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Autore: honeyes    04/03/2015    6 recensioni
Barbara, ragazza di 19 anni, decide, andando contro tutto e tutti, di inseguire il suo più grande sogno:
lascia la sua città e vola dritta a New York per studiare nella miglior scuola di recitazione della metropoli statunitense, dimenticando però che non è sempre tutto rose e fiori e che per potersi definire un'artista completa avrebbe dovuto imparare anche una disciplina da lei mai studiata prima d'ora... la danza.
L'insegnante severissima del corso di danza le affianca un "Tutor" per le lezioni intensive, al fine di farla migliorare... sarà davvero l'unico fine per questi due ragazzi che da un giorno all'altro si ritrovano a dover stare sempre insieme?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 4

betato da MedusaNoir



Il corso di recitazione si faceva sempre più interessante: l'insegnante era davvero molto bravo, sembrava essere nato per spiegare e aiutare i suoi studenti a seguire ogni suo consiglio. C'era una ragazza, Alison, così timida da non riuscire a svolgere nessuno degli esercizi proposti ma nel giro di un paio di settimane Alexander riuscì a farla diventare una delle migliori del corso.
«Barbara, vieni qui!» disse all'improvviso il professore.
Mi diressi verso di lui, notando gli sguardi curiosi dei miei compagni – probabilmente si ponevano la mia stessa domanda: che esercizio tirerà fuori questa volta?
La lezione precedente aveva detto a uno dei nostri compagni di iniziare a comportarsi come un animale senza dirci niente, così il ragazzo si mise ad annusare in giro e leccare alcuni di noi – fu terribile e divertente allo stesso tempo. Era il suo modo per farci “sciogliere” e ricordarci che non ci saremmo dovuti vergognare di nulla perché “Siamo attori, siamo folli, divertenti e drammatici. Ad alcuni siamo anche antipatici. Siamo quello che richiedono noi siamo. Siamo l'arte di un regista in nostra mano”. Non so dove possa aver tirato fuori questa frase, ma era diventato ormai il nostro motto.
«Mia cara, sei pronta per il provino?» esordì, mostrando tutta la sua arcata dentale.
«Certo, professore!»
«Barbara, quante volte ho detto che devi chiamarmi Alex?!» mi ammonì per poi proseguire, «Comunque, ti aspetto domani pomeriggio alle tre in punto. Ah, in quest'aula!»
Oh, oh! Domani?
Diavolo no; ero pronta, sì, ma non per il giorno successivo. Per quale insano motivo non si era degnato di avvisare prima?
Sconsolata presi posto vicino a Jennifer che, notando la mia espressione, provò subito a informarsi.
«Oh, Barbi... stai dicendo che questo per te è un problema? Forza, vieni con me!» rispose in seguito alla mia confessione.
La seguii, sapendo di non avere nulla da perdere, fino ad arrivare in una delle rarissime aule vuote all'interno di tutti gli edifici dell'accademia.
«Benissimo!» sorrise con soddisfazione, guardandosi intorno.
«Ora?» chiesi curiosa.
«Non è ovvio? Be', io starò qui finché non renderai credibile la tua interpretazione di Daisy» rispose saccente.
Passarono diverse ore e infiniti “non mi hai convinta” prima che mi lasciasse andare. Volle farmi continuare finché non trovò efficace la mia rappresentazione; il che fu stancante ma utile – non avevo mai avuto un giudice così severo durante le prove.
«Grazie, Jenn!»
Strizzò l'occhio e si allontanò.
Guardai l'orologio, cercando di capire quanto tempo avessi prima di dover andare a lezione da Matt, e sconfortata notai quanto si fosse fatto tardi. Avevo giusto il tempo per mangiare un boccone e correre direttamente all'edificio maledetto.
L'idea di dover rivedere Matt dopo la litigata del giorno prima mi chiuse lo stomaco, ma per non andare da lui con il rischio di un calo di zuccheri cercai di sforzarmi, mangiando un po' di contorno e della frutta.
Durante il tragitto provai a concentrarmi sui consigli di Amy: dovevo essere me stessa e lasciarmi guidare dai sentimenti senza avere paura. Riflettei tantissimo sulle sue parole, ma una parte di me non voleva assolutamente permettere ai sentimenti di prendere in mano la situazione.
Sì, perché mai lasciarsi andare una volta tanto?
La paura di star male, soffrire, finire per l'ennesima volta con una motivazione in più per odiarmi, mi faceva credere che la ragione dovesse sempre avere tutto sotto controllo.
Peccato che la tua ragione non ragioni affatto!
Solitamente sì, quando non era in vena sarcastica.
Arrivai all'edificio con il cuore il gola. Ciò che mi fece stranire fu il mio non essermi minimamente preoccupata, fino a quel momento, del fatto che si sarebbe potuto non presentare. Ma a quel punto ero lì, non mi restava che entrare e scoprirlo.
Il corridoio era spaventosamente buio, dettaglio che non lasciava spazio all'ottimismo. La luce fioca, che penetrava le finestre, creava ombre a dir poco inquietanti; non ero mai stata impavida e quella situazione iniziava a intimidirmi. Andai con molta calma verso l'aula e nel momento in cui diedi le spalle alla porta qualcuno mi toccò la spalla, scatenando un'inevitabile urlo spacca timpani.
«Calma! Calmati, Barbara! Sono io, Matt!» disse, cercando di tranquillizzarmi.
«Dio... ti prego, non farlo mai più. Ho perso vent'anni di vita!»
Stavo tremando.
Matt accese la luce dell'aula mentre io presi posto a terra, provando a far decelerare il battito cardiaco. Pensai di morire d'infarto.
Solita esagerata!
Notai subito la freddezza del suo comportamento, ma non mi stupii affatto, evitando di rimanerci male. Sospirai e mi rialzai in fretta per cominciare la lezione.
Mi ordinò di svolgere una serie di esercizi sempre più complicati, molti dei quali non erano alla mia portata, ma non volevo dargli soddisfazione e cercai di stargli dietro il più possibile. Il mio orgoglio stava facendo la sua parte e fortunatamente per almeno metà lezione evitai grida e umiliazioni; Matt era davvero bravo in quelle cose, soprattutto quando di pessimo umore o arrabbiato con me.
Come dargli torto!
«Questo passo non è semplice, ma ti servirà per le prossime lezioni, si chiama attitude: devi sostenere il corpo in equilibrio su una gamba sola con l'altra sollevata all'indietro a formare un angolo retto con il ginocchio piegato e ruotato all'esterno – en dehors – in linea o più in alto del piede corrispondente – attitude derrière –, un braccio è sollevato in alto in IV posizione mentre l'altro è sostenuto in fuori in II posizione.» provò a spiegare, guardandomi con attenzione.
«Matt, non ho capito niente. Ti prego, non fare così.» sussurrai esasperata.
Ero totalmente sudata e sentivo la stanchezza fin dentro le ossa, mi stava letteralmente massacrando e non sapevo per quanto tempo ancora sarei riuscita a reggermi in piedi.
Nonostante le mie preghiere non si impietosì, al contrario mi rispiegò la posizione e piano piano cercò di farmi spostare gambe e braccia fino a riuscire ad assumerla.
Ce l’hai fatta e non sei ancora caduta?
Non sapevo se dare la colpa a quella postura, ma avvertii qualcosa di strano dentro…
Sentii Matt chiamarmi, la sua voce era lontana, come se provenisse da un altro luogo: ovviamente, perché ero svenuta.
Poco più tardi mi ritrovai sdraiata su un lettino in una stanza mai vista; non riuscivo a distinguere bene gli oggetti presenti, la vista era ancora appannata.
«Come ti senti?»
Mi voltai per rispondere e riconobbi i lineamenti di Matt.
«Un po' stordita» risposi, provando a metterlo a fuoco.
Prese il panno bagnato che avevo sulla fronte e lo portò con se fuori dalla stanza, per poi tornare un attimo dopo e per poggiarlo nuovamente dov'era.
«Ti ho misurato la febbre ed è un po’ alta, non sapevo bene come fare e l'infermiera di turno è stata male all'ultimo minuto… fra poco però arriva la sostituta.» spiegò imbarazzato.
«Non ti preoccupare. Grazie per...»
Non riuscii a terminare la frase, distratta da Matt che prese la mia mano per intrecciarla alla sua. Mi sentii come una spina dentro una presa: piena di energia elettrica che oltrepassava ogni parte di me.
Le forze, però, non erano tornate per molto e così, rilassata dalla presenza di Matt, chiusi gli occhi e mi addormentai.
Trascorsi l'intera notte in infermeria, dormendo beatamente come non facevo da diverso tempo. Nessun sogno, nessun rumore pronto a disturbarmi. Un lungo sonno tranquillo.
Il mattino seguente, quando mi svegliai riposata e affamata, notai la figura quasi commovente di Matt appisolata ai piedi del mio letto.
Uscii lentamente dalle coperte per avvicinarmi a lui, volevo osservarlo da vicino. Aveva il volto sulle braccia intrecciate e appoggiate al letto, l'espressione serena, dolce. Sembrava un cucciolo visto così, non il ragazzo che mi aveva urlato contro qualche giorno prima. Istintivamente, portai la mano sui suoi capelli e cominciai ad accarezzarli. Per stare più comoda, pensai di sdraiarmi a pancia in giù, così da avere la testa vicino alla sua e la mano sempre impegnata a coccolarlo.
Oh, che tenera. È passata dai litigi alle coccole!
Chissà, magari se avessi iniziato a dar retta ai sentimenti quella mente acida avrebbe smesso con i suoi commenti. Forse ne valeva la pena.
Chi lo sa?
«Ehi» sussurrò, improvvisamente, Matt.
«Ehi» risposi, interrompendo le carezze.
Ero in leggero imbarazzo, i nostri volti si trovavano a pochi centimetri di distanza e mi aveva appena beccata ad accarezzarlo.
«Come ti senti?» chiese, alzandosi e strofinandosi gli occhi.
«Meglio, ho solo molta fame. Credo la febbre sia sparita, dottore!» esclamai, arrossendo.
Annuì e ammise di essere affamato anche lui; con insistenza volle aiutarmi a scendere dal letto per poi dirigerci insieme verso la mensa e fare colazione. Si informò più volte sul mio stato, comportandosi esattamente l'opposto del Matt dei giorni precedenti. Ero contenta di quel cambiamento, probabilmente dovuto al mio mancamento.
«Oh, no!» esclamai all'improvviso.
«Che succede?» domandò perplesso.
«Alle tre ho il provino finale per la parte di Daisy nello spettacolo...» risposi, portando le mani sul viso.
«Vedrai che andrà bene!» dichiarò sorridente.
Aveva un sorriso stupendo, non riuscii a fare a meno di fissarlo; con quell'espressione chiudeva leggermente gli occhi, facendo loro assumere una forma che ricordava quella a mandorla tipica nei popoli orientali. Ero curiosa di scoprire le sue origini ma l'improvviso silenzio calato nella mensa mi fece ricordare di dover andare a lezione. D'istinto lo salutai abbracciandolo e lasciandogli un veloce bacio sulla guancia.
«Non voglio più litigare con te.» mormorai prima di lasciare la mensa e andare a lezione.
 
 
La lezione del mattino andò abbastanza bene, tenendo conto della pessima nottata e della mia forma non perfetta. Quel che non permetteva alla mia angoscia di lasciare in pace il mio corpo era il provino che avrei dovuto tenere pochi attimi dopo.
«Barbi, se lo non la smetti immediatamente giuro che una di queste notti prendo le forbici e ti taglio quei meravigliosi capelli lunghi che ti ritrovi!» mi rimproverò Jennifer, cercando di strappare dal mio viso un piccolo sorriso.
La abbracciai, sapendo che in un altro contesto, con uno stato di debolezza minore, probabilmente non avrei mai fatto un gesto così affettuoso nei confronti di una persona conosciuta da così poco tempo – ero al secondo abbraccio in una sola giornata.
Finalmente! Un po' di umanità anche da parte tua.
Davvero divertente.
«Ah, c’è anche quella strega di Erika al provino.» esclamò schifata, Jennifer.
«La conosci? Me la trovo al corso di danza, una volta ho provato a salutarla non mi ha nemmeno risposto… per non parlare del fatto che sparla ad alta voce di me insieme al suo gregge.»
«Guarda, Barbi, è al primo anno ed è qui da tanto tempo quante te… ma credimi se ti dico che si è già fatta conoscere in tutto il campus. Suo padre è il fratello del Rettore, ti ho detto tutto.»
Forse ucciderla non è poi una così buona idea…
«Barbara Lea Loveti» chiamarono.
Guardai Jennifer che strizzò l'occhio sicura di quel che sarebbe stato il risultato di quel provino.
Entrai, provando a convincermi che non avrei dovuto temere nulla: avevo studiato, ero portata per questo, era il mio sogno e non avrei di certo permesso all'ansia di rovinare tutto. Dovevo essere forte perché un giorno quella sarebbe dovuta essere parte della mia vita quotidiana.
Mi posizionai al centro del palco e girando lo sguardo verso chi mi avrebbe giudicata notai la presenza di Nate.
Questa sì che è una sorpresa!
Spiazzante, preciserei.
«Come saprai, lo spettacolo ha già il protagonista maschile» disse l'uomo che supposi dovesse essere il regista, il quale indicò Nate, «perciò quest'oggi vogliamo che le candidate al ruolo di Daisy provino con lui al fine di farci vedere chi ha l'affinità giusta per ricoprire il ruolo.»
Il mio cuore perse un battito: ero felice di poter anche solo provare con un attore del calibro di Nate ma al tempo stesso temevo il confronto.
Oltre il suo fascino...
«La storia non sarà del tutto fedele al capolavoro di Fitzgerald, ci saranno molte scene piene d'amore e sentimento per questi due personaggi così da poter rendere il crudele finale ancor più difficile da digerire.» continuò nella spiegazione il “regista”.
Sadico il tipo!
«Ecco la parte di copione che dovrete eseguire. Ti lascio dieci minuti per impararla, dopodiché vi voglio sul palco.» Finì di parlare e si diresse alla porta, probabilmente per uscire a prendere un caffè.
Dietro le quinte cominciai a studiare le due pagine del copione che mi era stato appena consegnato. Speravo con tutto il cuore di poter essere all'altezza, sarebbe stato fantastico, un'esperienza incredibile.
«Un bacio? C’è già la scena di un bacio?» urlai senza rendermene conto.
«Ciao... Barbara, giusto?»
Non ebbi nemmeno il tempo di voltarmi perché la sua voce era troppo impressa nella mia mente – non avevo perso nemmeno un suo film.
Che belle figure che fai con gli uomini migliori.
Volevo sprofondare.
«Sì, è davvero un piacere per me... Scusa se…»
Mi zittì subito, poggiando un dito sulle mie labbra che al contatto rimasero immobili e incredule.
«Ognuna di voi ha una parte diversa, ognuna di esse scelta dal vostro professore. Sono sicuro sarai all’altezza. Che ne dici di iniziare a provare insieme, leggendo il copione?» domandò, togliendo il dito dalle mie labbra.
Non potei fare altro che annuire, consapevole di essere totalmente ammaliata dal suo fascino tenebroso.
Già dimenticato il povero Matt?
 
«È un piacere incontrarla di nuovo.» dissi, guardando Nate/Gatsby nei suoi meravigliosi occhi grigi.
«Anche per me incontrarla di nuovo è un piacere.» esclamò lui nella sua perfezione. Prese la mia mano e la portò sul suo viso, accarezzandosi con gli occhi chiusi come in estasi – faticai davvero tanto a non perdere la concentrazione.
«Daisy, devo farti vedere una cosa…» mormorò, portandomi con se.
Fermalo, Barbara, il copione!
«Aspetta!» Inspirai profondamente prima di ricominciare a parlare. «Jay, io… è passato così tanto tempo»
«“Will you still love me when I’m no longer young and beautiful?”» canticchiò a voce quasi sussurrata, sfiorando il lobo del mio orecchio.
Dei brividi mi percorsero tutto il corpo.
«Per sempre.» risposi, accarezzando i suoi capelli e fu in quel momento che prese il mio volto tra le sue mani e si avvicinò pericolosamente fino a lasciarmi un indimenticabile bacio sulla bocca. Poco prima di allontanarsi morse leggermente il mio labbro inferiore per poi toccarlo delicatamente con l’indice.
Manciate di secondi che sembrarono ore, uno di quei momenti in grado di lasciarti intense emozioni.
 
«Hai baciato Nathaniel Harding?» strillò Jennifer a denti stretti per non farsi sentire troppo.
«Sì… e devo ancora riprendermi.» risposi.
«Ma com’è andato il provino secondo te?» chiese, cercando di farmi tornare sul pianeta.
«Bene… credo… scusa, devo andare un attimo in bagno.»
Entrai in bagno per sciacquarmi il viso e riprendere coscienza della situazione.
È un bellissimo ragazzo, nessuno lo mette in dubbio. Ma sei un’attrice, non puoi crollare dopo un bacio.
Era vero: il mio lavoro, o almeno quel che avrei voluto fare in futuro, era interpretare ruoli diversi e quindi provare le emozioni e i sentimenti dei più svariati personaggi. Un vero attore però non avrebbe lasciato il set portando con sé quel bagaglio… le emozioni sarebbero rimaste sulla scena.
Uscii dal bagno quasi convinta e giusto in tempo per la chiamata.
«Signorina Loveti, entri pure!» esclamò all’improvviso una ragazza che si occupava della gestione di tutti i partecipanti al provino.
Entrai nervosa nella stanza e trovai nel mezzo una sedia con davanti tutta la “giuria” pronta a darmi l’esito. Presi posto silenziosamente e con la coda dell’occhio notai lo sguardo compiaciuto di Nate che non smetteva di fissarmi.
«Ciao, Barbara», iniziò il mio professore di recitazione, «sono molto fiero di te, del tuo indistinguibile impegno al corso e dell’incredibile prova dimostrata oggi. Per quanto mi riguarda sei tra le alunne migliori che io abbia avuto da diversi anni…»
Sorrisi e lo ringraziai, mimando un “grazie” con le labbra.
«Barbara, sono Meredith Averill e ho scritto la sceneggiatura di questo spettacolo. Non potrei essere più d’accordo con Alexander: sei stata meravigliosa e per quel che mi riguarda non vedo altre candidate migliori al ruolo di Daisy.»
Era incredibile: mi stavano facendo tutti dei complimenti, solo belle parole ed elogi.
Sei nata per la recitazione, non lo avevi capito?
Lo avevo sperato, desiderato, sognato… ma non ero mai stata sicura di me.
«Per quanto mi riguarda invece, e credo di saperne giusto un pochino, trovo la tua interpretazione di poco pregio; mi sarei aspettato molto di più da una ragazza candidata al ruolo di Daisy, per non parlare del palese dislivello tra te e Nathaniel… arriva agli occhi più doloroso di un pugno allo stomaco.» disse “l’uomo forse regista”.
«Cosa ne pensi di tutto ciò, Barbara?» chiese improvvisamente Nathaniel.
«Io… ehm, io sono davvero felice di aver sentito i vostri pareri. Al corso cerco di dare il centodieci per cento ogni singolo giorno e spero sempre di riuscire a migliorare. Questo è il mio sogno, la mia passione… non riesco a pensare ad altre strade per me; il cinema, il mondo dello spettacolo, la recitazione sono tutta la mia vita. Anche se non tutti credono in me, essere qui è già un traguardo e non so se state per dirmi che sono stata presa o se volete darmi il mio primo “due di picche”, ma in ogni caso questo è solo l’inizio… sono pronta a tutto.» affermai.
Nathaniel si alzò, incamminandosi verso di me. Ero così tesa e confusa, non sapevo più cosa aspettarmi pertanto mi limitai a seguirlo con lo sguardo. Una volta arrivato proprio davanti alla mia sedia mi prese la mano, facendomi alzare e con eleganza ci fece girare entrambi verso la restante parte della popolazione degli astanti.
«Miei cari amici, vi presento la nostra Daisy! Barbara ci farà compagnia per tutta la durata del nostro limited-run-show di questa primavera a Broadway.» esclamò sorridente Nate.
«Broadway?» domandai sbalordita e lui annuì, facendomi l’occhiolino.
Si alzarono tutti contemporaneamente e iniziarono ad applaudirmi, d’istinto tolsi la mano da quella di Nate e la portai alla bocca, probabilmente nella speranza di soffocare ogni genere di suono ma mio malgrado le emozioni riuscirono a trovare sfogo attraverso le lacrime.
Ringraziai uno per uno ogni componente della giuria e uscii dalla stanza scortata dall’insegnate di recitazione che mi bloccò poco dopo per assicurarsi che stessi bene.
«Professore…» iniziai, ma lui interruppe subito il vano tentativo di esprimere la mia gratitudine.
«Alex, Barbara, quante volte te lo devo ripetere? Comunque, spero tu non ci sia rimasta troppo male per le parole di Robert.»
Ecco il nome del simpaticone…
Scossi il capo per rassicurarlo.
«Ti vedo perplessa, hai qualche domanda?» chiese gentilmente.
Non sbagliava affatto, di domande ne avevo a valanghe: come avrei fatto con i corsi? Danza? Le lezioni intensive? Matt? E se non avessi passato l’anno? Sarei dovuta tornare in Italia?
Lui comprese ogni mia perplessità, ma sapeva bene che non avrei mai potuto rinunciare a una simile occasione, così provò a spiegarmi come mi sarei dovuta comportare.
«La nostra accademia è stata creata proprio per far nascere nuove stelle… tu hai solo iniziato a brillare prima di molti altri» sorrise per poi riprendere subito: « Purtroppo però non posso garantirti che andrà tutto bene perché questo dipende solo ed esclusivamente da te. Dovrai imparare a gestire al meglio le tue giornate tra “scuola e lavoro”, così da non ritrovarti indietro con il programma e gli esami.»
«E se non ci riuscissi?» chiesi ancora perplessa.
«E se invece tu ce la facessi? Barbara, la vita è fatta di rischi soprattutto per chi come te desidera fare l’attore» concluse con un sorriso.
«Grazie di tutto, Pr… Alex!»
«Brava! Ah, prima che mi dimentico… ecco il copione. Ti consiglio di cominciare a studiare, mia cara.» Sorrise e mi lasciò sola in quel corridoio con un malloppo di fogli da studiare.
Hai voluto la bicicletta?
Esistono anche le auto, comunque…
 
«Ehi, allora com’è andata?» chiese Matt, lasciandomi a malapena entrare.
«Bene!» esclamai, sorridendo. «Non piaccio al regista ma sono stata presa e a quanto pare lo spettacolo andrà anche a Broadway.»
«Fantastico!» disse, correndo verso di me e prendendomi in braccio.
Iniziai a ridere e lo abbracciai, ne sentivo il bisogno.
Gli dirai del bacio?
No… non ancora. Era solo un provino, stavamo recitando…
Andai a sistemarmi alla sbarra, pronta per l’inizio della lezione.
«Ascolta, so che hanno già preparato la pista di pattinaggio a Rockefeller Center. Che ne dici di andare questo fine settimana?» domandò con un’espressione dolcissima.
Non potei reprimere il sorriso che partì dritto dal mio cuore. «Sì, assolutamente!» risposi veramente felice.
Finalmente le cose iniziavano ad andare bene.



* * * * *

SPAZIO AUTRICE

L'ultima volta vi ho lasciati con un "chi non muore si rivede"... a questo punto posso solo essere tornata dall'oltretomba! :)
Spero vi faccia piacere questo mio ritorno e che abbiate apprezzato il capitolo - tenendo conto che ci sono voluti due anni...

Cosa posso dirvi? In questi due anni sono cambiate tante cose, sono successe tante cose, ma la mia passione più grande e la voglia di regalare emozioni sono ancora qui... e dubito possano mai abbandonarmi.

E niente, non mi dilungo ulteriormente, colgo quindi l'occasione per ringraziare Rose - la mia ancora ♥ - perché se questo capitolo oggi è qui dovete ringraziare lei per avermi spronata, sostenuta, per aver toccato i tasti giusti e non aver mai smesso di ricordare i miei obiettivi.
Ringrazio anche Sara, la ragazza meravigliosa che mi corregge i capitoli prima di presentarveli - credetemi, è un bene! -, nonostante commetta ancora innumerevoli errori, grazie a lei ho imparato più cose che in 14 anni di scuola... ho detto tutto.

Ah, voglio anche dare il benvenuto alla nuova lettrice Verdiana ♥ sto leggendo la sua storia, se volete dare un'occhiata anche voi la trovate qui: Non credo nei supereori. Credo in te.


Gruppo, per chi volesse news - sei viva? Aggiorni? Quando e come? : honeyes !

Grazie ancora a tutti!
Jen
♥  

Note:
Descrizione “Attitude”: http://xoomer.virgilio.it/lillial2004/passiefigure.htm
   
 
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