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Autore: fiore_di_cartapesta    04/03/2015    0 recensioni
Un nuovo personaggio è giunto a Beacon Hills.
Può essere identificata in me come in chiunque di voi.
__________
Pensava di essere una ordinaria ragazza di città, invece si ritrova catapultata in una realtà che di ordinario non ha nulla. E scoprirà di essere molto più che "normale".
Genere: Sovrannaturale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Dunbar, Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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~Capitolo 6~

“And no one cares, there’s no one there.”

Fummo più che felici, la mattina dopo, di lasciare quel posto.
Eravamo sulla strada per tornare alla scuola.
Alla luce del sole nemmeno il bosco metteva paura. Era tutto più chiaro e nitido. Visibile e innocuo.
La strada all’andata era sembrata così breve in auto.
Eravamo partite presto. Era passata da qualche ora l’alba quando avevamo pagato il conto e adesso, alle nostre spalle, batteva già il caldo sole della tarda mattinata.
Ma si stava bene. Finalmente ce ne stavamo un po’ per conto nostro.
A casa le cose non stavano andando alla grande… ma non era né il luogo né il momento per pensarci.
Era tutto fin troppo bello. E vero.
Così raggiungemmo la scuola.
Il parcheggio, questa volta era completamente sgombro. Nessuna jeep azzurra parcheggiata in malo modo in nessun posto.
Lo spiazzo era completamente libero.
Solo quando mi trovai lì realizzai quanto avessi sperato di trovarlo. Immancabilmente feci una smorfia a metà tra l’addolorato e lo scocciato.
Ma cosa mi stava succedendo?
-Non fare quella faccia. Lo rincontrerai, questa città non è così grande. Ricordi?-
Era così evidente la delusione sul mio viso?
-Se quello fosse stato Billie Joe(1) saresti morta all’istante. Liquefatta per autocombustione.- Sta zitta, Yuki.
Ripresi a camminare sbattendo pesantemente i piedi.
Mi mancava e nemmeno lo conoscevo.
E nemmeno mi conosceva.
Assurdamente odioso.
 
Raggiunsi velocemente le scale che anticipavano l’ingresso.
Quella porta sarebbe stata sicuramente chiusa, ma tanto valeva provarci.
Tredici scalini verso la meta.
Chiusa, ovviamente.
Le finestre del secondo piano, invece, erano aperte. Probabilmente per permettere il cambio d’aria.
Ma erano al secondo piano.
Irraggiungibili a meno che non sapevi volare.
E nessuna delle due ne era in grado.
Probabilmente lì intorno qualcuno sapeva farlo.
In ogni caso avevamo bisogno di una soluzione a portata di umano.
Dovevamo, -dovevo,- pensare come un investigatore.
Le finestre non potevano essere tenute sempre aperte nell’evenienza di un temporale estivo, o per evitare l’entrata di piccoli animali.
Di conseguenza, qualcuno se ne occupava. Un inserviente, magari.
Ergo, vi era una porta di servizio o comunque un ingresso secondario. Probabilmente non era nemmeno chiuso a dovere.
Ottimo, avevo un obiettivo.
Riscesi la scalinata e mi trovai di fronte Yukiro. Se l’era presa comoda.
-Alla buon ora. Non disturbarti ad aiutarmi.- Le dissi pungente.
Non ce l’avevo con lei, certo. Non ne avevo motivo.
Ma era l’unica con cui potevo permettermi di essere interamente me stessa.
Qualsiasi stato d’animo avessi.
Lo stesso era per lei.
-Infatti non lo faccio.- Ammiccò.
Sbuffai, ma le sorrisi.
Avere qualcosa da fare mi impediva di pensare. A qualsiasi cosa, a chiunque.
-Resta qua, faccio il giro e cerco un modo per entrare, poi vengo ad aprirti. Fischia in caso di pericolo, o persona sospetta.-
-Sai che non so farlo.- Ribatté sedendosi sull’ultimo scalino.
Sarebbe rimasta lì.
-Già, nemmeno io.- Avevo sempre voluto impararlo. Che irritazione.
-E allora urla!- Le voltai le spalle e mi incamminai.
Era bella grossa quella scuola. Fortunatamente non dovetti fare tutto il giro a vuoto. Una porta secondaria c’era e nemmeno tanto lontano, ma era chiusa.
La finestra di fianco invece era aperta.
Cioè, non proprio aperta ma chiudeva male. Ci misi poco ad aprirla: anni di fughe segrete alle spalle.
Esultai, godendomi quella piccola vittoria.
Mi ricomposi, scavalcai il bordo, -non troppo facilmente per via della mia bassa statura,- e fui dentro.
In Italia scuole così solo nei film.
Ero entrata in una stanza secondaria, una specie di sgabuzzino per scope e videoregistratori. Dalla porta secondaria però si intravedeva un corridoio fiancheggiato da file e file di armadietti.
Sospirai.
Avrei voluto che i nostri licei fossero così. Ci saremmo andati tutti più volentieri. Utopia.
Varcai la soglia e fui inondata da un odore di fogli, gesso e ammoniaca per pavimenti.
Avevo fatto centro: qualcuno periodicamente si occupava di questo posto.
Gongolai nell’autocompiacimento per un po’ poi mi ricordai di dover aprire la porta principale a mia sorella.
Mi orientai meglio che potei ma mi persi lo stesso un paio di volte.
Difficile da credere ma quella scuola era un labirinto. E la mia scarsa, -quasi inesistente,- capacità di orientamento non aiutava.
Alla fine ci riuscii.
Non impiegai nemmeno troppo tempo.
Era rimasta lì solo una scarsa ventina di minuti. Non ricevetti nemmeno insulti quando arrivai.
-Benvenuta nella Beacon Hills High School!- 
   
 
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