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Autore: Ayano01    04/03/2015    2 recensioni
Il kishin è morto e creature magiche tornano a popolare il mondo di Soul Eater. I nostri eroi e Luna, un'amica di Maka, dovranno affrontare un'organizzazione che vuole risvegliare un antico demone in grado di controllare la follia. Una nuova avventura, una corsa contro il tempo per recuperare antichi manufatti. Tra nuovi personaggi e amori, segreti verranno svelati così come, sarà svelato, il mistero che avvolge, il popolo delle fate celesti: un popolo antico e distrutto, o così si crede...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Maka Albarn, Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti | Coppie: Black*Star/Tsubaki, Soul/Maka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~~Capitolo 7

-Quindi, avete recuperato solo una parte del manufatto?- Shinigami pose quella domanda in modo retorico, per poi assumere un volto sconcertato. I ragazzi si erano precipitati subito alla Shibusen. La situazione era soffocante e di certo, per quanto burlone, lo sguardo di Shinigami non era rassicurante; Luna sentiva la tensione acchiapparla con fredde mani e stringere il suo collo fino a farla stare male. Nessuno si azzardava a parlare, tutti erano congelati, con il peso del “fallimento” sulle spalle, non si azzardavano nemmeno a sospirare distrutti.                                                              -Oh beh, che ci possiamo fare? Mezzo manufatto è sempre meglio di niente, no?- Shinigami fece spallucce rassegnato e burlone, mentre tutti si accasciavano a terra, vinti dalla stanchezza.
-Credo che sia meglio andare a casa.- Kid trovò la forza per rimanere composto, anche se arrossiva leggermente all’idea di tornare a casa. Nessuno se ne accorse: erano, tutti, troppo presi a fissare Luna che, stremata e dolorante, sedeva sul pavimento ghiacciato.
-Mi dispiace, ma Luna deve rimanere con me. Le devo parlare, poi la accompagnerete in infermeria.- Shinigami si intromise nello scambio di preoccupazioni della Spartoi, lasciando posto alla sorpresa.
-Ma ha visto in che stato è?- Maka si fece portavoce di tutti mentre, in un comportamento che non le si addice, sbottava preoccupata. Una mano, leggera e tremante, afferrò il cappotto di Maka facendola voltare: Luna stava sorridendo sinceramente, il suo viso si illuminava di luce propria e, per quanto dolorosi, i graffi sulla faccia la rendevano come una bambola preziosa, un tesoro da proteggere.
-Maka- La ragazza fece una pausa guardando la sua amica –Se Shinigami mi vuole parlare, anche se sono in questo stato, ci sarà sicuramente qualcosa di importante sotto.- Luna anche se sorridente, stava intimando con lo sguardo di allontanarsi.
-Sempre la solita, come puoi rubare la scena al grande ME?- Black*Star si intromise rialzando l’umore a tutti.
-Va bene.- Soul prese parola, facendo zittire tutti. Prese per il colletto Maka e, ovviamente, Black*Star gli andò dietro per non farsi rubare la scena. I ragazzi attraversarono l’entrata con le ghigliottine e uscirono, ma Shinigami iniziò a parlare solo dopo qualche minuto.
-Puoi dirmi di più sul nemico?- Chiese serio, rimanendo sempre allegro, Luna invece lo era di meno: le scoppiava la testa, si sentiva mancare e i colori si sfocavano facendola “volare” con la mente.
-Aveva una maschera. Da quanto ho visto, era un doki. Il suo drimer sarebbe una specie di mezzo gatto.- Parlava con frasi concise, cercando di finire al più presto quella conversazione.
-Niente in più?- Shinigami si avvicinò con fare complice, ammiccando con il suo occhio nero, facendo vistosamente arrossire Luna.
-Ciò significa che, in fondo, pure tu sei una ragazza. D’altronde, conferma ciò che ho visto.- Shinigami ammise, in modo non consapevole, di essere una specie di stalker.
-Se ha già visto tutto perché chiede conferma?- Chiese Luna scocciata di quella conversazione, apparentemente, senza senso.
-Devi imparare a fare rapporto. Oramai sei una studentessa di questa scuola- Shinigami disse quella frase calcando, in maniera disumana, la parola studentessa, alla quale Luna rabbrividì momentaneamente, senza farsi scoprire.
-Se non le dispiace, andrò a curarmi.- Luna cercò di finire quella conversazione che la metteva a disagio e, congedatasi, scomparve dietro la porta, venendo avvolta dal corridoio che, dalla postazione di Shinigami, pareva il covo del buio.
La ragazza dallo sguardo vitreo passò dell’infermeria, prendendo in prestito qualche benda, per poi correre verso l’uscita dove l’aspettavano Maka e Soul, curiosi di sapere di cosa aveva parlato col “preside” di quella stramba scuola.
-Niente di importante- Luna, capita la domanda indiretta, che lo sguardo dei due poneva, si affrettò a rispondere in maniera ambigua e si avviò avvilita verso casa.
Nessuno dei tre parlò per tutto il tragitto, e il silenzio regnava indisturbato, creando un’atmosfera magnifica eppure irritante.
-Mi piacerebbe se nevicasse.- Luna ruppe il silenzio, non sopportando i brividi che giocavano ad acchiapparello sulla sua schiena.
-Hai ragione- Maka, cercò di salvare la conversazione , che era morta prima di esser iniziata –Siamo in inverno, gli alberi sono spogli e il vento punge, eppure non si vede nemmeno un fiocco.- La bionda stava farfugliando frasi imbarazzata, messa alle strette dall’atmosfera che regnava fino a qualche secondo prima. Luna sorrise divertita, lasciandosi scappare una risatina di scherno, mentre Soul prendeva in giro la faccia rossa di Maka. Poco dopo, si ritrovarono davanti al portone di casa ed entrarono sollevati, buttandosi chi sul divano, chi in cucina e chi in camera sua. La camera di Luna era spaziosa anche se non molto illuminata, ma questo non le dava problema anzi, nella penombra, si sentiva protetta da occhi indiscreti, occhi che magari potevano leggerle dentro. La camera aveva pareti scure e, una di quelle, era coperta da una tappezzeria nera con dei fiori rampicanti viola in rilievo; su di essa c’era un comodo letto a due piazze, agghindato di cuscini neri, viola e grigi e una coperta nera a mo’ di copriletto. Sul pavimento lucidato di grigio, un tappeto levigato nero troneggiava gigante, ricoprendo buona parte del suolo e finendo sotto la finestra, coperta da leggere, scure e decorate tende. Di un bianco puro, a forma di grande cubo e con un inserto per i libri, una lampa fiancheggiava il letto, illuminando di poco la stanza, mentre, nel lato opposto, la scrivania nera era incasinata, sormontata da pile di foto, libri e quaderni, e poi l’armadio nero e viola, stava attaccato alla scrivania, celando dentro di sé tutti i segreti sui gusti della ragazza. Luna si accasciò stremata sul letto, afferrando le bende e cominciando a medicarsi in malo modo. Non chiese aiuto ai suoi coinquilini, non perché non volesse, ma solo perché era abituata a cavarsela da sola, sin da quando era piccola. Finì di avvolgersi nelle bende e si abbandonò alle braccia di morfeo, facendosi cullare dal tepore delle coperte che si era tirata addosso e, in men che non si dica, la sua vista diventò buia come quella stanza.
Dall’altra parte della città, in una lugubre villa, Kid correva su e giù per la casa aspettando le 03:00 in dolce trepidazione.
-Se non sbaglio, quella persona, torna oggi.- Sussurrò Patty alla sorellona, che si stava arrabbiando senza un valido motivo.
-Già, ma sarebbe più giusto dire che arriverà domani mattina.- Precisò la maggiore delle Thompson, adirata all’idea di vedere di nuovo quella ragazza in casa. Ad un tratto, squillante e fastidioso, il telefono suonò annunciando l’arrivo di un messaggio. Kid accese veloce il cellulare, controllando subito i messaggi e lesse il testo ricevuto. Poco dopo, la sua voglia di festa e la sua allegria, sparirono, lasciando posto alla depressione.
-Ritarda.- Kid pronunciò la parola con disgusto, come se non volesse avere in mente l’idea di non incontrarsi con la persona in questione –Lei ritarda, e non sa, di preciso, a che ora arriverà.- Dopo quelle parole, Kid si allontanò dal salotto, lasciando allibite le sorelle. Qualche minuto dopo, villa Patibolo, cadde nel silenzio della notte.

L’alba, madre del giorno, fata della vita, si dirigeva a grandi passi verso il cielo, portando con sé, i raggi del sole invernale che, stanco di aspettare un po’ di riposo, si faceva cullare dalle nubi che lo avvolgevano. Luna venne solleticata da uno di quei raggi, nonostante tenesse le tende sempre chiuse, barricandosi dentro la camera, sfuggendo da qualsiasi luce naturale indesiderata. La ragazza dagli occhi misteriosi, si alzò di malavoglia, fissando la sveglia e accorgendosi che fossero solo le cinque. La puntualità non era mai stata il suo punto forte, quindi decise di non dormire di più per evitare eventuali ritardi. Si diresse verso la finestra e si sedette sul grande parapetto, appoggiandosi ai cuscini che teneva lì sopra. Appoggiò la testa al vetro e fissò assonnata l’esterno. Le strade erano diventate la dimora dell’acqua che si era accumulata dopo le passate piogge, mentre il vento si divertiva a tendere agguati ai pochi passanti che, di buon mattino, si dirigevano come fantasmi verso il lavoro. Gli alberi, spogli e ossuti, si piegavano sotto al volere di quel cattivo dittatore chiamato “vento”, mentre poche foglie rincorrevano la loro passata vita verde, che sarebbe tornata solo al fine di quella stagione che, di invernale, aveva ben poco. Luna si divertiva a guardare il paesaggio che aveva davanti agli occhi. Per lei, anche se minuscolo, ogni dettaglio aveva un significato che le piaceva scoprire oppure inventare. La ragazza si destò dal momento di pace, sentendo degli scricchiolii provenire dal corridoio. Quatta quatta, si avvicinò alla porta, per poi spalancarla con una forza disumana. Sentì il umore di qualcosa spezzarsi e, girando la testa, scorse delle ciocche albine farsi avanti dalla porta.
-Anche i pervertiti possono essere mattinieri.- La ragazza tirò la sua prima frecciatina, ghignando divertita per la faccia di Soul.
-Non sono un pervertito, semplicemente avevo sentito dei rumori e stavo andando a controllare.- Soul cercò di spiegare in modo meno pervertito possibile, evitando eventuali tematiche che, la sua interlocutrice potesse usare contro di lui.
-Va bene, se lo dici tu.- Luna si arrese prima di iniziare la battaglia, portando le mani in aria e facendo spallucce. A Soul, non sfuggì un particolare abbastanza strano: sotto le lunghe maniche del pigiama azzurro, sulla mano sinistra, Luna portava il suo inseparabile guanto nero.
-Toglimi una curiosità- Soul sospese le parole a mezz’aria –Ma tu, quel guanto non te lo togli mai?- Finì portando un sopracciglio un po’ più in alto dell’altro, assumendo una posa da vincitore di guerra. La ragazza, colta di sorpresa, cercò di liquidare al più presto il ragazzo un po’ troppo curioso, per lei:
-Non vedo come possa interessarti. E anche se fosse non sarebbe un tuo problema.- Luna, in un solo istante, tornò ad essere la ragazza fredda e scontrosa di qualche giorno prima, lasciando Soul perplesso.
-Vedo che, per quanto difficile, non sono l’unica che si sveglia presto la mattina.- La voce squillante di Maka si espanse da dietro le spalle dell’albino, facendolo sussultare in modo poco cool.
-Un figo come me non si alza presto la mattina, stavo solo controllando i rumori che sentivo.- Soul rispose facendo schioccare la lingua con fare figo, cercando di risultare il più maturo possibile.
-Oh, il cool guy viene spaventato dai rumori. Come finirà questa storia? Lo scoprirete nella prossima puntata di “Le mattine con Soul”.- Luna tirò la seconda frecciatina, avviandosi verso il bagno per rinfrescarsi dopo la dormita.
-Dimmi un po’, per quanto lei starà con noi?- Soul chiese con finta rassegnazione, che venne fraintesa da Maka: la ragazza tirò il primo libro della giornata al malcapitato per poi aggiungere:
-Lei è una mia amica, per questo trattala bene.- Se ne andò leggermente indignata, allontanandosi in fretta dal ragazzo.
-Vengo sempre frainteso…mi chiedo se sia per questo che lei non si accorga di me.- Soul sbuffò quelle parole, disgustato dal suo comportamento poco cool eppure, in questo caso, molto normale.
Luna si era chiusa in bagno, precipitandosi subito davanti allo specchio. Non sembrava stare bene: due borse si erano formate sotto gli occhi mentre, anche se sempre perlacea, la sua pelle sembrava graffiata dal tempo e dalla stanchezza, derubata della propria luce. La ragazza si fissò per qualche istante, per poi togliere di malavoglia il pigiama, venendo così travolta dall’aria fredda che dominava quella stanza. Toccò le fasciature che cadevano e non aderivano al busto e alle sue ferite, tolse del tutto le bende e si fiondò sotto la doccia, accettando di buon grado il getto tiepido che partì all’istante. La sua “rinascita” mattutina, più corta del solito, durò una buona mezz’ora, durante la quale Soul si riaddormentò, mentre Maka leggeva i prossimi capitoli che avrebbero affrontato a scuola.
Luna uscì dal bagno pimpante e sorridente, pestando subito qualcosa di ossuto ma muscoloso. Indirizzò lo sguardo verso il basso, accorgendosi di star schiacciando la gamba di Soul il quale era steso sotto una specie di gattona dai troppi “doni”.
-Qualcosa mi dice, che la gatta citata l’ultima volta abbia appena colpito.- Disse Luna seccata dalla situazione, andando avanti e lasciando Soul in balia di una Maka appena arrivata.
-Soul.- Fu l’unica parola uscita dalla bocca di Maka, la quale dilungò le due vocali con una nota di disgusto e offesa, sprizzando rabbia. L’albino non ebbe il tempo di alzare la testa, che si ritrovò con un libro sul cranio, schizzando il solito sangue.
-Maka-chan.- Iniziò la gatta –Sono venuta a salutarvi, domani parto col mio fidanzato.- La gatta ammise la sua conquista e si alzò dal pavimento mentre, in discreto silenzio, Maka e Soul esultavano, per un motivo o per l’altro. La gatta non degnò Luna di nemmeno uno sguardo, si girò e svanì, lasciando dietro di sé ricordi di sfuriate che, da lì a qualche giorno, sarebbero diminuite un poco.
-Non so voi ma io sono affamata. Sorpassando anche sul fatto che, in qualche modo inspiegabile, siano già le 7:30, penso sia ora di sbrigarsi.- Luna risvegliò i due compagni avviandosi in cucina e afferrando il primo toast a portata di mano. I coinquilini si dileguarono alla velocità della luce, ritrovandosi venti minuti dopo, pronti per andare a scuola.
Uscirono di malavoglia, strisciando i piedi a terra, avviandosi piano, quasi immobili. Luna osservava il cielo imbronciato, abbandonarsi alle cure delle nuvole che lo accarezzavano, durante la loro lenta camminata diretta dal vento. La ragazza girò la testa verso i suoi due amici, vedendoli bisticciare allegramente, sorridendo a sua volta. Il vento si insinuò tra i suoi capelli, giocando al parrucchiere, facendoli alzare e scompigliandoli. Luna cercò di sistemarseli ma poco dopo si arrese, vedendo che Raf si era presentata davanti a lei.
-Oh, l’angioletto si è degnato di presentarsi.- Luna commentò sarcastica, accarezzando la testolina dello spiritello che svolazzava davanti al suo viso.
-Sempre simpatica, eh?- Raf disse facendole la linguaccia, e fissando sconcertata Maka e Soul che continuavano a battibeccare come una coppia di novelli sposi.
-Cosa c’è?- Luna chiese a bruciapelo non lasciandola nemmeno respirare.
-Come siamo felici di vedermi.- Raf rise, abituata a quel comportamento da parte della sua padroncina, ormai sapeva che quello era il suo modo di dire “ti voglio bene”.
-Tu, per quanto possa essere facile, non annulleresti mai, e dico mai, la magia di occultamento, che ti permette di non essere vista dagli umani ma che non funziona con me, Quindi, ripeto la domanda…cosa è successo?- Luna spiegò sarcastica tutte le cose che Raf già sapeva, fissandola con una faccia perplessa.
-E va bene, vado dritta al punto.- Raf si rassegnò davanti alla sconfitta iniziando a spiegare il perché della sua comparsa in pubblico. –Percepisco la presenza di un altro drimer, molto simile a me, solo che lui ha un contratto con un doki.-
Luna guardò perplessa Raf, accarezzando Fin che si era materializzato poco fa.
-Penso che dovresti indagare.- Maka si intromise nel discorso, prendendo una pausa dal battibecco con Soul.
-Maka ha ragione, rimetti la magia di occultamento e vedi se riesci a scoprire qualcosa di più.- Luna parlò sbrigativa mentre Raf scomparve dagli occhi di Maka e Soul.
-Conto su di te.- Disse Luna al vento.
-Scusa, ma parli da sola?- Soul prese parola, esiliato fino a quel momento.
-No, aspetta che ti spiego. Sapete che io vedo gli spiriti, no? Beh, loro hanno un potere speciale e cioè la “magia di occultamento”, che gli permette di essere vicino agli umani senza essere visti. Al contrario di voi, io posso vedere e parlare con gli spiriti anche se loro usano quella magia, per questo vi sto aiutando durante questa missione.- Luna finì la spiegazione, togliendo tutti i dubbi a Soul e a Maka, arrivando persino a scuola senza problemi.

La Spartoi era già in classe, immischiata nel chiacchiericcio di tutti, mentre Luna, Soul e Maka entrarono nello stanzone. Le due ragazze appoggiarono i libri sul banco e si sedettero ai propri posti: Maka al centro, con a sinistra Tsubaki e a destra Luna, che aveva preferito sedersi vicino alle scale di quei banchi. Soul e Black*Star si avvicinarono alle ragazze appoggiando i gomiti al banco di Luna, la quale stava parlando con Maka. Ad un tratto, colto di sorpresa, Soul si beccò una gomitata da Luna, che aveva alzato le braccia mettendosi un quaderno davanti alla volto.
-Scusami, non volevo farti male.- Luna disse quelle parole fissando un punto imprecisato del banco mentre Soul si massaggiava il naso.
-E fai bene a scusarti, fa un male cane.- Soul ringhiò arrabbiato.
-Non dicevo a te, anche se mi scuso. Dicevo a lui.- Luna puntò il dito verso il punto che stava guardando, indirizzandolo verso il vuoto.
-Ma lì, non c’è niente.- Dissero quasi tutti in coro.
-Va tutto bene, puoi farti vedere. Loro sono miei amici.- Luna rassicurò il “vuoto” accarezzandolo con fare materno. Poco dopo, sotto la sua mano, si materializzò uno spiritello simile a Raf, solo che con le ali nere e, soprattutto, maschio. Aveva un carnagione un po’ abbronzata, che faceva risaltare i suoi grandi occhi color nocciola, mentre un vispo sorriso compariva sul suo volto. I capelli scuri, erano sormontati da due orecchie da gatto, mentre un grande elastico, decorato da perline e piume, circondava la sua testa. Fissò perplesso il gruppo di ragazzi che lo guardava e poi si rivolse verso Luna:
-Tu mi puoi vedere, anche se sono occultato?- Chiese sorpreso, sbarrando gli occhi.
-Si, diciamo che è un mio talento.- Disse Luna allo spirito, mentre Kid, Black*Star e le loro buki, si facevano spiegare da Maka la cosa dell’occultamento.
-Ma dimmi un po’, come ti chiami?- Chiese Luna.
-Gil- Emise in un sussurro lo spirito. –Mi chiamo Gil, e ho perso il mio padrone.- Ammise dopo, prendendo una posa triste.
Luna rimase perplessa: è insolito che un drimer abbia un padrone senza un contratto magico, che di solito si faceva solo con un doki.
-Va bene, finché non trovi il tuo padrone, puoi rimanere con me.- Luna sorrise allo spiritello e lo fece “accomodare” sulla sua spalla.
Il dott. Stein, macabro e sadico, fece il suo ingresso con la sedia fino alla cattedra, cadendo come di routine. La classe si zittì all’istante, dando la corona del “regno” al silenzio che si era stanziato in quella classe.
-La lezione di oggi prevede…- Il dott. Stein fece un pausa allusiva, ma infondo tutti sapevano il tema di quel giorno. –Vivisezione di airone cenerino.-
In fondo alla classe, anche se soffocato dai bisbigli, qualcuno fece notare che quella fosse una specie in estinzione, beccandosi un coltello chirurgico vicino alla faccia.
-Sei fortunato che abbia una mira da schifo.- Disse il dottore con uno strano sguardo, per poi aggiungere –Prima di iniziare, vi presento il vostro nuovo compagno-
La porta si aprì lentamente e una figura slanciata e mascolina entrò nella classe.
-Lui è Ikuto Kuronuma e studierà qui con voi- Disse il prof. alla classe mentre il ragazzo si posizionava vicino alla cattedra. Il ragazzo era alto e mascolino, con la pelle levigata che contornava i suoi occhi verde acqua. I capelli argentei scorrevano fluidi ma sbarazzini, contornando alla perfezione il suo viso. Indossava una maglietta grigia, con sopra una felpa azzurra con il cappuccio tirato in testa, dal quale uscivano due orecchie da gatto, mentre un cintura fermava sia la felpa che i pantaloni scuri.
Gil si alzò in volo abbracciando Ikuto che stava alzato vicino alla cattedra, mentre tutti fissavano il nuovo arrivato accompagnati dai bisbigli che prendevano il posto del silenzio. Le ragazze, più di tutti, erano estasiate dall’aura che Ikuto era in grado di emanare. Tutti, erano rimasti senza parole davanti a quella figura quasi perfetta, a parte per la faccia menefreghista che segnava il viso del nuovo arrivato, ma nessuno si azzardava a pensare che fosse brutto, o quasi. Luna lo stava fissando, non per la sua bellezza, anzi provava quasi disgusto per lui, come se stesse guardando una bambolina senza difetti, eppure continuava a guardarlo, fissandolo con disgusto, ma comunque fissandolo. Ad un tratto, la ragazza dai comportamenti glaciali, si alzò colta da un’illuminazione e, sotto gli sguardi di tutti, si avviò verso di lui e, come le api cercano il miele, come gli angeli cercano il paradiso lei, per un motivo o per l’altro, lei stava cercando lui. Sul viso del ragazzo si andò a formare un ghigno compiaciuto, mentre anche lui teneva lo sguardo sulla ragazza che, con passo fermo, scendeva le scale delle sedie.
-Una gattina è abbastanza coraggiosa da avvicinarsi?- Chiese azzardando un sorriso falsamente sincero. Luna si fermò a pochi centimetri da lui e, dopo essersi tolta il guanto destro ( quello sinistro non lo toglieva mai ), , sfiorò il viso del ragazzo che, a quel tocco così freddo eppure così gentile, sussultò. Ikuto stava per avvicinare le labbra, così da fare sua la prima vittima, quando la ragazza piantò il pugno nella guancia di lui.
-Me lo sono promessa nella piramide: quando ti avrei rivisto, me l’avresti pagata.- Disse sprizzando acidità e disgusto da quelle parole per poi aggiungere, sotto gli occhi stupiti dei compagni e allibiti del prof. Stein –Non si disturbi a urlarmi contro professore, raggiungerò la Death Room anche senza il vostro “consiglio”.- Finì la frase con un inchino verso il prof. e, mandando un occhiata ad Ikuto dolorante, si avviò verso la porta.

In men che non si dica, arrabbiata e con il pugno dolorante, Luna era arrivata alla Death Room, spalancando le pesanti porte e piombando davanti a Shinigami.
-OH, Luna, cara, come va la vitaccola?- Chiese Shinigami, falsamente stupito di quella visita.
-Proprio bene.- Iniziò sarcastica. –Avete permesso che il nemico entrasse nella nostra scuola…con tutto il rispetto ma è una cosa folle.- Luna finì il di lamentarsi beccandosi un Shinigami-chop in testa.
-Lo so che è difficile da capire, ma prima di tutto calmati. Se lui è qui è solo perché così, anche se in modo indiretto, possiamo controllare le mosse dell’avversario, e tu avrai un compito importante in questa “missione”- Affermò Shinigami.
-Non lo accetto, non farò da balia al nemico. Tantomeno sarò la sua compagna di classe.- Luna non cambiò né sguardo né  tono di voce, fissando Shinigami arrabbiata.
-Sul serio, aiuta in questa impresa. Sono consapevole del fatto che sia azzardato, ma così potremo essere più avanti della BloodLand.- Shinigami assunse una posa fra il serio e il cucciolo bastonato, guardando con sfida Luna.
-Eh va bene, ma se quel pseudo-ninja da quattro soldi attacca la classe, me ne tiro fuori.- Disse Luna alzando le mani e uscendo dalla Death Room.
-Wow!- Sospirò Shinigami –Non mi sarei mai aspettato che assomigliasse così tanto a sua madre.- Sbuffò rassegnato fiondandosi sulla tazza di thè.

Luna, in quel momento, non aveva la pazienza per tornare in classe, quindi passeggiò arrivando fino al giardino posteriore della scuola. Si guardò intorno e sbuffò rassegnata: non le andava di seguire le lezioni con quel Ikuto, ma da questo dipendeva l’andazzo della missione. Si sedette sotto un albero, forse una quercia, guardando la radura davanti a sé. L’erba ballava diretta dal vento che, giocando al direttore, comandava felice tutte le piante in quei dintorni. Gli alberi erano quasi tutti spogli, a parte qualche chioma colorata che risaltava in quel grigio panorama. Il cielo, diventato oramai grigio, era agghindato da tristi nuvole che iniziavano ad accumulare lacrime.
-Che giornata di merda.- Luna si lasciò scappare un’imprecazione, ripensando al discorso affrontato con Shinigami-sama, facendosi prevalere dalla rabbia. Si alzò e diede un sonoro pugno al tronco dell’albero, smuovendo alcune foglie che si ostinavano a rimanere attaccate alla propria casa. Fin, da poco tornato dalla sua passeggiata, si era rannicchiato sulle radici, e si faceva massaggiare dalle vibrazioni che i pugni di Luna creavano.
-Non pensi di dover risparmiare quel povero albero?- Una voce dura eppure calda, prese il posto del soffio del vento, sussurrando quelle parole nascosta tra le poche foglie di quella quercia.
-Chi sei?- Chiese Luna allarmata, assumendo una posizione di attacco.
-Calma calma, non sono un nemico.- La figura saltò giù dall’albero, posizionandosi davanti alla nostra eroina. Era abbastanza alta e fiera, portava una divisa delle missioni più pericolose un po’ malandata, ma ciò sottolineava la sua importanza. I capelli lunghi e con una frangetta, circondavano il viso dai tratti determinati ma gentili. La frangetta finiva poco sopra due grandi occhi color ametista, che sprizzavano determinazione e sicurezza, mista ad un dolce sensazione di pace.
-Una gatta?- Luna sussurrò ammagliata dalla bellezza di quella persona, non accorgendosi di aver detto quelle parole facendosi sentire.
-Non ci siamo mai incontrate, eppure conosci metà del mio soprannome che utilizzano qui a scuola.- Disse la figura abbozzando un sorriso divertito.
 Luna rimase perplessa per qualche secondo, riflettendo sugli “indizi” che la ragazza le aveva dato, poi qualcosa illuminò i suoi occhi:
-Ho capito. Tu sei Tsugumi Harudori, la gatta nera, la ragazza di Kid.- Esclamò fiera di essere arrivata ad una conclusione.
-Esatto, e tu devi essere Takeshima, la nuova arrivata.- Disse Tsugumi.
-Esatto, ma Luna andrà bene.- Ammise la ragazza ammiccando verso la sua interlocutrice.
-Comunque…perché picchiavi un povero albero?- Chiese Tsugumi curiosa, prolungando in maniera disumana la “o” della parola “comunque”.
-Diciamo che non mi va giù un’idea del Sommo Shinigami.- Ammise Luna.
-Oh, ti capisco. Anche io non vado pazza di lui. Sto qui perché vengo pagata bene, ma il solo concetto di una “scuola” che insegna a uccidere non mi va tanto giù. Per carità, lo faccio pure io, ma con la differenza che io lo faccio per istinto di sopravvivenza, necessità di cibarsi.- Disse Tsugumi tra l’arrabbiato e l’eccitato di potersi confidare con qualcuno che la potesse capire.
-Infondo, in un certo senso, hai ragione. Io sono qui su richiesta del Sommo Shinigami, pensando anche ad un mio tornaconto: di tornare dai miei genitori, non mi va proprio.- Disse Luna sorridendo: aveva conosciuto Tsugumi da pcoco, ma sembrava di capirla molto bene.
-Mi piaci. Sai il fatto tuo. Ma dimmi un po’, cos’è che ti dà fastidio?- Chiese la gatta nera vinta dalla curiosità.
-Beh, non mi va di avere un cosplayer di catwoman tra i piedi.- Disse Luna scherzandoci su, per smorzare la tensione che aveva accumulato.
-Beh, allora perché non usi un duello S? Sai quelli senza regole, dove puoi persino uccidere o ferire mortalmente l’avversario.- Tsugumi, che in quel momento stava scherzando, aveva appena dato il via ad una folle idea nella mente di Luna.
-Non sembra male. Perché non provare?- Si chiese Luna a sé stessa, facendosi sentire anche da Tsugumi.
-Ne sei sicura? Può essere pericoloso.- La avvertì la gatta.
-Se non c’è pericolo, non c’è gusto, no?- Chiese allusiva Luna, sorridendo sadicamente. Tsugumi fece spallucce aggiungendo:
-Se ne sei convinta…Ora io vado, è arrivata l’ora di dileguarsi.- Disse Tsugumi sentendo la campanella della pausa pranzo.
-Attenta a non farti vedere da Kid: è da sta mattina che delira pensando al tuo ritardo.- La avvertì Luna divertita, vedendo che Tsugumi alzava una mano in segno di okay. A tutte e due scappò un dolce sorriso: avevano trovato una persona molto simile a sé stesse, che sembrava simpatica e che capiva al volo i pensieri dell’altra, in poche parole, senza accorgersene, erano diventate amiche.

La Spartoi era uscita in cortile, cercando Luna, la quale stava comodamente seduta su un muretto a leggere il regolamento della scuola. Il gruppo salutò la compagna da lontano venendo ricambiato, ma la ragazza stava seguendo qualcos’altro con lo sguardo: Ikuto era appena uscito, già circondato dal solito gruppetto di oche della scuola. Luna si alzò e, ignorando le domande del gruppo su cosa era successo in classe, si diresse verso il ragazzo da cui era disgustata.
-Ehi, catman. Ti sfido ad un duello S! Sta a te accettare o rifiutare.- Luna urlò in faccia quella sfida, ascoltata sia da Ikuto che dal prof. Stein che stava passando di lì.
-Pensaci bene, Ikuto. Sei sicuro di voler accettare?- Chiese il prof, Stein che conosceva le regole  dei duelli S a memoria.
-Ho letto il regolamento, e questa mi sembra un proposta interessante. Accetto.- Disse Ikuto ghignando pieno d sé.
I due sfidanti si avviarono nel campo di sfida, seguiti dal prof. e da un grande pubblico. Poco dopo comparì anche il Sommo Shinigami, sotto gli occhi stupiti dei presenti.
-Padre, come mai siete qui?- Chiese Kid allibito dalla presenza del proprio padre.
-Sono qui perché e da tanto che non avveniva un duello S.- Ammise il “preside” di quella scuola.
-Che cos’ha di speciale questo duello?- Chiese annoiato Black*Star, che aveva perso il suo podio nella piramide di interessamento.
-Questo duello è solo il più pericoloso duello della scuola.- Maka iniziò la sua esauriente spiegazione. –La nostra scuola ha due tipi di duello: il duello Alfa, cioè quello più conosciuto e il duello S, che sta per “special”. Il duello S è un duello poco conosciuto in quanto pericoloso e estremo: durante questo duello, gli sfidanti, hanno il diritto persino di uccidersi, ovviamente entrambi devono essere d’accordo. Per fortuna, un duello S può essere eseguito una volta all’anno, non sono ammessi poteri magici o abilità speciali  ed entrambi gli sfidanti devono accettare di morire e sacrificare la propria vita durante questo.- Maka finì la spiegazione proprio prima dell’inizio del duello. I due sfidanti erano già posizionati, pronti ad attaccare, stavano entrambi valutando il proprio avversario, scrutando i suoi difetti e le sue perfezioni, perdendosi in alcuni dettagli, come la metà di manufatto che entrambi portavano al collo. Il dott. Stein buttò la sigaretta a terra, schiacciandola a terra per poi urlare l’inizio del duello.
Ikuto si scagliò su di Luna con la spada che aveva a disposizione, pensando di aver la vittoria in tasca: la ragazza stava immobile, apparentemente senza arma, ma lui non sapeva, non conosceva il modo di fare, di attaccare, di sottomettere della ragazza. Luna schivò tutti i colpi di Ikuto, mentre questo cercava sempre di trovare un punto debole, cercò persino di distrarla con le parole:
-Come mai non usi un’arma? Non mi dire che la mia bellezza ti farebbe pentire di avermi ferit?- Chiese sarcastico, sperando di distoglierla dal combattimento. Oltre ai colpi, susseguirono pochi minuti di silenzio, nei quali si potevano avvertire tutti gli sguardi del pubblico che fissava il combattimento in apnea.
-Non ti preoccupare…ti squarterei proprio come trofeo per la tua bellezza- Rispose Luna balzando all’indietro e afferrando la scatoletta che teneva sulle anche. Qualche secondo dopo, la scatola cambiò in asta, frapponendosi tra Luna e la spada di Ikuto. La punta della lama sfiorava le labbra di Luna, tagliandole un poco, mentre l’asta, che aveva una parte affilata, graffiò la gamba del ragazzo, sfracellando i suoi pantaloni. Luna era veloce e agile, quindi non aveva problemi a colpire punti strategici, mentre Ikuto era forte e muscoloso, questo gli permetteva di sferrare colpi secchi e dolorosi. Stavano combattendo da una quindicina di minuti, e lo sfinimento si faceva pesante sulle spalle di entrambi, il respiro diventava sempre più affannato e il sangue trovava sempre più vie per lasciare il corpo dei due. Ad un tratto, Luna e Ikuto, iniziarono una lotta di resistenza: l’asta e la spada erano incrociate e due forze spingevano in direzione dell’opposta. Luna fece finta di scivolare, spostando il peso di Ikuto in avanti, potendo così utilizzare la mancanza di equilibrio per farlo cadere. La spada scivolò lontano dai due, mentre Luna bloccò Ikuto a terra, mettendo un piede sulla sua mano e posizionando un ginocchio sul suo petto: il ragazzo era senza via di scampo. Luna fece girare l’asta che, in un attimo, divenne un piccolo ma affilato pugnale e lo mise sotto il mento di Ikuto. Il respiro dei presenti si fece pesante, l’atmosfera divenne pungente, mentre l’ansia assiliva tutti, soprattutto Ikuto che, consapevole dell’aver accettato il duello, era pronto ad accogliere la fredda lama del coltello.
-Perché?- Chiese Luna –Perché stai dalla loro parte?- Chiese secca, fissandolo disgustata eppure curiosa di sapere le sue motivazioni.
-MI hanno dato una casa, un motivo per cui vivere ma soprattutto mio drimer Gil.- Ammise il ragazzo, spostando lo sguardo verso il suo spiritello. Luna, anche se capiva un po’ Ikuto, rimase stupita: non conosceva il motivo per cui lui combatteva, ma non si capacitava di come qualcuno combattesse per il male. Facendo quei pensieri, guardò il suo avversario e subito dopo affondò il coltello.
Il silenzio venne squarciato dal sonoro battito del ferro contro il suolo, mentre Ikuto apriva gli occhi sorpreso del respiro che usciva dalla sua bocca. Luna aveva appoggiato la sua testa al petto di lui, rimanendo in silenzio.
-Allora anche tu hai dei sentimenti.- Gli disse la ragazza rialzandosi da terra e scuotendo la polvere.
-Perché non hai fatto niente? Sono un tuo nemico, avevi il diritto di uccidermi eppure non l’hai fatto.- Ikuto le stava ponendo domande a raffica allibito dal comportamento della ragazza.
-Prima di essere nemici siamo umani. Questo duello mi è servito per capirti un po’.- La ragazza sorrise al suo “nemico” porgendoli la mano e un dolce sorriso che solcava le sue labbra, precedentemente tagliate dalla spada, e questo gesto fece muovere qualcosa nel freddo cuore del doki.
-Ciò non toglie che, se mi metti i bastoni tra le ruote, non avrò più pietà.- Aggiunse la ragazza scherzosamente, ma con uno sguardo di sfida, girandosi poi, per andare incontro alla Spartoi che si era precipitata preoccupata verso di lei.
Ikuto accarezzò il suo spiritello, che stava svolazzando davanti a lui.
-Sai Gil, credo di aver trovato un nuovo posto dove stare, un nuovo motivo per combattere.- Sussurrò Ikuto a Gil, voltandosi e incamminandosi verso casa.
-Prima però devo finire la missione che ho iniziato per la BloodLand.- Si ricordò rassegnato. Ikuto si incamminò verso casa, mentre Luna fissava la sua possente schiena da lontano, abbozzando un sorriso sincero.
“Non è solo un stupido cosplayer, infondo.” Pensò la ragazza, distogliendo lo sguardo e incamminandosi verso casa con Maka e Soul.

 


Angolo autrice
Sono sempre io. Mi scuso per eventuali errori, ma l’ho scritto di getto, di notte e con mia madre alle calcagna, quindi lo stress può giocare brutti scherzi.
Che i colori della vostra anima siano sempre luminosi.
Ayano 01

   
 
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