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Autore: Tecla_Leben    05/03/2015    2 recensioni
Tutti pensano che la vita ad Hogwarts sia tutta rose e fiori. Per chi, come me, non è mai stato amante della scuola Babbana, corrisponde più o meno alla definizione di "Paradiso". Però ecco la fregatura: Hogwarts, fino a prova contraria, non esiste. O forse sì?
Dal testo:
"L’eco di Hogwarts. Così avrebbe potuto chiamarsi un ipotetico giornalino scolastico. E, sempre ipoteticamente, io avrei potuto essere una sorta di inviato speciale per qualche inedita chicca. Già, perché l’ufficio della Sprite e la sua relativa posizione era cosa ignota ai più, perché mai menzionato in precedenza, e di conseguenza avrebbe potuto costituire un discreto scoop. Ma quella volta, quando ci andai con la prof che mi spingeva spiccia ogni volta che mi soffermavo davanti a un bivio, pensavo solo alla colossale sfiga che sembrava avermi preso di mira, ben decisa a non mollarmi neanche un secondo."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Il treno dondolava e ballonzolava pigramente, sussultando e sferragliando sui binari a tratti arrugginiti. Io, che stavo sonnecchiando beatamente con la faccia spalmata contro il finestrino, ci andai a sbattere una sonora nasata, dando inizio a una delle mie occasionali emorragie nasali. Mentre mi tamponavo la nappa con un fazzoletto prontamente datomi da Ger presi a guardare la campagna che sfrecciava fuori dal finestrino in un turbinio di verde e marroncino. Presi a pulirmi gli occhiali sulla manica della tunica. Era saltato fuori che Harry li aveva raccolti ancora nella Camera e aggiustati personalmente, lasciandomeli poi in custodia a Ger. E così avevo ritrovato anche l’ultima luce dei miei occhi e il mondo aveva ripreso ad essere visto in HD. Così pensavo mentre guardavo fuori dal finestrino in tono sconsolato. Non sapevo esattamente cosa mi aspettasse una volta giunta alla stazione, ma ero sicura di trovarmi alla fine dell’avventura.

<< Certo che anche quest’anno ne son successe di ogni! >> disse Ger a un certo punto, con tono da donna vissuta.

<< Già, >> convenne Lory, abbarbicata al braccio di Edward, << Ma per me, la parte migliore rimane il discorso di fine anno! >>

Uh, quello. E come dimenticarlo? L’avevo inserito fin da subito nella collezione di pietre miliari delle più grandi figure di emme della mia vita. Almeno la parte che mi riguardava in primo piano, quella in cui il preside mi mandava una frecciatina velata che comunque tutti riuscirono a cogliere e a ricollegare alla mia persona. D’accordo, alla fine ero riuscita a risollevare almeno un pochino il nome di Tassorosso, ma il prezzo da pagare furono le occhiate divertite e le sghignazzate che le altre Case si facevano alle mie spalle, pensando alla povera fessa che per distinguersi dalla massa si era quasi fatta giustiziare per dissanguamento per ordine di un’ombra del passato. Così pensavo mentre gli altri si scambiavano commenti sul discorso di fine anno e sui cinquanta punti che era valsa la mia opera avventata.

Ancora adesso mi chiedo con che forza interiore sia riuscita a smontare dal treno nel pieno delle mie facoltà mentali e fisiche, perché la verità era che avrei dato i miei anfibi per rifare il viaggio a ritroso. Stavo giusto pensando di imbucarmi sul treno,magari nascondendomi nel cesso, quando il Prefetto della mia Casa mi individuò in mezzo a un'orda di primini e mi sistemò cortesemente i bagagli su un carrello. Rassegnata raggiunsi Ger e gli altri, lanciandomi occhiate smarrite nel caos generale che infuriava per attorno. In quel parapiglia di teste, schiamazzi e versi di animali sovreccitati individuai due occhi smeraldini e mandai un cenno a Harry e i suoi amici,che si accingevano ad attraversare la barriera al binario. Mi avvicinai al passaggio col passo del condannato a morte.

<< Su con la vita, tanto ci si vede a Settembre! >> mi disse Ger, mollandomi una pacca sulla schiena che mi fece piegare in due.

<< Già... Va beh, ci si vede di là, Ger! >> le risposi io, mentre la ragazza spariva nel muro di mattoni spingendo il suo carico di bagagli.

Lasciai passare anche i due piccioncini Tasso-Corvo con la scusa di riallacciarmi una stringa. Mentre mi rialzavo lentamente e con fatica, un terzetto malefico mi superò facendosi largo di prepotenza tra i ragazzini del primo anno. E così, l’ultima occasione di estorcere uno straccio di autografo a Malfoy sparì nella barriera assieme a lui. Oh beh, poco male, ci avrei riprovato in extremis dall’altra parte. Alla fine, mi resi conto, non si era più fatto vivo per la riscossione della rivincita sul duello tra maghi, e mi chiesi se fosse cosa voluta o se semplicemente l'avesse scordato. Avrei sempre potuto chiedergli delucidazioni dall'altro lato del muro, il più era trovare la forza per attraversarlo! Non ne avevo la minima voglia, ma a un tratto mi dissi che dovevo vincere questa insulsa paura, anche se avrebbe significato staccarsi dal mondo Magico che tanto avevo sognato. Tanto, neanche il tempo di accorgermene e sarei tornata più forte di prima. Certo, mi sarei ritrovata al punto di partenza, e cioè all'inizio del nostro secondo anno, ma sapete che vi dico? In fondo mi stava bene, era come avere un piccolo limbo perfetto tutto per me. Così, respirando a fondo per raccogliere il coraggio, mossi un passo verso il muro di mattoncini, che se ne stava lì, incurante e indifferente nei miei confronti. Alla fine, dai,picchia e mena, spiccai la corsa più dura da compiere della mia intera esistenza e attraversai quel benedetto confine tra il mondo magico e il mondo Babbano, ad occhi rigorosamente chiusi. Il trambusto della stazione svanì non appena uscii dalla barriera, ma non avevo ancora coraggio abbastanza da aprire gli occhi e verificarne il motivo. Ero rimasta lì impalata non so quanto tempo, ad occhi chiusi, cercando di cogliere il minimo rumore, voce o verso che mi fugasse l’atroce dubbio che si era fatto strada nel mio animo.

Finché non sentii qualcosa sfiorarmi silenziosamente i polpacci e mi decisi a guardare in basso. Vidi solo Salsiccia, il mio enorme gatto obeso dal pelo fulvo che mi guardava con i suoi occhi glaciali. Poi vidi la parete azzurra della mia camera e Harry che mi guardava con sguardo fisso dal suo poster dei Doni della Morte. Spostai lo sguardo sulla mia mensola polverosa e tarlata, sulla mia scrivania con il computer, a sfondo Potteriano pure quello. Vidi il poster di Fullmetal Alchemist e la cuccia di Salsiccia, la foto da militare del babbo e il mio set di riproduzioni di bacchette magiche tratte dai film. Ero tornata.

<< Tec? >>

Mia madre faceva capolino dalla soglia, lo sguardo puntato sulla lunga tunica nera con lo stemma giallo e nero sul cuore.

<< Ti piace il mio Cosplay? >> chiesi con disinvoltura, mascherando abilmente la sorpresa e la delusione per essere tornata con un tono quasi annoiato.

<< Bello, sì! >> -fece lei, allegramente,- << Proprio ben fatto! Senti amore, verresti ad aiutarmi? Sto riordinando le vecchie fotografie! >>

<< Ehm, arrivo... >> dissi, chinandomi per slacciarmi gli anfibi. Una fitta tremenda al fianco mi fece quasi vedere le stelle. Incuriosita, lasciai perdere gli anfibi e sollevai la camicetta nera. Sulla pelle scintillava una bianca cicatrice, lunga una decina di centimetri. Una molto simile era apparsa sull’avambraccio sinistro, proprio sull’incavo del gomito. Sbattei le palpebre, confusa. Salsiccia il gatto aveva spiccato un balzo e mi si era appollaiato placidamente sulle spalle, come un grottesco pappagallo. Uscii dalla stanza, cacciandomi le mani nelle tasche della divisa. Non le avevo più svuotate da prima di Natale, perciò non fui del tutto sorpresa di trovare la Nimbus1700 che avevo fregato dall'ufficio dell'insegnante di volo, ridotta a miniatura così come l’avevo conciata io stessa. tornai in camera mia, colta da un vago sospetto. Allora notai, schiantata per terra accanto al letto, la borsa che di solito si usava per contenere i libri ad Hogwarts. All’interno trovai la mia cravatta, quella che avevo indossato per addentrarmi nella Camera dei Segreti, ancora macchiata di sangue secco. La mia bacchetta, ridotta a una mera riproduzione di plastica di sé stessa. Il foglio spacciato per appello contro l’allevamento di creature pericolose all’interno della scuola, con le firme di Neville, Luna, i gemelli, Harry, Ron, Hermione e gli altri. Ero sempre più basita.

<< Tec, allora? >> mi chiamò mia madre dal soggiorno.

Con Salsiccia ancora in spalla, mi diressi in soggiorno fischiettando giuliva l’Hedwig’s theme.



Stavamo ravanando da un bel po’ in quel mucchio di fotografie e oramai ero al limite di sopportazione. E pensare che eravamo appena arrivate all’annata ’93! Insomma, ero tutta presa dall’infilare le foto nelle pagine plasticate quando me ne capitò una in particolare sottomano. Ero sicura di non averla mai vista, anche se aveva qualcosa di tremendamente familiare.

Mia madre, con tredici anni di meno sulle spalle e sul volto. Mio padre,vivo, vegeto, riccioluto e sorridente con mia sorella piccola sulle spalle. E dietro, molto più indietro, appena visibile nella penombra di Dicembre, una figurina vestita di nero che faceva capolino, con una faccia così malinconica che avrebbe potuto passare per emo, da dietro un’ asfittica betulla coperta di neve, gli occhiali scintillanti per colpa del flash.







Angolo autrice:

Ebbene, eccoci qui. Giusto un po' di magone, almeno per me. La prima long-fic è come il primo amore, non si scorda mai, specialmente quando vive due volte. E vabbeh, mica muore nessuno, giusto? Io non so che altro dire, se non che ringrazio davvero chi ha deciso di leggere fino in fondo. So che il mio stile è ancora acerbo, ma questa storia non poteva riuscirmi meglio di così, per come la vedo io. E se riuscirò a pubblicare il seguito prima del mio pensionamento, spero che tornerete a farmi una visitina. Progetti futuri ne ho molti, dipende da quanto ci metto a svilupparli. Probabilmente la prossima fanfiction che pubblicherò sarà sulle Cinque Leggende. L'ho praticamente finita, ma non ho mai tempo di ricopiarla a computer ( nell'era della tecnologia moderna sono tra quei pochi babbani a cui piace ancora scrivere su carta ), perciò passerà un po' di tempo prima che mi rivediate in veste di autrice, se posso definirmi tale. Perciò niente, gente di Hogwarts, ci vediamo in giro!

  
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