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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    04/03/2015    1 recensioni
Incredibile quanto la guerra e la perdita possano sconvolgere la vita delle persone.
Ellie Nightshade e Henry Faircross lo sanno bene.
Nella prima guerra contro Valentine entrambi hanno perso tutto: la propria famiglia, la propria casa, le proprie certezze...
Quando Magnus Bane li porta via da Idris diretto all'Istituto di New York, sono ben consci che l'unica cosa su cui potranno fare affidamento sono loro stessi.
Per questo decidono di diventare Parabatai.
Perché avere un Parabatai vuol dire proteggersi a vicenda, amarsi incondizionatamente, essere amici, fratelli ed essere pronti a sacrificare tutto per la felicità dell'altro: essere una famiglia.
Quando la guerra mortale minaccerà di distruggere ogni cosa ancora una volta, i Cacciatori dell'Istituto di New York si ritroveranno a combattere non solo contro i Demoni evocati da Valentine e Sebastian - intenzionati a creare una nuova stirpe di Shadowhunters - ma anche contro quelli che si annidano nelle loro anime e dovranno essere pronti a perdere tutto pur di proteggere coloro che amano.
Genere: Angst, Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love Turns to Ashes

XI
Sotto attacco
 
 Trascino Henry nella sua stanza e mi chiudo la porta alle spalle. Lo accompagno nel bagno e lo faccio sedere sul bordo della vasca; gli sfilo la maglia della divisa da Cacciatore e osservo la schiena in cerca di altre ferite, dato che è coperta di sangue. Quando ho constatato che non ha nessun altro taglio profondo, prendo una spugna e dopo averla immersa nell’acqua e strizzata, la passo sulla sua schiena per eliminare i residui di sangue. La sua pelle pallida emerge quando lavo via il sangue e sopra spiccano cicatrici argentee, i residui delle rune da combattimento. Poi passo ai capelli. Li lavo e dato che sono corti, non ci metto molto a ripulirli. Quando ho finito, asciugo la schiena con un asciugamano e lo stesso faccio con la testa.
  -   Ho finito.  -   annuncio e lui annuisce debolmente.  -   Vieni.  -   gli prendo la mano e lo guido fuori dal bagno per farlo sdraiare. Ha bisogno di riposo.
 Quando siamo nuovamente nella sua stanza, mi fermo e lui fa lo stesso.
  -   Come ti senti?  -   chiedo.
 Lui fa spallucce.  -   Insomma.  - 
  -   Sei sotto shock. È normale che ti senta un po’ strano.  -   spiego.
 Lui annuisce  -   Sarà.  -   conclude diffidente.
 Scuoto il capo. È sempre il solito.  -   Mettiti a letto. Io vado a vedere se Magnus…  - 
 Mi interrompe  -   Non andare.  -   dice e mi stringe il polso con una mano.
  -   Henry, devo…  -   tento di ribattere.
  -   Non lasciarmi solo.  -   mi implora.
  -   Henry.  -   lo blocco.
 Mi sfiora una guancia con la mano e incatena i suoi occhi ai miei.  -   Non lasciarmi, Lea.  -   sussurra e dopo avermi cinto i fianchi con le mani mi tira a sé.
 Sento i nostri corpi a contatto.
  -   Henry, sarò solo in infermeria.  -   gli faccio notare e intanto mi scosto poggiando le mani sul suo petto.
 Lui nota il mio gesto e si rabbuia.  -   Non posso nemmeno più toccarti?  -   tento di parlare, ma lui continua  -   Esiste solamente Tom, adesso?  -   sbotta rabbioso.
  -   Henry, no.  -   lo interrompo  -   Ma come ti viene in mente?  - 
  -   Appena mi avvicino ti scansi. Devo pensare che mi odi o che hai paura di me?  - 
 Scuoto il capo, incredula di fronte a quella domanda.  -   Ma cosa stai dicendo? Non ti odio. Non potrei mai odiarti.  - 
  -   Ma preferisci lui a me.  -   ribatte e si avvicina, i nostri corpi sono nuovamente a contatto.
  -   Il nostro rapporto è diverso. Siamo come fratelli.  -   dico abbassando lo sguardo. Ma cosa gli prende?
 Lui scuote il capo.  -   Come fratelli…  -   ripete, come se avesse bisogno di convincersi.
  -   Sì, Henry. Adesso mettiti a letto. Sei sotto shock. Non sai quello che dici.  -   lo faccio sdraiare e lo copro con un lenzuolo.  -   Riposati.  -   sussurro accarezzandogli i capelli e prima che possa aggiungere altro gli scocco un bacio sulla fronte e poi esco dalla sua stanza chiudendo la porta.
 
  -   Ehi. Come sta Henry?  -   mi domanda Tom quando entro nella sua stanza.
  -   Meglio. Ha solo bisogno di riposo.  -   rispondo. Non si può dire lo stesso di Alec. Magnus sta facendo il possibile ma il Demone Superiore che l’ha ferito era molto potente, perciò le lesioni sono più difficili da curare rispetto a quelle procurate da demoni “normali”.
  -   Anche Alec si rimetterà.  -   dice Tom, captando i miei pensieri.
 Annuisco e mi avvicino a lui che è in piedi accanto al baldacchino.  -   Grazie.  -   sussurro e lo abbraccio. Indossiamo ancora la tenuta da Cacciatori però quando lo abbraccio non sento le armi cozzare contro di me dato che le abbiamo riportate in armeria. I nostri corpi aderiscono perfettamente dato che non ci sono ostacoli che lo impediscono.
 Quando ci separiamo, lui sfiora le mie labbra con le sue e mi cinge i fianchi. Mi tira a sé e, non so come, ci ritroviamo sdraiati sul materasso. Io sono sopra di lui, con le mani poggiate sul suo petto, a cercare le sue labbra con le mie.
 Tom ribalta le posizioni e mi ritrovo sdraiata sulla schiena. Lui continua a baciarmi, sulle labbra, sulle guance, sul collo. Sento le sue mani che sfiorano la pelle sotto la mia maglietta e quando sento che sta per sfilarmela, lo blocco poggiandogli le mani sul petto.
  -   Aspetta, Tom.  -   dico a fior di labbra  -   Non voglio correre troppo.  -  
 Sento le sue labbra incresparsi in un sorriso.  -   D’accordo. Non c’è problema. Abbiamo tutto il tempo.  -   afferma.
 Ho paura che sia deluso.  -   Sicuro?  -   domando.
  -   Certo.  -   afferma e si mette a sedere  -   Non voglio forzarti.  - 
 Sorrido e lo abbraccio.  -   Grazie.  -   adoro questo ragazzo.
 
 Io e Tom scendiamo in cucina, dato che Magnus non ci permette di vedere Alec.
  -  Ti va una tazza di tè?  -   mi chiede avvicinandosi al lavello e prendendo il bollitore.
 Annuisco  -  Sì, grazie. -   mi siedo al tavolo e attendo osservando i suoi movimenti aggraziati, rapidi e precisi.
 Isabelle entra qualche minuto dopo e si siede accanto a me. Ha i capelli raccolti in una coda e il volto è ancora pallido.
  -  Magnus ha finito? -   domando.
 Lei scuote il capo.  -  Non vuole lasciarmi entrare. - 
  -  È fatto così. -   replico e le poggio una mano sulla spalla per rassicurarla. Lei accenna un sorriso e io ricambio. So che è preoccupata, ma Magnus sa quello che fa: mi fido di lui.
  -  Ecco a voi, signorine. -   dice Tom mettendoci davanti due tazze di tè e riportandoci alla realtà.
  -  Grazie. -   diciamo noi in coro e cominciamo a mescolare la bevanda calda.
 Mentre stiamo per bere, sentiamo il pavimento tremare sotto i nostri piedi.
  -  Qualcuno ha attraversato il Portale. -   afferma Izzy riferendosi al Portale nella biblioteca.
 Sollevo lo sguardo verso Tom e poi scatto in piedi.  -  Vado a controllare. - 
 
 Mi dirigo verso la biblioteca camminando velocemente. Svolto a sinistra e mi ritrovo nel corridoio poco illuminato che conduce ad essa. Vedo due figure camminare verso di me e solo quando sono a pochi passi da loro mi rendo conto di non averli mai visti.
Sono due energumeni coperti da rune. Shadowhunters.
  -  Ciao, tesoruccio. -   dice uno vedendomi e ghignando.
 Chi li ha fatti entrare?
  -  E voi chi cavolo siete? -   chiedo.
  -  Amici. - 
  -  E di chi, se posso chiederlo? -   domando indietreggiando. Devo raggiungere l’armeria, lì posso prendere le mie armi e metterli al tappeto.
  -  Di Valentine. -   risponde l’altro  -  Siamo qui per la Coppa. Ma l’unica che può tirarla fuori da quella carta è fuggita. - 
  -  Se ha visto voi due, non la biasimo. -   dico sollevando le sopracciglia.
  -  Oh, la ragazza è scontrosa! -   esclama quello dai capelli ricci  -  Mi piace. Peccato che morirai. -   tira fuori la spada e la punta verso di me.
 Poco dopo, l’altro lo imita.
 Accidenti!
 Sono disarmata, sola e non posso tenerli a bada entrambi contemporaneamente.
 Ma devo provarci.
 Sono una Shadowhunter.
 Sferro un calcio alla spada dell’uomo riccioluto, in modo da distrarlo. L’altro avanza e gli sferro un pugno dritto al volto. Sento delle braccia afferrarmi da dietro e vedo l’altro Cacciatore dietro di me.
  -  Lasciami andare, idiota! -   grido dimenandomi.
 L’altro si solleva da terra e sorride. Ha i denti macchiati di sangue. Il pugno è andato a segno. Si avvicina e mi afferra il volto con una mano.
  -  Non avresti dovuto farlo, tesoro. -   mi dice con un ghigno tremendo sul volto.  -  La paghe… -   non gli lascio nemmeno finire la frase, che gli sferro un calcio dritto al bassoventre. Lui si piega in due e grida dal dolore.
 Quello dietro di me, aumenta la pressione attorno al mio corpo, facendomi gemere dal dolore. Poi mi getta a terra. Le ginocchia e i gomiti cozzano contro il pavimento in legno producendo un rumore secco. Gemo ancora.
 Lo Shadowhunter a cui ho sferrato un pugno mi solleva per i capelli e mi punta un coltello alla gola.  -  Adesso vieni con noi, amore. -   
  -  Neanche per idea. -   replico e gli sferro un calcio alle caviglie. Lui grida e poi mi solleva per un braccio. Mi sbatte contro la parete mozzandomi il respiro. Preme una mano sul mio collo e con l’altra mi dà uno schiaffo. È così forte da disorientarmi e il contraccolpo mi fa sbattere la testa contro la parete un’altra volta. Sento il sangue uscire dal naso e un forte dolore alla nuca.
  -  Andiamo. -   gli sento dire e poi mi trascinano in biblioteca.
 
  -  Finalmente! -   esclama Valentine.
 Jace è accanto a lui, il volto pallido e gli occhi vuoti. Quando vede che i due mi stanno trasportando tenendomi per le braccia, fa per avvicinarsi.
 Valentine lo blocca stendendo un braccio davanti a lui.  -  Fermo, figliolo. - 
 Aggrotto le sopracciglia. Figliolo? Che significa?
 Rivolgo uno sguardo interrogativo a Jace, che punta gli occhi verso il pavimento.
  -  Chi è lei? -   domanda ancora Valentine indicandomi con un cenno del capo.
  -  L’abbiamo trovata in corridoio. -   risponde uno dei due.
  -  Fate in modo che non mi dia fastidio. -   dice e poi si volta verso Jace.
 I due mi trascinano fino alla statua dell’Angelo Raziel e proprio quando sto per dimenarmi nuovamente, mi blocco.
 All’ingresso della biblioteca, vedo Hodge. Chiude la porta e scende le scale.
  -  Hodge. -   sussurro. È venuto per aiutarci.
 Forse fermerà Valentine, ma la cosa che mi preoccupa è che è disarmato.
 Lui avanza verso Valentine.  -  Ho fatto quello che mi avevi chiesto. -   sbotta  -  La Maledizione. Cancellala. - 
 Cosa? Ha fatto quello che voleva Valentine? Lo sta… aiutando?
 L’altro ghigna, come se la sapesse lunga.  -  Non c’è nessuna Maledizione. -   afferma  -  Ti sei maledetto da solo, Hodge Starkweather. -   sussurra e poi muove una mano.
 Vedo il mio tutore sospirare di sollievo e vedo un liquido nero colare dalle sue braccia come se fosse sangue, ma più denso e scuro. Scende lungo le braccia e cade sul pavimento formando due grandi chiazze sul legno scuro.
  -  No, Hodge… -   sussurro ancora. Sta dalla parte di Valentine, lo ha aiutato per far cancellare la maledizione... Perché? Quando cammina verso di noi, per raggiungere l’uscita sul retro, gli grido contro, furiosa  -  Mi fidavo di te! Credevo che tenessi a noi! Come hai potuto tradirci? -   sento le lacrime spingere contro i miei occhi, ma le respingo.
  -  Eleanor… -   tenta di dire avvicinandosi.
  -  Stammi lontano! Sei disgustoso! -   grido ancora e poi cado in ginocchio, stremata. Mi porto una mano all’altezza del cuore.
 Credevo che ci volesse bene. Lo consideravo come un padre.
 Credevo che ci avrebbe protetti da Valentine.
 Perché l’ha fatto?
 Singhiozzo.
 Non mi importa cosa pensano Valentine e i suoi amici. Non mi interessa.
 Ho voglia di rompere tutto, ma le forze mi hanno abbandonata.
 Che mi succede? Proprio adesso che dovrei combattere e ribellarmi, mi lascio sconfiggere da queste cose?
 Devo reagire. Devo combattere.
 I due Cacciatori sono ancora dietro di me, ma mi hanno lasciata andare. Devo approfittarne.
 Sollevo lo sguardo. Davanti a me, spade e lance sono state disposte in modo da formare un pentacolo. Lo osservo. Forse se ne spostassi anche solo una, riuscirei a interrompere qualsiasi cosa Valentine stia tentando di fare.
 Sento le forze tornare.
 Volgo lo sguardo verso Jace e dopo una sua occhiata, capisco che ha avuto la stessa idea.
Sferro un calcio alle gambe di uno dei Cacciatori dietro di me e scatto in piedi, prima che l’altro possa acciuffarmi di nuovo gli sferro una gomitata dritta al volto. Corro verso il pentacolo e sfilo una delle spade dal pavimento, poi la lancio dall’altra parte delle stanza.
  -  NO!  -   grida Valentine e quando Jace tenta di bloccarlo, lo stende con un pugno. Indietreggio in cerca di un’arma e, dato che non c’è nessuna Spada Angelica o qualsiasi altra arma a portata di mano, ne prendo un’altra dal pentacolo. Quando Valentine si avvicina, vedo che ne sfila una dalla cintura.
  -  Sei solo una ragazzina. Cosa pensi di poter fare? -   mi dice ghignando.
 Non lo degno di una risposta, mi limito a scagliare un fendente.
 Lui lo blocca senza problemi e dopo aver tentato di attaccarlo nuovamente con un fendente, mi disarma con facilità facendo volare la mia spada dietro di me.
 È davvero bravo come dicono.
 Indietreggio.
 La mia schiena cozza contro la parete in pietra. Valentine avanza verso di me con l’arma sollevata.
 Sono in trappola.
  - Stupida ragazzina. -   ringhia  -  Non avresti dovuto immischiarti. - 
 Prima che sia troppo vicino, gli sferro un calcio al basso ventre per farlo indietreggiare, poi corro verso Jace, ancora privo di sensi.
 Mi inginocchio accanto a lui.  - Jace! -   lo chiamo scuotendolo.
 Mi volto.
 Valentine è ancora steso a terra. Non abbiamo molto tempo.
 Forza Jace! Se non si sveglierà, Valentine ucciderà entrambi.
 Sento due mani afferrarmi per le spalle e sollevarmi da terra. È lui.
 Mi sbatte contro una colonna in pietra per immobilizzarmi.
 - Lasciami! -   grido dimenandomi, ma prima che possa sferrargli un altro calcio mi trafigge  
con la spada. Sento un dolore lancinante attraversarmi il fianco e cado in ginocchio gemendo dal dolore.
 
 Sono inginocchiata a terra, con una mano mi tampono il fianco ferito. Il sangue esce copioso macchiando la divisa e il pavimento.
Osservo Valentine, che torreggia su di me con la spada insanguinata ancora in pugno.
 -  Stupida ragazzina. -   ringhia, poi mi sferra un calcio e io cado a terra sulla schiena. Non sono più un pericolo per lui, mi lascerà qui a morire dissanguata.  -  Trovate gli altri. -   ordina ai due Shadowhunters che mi hanno portata qui.
 Vedo Jace sollevarsi sulle braccia.  -  Cos’hai fatto? -   grida avvicinandosi a me e reggendomi la testa. Io gli prendo la mano e la stringo con la mia.  -  Mi dispiace, Ellie. Mi dispiace. -   dice in un sussurro.
 La porta della biblioteca si apre ancora. - Valentine! -   è la voce di Clary. Sollevo leggermente la testa e la vedo scendere le scale di corsa.
 -  Clarissa. -   risponde lui  -  Finalmente sei tornata. - 
 Lei brandisce una spada e la punta alla gola di lui.
 Sento Jace irrigidirsi e dopo avermi fatto poggiare il capo a terra, si alza di scatto e la disarma.  - Ferma! -   dice  -  Ascolta quello che ha da dire. - 
 -  Jace, ma cosa stai…? -   protesta lei, ma lui indica Valentine e le fa cenno di ascoltarlo.
 -  Si riferisce a quello che gli ho appena rivelato. -   afferma l’uomo.
 -  Come? Di cosa stai parlando? -   domanda Clary, confusa.
 -  Mi dispiace, Clary. -   afferma Jace abbassando lo sguardo.
 La ragazza aggrotta le sopracciglia.  -  Cosa…? - 
 - Voglio che veniate con me. Che la nostra famiglia sia nuovamente riunita. -  spiega Valentine avvicinandosi. Vedo uno degli uomini che sono entrati con lei avanzare verso di loro.
 -  No. -   sbotta Clary, voltandosi verso Jace.
 -  I miei due figli. -   continua Valentine.
 -  Figli… -   le sfugge in un sussurro  -  No. Luke mi ha detto che mio fratello è morto in un incendio. Tu sei figlio di Michael Wayland. - 
 Clary e Jace sono figli di Valentine? Sono fratelli?
 Impossibile. Nemmeno si somigliano. Come potrebbero essere…?
 Valentine si avvicina e poggia una mano sulla spalla a entrambi.  -  Quando inscenai la mia morte, portai Jace con me. Quelle ossa erano di un bambino ucciso dai lupi. -   spiega.
Vedo Jace chinarsi verso Clary e sussurrarle qualcosa all’orecchio. Le lacrime le rigano le guance e annuisce mestamente.
  -  Non lo accetta perché è innamorata di te, Jonathan. -   continua Valentine.
 Clary sussulta.  -  Credevo che ti chiamassi Jace. - 
  -  È un diminutivo. -   risponde il mio amico.
 Clary si allontana da lui.  -  Jonathan Christopher. - sussurra  - J. C. Jace. -   conclude con voce rotta. 
 Valentine le si avvicina e la trascina fino alla scrivania.  -  Tira fuori quella coppa, Clarissa. -   lei scuote il capo. Vedo Valentine tremare e poi grida  -  Tira fuori quella coppa! Io voglio quella coppa! -   le afferra la testa e la avvicina pericolosamente al tavolo in legno.
 - No! -   sbotta Jace  -  Avevi detto che non le avresti fatto del male! - il padre digrigna i denti e gli sferra un pugno in pieno volto. Lui ne approfitta, si allontana e distrugge il pentacolo che quel pazzo aveva ricostruito. - Ora basta! Basta! - grida a sua volta.
 Valentine spinge Clary e la sua testa cozza contro il tavolo in legno, poi sferra due pugni nello stomaco a Jace, facendolo cadere a terra.
 Il mio amico si alza e comincia a combattere con il padre scagliando fendenti e parandone altrettanti.
 È furioso, Valentine ha sbagliato a fare del male a Clary.
 
 Clary sta tenendo la Coppa tra le mani, è davanti al portale, immobile.  -  Fermo! -   grida vedendo che Valentine sta per trafiggere Jace  -  O la butto nel portale! -   minaccia.
 -  Non è vero, non lo farai. -   replica Valentine.
 -  Non dargliela, Clary. -   dice Jace, poi il padre lo atterra con un pugno.
 L’uomo si avvicina a Clary che intanto ha immerso la mano nel liquido di cui è fatto il portale.
 Comincio a vedere tutto sfocato, la ferita si sta infettando.
 -  Clary, devi ascoltarmi. Sono tuo padre. -   dice tentando di fermarla, avanzando lentamente e con cautela. Quando arriva davanti a lei, immerge la mano accanto alla sua, ma non riesce a toccare la Coppa.
 -  Se fossi stato un vero padre, adesso immagineresti dove potrebbe trovarsi la Coppa. Dove la nascondono i miei pensieri più profondi. -   afferma  -  Ma fortunatamente non sai nulla di me. Non sei mio padre e mai lo sarai. -   conclude.
 Il padre sembra essere spiazzato di fronte a quella dichiarazione, probabilmente perché è vera. - Scomparirò dalla tua vita, te lo prometto. Ma dammi la Coppa. -   replica scandendo ogni parola. Lei la tira fuori e gliela porge.
 Ma cosa diavolo fai, Clary?
 -  Grazie, Clary. -   dice Valentine  - Senza questa Coppa eravamo perduti. - 
 Lei scuote il capo.  -  Non noi. Tu! -   poi gli sferra un calcio dello stomaco e lo fa cadere nel portale. Lui grida, ma è troppo tardi.
 Devo distruggere il pentacolo. Raccolgo tutte le mie forze e mi trascino fino alle spade e alle lance incrociate, ne afferro una con due mani e la estraggo dal pavimento. Il flusso magico si interrompe con una sorta di tonfo. Getto la spada lontano da me e sento che le forze stanno svanendo di nuovo. Mi lascio cadere sulla schiena, stremata e senza forze.
 
 Vedo un uomo avvicinarsi a me.
 -  Ehi, stai tranquilla, sono un amico di Clary. -   mi dice  -  Mi chiamo Luke. - 
 Annuisco debolmente.  -  Ellie. -   rispondo.
 - Ok, Ellie. Andrà tutto bene. - mi rassicura - I tuoi amici stanno arrivando. - mi accarezza una guancia con fare paterno e mi scosta una ciocca di capelli dal viso. Poi mi solleva tra le braccia e mi porta su uno dei divani. Mi fa sdraiare e studia la ferita.
 Sento dei passi e vedo un’altra figura avvicinarsi. Non riesco a distinguerla perfettamente, ma quando mi chiama, capisco che è Henry.
 Si inginocchia accanto a me e sorride a Luke.
 - Grazie, Luke. -   dice e poi tira fuori lo stilo. - Sono qui, Ellie. Va tutto bene. - afferma e comincia a tracciare un iratze sul mio fianco. Sento il dolore diminuire e le forze ritornare lentamente.
 Quando la runa è completa, mi metto a sedere lentamente e poi Henry e Luke mi aiutano ad alzarmi.
 -  Come ti senti? -   mi domanda l’uomo.
 Annuisco.  -  Molto meglio, grazie. -   rispondo anche se barcollo e non credo che riuscirei a reggermi in piedi. Tutto attorno a me è imbiancato dai resti del portale che è stato distrutto da Clary per impedire a Valentine di portarla con sé.
 Mi volto in cerca di Jace. Non l’ho più visto e spero che stia bene. Quando lo vedo venire verso di me, allargo le braccia e lui mi stringe a sé. - Stai bene? - chiedo. Lui annuisce contro la mia spalla. - Mi dispiace, Jace. Mi dispiace tanto. - sussurro.
 Lui si allontana da me, mi accarezza una guancia e poi esce dalla biblioteca diretto chissà dove. Spero solo non faccia stupidaggini.
 
 ANGOLO DEL MOSTRICIATTOLO CHE SCRIVE
Ciao a tutti! :D
Chiedo perdono per il ritardo ma l’Università mi impegna davvero tanto e non sono più padrona del mio tempo libero. -.-“
Comunque, eccovi l’undicesimo capitolo. Ho deciso di riprendere la scena del film nonostante preferisca quella del libro per una questione di comodità e perché mi serviva per la trama! ;D Capirete!
A Lunedì con il prossimo. Prometto che tenterò di essere puntuale! ;)
Eli
   
 
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