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Autore: 144kagome_alice144    04/03/2015    2 recensioni
La guerra è finita, ma ha lasciato un grande vuoto nel cuore dei nostri eroi. Come sarà il ritorno alla normalità? I ragazzi riusciranno a ricominciare a vivere o avranno ancora il peso della Quarta Grande Guerra Ninja? Nuove avventure, gioie e sofferenze si affacciano all'orizzonte per i giovani ninja di Konoha...
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kurama, Team 7, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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I giorni passavano e, mentre la vita nei vari paesi riprendeva il suo corso, gli eroi, i due giovani ragazzi che avevano vinto la guerra, salvando il mondo ninja da una totale distruzione, rimanevano in quell’ospedale privi di coscienza. Grazie a Sakura e Hinata erano migliorati molto, ma non si erano ancora del tutto ripresi. Naruto migliorava ogni giorno di più e grazie alle cure di Hinata e al chakra di Kurama, ormai tutte le ferite si erano rimarginate. Era solo questione di tempo e si sarebbe ripreso. Anche Sasuke, sotto le cure di Sakura, si stava riprendendo: la ragazza aveva attivato la sua tecnica, velocizzandone le cure. Entrambe erano felici dei progressi che stavano facendo i ragazzi, però si comportavano in modo strano; e non solo loro! Tsunade aveva ordinato a Shizune di controllare le ragazze e i progressi dei ragazzi. La segretaria, che ormai conosceva fin troppo bene l’hokage, capì subito che c’era qualcosa sotto. Tutti in quel periodo si comportavano in modo strano. I ragazzi, invece di andare a trovare i loro amici in ospedale, facevano di tutto per partecipare a missioni; ma la cosa più strana è che accettavano qualunque missione, anche quelle riservate ai genin. Shizune era rimasta sbalordita quando aveva visto consegnare al team 10 la missione di recuperare un gatto, oppure quando aveva fatto unire Rock Lee e Ten Ten con Shino, Kiba e Akamaru, solo per andare a cercare, nel bosco al confine del paese, delle erbe medicinali. Non era affatto normale, né che i ragazzi si proponessero e accettassero queste missioni, né che l’hokage gliele consegnasse. Shizune non riusciva più a capire la sua sensei. Ogni tanto la vedeva sparire e tornare con gli occhi umidi, come se avesse pianto “Perché? Cosa sta succedendo qui?” si chiedeva sempre più spesso la segretaria. Un giorno decise di seguire la sennin e scoprì che ogni sera al tramonto si recava sulla tomba del maestro Jiraiya a piangere. Tsunade stava a ore su quella tomba, la osservava, piangeva e a volte parlava. Shizune la seguì sempre più spesso di nascosto, ma non riusciva mai a capire chiaramente cosa la sua sensei stesse dicendo. Vedere la sua maestra, la sua famiglia, in quello stato faceva male a Shizune; non riusciva a comprendere il dolore dell’hokage e di conseguenza ne soffriva. Per di più ogni volta che cercava di parlarne, non riusciva mai ad arrivare dritta al punto. Aveva paura? Se si, di cosa? Forse, semplicemente, non voleva accettare il fatto che le cose non stavano andando affatto bene per Konoha. Nonostante i suoi dubbi, Shizune continuava ad osservare le ragazze e i progressi dei ragazzi come gli era stato ordinato. Notò però che anche i comportamenti delle ragazze erano strani. Erano sempre serie, non si lasciavano mai andare. Ormai i ragazzi non erano più in pericolo di vita, sarebbe normale fare un sorriso ogni tanto, magari accarezzandogli dolcemente le testa; come di solito farebbero le ragazze innamorate. Invece no. Loro erano passive a tutto. Dalla mattina all’alba fino alla sera inoltrata rimanevano in piedi a curarli, senza cambiare l’espressione. Sembravano bambole, bambole comandate con un telecomando, che si spengono e si riaccendono senza provare sentimenti di alcun genere. “Troppo strano per quelle due” aveva pensato l’assistente. Conosceva benissimo le due ragazze e sapeva che non erano così e più passavano i giorni, più aumentava quel senso di inquietudine e angoscia dentro al cuore di Shizune. Una sera si offrì volontaria per coprire il ruolo di Ino in ospedale, facendo un turno di notte. Mentre passeggiava per i corridoi, arrivò davanti alla porta della camera dei due ragazzi. Molto lentamente dischiuse la porta ed entrò furtiva nella stanza “Ma cosa sto facendo?” si chiedeva. All’improvviso sentì una voce < Buonanotte Naruto-kun, ti voglio bene > Shizune scostò un po’ la tendina separatrice e vide Hinata baciare dolcemente Naruto sulla guancia. Notò anche una piccola lacrima scendere dai suoi occhi. < Notte Sasuke, ci vediamo domani > aveva detto Sakura al moro accarezzandogli una guancia con il dorso della mano. Shizune fissò attentamente le due ragazze. Tsunade gli aveva ripetuto più volte di quanto la guerra poteva aver cambiato le due ragazze, ma la segretaria non si aspettava un cambiamento del genere. Al posto del loro solito sorriso c’era un espressione finta, inespressiva. I loro occhi erano vuoti, senza anima, senza amore, senza speranza. La loro pelle era bianca, e dai camici medici, si potevano scorgere delle ferite. Loro non si erano curate. Le vide avvicinarsi alla scrivania e prendere, da un cofanetto, ben cinque pillole a testa. La donna sapeva che quelle pillole servivano per aiutarle a non avere incubi, ma prenderne addirittura cinque era un’esagerazione, senza contare poi gli effetti collaterali. Shizune uscì dalla stanza con un buco nel cuore. “Cosa è successo?” gridò mentalmente, riprendendo il suo turno, ma con la consapevolezza di dover capire cosa stava succedendo. La mattina seguente Shizune entrò decisa nello studio dell’hokage < Signorina Tsunade, le devo parlare! > < Dimmi Shizune > rispose apatica la donna senza distogliere lo sguardo dalla ordinaria burocrazia. < Signorina, io devo sapere che cosa sta succedendo. Cosa mi sta nascondendo? Perché mi ha affidato il compito di controllare Sakura e Hinata? Cosa… > < Adesso basta Shizune! > urlò l’hokage scagliando un pugno sulla scrivania così forte da romperla. < Shizune, che cos’è un ninja? > chiese poi fissando con sguardo severo la sua assistente. Quest’ultima rimase spiazzata a questa domanda e ci mise qualche secondo per assimilarla. Poi cominciò a riflettere: che cos’è un ninja? All’improvviso scoprì che lei, effettivamente, non sapeva che cos’era un ninja. Si sentì sempre più a disagio, e l’hokage non accennava a distogliere lo sguardo da lei perciò rispose poco convinta < Un ninja è colui che rischia la vita per portare a termine la missione. Un ninja deve saper ingannare e non deve assolutamente essere ingannato. Un ninja deve saper vedere attraverso l’inganno, e cosa più importante: un ninja, durante la missione, non può mostrare le sue emozioni, per non comprometterne il risultato. > Shizune aveva ripetuto per filo e per segno la definizione che i ragazzi imparavano all’accademia ninja. Tsunade la guardò e le sorrise. Shizune rabbrividì. Lo sguardo della sennin era pieno di lacrime trattenute a stento e il sorriso era nostalgico, malinconico. < Si, purtroppo è questo un ninja > disse in un sospiro, tanto che la povera Shizune si dovette avvicinare meglio per ascoltarla. < Vedi Shizune, dopo questa regola in realtà, la parola ninja doveva assumere un altro significato. > “Un altro significato? Quale?” si chiedeva Shizune. I secondi passarono e anche i minuti, ma Tsunade non dava segno di voler continuare quella conversazione. < Signorina Tsunade.. > provò a chiamare. < Shizune, ho bisogno che tu mi faccia un favore. – le porse un bigliettino – Ho bisogno di queste erbe medicinali per le pillole delle ragazze ma le ho finite, me ne andresti a comprare delle nuove? > < Certo! Vado! > si rassegno la segretaria uscendo dall’ufficio. Shizune passeggiava lungo una delle vie principali di Konoha, era quasi il tramonto, ma rimase stupita di trovarla così vuota. Sembrava essere nel deserto del villaggio della sabbia. Entrò nella farmacia e comprò ciò che le aveva chiesto l’hokage. Durante il cammino per ritornare al palazzo udì la conversazione di due uomini che si erano fermati al chiostro di ramen dopo il lavoro. < Hai sentito? Dicono che quelli là si stanno riprendendo! > disse uno < Si! So che sono quelle due ragazze a prendersene cura> rispose l’altro. < Come è possibile che il nostro hokage permetta cosa del genere. Quei due mostri andrebbero uccisi subito senza alcuna esitazione. Si è visto bene il loro potere durante la guerra, sono pericolosi. > Quest’uomo aveva alzato un po’ la voce e attirato l’attenzione di Ichiraku, proprietario del chiostro. Erano anni che  Ichiraku e sua figlia lavoravano in quel chiostro ed erano abituati a sentire tutti i generi di discorsi che faceva le gente; ma quando è troppo è troppo. < Scusate signori, posso sapere di quali mostri state parlando? > chiese l’uomo. < Ma come non lo sa? Ormai nel villaggio lo sanno tutti! Quei due ragazzi Naruto e Sasuke sono dei mostri! Dovrebbero essere giustiziati prima che ci facciano tutti fuori! > < Oh! Ma davvero!? > Ichiraku uscì da dietro il bancone e dopo aver preso i due uomini per le spalle li sbatté fuori della sua locanda. < Tanto per informarvi, Naruto e Sasuke non sono mostri! Sono eroi! Vi ricordo che se ora siamo tutti vivi e abbiamo vinto la guerra è solo grazie a loro! Inoltre, loro non sarebbero mai capaci di far del male a nessuno! Per di più sono miei affezionati clienti e miei amici perciò vi proibisco di parlare di loro in quel modo nel mio chiostro! > L’uomo era andato su tutte le furie e quei due si allontanarono, come cani che scappano dalla tigre con la coda tra le gambe. Shizune non poteva credere a ciò che aveva visto e sentito. Come poteva l’intero villaggio pensare una cosa simile di Naruto e Sasuke? È vero che Sasuke aveva su di sé ancora l’appellativo di nunkenin, però ormai, dopo ciò che aveva fatto durante la guerra, era tornato ad essere un ninja di Konoha a tutti gli effetti. O almeno così credeva Shizune.


Spazio autrice
Salvee! Sono tornata con un alro capitolo! Spero vi piaccia. E' un capitolo un pò noioso, perchè è descrittivo, però sarà fondamentale per ciò che avverrà in seguito! 
Alla prossima 144kagome_alice144

 
  
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