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Autore: WickedSwan    04/03/2015    4 recensioni
A #Larry Fanfiction!
DAL TESTO: "Che schifo.
Ridotto a trascinarmi in locali sconosciuti dei sobborghi di Londra, pur di essere me stesso.
Che poi, forse, non sono me stesso neanche così.
No, non sono più me stesso da un po’ di tempo ormai.
Come sempre, il mio autista mi sta aspettando in una via laterale, pronto ad accogliermi in macchina, una berlina, ovviamente, e riportarmi a casa.
Sono sicuro che qualche sera non mi vedrà arrivare.
Prima o poi qualche pazzo mi rapirà, con la speranza di tirarci fuori un bel riscatto. O magari solo per il gusto di torturarmi ed uccidermi lentamente e con gusto.
Come se non ci stessi già pensando da solo."
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 11-I’VE GOT YOU.
 
Honey, you can fall asleep
I’ll keep an eye on you
You were always there when I was broken down
It’s the least that I can do,
You’ve got me and You know that I have got you
So let them say
we make mistakes
What do they know, what do they know
About our pain, about our love, about the things that we gave up..
You know I’ve got you and I know that you have got me too.
 

 
LOUIS POV

Harry Styles mi sta..abbracciando.
Ma non un abbraccio di quelli scontati, questo è proprio vero.

Lo sento, mentre cerca di incastrare il suo viso nell’incavo del mio collo, lo sento, mentre ispira come per voler racchiudere in sé il mio odore, per imprimerlo nella sua mente e non scordarlo più.
Lo sento mentre adagia piano quella mano grande, la stessa che prima mi sfiorava il viso, fra i miei capelli, ancora tiepidi grazie al phon.

Ma la cosa che più mi stupisce è la reazione che il mio stesso corpo ha, a questo suo abbraccio improvviso.

Il cervello mi dice che tutto questo è strano, che adesso non dovrei essere fra le braccia di questo ragazzo quasi sconosciuto, che non dovrebbe piacermi così tanto ma..
In fondo stanotte non dovrei neanche essere in questo appartamento.

Non dovrei avere questo bisogno spasmodico di capire chi sia Harry, di sapere cosa stia pensando, di scoprire cosa nasconda dietro i sorrisi forzati e gli sguardi assenti.

E la mia mano non dovrebbe a sua volta andare a stringere la sua schiena, portandolo sempre più vicino al mio corpo; e il mio petto non dovrebbe gioire, nel riconoscere il calore emanato dal suo; e le dita, subdole e incontrollabili, non avrebbero dovuto cercare le sue, forzandole in un intreccio che mi fa così paura.

E così, dato che ormai non sto rispondendo alle mie azioni da un bel po’, ecco che anche il mio viso va a cercare i capelli di Harry, quei ricci incasinatissimi e familiari, nel profumo dei quali potrei davvero annegare.

Harry sa di shampoo alle fragole, o forse di cocco, no avocado..oddio sto impazzendo, sembra perfino guacamole.

E perché adesso io stia sorridendo contro la sua guancia, questo proprio non me lo so spiegare.

Non capisco più niente, di quello che faccio, di quello che provo, di quello che significa questa cosa che stiamo facendo.
Ed è mentre continuo a nascondere il mio naso nei capelli di Harry, che mi rendo conto di quanto la mia situazione sia appena diventata davvero insostenibile.

Ed è quando Harry fa un passo avanti ed il suo problema si scontra con il mio, che penso che potrei anche svenire, con una mossa molto virile.
Lasciamo perdere la virilità in questo momento, è meglio.
Cazzo, ma cos’è il suono che ho appena sentito?
No no no, uno di noi due ha appena emesso un mugolio e non sono minimamente certo che sia stato lui.

Mi divincolo improvvisamente dal suo corpo, ponendo fine alla mia ‘agonia’ e allontanandomi di qualche passo, per cercare di recuperare il fiato che non ho.

“Che cazzo fai??” Urlo allora, fissando il pavimento, mentre i miei occhi si riempiono di lacrime.
Che diavolo avevo in mente, venendo qui? Cosa speravo di scoprire? Per ora l’unica cosa che ho guadagnato è un quasi orgasmo da vestito, in compagnia di un altro ragazzo.
Vaffanculo, che compleanno di merda.

“Allora, che cazzo volevi fare?? Non ti è bastato farmi sentire male durante la festa? Dovevi anche incasinarmi la testa con questi giochetti? CHE CAZZO VUOI DA ME!” Continuo a strillare, sempre molto virilmente, mentre la rabbia prende completamente il sopravvento.

Che poi lo so anche, che lui non c’entra nulla in questa storia.
Sono io che ho qualcosa che non va.
Sono io che sogno i suoi occhi di notte.
Sono io che riconosco il suo shampoo, so qual è la sua torta preferita e mi eccito mentre lo abbraccio.

Probabilmente sto impazzendo e ho il terrore che trascinerò nel casino tutte le persone che amo.

“Louis, dannazione calmati! Stai respirando a fatica e se non cerchi di regolarizzare il respiro potresti avere un altro episodio come quello di prima!” Lo sento rispondere, mentre mi accascio sulla poltrona vicino all’ingresso e mi prendo la testa fra le mani, ansimando.

Cazzo, di nuovo quel dolore insopportabile si insinua dentro di me, e io vorrei soltanto urlare e gridare.
Sento di nuovo la sua mano enorme sulla mia schiena e, come se quello fosse stato il segnale necessario, inizio davvero ad urlare e piangere, buttando fuori tutto quello che, non so perché, sento di avere dentro da mesi.

Un grido per la frustrazione, la malinconia, l’immotivata tristezza, la sensazione di aver perso qualcosa di importante.
Un grido per le notti insonni, per il sesso inappagante, per la paura di non tornare mai quello di un tempo.
Un grido per la depressione, per i vestiti neri che mi costringo ad indossare e per la scoperta che ho appena fatto.

Vorrei solo poter smettere di piangere.

HARRY POV

E’ stato così bello che non saprei spiegare quello che ho provato.
Neanche nel mio diario.
Neanche in una canzone.

Eppure di canzoni per Louis io ne ho scritte tante. Probabilmente tutte. E anche Ed, dopo avermi ascoltato durante i miei sfoghi da ubriaco, ne ha composta qualcuna.
Solo qualcuna, eh.

Ma adesso che sono qui accanto a lui, in piedi, mentre cerco di calmare il suo pianto, è come se potessi sentire fisicamente il suo dolore, come se i gridi strozzati che giungono ai miei orecchi fossero gli ambasciatori di una pena che io, non riuscivo neanche ad immaginare.

Vedo le lacrime scendere sulle sue guance, mentre, per ogni minuto che passa, il mio cuore viene stretto da una morsa sempre più forte, soffocato dal dolore che Louis sta provando.

Sto assistendo ad uno di quegli attacchi, quelli che il dottor Fleming mi aveva descritto nei minimi dettagli, per rendermi capace di agire prontamente.
Ed è quello che faccio.

Sposto velocemente le mani che tiene strette al capo, sostituendole con le mie e spingendolo ad abbassare la schiena, fino a posizionarla fra le sue gambe.

“Respira piano, Louis, respira lentamente.”
“Non ci riesco. Cazzo, lo odio, mi odio, cazzo!” Continua a parlare in modo sconnesso, mentre cerco di calmarlo accarezzando i suoi capelli.
Quei capelli così morbidi che solo poco tempo fa stringevo fra le dita in una situazione completamente diversa.

Continua a stare in quella posizione, mentre il respiro torna ad essere sempre più regolare ed il mio cuore sembra seguire il suo, tornando a battere quasi normalmente.

Alla fine, dopo qualche minuto, lo vedo alzare la testa, e poi la schiena, prima di poggiarsi allo schienale della poltrona, tirando un sospiro di sollievo.

“Ti porto un po’ d’acqua.” Gli dico, prima di andare velocemente in cucina, per lasciarlo da solo e farlo riprendere in pace.

“Se dovesse iniziare ad avere attacchi, sappi che potrebbero esserci gravi conseguenze. Però, spesso, è una cosa positiva, dato che è in quei momenti che i ricordi iniziano a fluire. Perciò, se dovesse accadere, ci sono delle tecniche specifiche per aiutarlo a stare meglio, ma dovrete venire subito da me, soprattutto se dovessero diventare più frequenti. Hai capito, Harry?
A volte i momenti peggiori sono quelli che risolvono le situazioni apparentemente irrisolvibili.
Non perdiamo la speranza, Louis è forte.”


Louis ha appena avuto il secondo attacco nel giro di neanche cinque ore, ed io sono completamente sopraffatto da quello che sta succedendo.
la speranza che si mescola con la paura di perderlo, l’amore che si mischia alla volontà di lasciarlo in pace.
L’egoismo che si mischia con il desiderio.

“Allora, quest’acqua?” Lo sento urlare dal salotto, con quel suo tono, e capisco che adesso sta bene.
“Arriva, arriva principessa..”; aggiungo quest’ultima parola sotto voce, sapendo che, smemorato o no, non ha mai sopportato essere chiamato così.

Mi avvio, per raggiungerlo al divano, aspettando che ricominci ad urlarmi addosso, adesso che è passato il dolore.
Sono stato un idiota, cosa mi è venuto a mente di abbracciarlo così, all’improvviso?
Louis viene qui, a casa mia, con l’intenzione di parlare e io..struscio la mia erezione contro di lui?
Non credo proprio che avesse previsto una cosa del genere, e non penso proprio che l’abbia gradita.

Anche se non mi sembrava di essere l’unico preso in quel momento.

Giro l’angolo, aspettando di trovarlo in attesa dell’acqua, e invece..
Eccolo là, accucciato sul mio divano, mentre respira silenziosamente, con gli occhi chiusi ed il petto che si alza e si abbassa ad un ritmo lento e cadenzato.
Si è addormentato.

Mi avvicino silenziosamente a lui, sedendomi nel poco spazio libero lasciato dalla sua figura, mentre il bicchiere pieno giace abbandonato sul tavolo, insieme alla teiera.

Non riesco a smettere di guardarlo, mentre sul suo viso un’espressione dolce e rilassata ha preso il posto di quella triste e contratta di poco fa; i capelli, che non sono stati impiastricciati con il solito gel, gli ricadono sugli occhi, quasi come facevano tre anni fa, mentre lo osservavo dormire nella casetta di X Factor.

Sembra così contento, così tranquillo, come non lo vedo da tanto tempo.
Non ce la faccio proprio a svegliarlo; sicuramente starà sognando qualcosa che lo fa stare bene, qualcosa che gli dona serenità, e di certo non sarò io a portargliela via.

Prendo la coperta di pile poggiata ai piedi del divano e gliela stendo addosso, prima di spostare quei ciuffi dalla fronte e lasciarlo in pace.
Mi alzo, pronto ad andare in camera mia, per cercare di dormire un po’: in fondo so che domattina dovremo parlare di ciò che è successo e non voglio essere completamente rintronato dalla mancanza di sonno.
Sono già abbastanza rincretinito di mio.

“Haz..” E mi congelo, perdendo ogni capacità di allontanarmi dal piccolo grande uomo che dorme sul mio divano.
“Haz..ti prego aiutami..a..restare..” lo sento dire, in un filo di voce.

Mi giro e non mi stupisco di trovarlo ancora profondamente addormentato.
Louis è felice perché sta sognando.
Louis sta sognando me.
Louis è felice perché sta sognando me.

E una singola, piccola lacrima scende sul mio viso: perché so che sarà difficile, so che dovremo soffrire ancora molto, entrambi, so che la mia battaglia è iniziata soltanto adesso, ma so che ne usciremo.
E ne usciremo insieme.

E così mi accoccolo sulla poltrona, dopo averla spostata il più vicino possibile al divano, in modo da poter sfiorare ancora quei capelli liscissimi con le mani, mentre sussurro lentamente:
“Come sempre Boo. Ti aiuterò a restare.”

 

Ciao ragazziii!!!
Guardate come sono stata brava..due aggiornamenti in due giorni di seguito!!!
Che dire..anche il prossimo capitolo è già mezzo scritto, quindi..boh, mi fate sapere?

Ps: stasera TVoI..sono molto triste haha

Iri <3
   
 
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