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Autore: Yaya    04/03/2015    1 recensioni
Lei è in fuga da se stessa. Lui è un idolo delle teenager. Entrambi vorrebbero essere guardati per quello che sono, non per come appaiono. Due mondi che collidono oppure l'incontro di due anime che si appartengono?
“Il mio nome (...) è Keegan. Keegan Allen”.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3: NON TUTTO IL MALE…

“Ci mancava solo l’ordinanza cittadina adesso” commento piccata mentre termino di leggere il documento dall’aria autorevole che mi ha appena sporto Greg. “Abbiamo appeso i volantini dell’evento da quanto, mezza giornata? E siamo già diventati un caso nazionale”

Quella mattina, infatti, Greg mi aveva sventolato sotto il naso una serie di volantini che invitavano all’evento di presentazione del libro Love. Life. Beauty di Keegan Allen presso il Byron’s Bay da lì a due settimane. Mi aveva spiegato che Keegan sarebbe stato in città fino a fine settimana, così noi avremmo potuto finire la pianificazione, poi sarebbe tornato a LA per alcune riprese ed infine sarebbe tornato a Berkeley per la presentazione. Eravamo a fine giornata ed un solerte impiegato del comune ci aveva inviato una mail nella quale ci invitava a non ospitare l’evento in favore di un luogo più consono, soprattutto per motivi di sicurezza vista e considerata l’affluenza che una celebrità del calibro del sig. Allen avrebbe attirato.

Ovviamente, insieme ad un luogo più consono, era previsto anche un entourage più consono. Quindi ciao ciao cameriera del Byron’s Bay e benvenuti giornalisti incravattati.

“Non è che è tutto merito tuo?” chiede Greg giocoso. “Tu che non vuoi parlare davanti al pubblico hai fatto una soffiata per bloccare l'evento!”

“Certo, come no. Sicuramente non può essere colpa tua che hai tappezzato la città di volantini. Ci mancava solo più che li buttassi dall’alto mentre sorvolavi l'area su un elicottero” ribatto. “Capisco la tua volontà di fare una serata per un amico, ma ho la vaga impressione che abbiamo toppato. Peccato però, ci stavo prendendo gusto.”

“Già. Non capisco perché tanta manfrina per la presentazione di un libro. Forse non avremmo dovuto dire il nome dell'autore”

“Ma ti pare? Un evento con autore incognito. Dai, non si sarebbe presentato nessuno. E a proposito di autore, sta arrivando Keegan. Glielo dici tu, eh” borbotto mentre faccio sparire velocemente il documento.

“Okay” mi risponde Greg. “Però chiudi tu, io corro da Cindy tra poco”

Non c'è problema, oramai la giornata è finita e mentre lui chiacchiera con Keegan io servo gli ultimi clienti e riordino. Dopo poco più di dieci minuti vedo Greg correre fuori dal locale senza neanche salutare; quando ha per la testa la sua fidanzata si dimentica del mondo. Cindy è un'insegnante d'asilo, una ragazza stupenda e solare, sempre positiva, con i capelli rossi e buffe lentiggini. Tiene a bada Greg come nessun altro al mondo saprebbe fare. La adoro.

Finisco di mettere a posto i libri, preparo un te caldo, chiudo l'ingresso e mi avvio verso la saletta. Mi siedo al pianoforte e inizio a suonare.

“Autumn Leaves. 1955 ” dice una voce dietro di me.

“Porca miseria!” esclamo girandomi di scatto. “Keegan, cosa ci fai ancora qui? Mi hai fatto prendere un colpo!”

“Scusami, non volevo spaventarti. Credevo sapessi che ero ancora qua” risponde sorridendo. “Mi stavo godendo un po' di quiete”

“Pensavo fossi andato via quando si è smaterializzato Greg. Ti ha detto dell'evento annullato?” chiedo.

“Si. Mi sono illuso si potesse fare qualcosa che rimanesse intimo, ma non ho fatto i conti con l’entusiasmo di Greg. Ho passato la patata bollente al mio manager, ci penserà lui a disdire il tutto. Un incontro nel locale di un amico è un conto, ma una specie di conferenza stampa l’ha definita un tantino eccessiva visto che le date ufficiali del tour sono già state definite”

Raccolgo le gambe e mi abbraccio le ginocchia mentre continuo a guardarlo. E' incredibile come riesca ad essere sempre sorridente.

“Tra l'altro, non mi hai ancora detto cosa ci fai qui a Berkeley”

“E tu non mi hai detto di essere una pianista” mi canzona.

“Un'informazione per un'informazione. Non sono una pianista, sono una strimpellatrice. Mi piace la musica, tutto qui. Tocca a te” ribatto.

“Niente di che, sono qui in vacanza” risponde vago.

“In vacanza in una città universitaria a 400 miglia da casa? Su, puoi fare di meglio. Sputa il rospo”, lo esorto, scettica.

“Okay. Sono qui per un servizio fotografico. Per Abercrombie” risponde.

“Però. Abercrombie. Niente di meno!” lo canzono. Mi sorride mentre si alza dal divanetto e si avvicina al pianoforte.

“Dai, me ne suoni un altro pezzo?”

Sono titubante. E nella mia testa urlo no, no, no! Assolutamente no. Mi modero quando mi esprimo ad alta voce.

“Mhm. Il fatto è che non mi sento molto a mio agio a suonare se so che qualcuno mi ascolta, in realtà”

“E se invece suoni con qualcuno? Dai, fammi spazio. Io gli accordi, tu il resto”

Ci stringiamo sullo sgabello e iniziamo a suonare. Le prime note sono impacciate, mi sento a disagio a stare spalla a spalla con lui. Dopo attimi infiniti, finalmente tutto scorre via. Improvvisiamo un po', lasciamo parlare la musica. Ma quando le nostre mani si sfiorano mi interrompo e si spezza la magia. Sento distintamente il crack della rottura. Mi alzo di scatto, prendo la tazza con il te oramai freddo.

“E’ gelido. Ne preparo un altro. Tu vuoi qualcosa?” gli chiedo

“Stupiscimi” mi risponde.

Torno con il mio te ed un marocchino per lui. Mi guarda con aria interrogativa quando glielo porgo.

“Questo è tipicamente italiano. Visto che il mistero della mia provenienza l'hai sbrogliato al primo incontro non mi resta molto per stupirti” gli dico mentre mi accomodo accanto a lui sul divanetto.

“Beh, il modo in cui hai risposto al telefono era inequivocabile!” ride. “A guardarti soltanto, potresti passare per un'americana, in effetti. Carnagione chiara, occhi verdi, capelli castani. Ad ascoltarti, la tua parlata terribilmente inglese ti posiziona in Europa, ma le tue mani...dio, gesticoli come un giocoliere. Per non parlare di come moduli il tono di voce, è sempre così chiara l’intenzione che hai. Solo i mediterranei sono così. E poi siamo onesti, il tuo caffè toglie ogni dubbio”

“Vedi, avevo ragione a dire che sei uno stregone. Vuoi zucchero?”

“No, grazie” risponde mentre assaggia il marocchino “è delizioso così. Capisco perché Greg ti tiene stretta.” Inizia a tamburellare con il cucchiaino sul bordo del piattino. “Quello che non capisco però è perché tu resti qui”

Mi osserva con quegli occhi celesti e profondi e io ho paura di perdermi e cadere. E farmi male.

“Per ora ve bene così” rispondo brusca. Lui cambia espressione, si sarà accorto di essersi spinto troppo in là? Non voglio che si senta in colpa. Sono io quella complicata, non lui. “Sai” aggiungo cercando di tenere un tono leggero “sto ancora cercando di capire cosa voglio fare da grande”.

“Scherzi vero?”

“No, affatto. L’età adulta parte dai 30 anni, no? Ho ancora un paio d’anni di buono!”

“Dai, non puoi essere seria”

“Non tutti hanno l’opportunità e le capacita di riuscire a fare esattamente quello che vogliono, sempre ammesso abbiano la fortuna di saperlo” sbotto. “Io non lo so. Non so nemmeno chi sono, figuriamoci se so cosa voglio” termino coprendomi gli occhi con le mani. Sospiro. “Scusami, devo sembrarti una psicopatica. Di solito sono in grado di sostenere conversazioni con un senso logico, ma hai la capacità di farmi regredire a quindicenne impaurita. Dovresti smetterla di fare quella cosa con gli occhi.” sbotto

“Quale cosa?”

“Osservarmi attentamente come se fossi molto interessante”

“Ma tu sei interessante” ribatte

“Keegan. Sono una ventottenne che ancora non si sente a suo agio nella propria pelle, che scappa per non affrontare i cocci della sua vita. Sono l’emblema del disagio giovanile moderno! Questo è tutto fuorché interessante.”

“E quindi non mi è permesso avere la curiosità di conoscerti?” mi canzona mentre si alza e prende il giubbino. Si avvia verso la porta e lo accompagno. “Comunque domani torno e ne riparliamo”.

“Vedremo. Domani potrebbe essere il mio turno di fare domande”

“Devo preoccuparmi?” chiede sollevando un sopracciglio.

“Mhm, no. Al momento su di te mi faccio bastare le informazioni che trovo su Wikipedia. Sei una chiave, Key Gallen. La mia chiave per scoprire aneddoti con cui ricattare Greg da qui all'eternità”

“Allora sei davvero velenosa!” Scoppia a ridere e mi posa un bacio sulla fronte piegandosi un po’. Mi segno l’appunto mentale di andare a controllare quanto accidenti è alto, magari su Wikipedia c'è scritto davvero. Mi sento uno scricciolo in suo confronto.

“E comunque dovremmo rifarlo” aggiunge mentre esce dal locale.

“Cosa?”

“Suonare insieme. Mi è piaciuto molto.”

Sorrido; è piaciuto molto anche a me.

“A domani, Keegan”

E chiudo la porta.

  
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