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Autore: arashinosora5927    04/03/2015    1 recensioni
Virginia Eleanor Campanella era difficile, una persona difficile alle prese con un vita difficile. Da tempo aveva perso l'orientamento o meglio da tempo si sentiva persa. Non sapeva più per cosa vivere, né cosa volesse precisamente, né come tutto ciò sarebbe potuto arrivare a una fine. Si trascinava avanti tra picchi di gioia e tristezza, ma soprattutto con forza. Pensava decisamente troppo a volte, i pensieri erano la sua salvezza e la sua condanna. Aveva un rapporto fortemente conflittuale con i genitori, portava avanti una relazione che le donava la felicità più profonda, ma a volte era un altro problema che si aggiungeva agli innumerevoli che doveva affrontare ogni giorno, inoltre non lasciava la possibilità di vivere una vita sessuale spensierata. Era in difficoltà anche con le innumerevoli persone importanti per lei, quasi si fosse scordata come fossero i sentimenti. Della scuola ormai se ne importava sempre meno, voleva solo finire quell'ultimo anno di liceo. La sua passione per il canto, il teatro e la scrittura le dava una boccata d'aria, ma per il resto aveva sviluppato un fortissimo disgusto per tutto e per tutti.
Aveva sofferto troppo e ora voleva solo una soluzione.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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04/03/2015

Quella mattina era stata così diversa dalle altre, per la prima volta non era stata svegliata dalle urla di sua madre né da quelle di suo padre. Il risveglio dunque era stato piacevole e sebbene fosse un po' inquieta si accingeva a prepararsi con un sorriso sulla faccia. Si guardò allo specchio e notò due vulcani pronti a eruttare. La vista le diede un profondo fastidio sopratutto perché poche settimane prima aveva speso un sacco di soldi per tentare di arrivare ai 18 anni con una pelle decente, invece i risultati erano insoddisfacenti. Non ci fece troppo caso, uscì dalla porta del bagno, si infilò il giubotto e scese. Appena fuori dalla porta mise subito le cuffiette nelle orecchie a tutto volume e avvolta da i suoi pensieri e quella musica allegra che ripeteva "ti bramo e proprio come un folle non c'è modo in cui io possa fermare il mio desiderio, l'amore ha colpito" scendeva le scale.

Non si era mai ritenuta troppo bella fisicamente sebbene la maggiorparte delle persone le ripeteva che non avesse motivo di trovarsi brutta, ma non le importava troppo, anche se di recente aveva cominciato a considerarsi un po' di più tale. Da quel "sono decente" era arrivata ad affermare "sono carina". In effetti Virginia non era male, aveva dei profondissimi occhi nocciola, degli splendidi e ribelli capelli ricci e lunghi di un colore molto più scuro degli occhi tanto che spesso si sentiva dire che fossero "neri", un fisico invindiabile a detta di tutti. Snella, alta, slanciata, un sedere perfetto, a detta dei ragazzi in discoteca che tentavano di toccarglielo e del suo fidanzato. Di seno portava una seconda scarsa che però la rendeva perfettamente proporzionata e il suo punto forte erano le gambe, sottili al punto giusto, praticamente da modella. Le spalle erano piccole come il resto del suo corpo.
Era mingherlina o almeno le avevano detto così, forse era solo piccola nella sua struttura fisica.
Le braccia, la schiena e il petto erano un vero disastro, tutti cosparsi di brufoli o meglio vulcani, la ragione in un problema genetico.

Sebbene fosse molto bella non si valorizzava, era impacciata e aveva un portamento sgraziato, accentuato dai piccoli piedi a papera numero 36, che facevano a botte con la sua altezza di 1,68.

Ma non le importava, niente di tutto ciò contava per lei, perché era concentrata sulla sola bellezza valida, quella interiore e bella dentro lo era davvero. Forse era la creatura più bella e pura che fosse mai esistita.

Camminava con passo veloce per le strade affollate di quella città che tanto le dava la nausea ormai. Da brava ritardataria cronica cominciò a correre con in mente mille pensieri, sopratutto quella domanda " Come cazzo è possibile che faccio sempre tardi?". Eppure erano le 8:47 e sebbene l'appuntamento fosse per le 8:45, questa volta non si poteva dire che avesse fatto tardi. Era una giornata diversa!

Si riunì con una delle sue migliori amiche e gli altri suoi compagni di classe e tutti insieme andarono a teatro.

A Virginia piaceva molto parlare del più e del meno con i suoi compagni di classe, perché sebbene non avessero chissà quale rapporto si volevano comunque bene e sopratutto la facevano ridere e divertire.

Giunti a teatro dopo alcune ramanzine insensate da parte della stupida professoressa di italiano entrarono nel teatro e cominciarono a vedere lo spettacolo. Sempre per colpa di quell'odiosa professoressa Dinosauro capitò di posto vicino a un ragazzo di un altra scuola che utilizzava un linguaggio scurrile e aveva dei modi di fare alquanto fastidiosi, ma a lei la cosa non dispiaceva.
Il ragazzo era gentile con lei ed era piacevole scambiarsi ogni tanto qualche opinione sulla pessima rappresentazione che stavano osservando. Tra una risata e l'altra Virginia si soffermò a pensare a come fossero cambiate le cose negli anni: un tempo un ragazzo come quello vedendo Virginia l'avrebbe infastidita, presa in giro, insomma l'avrebbe scocciata per tutto il tempo. Adesso invece era intenta a conversare pacificamente con quell'individuo.
Era cambiata lei? Erano forse questi individui maturati? Probabilmente entrambe.

A fine rappresentazione delusa, lasciò la sala e dopo aver ascoltato alcuni discorsi stupidi da parte delle sue compagne di classe stupide anche esse su tradimenti altrettanto stupidi lasciò finalmente quel posto per tornare alla sua solita noiosa, triste casa.

Per lei tutti o quasi erano stupidi e urtare i suoi nervi era un'impresa estremamente facile. Più volte si trovava a chiedere "Ma che diamine ci faccio io qui?" o ad affermare con aria di chi la sa lunga, come in effetti era, "STUPIDI ESSERI UMANI!", senza contare che anche lei lo era.
Infatti non si sentiva tale, almeno non il modello dominante che c'era, ma da nessuna parte trovava qualcuno che le facesse sentire davvero di appartenere a quel mondo.

Giunta a casa lottò contro se stessa per non assalire voracemente una tavoletta di cioccolata onde evitare che lo stomaco le si contraesse come il giorno precedente. Divorò una pizza assieme al padre stranamente disponibile e stanca della tormentata notte precedente si addormentò avvolta dal caldo plaid rosa e dalle fusa dei suoi gatti.

05/03/2015

Il risveglio non fu piacevole: da qualche giorno non si svegliava più tranquilla come da qualche mese aveva ripreso a fare, ma l'idea del fottuto compito di italiano su Pascoli non la faceva rilassare un secondo.
Il compito di italiano era in assoluto quello che le dava più ansia probabilmente perché l'italiano era la sua lingua e non poteva permettersi di non essere brava in qualcosa che sapeva dalla nascita. Poi ogni volta ricordava quel 4 1/2 avuto al primo compito di italiano al liceo e il suo shock quando la professoressa Salmone con fare irritante le aveva detto "Campanella non sai scrivere!". Era stato un trauma per lei che voleva pubblicare romanzi, che gestiva blog e scriveva fanfiction da anni ormai.

Erano passati anni, ma quel pensiero le dava sempre ansia nonostante i 7 e gli 8 che erano seguiti a quel compito.

Cominciò a studiare, ma dopo un ora tutto anche l'aria sembrava più interessante delle poesie di Pascoli soprattutto perché era arrivata alla concezione del "Nido" che l'aveva portata a una profonda riflessione.

Perché diamine Pascoli si ostinava a voler ricreare l'ambiente familiare ormai distrutto? Per lei che nella famiglia non aveva mai trovato un rifugio né un appoggio, era inconcepibile il desiderio di Pascoli, anche se ella stessa aveva più volte bramato una famiglia serena dove si sentisse amata e accolta, ma sopratutto capita e protetta. Continuava a chiedersi come Pascoli non volesse invece rendersi indipendente e andare lontano da tutto ciò che lo aveva addolorato.

Di recente aveva imparato a cavarsela completamente da sola e aveva scoperto che non era poi così male, in se stessa aveva trovato una grande alleata e finalmente aveva davvero cominciato ad amarsi.

All'improvviso il suo cellulare squillò interrompendo all'istante le sue riflessioni. Lesse subito il nome sullo screen del suo cellulare, "Orazio", era il suo fidanzato che le aveva mandato l'ennesimo messaggio in cui manifestava il suo sentirsi trascurato. "Tu non mi pensi" aveva scritto e lei subito aveva realizzato quanto questo fosse vero e falso allo stesso tempo. Non aveva la forza o la voglia di chiamarlo di recente perché era troppo occupata con i suoi pensieri, lo studio e i mille impegni, d'altro canto però non c'era giorno che passasse senza che lei pensasse intensamente al suo amatissimo Orazio.

Orazio era un ragazzo bellissimo, alto, con due zaffiri al posto degli occhi, gli occhi in assoluto più belli che Virginia avesse mai visto. Aveva i capelli marrone scuro quasi cenere, era possente anche se un po' sovrappeso e aveva delle labbra morbidissime e dolcissime, le uniche che avessero mai avuto l'onore di congiungersi con quelle di Virginia.

Dopo qualche scusa sbrigativa tornò a tentare di studiare, ma la sua testa continuò a impedirglielo fino a ora di cena.

Verso le 22:26 circa mise uno stop a tutta quella confusione di cui era preda e decise di tornare a studiare Pascoli.
Quel compito doveva essere un 8!

Finalmente aveva finito di studiare, alle 23:17 caspita, nuovo record.
Era davvero stata una giornata diversa!

Chiamò il suo fidanzato e dopo una piacevole conversazione era sul punto di abbandonarsi al sonno, quando le venne in mente un' idea geniale: per capire cosa volesse veramente alla fine di ogni giornata avrebbe scritto come avrebbe voluto che fossero andate le cose. E così carta e penna alla mano era sul punto di scrivere " Avrei voluto che..", ma si interruppe appena si rese conto che tutto ciò che voleva era essere felice in un altro posto e che non aveva idea di come fare quindi scrisse solo "PACE NON TROVO", nessuna frase sembrava descrivere meglio la sua situazione
   
 
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