dovrebbe tranquillizzare i cittadini?”
“Io sono solo realista, ragazzo – si affrettò a rispondere l'Ufficiale – quello che sto cercando di dirvi è che potrebbe essere un'indagine molto lunga. Nel frattempo manderemo qualche uomo in borghese a tenere d'occhio il vostro quartiere. Se vedete qualcosa di strano, qualsiasi cosa, chiamateci subito, siamo intesi?”
Entrambi annuirono e si alzarono per stringergli la mano.
“Potete andare”

 

Sasuke aveva ascoltato per filo e per segno il racconto di suo fratello, stando attento a non perdersi  nemmeno un dettaglio, sebbene fossero appena le quattro di mattina.
Shisui lasciò andare la testa sullo schienale del divano e si massaggiò le tempie.
“Potrebbe trattarsi di un vecchio creditore di papà?” azzardò il minore, lanciando un'occhiata ad entrambi.
Itachi, a dirla tutta, non aveva nessuna voglia di mettersi a fare congetture sul colpevole, almeno non in quel momento.
“Ho già parlato di questa possibilità alla Polizia. Mi ha detto che faranno dei controlli” gli rispose stancamente.
Sasuke non parve soddisfatto di quella risposta e, poggiando il mento sul dorso delle mani come era solito fare quando rifletteva, passò ad esaminare tutte le ipotesi che avrebbero potuto spiegare in qualche modo quello che era appena successo.
“Non scervellarti Einstein – lo riprese Shisui, guardandolo con la coda dell'occhio – lascia fare il lavoro ai poliziotti. Sono pagati per questo, no?”
Sasuke lo ignorò e rimase immobile nella sua posizione. Nessuno disse niente per qualche minuto, quando finalmente il minore lasciò andare le braccia ed espose la sua teoria.
“Avete mai sentito parlare della Yakuza?”
Itachi e Shisui pensarono che Sasuke avesse bisogno di qualche ora di sonno in più.
“Non vi sembra strano che un uomo chiami a casa nostra nel bel mezzo della notte, minacciandoti come se niente fosse? Io direi che uno così o è un gran cretino oppure non ha nulla da temere.”
Questa volta i due ragazzi si scambiarono un'occhiata perplessa.
“Se così fosse, cuginetto, saremmo nella merda fino al collo.”
Itachi guardò Shisui con aria preoccupata, per poi spostare lo sguardo su suo fratello.
“Resta il fatto che da soli non possiamo fare niente.”
Sasuke sbuffò. “Oh sì, aspettiamo che ci vengano ad incendiare casa.”
Shisui si alzò con uno slancio per andare ad aprire la finestra.
“Manderanno degli agenti in borghese a tenere d'occhio il quartiere.” Poi si girò verso i cugini, con l'aria di chi sta escogitando qualcosa di losco e poco raccomandabile.
“Però – iniziò, guardando Sasuke – forse qualcosa possiamo fare. Ho un amico fidato che lavora in una discoteca qui vicino. Lui ha, beh..dei precedenti in quell'ambiente e penso che il suo locale sia ancora in piedi grazie a qualche aiuto dai piani alti.”
Inutile dire che Itachi si rifiutò prontamente e non mancò di far notare a suo cugino che forse avrebbe dovuto rivedere la sua cerchia di amicizie.
La reazione di Sasuke, invece, rivelò intenzioni diametralmente opposte.
“Perché non provare? Mentre la Polizia farà le sue indagini, noi faremo le nostre.”
“Ehi, frena giovane Detective Conan. Sto parlando di una semplice chiacchierata, tutto qui. Solo che rintracciarlo non è un'impresa facile, perciò dovremmo recarci direttamente al locale, sperando di essere fortunati.”
Itachi sospirò, continuando a pensare che fosse una pessima idea.
“Ho bisogno di te, Itachi. Sarà meglio andare in due...non si sa mai.”
“Ma che razza di posto è?” sbottò il maggiore, che cominciava ad essere stufo di tutta quella faccenda ancora prima che iniziasse.
“Il problema non è il locale in sé...ma la gentaglia che lo frequenta. Comunque se non accetterai andrò da solo.”
“Ti accompagno io” si propose Sasuke, quella mattina più sveglio che mai.
Prima che Itachi riuscisse a sottolineare l'assurdità della proposta di suo fratello, fu Shisui ad intervenire per frenarne l'entusiasmo.
“No cuginetto, non credo sia il caso. E poi possono entrare solo i maggiorenni”
La pazienza di Itachi era già arrivata al limite della sopportazione e decise che la scelta migliore sarebbe stata di accettare e finirla lì, almeno per quella sera.
“D'accordo, adesso sarà meglio andare a dormire. Shisui, tu dovresti tornare a casa. Domani pomeriggio abbiamo la riunione con i dipendenti e poi...se dobbiamo andare in questo stramaledetto locale sono sicuro che faremo di nuovo tardi.”
Il cugino si alzò e così fece anche Sasuke, afferrando la stampella che teneva poggiata sul bordo del tavolo.
“Hai ragione. Ci vediamo domani allora. E cercate di dormire.”
Itachi annuì, pur sapendo che gli sarebbe stato impossibile anche solo pensare di chiudere occhio quella notte. Salutò Shisui con un cenno della mano e in poco tempo era già sdraiato sul futon, con i vestiti ancora indosso ed il cellulare in mano, deciso a scusarsi con Mitsuki per la pessima serata che le aveva fatto passare e, naturalmente, per cercare di tranquillizzarla.

Anche Sasuke, nelle stanza affianco, non aveva nessuna intenzione di dormire e anzi, al contrario, sembrava aver ritrovato la voglia di mettere in moto i neuroni al massimo delle sue possibilità. Sebbene fosse stato tagliato fuori dalla “misteriosa” spedizione di Shisui e di suo fratello, avrebbe di certo fatto la sua parte senza aspettare di essere surclassato dai due ragazzi solo perché più grandi di lui. Quel fatto riguardava la sua famiglia e non avrebbe permesso a nessuno di distruggere ciò per cui Itachi aveva lasciato gli studi, né di far del male alle persone a cui teneva. Per la prima volta, dopo tanto tempo, desiderava con tutto se stesso di ricominciare a lottare.


****


Quando riuscirono ad entrare nel locale era ormai mezza notte passata. Non appena varcarono la soglia vennero investiti da una coltre di fumo all'odore di Rum e per poco non rischiarono di inciampare nei loro piedi. La musica faceva vibrare i bassi con violenza e le luci soffuse contribuivano a generare una sensazione di assuefazione.
Lo spazio era occupato quasi interamente da divanetti e tavolini rotondi, ai quali avvenenti ragazze seminude cercavano di intrattenere gli ospiti. La pista da ballo, evidentemente poco usata, era stata relegata ad un angolo del locale, mentre la maggior parte della clientela era appostata sotto un palco rialzato per godere dello spettacolo di lap dance.

Shisui si voltò verso il cugino, invitandolo a seguirlo. “Non dire niente” buttò lì, notando il lampo omicida che aveva animato i suoi occhi.
Cercarono di farsi strada tra le cameriere che tentavano di persuaderli a rimanere con loro, fino a che Shisui adocchiò un uomo sulla trentina nel retro del bancone del bar, mentre chiacchierava di qualche malaffare con alcuni soci.
“E' lui!” esclamò, girandosi indietro per indicarlo a suo cugino. Ma con suo grande stupore notò che stava parlando da solo e che Itachi era stato fermato qualche metro più indietro da una ragazza con tanto di reggicalze in pizzo e corpino dalle decorazioni rosse talmente stretto che Shisui si chiese come diavolo facesse a respirare lì dentro.

“Scusa, mi dispiace, ma non posso fermarmi. Davvero.”

Rimase qualche secondo ad osservarli senza farsi vedere, godendosi la scena con una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere.

“Ma dai, non dirmi che sei timido? - intervenne la ragazza, avvicinandosi a lui con le forme prosperose bene in vista – mi basta qualche minuto sai, mi accontento lo stesso. Vedrai che non te ne pentirai.”

Inutile dire che Shisui era diventato paonazzo e probabilmente aveva attirato l'attenzione di metà locale, perciò cercò di assumere un'aria seria e accorse in aiuto del suo povero cugino.

“Ehilà, Itachi! Cosa fai, ti intrattieni con questa bella fanciulla e non mi avverti?”
La ragazza sorrise maliziosamente al nuovo arrivato e gli fece l'occhiolino.
“Forse al tuo amico non piaccio...” sussurrò sfiorando il mento di Itachi e mettendo un falso broncio.
“Oh no dolcezza – si affrettò ad aggiungere Shisui – è solo che vedi, lui non è interessato alle ragazze, mi capisci vero?”
Itachi piantò un calcio sugli stinchi di suo cugino, approfittando della confusione. “Shisui!”
L'altro cercò di mascherare il dolore come meglio poteva e continuò nella sua farsa improvvisata.
“Io mi fermerei volentieri con te ma vedi, sono appena stato con la tua amica laggiù – indicò una ragazza a caso tra quelle sedute al bancone – quindi sarà per un'altra volta.”
Amaya, così recava scritto il cartellino che la ragazza portava attaccato a una bretella, accarezzò una guancia a Shisui, mentre riservò ad Itachi un altro sguardo dispiaciuto.
“E' davvero un peccato...” sussurrò scomparendo dietro di loro e picchiando il palmo della mano sul fondo schiena della sua conquista mancata.
“Ehi! - sbottò Itachi, voltandosi per cercare la ragazza – mi ha toccato il sedere!”
Shisui alzò le spalle.
“Voleva togliersi una soddisfazione. Dai andiamo, abbiamo perso fin troppo tempo.”
Detto ciò afferrò suo cugino per un braccio e lo trascinò fino al bancone del bar, scoccando di tanto in tanto un'occhiata alle belle signorine che lo guardavano dai bordi dei tavoli.
“Tu aspettami qui”
Non gli diede il tempo di rispondere e scomparve dietro una colonna, lasciando Itachi nuovamente da solo.

Attese all'incirca venti minuti, dopodiché si accomodò su uno sgabello lì vicino, sperando di non essere abbordato da nessun'altra ragazza assetata di attenzioni.
Guardò lo schermo del suo cellulare: erano le due e mezza. Il locale sembrava farsi sempre più affollato ogni ora che passava e la calca nei pressi del palco cresceva in modo spropositato. Decise di controllare a cosa fosse dovuto quell'accanimento e non tardò ad accorgersi che la ragazza in piedi accanto al palo non era la stessa di prima. La sua corporatura era più esile, il seno meno prosperoso, ma le gambe sode giocavano con quell'asta di ferro con stupefacente maestria. I capelli erano mossi e raccolti in una mezza coda, il trucco pesante lasciava intravedere due occhi tristi, spenti, mentre il rossetto rosso nascondeva le labbra sottili, incurvate in un falso sorriso.
Fu allora che se ne rese conto. Fu allora che riuscì ad intravedere tra le linee di eyeliner, tra i boccoli finti e i movimenti sicuri, quella ragazza che aveva sempre creduto di conoscere e che ora gli si presentava davanti sotto una veste completamente diversa.
Si alzò di scatto dallo sgabello e cercò di farsi largo tra la folla di ammiratori. Quando fu arrivato abbastanza vicino non aveva più alcun dubbio. Si trattava di lei.

“Aoko!”

Cercò di chiamarla sovrastando il volume della musica, ma non ottene alcun risultato.
Poi i loro occhi, per una frazione di secondo, si incrociarono.
Lei continuò a fare il suo lavoro in modo impeccabile, ma Itachi giurò di essere riuscito a leggere sulle sue labbra un flebile: “Mi dispiace”.
In quel momento Shisui gli piombò alle spalle con un'espressione delusa dipinta in volto.
“Credo che non ci possa aiutare, Itachi.” cominciò, cercando di condurlo lontano dalle casse.
Itachi diresse suo cugino verso l'uscita.
“D'accordo, ma adesso andiamocene. Ne parleremo a casa.”
“Ehi, come mai tutta questa fretta? Dì la verità, questo locale ti sta cominciando ad interessare. Ho visto come guardavi la cubista...”
Tirò una gomitata ad Itachi e si voltò per ammirare anche lui quella ragazza alla quale suo cugino aveva riservato così tante attenzioni. Itachi tentò di tirarlo via per un braccio, ma il corpo del ragazzo era rimasto immobile, incapace di muoversi anche solo di un millimetro. L'aveva vista anche lui adesso, ballare con così tanta disinvoltura sopra quel sudicio cubo, mentre banconote di carta volavano sul palco insieme ad apprezzamenti della peggior specie.

Shisui, ti prego. Andiamo

  
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