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Autore: manga    05/03/2015    14 recensioni
Questa è una storia ambientata nel mondo di Naruto, ma completamente diversa da quella che conosciamo anche se i personaggi sono gli stessi. Alcuni di loro, per ovvi motivi, avranno una personalità un po' diversa ... dico solo un po', perché cercherò di non allontanarmi troppo dai loro personaggi originali .... che dire ancora, se volete sapere cosa ha ideato la mia mente contorta, seguitemi in questa nuova avventura ....
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Sasuke e Naruto, dopo aver incontrato e salutato Fukagu, tornarono a casa felici ed esausti. La loro prima missione non era stata difficoltosa e nemmeno pericolosa, ma il lungo viaggio, il pernottamento all’aperto, lo svegliarsi alle prime luci dell’alba e la misera colazione di tre trote complessive, li aveva provati fisicamente. Potevano essere ottimi combattenti e sicuramente con il trascorrere del tempo sarebbero divenuti indubbiamente dei ninja fortissimi e temutissimi, ma erano ancora troppo giovani per resistere fisicamente ai ritmi delle missioni.

Appena varcato l’immenso portone di villa Uchiha, Mikoto gli corse incontro con un enorme sorriso stampato sul viso.

“Siete tornati! State bene? Siete feriti?” domandò a raffica, abbracciandoli calorosamente.

“Mamma così mi strozzi!” cercò di ribellarsi Sasuke, infastidito da quel tipo di effusioni.

Mikoto sciolse l’abbraccio e Naruto, che a differenza del compagno amava farsi coccolare, protestò a modo suo:

“Zia, sono stanchissimo!” inscenando una specie di cedimento alle gambe, nella vana speranza di essere nuovamente coccolato.

“Ma che hai fatto in faccia?” chiese allibita, notando l’ideogramma dell’Hokage stampato sul viso del biondo.

“Questo? Ah, niente… un piccolo incidente!” rispose con poca importanza, tendendo le braccia verso la zia per farsi abbracciare ancora.

“Devi andarti a lavare subito. E’ un inchiostro indelebile e più rimane impresso più sarà difficile toglierlo e poi… e poi non emani per niente un buon odore!” asserì tappandosi il naso.

“Uffa anche tu? Pure la nonna me lo ha detto… ma non è colpa mia se non ho potuto lavarmi e…”

“Taci dobe! Piuttosto che nasconderti dietro a futili scuse, perché non ti vai a lavare?” protestò Sasuke, stanco di rimanere sotto il porticato ad ascoltarlo.

“Ce l’avete sempre con me, non è giusto!” incrociando le braccia indispettito.

“Questo non è vero e lo sai bene… su, da bravo, vatti a fare un bel bagno caldo mentre preparo qualcosa da mangiare, ok?” propose dolcemente Mikoto.

“Mangiare? Siii! Zia sei la migliore di tutti!” correndo verso l’ingresso della casa, alzando dietro di sé una nuvola di fumo.

“Tze… dobe che non sei altro!” borbottò Sasuke, incamminandosi accanto alla madre con le mani in tasca.

“Vi aspetto in cucina…” disse al figlio una volta rientrati e appena lo vide raggiungere la porta di uno dei bagni, si voltò verso una domestica intenta a svuotare gli zaini dei due ragazzi: “… Mentre preparo qualcosa da mangiare, potresti prepararmi una bacinella con acqua bollente, varechina e una bruschina con le spatole morbide?” domandò gentilmente.

Dopo circa mezz’ora i ragazzi scesero in cucina. Il primo a varcare la soglia non poteva che essere Naruto, il solito affamato:

“E’ pronto zia?” domandò con l’acquolina in bocca.

“Thè e biscotti sono più che sufficienti, non voglio che vi roviniate il pranzo!” gli spiegò posando le cibarie sul tavolo.

“Oh, non preoccuparti, non c’è pericolo che mi rovini i pasti!” disse, fiondandosi ad addentare subito un biscotto ricoperto di glassa.

“Biscotti?” domandò deluso Sasuke, poco amante di dolci in generale.

“Ecco le tue fette biscottate!...” porgendoli davanti un piatto colmo: “… Finito di mangiare cosa pensavate di fare?” domandò accomodandosi accanto a loro.

“Pensavo di andare a riposare, ma se hai bisogno…?” guardandola speranzoso che declinasse l’offerta. Era veramente stanco e nemmeno con un bel bagno caldo era riuscito a riprendersi.

“No stai tranquillo, vai pure a riposarti!” lo rassicurò premurosamente.

“Anch’io pensavo la stessa cosa!” disse Naruto con la bocca piena.

“Tu no! Almeno fino a quando non sarò riuscita a toglierti quell’ideogramma dal viso!” asserì perentoria.

“Non puoi farlo quando mi sveglio? Sono stanchissimo! E poi ci ho già provato un sacco di volte e non viene via!” cercò di protestare.

“Appunto! Lascia che ci pensi io a te… potrai riposarti sulle mie ginocchia mentre ti pulirò, va bene?” gli propose, omettendo volutamente il metodo che avrebbe utilizzato.

“Sulle tue gambe? Yuppi! Ci sto!” rispose raggiante, ignaro della tortura che lo avrebbe atteso.

Sasuke sbuffò ma non disse nulla, limitandosi solamente a riempirsi lo stomaco per poi raggiungere il suo adorato letto.

Mikoto aspettò pazientemente che i due ragazzi finissero di mangiare e lasciò l’incombenza alle domestiche di sparecchiare e di preparare la cena. Il lavoro che l’attendeva con Naruto, avrebbe richiesto parecchio tempo!
Prese la bacinella, nascosta dietro alla porta scorrevole della cucina che conduceva al giardino e invitò il nipote ad accomodarsi sulle sue ginocchia.

“Cosa? No, no, no! Non mi lascerò rovinare il mio bel faccino con la brusca e la candeggina! Senti che puzza!” cercando di scappare, ma Sasuke lo afferrò per il colletto.

“Fai l’uomo!” lo canzonò, trascinandolo divertito verso l’angolo della tortura.

“Nooooo!” urlò disperato, ormai rassegnato. La presa ferrea della zia non lasciava nessuna via di fuga.

Verso le sei del pomeriggio Itachi rientrò a casa guardandosi attorno.

“Bentornato figliolo, stai cercando qualcosa?” domandò Mikoto, andandogli incontro come sempre.

“Ciao mamma… be’ veramente stavo cercando qualcuno e non qualcosa!” la corresse divertito. Aveva smesso prima gli allenamenti proprio per poter ritornare a casa e chiedere ai fratelli com’era andata la loro prima missione.

“Stanno riposando!” gli rispose sorridendo.

Itachi aspettò con pazienza di veder sbucare i due ragazzi che si degnarono di presentarsi in cucina a ora di cena. Sasuke aveva gli occhi gonfi e due occhiaie profonde, Naruto invece assomigliava ad un cocomero. La sua faccia era di un rosso incandescente e in alcuni punti si notavano profonde lacerazioni, mentre attorno al viso e sul naso spiccava un alone circolare di un rosso tendente all’arancione.

“Ma che hai fatto? Non sapevo ci fossero stati dei problemi durante la missione! Nessuno mi ha informato, perché?” chiese arrabbiato e preoccupato allo stesso tempo.

Sasuke sogghignò divertito e Naruto assunse una posa da vincitore.

“Visto? Itachi è l’unico che si preoccupa seriamente di me!” asserì soddisfatto.

“Non è come pensi…” cercò di spiegargli Mikoto, ma improvvisamente comparve Fugaku.

“Oh caro, sei tornato? Non ti ho sentito arrivare!” correndogli incontro mortificata.

“Non ti preoccupare…” la rassicurò posandole un braccio attorno alla vita: “… quanto a te…” voltandosi verso il nipote: “… questa è la giusta punizione per l’affermazione irrispettosa nei confronti della tua compagna. Non negarlo, Tsunade mi ha già informato!” ammonendolo con lo sguardo.

“Non sono stato irrispettoso, ho solo fatto una domanda e lei si è offesa senza motivo!” protestò animatamente con le braccia, convinto di non aver detto nulla di male.

“Adesso però voglio sapere tutto! Ho provato in tutti i modi di storcergli qualche informazione, ma urlava di continuo e alla fine è scappato in camera sua!” disse Mikoto alquanto curiosa e adirata. Possibile che i suoi ragazzi non riuscivano a comportarsi bene con Sakura?

Naruto sembrava non voler collaborare, Mikoto e Itachi si voltarono verso Sasuke sperando che raccontasse l’accaduto, ma lo videro voltare il capo infastidito con le gote leggermente arrossate, come se fosse un po’ imbarazzato.

“Allora?” domandò quasi spazientito Itachi.

“Ho capito, dovrò farlo io!” intervenne rassegnato Fugaku.

Il capo clan raccontò l’episodio avvenuto nella mattina nell’ufficio dell’Hokage: Mikoto serrò gli occhi, stringendo fortemente il mestolo fra le mani, tanto da farlo tremare e a Itachi si formò un tic nervoso all’occhio che cercò di nascondere emettendo una risata decisamente isterica, oltre ovviamente ad un enorme gocciolone sopra la testa.

“Ma ti sembrano cose da dire?” chiese tutto ad un tratto Mikoto, completamente furiosa.

“Non capisco perché ti arrabbi tanto!” lagnò nuovamente il biondo, mentre Sasuke e Fukagu scossero il capo rassegnati per l’ennesima dimostrazione di quanto fosse baka.

“Vedi Naruto… non è mai cosa carina fare certe considerazioni sull’aspetto fisico delle persone, specie alle ragazze che stanno attraversando la fase adolescenziale, in cui il corpo inizia a mutare fino a diventare quello di una donna. Questo processo è variabile, c’è chi si sviluppa prima e c’è chi si sviluppa dopo, hai capito?” intervenne nella sua infinita saggezza Itachi, augurandosi che la piccola peste comprendesse il suo discorso e non intervenisse con altre domande o affermazioni insensate.

“Ma…”

“Taci dobe! E’ tutt’oggi che sento la tua voce e mi stai dando sui nervi! Per colpa delle tue urla non ho chiuso occhio e nemmeno i tappi per le orecchie mi sono stati utili. Sono riuscito a riposare solamente un’ora!” si intromise Sasuke, palesemente scocciato.

“Ma hai una vaga idea del male che ho patito? La zia mi ha sfregato ininterrottamente il mio bel faccino con una brusca intinta in acqua e varechina. Sai che brucia? Guarda qua!…” indicandosi le escoriazioni sul viso: “… Sono completamente rovinato e la cosa peggiore è che il timbro della nonna non è nemmeno venuto via del tutto!” brontolò con due lacrimoni finti, tirando su con il naso.

“Ben ti sta e che ti serva da lezione! Devi imparare a tenere la lingua a freno e la tua compagna ti ha dato la giusta punizione che meritavi e se non ti sta bene, posso sempre chiedere a… Madara!” disse Fugaku con un ghigno beffardo.

“No, no, no, no… va bene, ho capito tutto, cambiamo discorso?” supplicò spaventato. L’idea di passare anche solo dieci minuti con quel vecchio pazzoide era peggio che le ore di tortura subite quel pomeriggio per mano di Mikoto.

“Mi sembra giusto… com’è andata la vostra prima missione? Dopotutto, siamo tutti impazienti di conoscere nei dettagli cosa avete fatto, no?” chiese Itachi, cercando di trattenere una sonora risata. Madara e le sue punizioni erano il peggior incubo dei suoi fratelli.

Naruto raccontò con entusiasmo i due giorni passati insieme al team, soffermandosi nei particolari che più l’avevano colpito, come la mietitura del grano e della bravura di Sakura nella caccia e nel cucinare.

“Caspita! La vostra compagna è davvero indispensabile nel team… sa curare, sa cacciare, sa…”

“Ma non sa combattere adeguatamente!” intervenne adirato Sasuke, interrompendo il fratello.

“E’ per questo che vi allenate, per migliorarvi e dovete essere collaborativi!” si intromise con tono severo il padre.

“Ma se da parte sua non c’è questa volontà? Viene meno il principio della fiducia, la base fondamentale di un team. Non posso e non riesco a fidarmi di una persona che ha intenzione di assumere un doppio comportamento con la sua squadra!” rispose agguerrito. Era la prima volta che si ribellava ad un suo ammonimento.

Fugaku stava per ribattere ma le parole gli morirono in gola. Come poteva rimproverarlo quando lui stesso gli aveva sempre insegnato l’importanza della fiducia?

“Però teme non puoi negare che in missione sia stata collaborativa!” disse Naruto, sperando di calmare il clima teso creato nella stanza.

“Basta! Sono stanca di vedervi sempre discutere per questa storia! Non capite quanto mi fate stare in pensiero? Già non sono tranquilla quando partite per delle missione, figuriamoci conoscendo tutti questi problemi!” intervenne rammaricata Mikoto, voltandosi di spalle.

Fugaku la guardò dispiaciuto, sospirando profondamente. Si alzò lentamente abbracciandola da dietro:

“Hai ragione cara, ti chiedo scusa!” le sussurrò amorevolmente all’orecchio. Sapeva quanto soffrisse per quella situazione e conosceva perfettamente l’ansia che l’affliggeva: l’Akatsuki.

“E’ meglio finire di cenare e poi è il caso che voi due andiate subito a dormire! Domattina dovete andare in Accademia e non credo che Kakashi si risparmierà negli allenamenti!” disse Itachi.

Naruto e Sasuke acconsentirono con il solo cenno del capo, mortificati per essere la causa del dispiacere di Mikoto anche se ignari delle sue reali preoccupazioni.

*******


Sakura riposò beatamente alcune ore e uscì nuovamente di casa prima che le scuole Omega terminassero le lezioni. Voleva fare una sorpresa al padre e non aveva tempo di imbattersi con i suoi ex amici.

Rincasò verso le quattro del pomeriggio con due sporte piene di prelibatezze: in una spiccavano due bei pesci, un tonno e un salmone, e nell’altra tutto l’occorrente per cucinarli. Era da tantissimo tempo che non mangiavano più il sushi a causa della ristrettezza economica imposta per far fronte ai debiti, ma l’arrivo inaspettato del suo compenso per aver partecipato ad una missione, le aveva fornito un valido motivo per infrangere la regola.

“Chissà che faccia farà papà appena gli presenterò il sushi!” pensò raggiante.

Si dedicò alla preparazione con impegno e amore, cercando di non sprecare nessuna parte. Tagliò e ritagliò accuratamente sia le verdure che i pesci, preoccupandosi anche di congelare alcune porzioni per poterle mangiare in un’altra occasione.
Il signor Yukan rientrò verso le otto di sera, più tardi rispetto al solito orario.

“Ben tornato papà! Speravo tornassi prima!” gli disse correndogli incontro per abbracciarlo.

“Lo speravo anch’io, ma come ti avevo già anticipato questa mattina, aveva parecchio lavoro in arretrato da sbrigare. Scusami bambina mia!” accarezzandole dolcemente la guancia.

“Non importa! Vieni, ho una sorpresa per te, ma chiudi gli occhi!” trascinandolo entusiasta verso il tavolo.
Micha ubbidì divertito e si lasciò guidare dalla figlia.

“Ora puoi aprirli!” lo esortò una volta giunti davanti al tavolo imbandito.

Il padre aprì lentamente gli occhi, mutando l’espressione del viso dallo stupore alla preoccupazione più totale.

“S-sakura? M-ma questo è sushi! D-dove hai preso i soldi?” domandò tremante, riconoscendo immediatamente gli ingredienti utilizzati, i più costosi in commercio.

“Non preoccuparti…” ridendo appena: “… ho pagato con il compenso che mi ha dato l’Hokage e pensa… non l’ho nemmeno speso tutto, guarda!” porgendogli il sacchetto.

“Non dovevi farlo! Quei soldi sono tuoi e ti servono per acquistare tutto il materiale necessario per l’Accademia!” le disse seriamente, senza nemmeno guardare il contenuto.

“Ti ho già detto che non devi preoc…”

“Invece mi preoccupo!” la rimproverò, alzando il tono della voce.

Sakura lo guardò sorpresa per poi abbassare il capo rammaricata. Era la prima volta che suo padre la riprendeva in quel modo.

“M-mi dispiace!” sussurrò appena, portandosi l’unghia del pollice in mezzo ai denti.

Micha sospirò, chiudendo gli occhi:
“Scusami tu… non dovevo sgridarti né tanto meno alzare la voce! Ma vedi, non voglio che spendi il tuo denaro per la nostra famiglia… a quella ci penso io, è il mio dovere!” le spiegò dolcemente.

“E’ solo che volevo contribuire anch’io! Siamo sommersi dai debiti per causa mia e…”

“Smettila!...” la intimò nuovamente: “… Ti ho già detto che tu non hai nessuna colpa e non voglio più sentirtelo dire!...” sospirando ancora: “… Ho capito il tuo gesto e ti ringrazio, ma non farlo più, ok?” posando le mani sulle sue spalle.

“V-voglio darli a te!” insistette, porgendogli il sacchetto.

“Allora non vuoi proprio capire!” asserì adirato, lasciando la presa dalle spalle. Si voltò senza aggiungere altro, incamminandosi verso le scale.

“Dove stai andando? E la cena?” domandò disperata, consapevole di averlo deluso.

“Non ho fame!” rispose freddamente, ignorando volutamente il suo sguardo.

Sakura si accasciò pesantemente sulla sedia con il capo abbassato: lo aveva deluso quando in realtà voleva solamente fargli una sorpresa.
Guardò il tavolo sentendosi lo stomaco chiuso – le era passata la fame – e osservò il sacchetto, la causa di quell’incomprensione appena creata. Si alzò, iniziando a sparecchiare lentamente e a preparare il cestino del pranzo per il giorno successivo.

Micha si coricò sul letto fissando un punto indefinito del soffitto:
“Mi dispiace bambina mia, ma devi imparare a pensare a te stessa… non starò sempre con te!” sussurrò appena, mentre una lacrima solitaria scese dal suo occhio sinistro.

*****


Alle quattro di notte, qualcuno bussò fortemente al portone di ingresso di villa Uchiha.

“Aprite! Aprite! E’ un’emergenza!” si udì dall’esterno.

Fugaku fu il primo ad alzarsi, seguito a ruota da Mikoto e Itachi. Sasuke e Naruto uscirono dalle loro stanze strofinandosi gli occhi non capendo il motivo di tanto allarmismo da parte degli altri tre che stavano scendendo velocemente le scale.
Il capo clan si diresse di corsa ad aprire il portone, Itachi e la moglie rimasero sulla soglia di casa ad osservarlo gesticolare freneticamente con le braccia verso il ninja, portatore della missiva, come ad impartirgli ordini e disposizioni con la massima urgenza.
Videro poi il ninja annuire e balzare sopra i tetti e l’Uchiha ritornare celere verso di loro.

“Fugaku?” lo chiamò preoccupata Mikoto.

Lui la guardò annuendo appena, voltandosi subito verso il figlio.

“Itachi, c’è bisogno della tua squadra… subito!” ordinò senza aggiungere altro.

“Vado!” rispose, recuperando il suo equipaggiamento da anbu, sempre a portata di mano.

“Dieci minuti… ai cancelli… partirete con gli Hyuga e gli Inuzuka!...” puntualizzò il padre: “… quanto a me…” voltandosi verso la moglie: “… mi aspettano alla centrale e poi a Palazzo!” infilandosi i sandali e uscendo insieme al figlio senza salutare nessuno.

“State attenti!” riuscì solamente a dire Mikoto, con il cuore in gola.

“Mamma? Che sta succedendo?” domandò Sasuke ancora assonnato.

“Che ci fate voi due svegli a quest’ora della notte?” chiese, cercando di controllare il tono della voce per non farli preoccupare.

“Chiunque si sarebbe svegliato con quel baccano infernale!” le fece notare Naruto, sbadigliando talmente tanto da mostrare sia le tonsille che l’ugola.

“N-niente… niente… tornate a dormire!” esortandoli a seguire le sue indicazioni, portandosi la mano al petto.

“Cosa sta succedendo?” insistette Sasuke, intuendo che la madre stesse nascondendo qualcosa di molto importante.

Mikoto lo guardò con il volto affranto e preoccupato. Sasuke era cresciuto ed era molto più perspicace rispetto a Naruto, non poteva tenerglielo nascosto ma non poteva nemmeno rivelargli la verità, almeno fino a quando non fosse stato reso di dominio pubblico.

“Non lo so ancora, ma spero di sbagliarmi!” rispose infine, dirigendosi verso la cucina.

“Rimango con te, non ho più sonno!” raggiungendola, seguito da Naruto rimasto in silenzio.

*****


La sveglia suonò alle sei, Sakura la spense all’istante, destata da circa un’ora. Non aveva dormito molto.
Si preparò cercando di non far rumore per non svegliare il padre. Era profondamente mortificata per come si era conclusa la serata, il suo intento era unicamente legato ad aiutarlo e a contribuire con le spese di casa e non aveva pensato che in realtà, lo avesse umiliato. Più volte le aveva detto che spettava a lui, come padre e capo famiglia, risolvere i problemi!

Circa venti minuti dopo, sentì suonare alla porta.

“Chi sarà mai a quest’ora?” si domandò, provando una certa angoscia. Da quando aveva scoperto di essere una kunoichi, nessuno gli era mai più andati a trovare.

“Sakura? Ho sentito bene? Hanno suonato il campanello?” chiese Micha, affacciandosi dalle scale.

“S-si… vado ad aprire!” rispose dirigendosi verso la porta.

“No aspetta, vado io!” le ordinò, scendendo precipitosamente le scale, nonostante la sua veneranda età.

“Non correre in quel modo, è pericoloso!” lo esortò preoccupata.

“Tranquilla!... Stai dietro di me, ci penso io!” superandola, cercando di recuperare alla svelta le chiavi di casa.

Appena aprì la porta:
“Ryodo?” esclamò, trovandosi difronte un suo collega.

“Micha, devi venire subito a Palazzo, l’Hokage ci ha convocati con la massima urgenza!” disse alquanto agitato.

“Cos’è successo?” chiese con insistenza.

“Non ne ho idea, ma non mi piace!” esponendo la sua angoscia.

“Ho capito, arrivo subito… il tempo di vestirmi! Sakura, tu vai in Accademia e non preoccuparti di niente, vedrai… sarà solo qualche bilancio sbagliato!” disse rivolto alla figlia, nella vana speranza di tranquillizzare più se stesso che lei. Non era mai accaduto in passato che l’Hokage convocasse l’intero ufficio per qualche calcolo errato.

“V-va bene… posso aspettarti questa sera anche se forse tornerai tardi?” osò chiedergli, sperando di non leggere più nei suoi occhi la delusione che gli aveva arrecato la sera prima.

“D’accordo!” annuì sorridendole con affetto. A Sakura le si illuminò il viso dalla gioia.

Lo osservò prepararsi in fretta e furia, lanciando di tanto in tanto qualche occhiata verso il collega fatto accomodare in casa. Ryodo era un civile e come il padre, era uno dei pochi ad aver avuto il privilegio di lavorare a Palazzo, ma come tutti gli Omega, non mancarono sguardi di disapprovazione nei suoi confronti.
Sakura cercò di ignorarlo concentrandosi unicamente sulla figura dell’anziano genitore, salutandolo con affetto appena lo vide dirigersi verso la porta insieme al collega.

“Mah!... Meglio che mi prepari anch’io altrimenti rischio di fare tardi!” disse fra sé e sé.

Uscì di casa prima delle sette, orario in cui i cancelli dell’Accademia si sarebbero aperti. Nonostante avesse dormito poco, si sentiva piena di energia ed era pronta per ricominciare una lunga giornata di allenamenti.
Varcando il settore ninja, rimase un po’ sorpresa nel vedere diversi gruppi di persone parlottare fra di loro a bassa voce. All’inizio non ci diede molta importanza, ma appena voltò l’angolo per raggiungere l’Accademia, vide tutti i cadetti all’esterno confabulare insistentemente, udendo solamente qualche frase:

“Voi che dite?” – “Sapete qualcosa?” – “Pensate sia grave?”

“Ma che stanno dicendo?” si chiese pensierosa.

“HO DETTO CHE NON LO SO!” sentì urlare tutto ad un tratto. Era la voce di Sasuke.

Si fece largo in mezzo alla folla di studenti, cercando con fatica di scorgere i suoi compagni, gli unici in grado di poterle spiegare cosa stesse accadendo, o meglio, cercare Naruto, l’unico a cui avrebbe potuto chiedere informazioni senza nessuna esitazione. Lei e Sasuke non andavano d’accordo e sentendolo urlare adirato, dubitava fortemente di ricevere proprio da lui qualche notizia utile.
Urtò involontariamente un ragazzo, con i capelli a caschetto, lisci e lucidi, con indosso una tutina aderente verde. Aveva delle grosse sopracciglia e assomigliava terribilmente al suo ex maestro Gai.

“S-scusa!” disse imbarazzata.

“E di che!” facendole l’occhiolino, sfoggiando un sorriso luccicante.
Sì, non c’era nessun dubbio: era il figlio di Gai, Rock Lee.

Continuò a camminare in cerca di Naruto, fino a quando, giunta ormai in prossimità dei cancelli, non distinse chiaramente i folti capelli biondi del compagno. Alzò il braccio per chiamarlo e farsi notare, ma si fermò all’istante vedendo che non era solo. Attorno a lui, c’erano anche gli altri Genin: le ragazze guardavano pensierose verso il basso, Kiba accarezzava Akamaru - cresciuto notevolmente – con lo sguardo perso nel vuoto , Shikamaru e Neji, rispettivamente ai lati di una colonna, se ne stavano con le braccia conserte e il volto inquieto fissando un punto indefinito. Naruto era di spalle con le mani appoggiate ai fianchi, coprendo con la sua figura un’altra persona da cui spiccava solamente una manica blu: Sasuke.
Sakura inclinò un po’ il capo verso sinistra, vedendo chiaramente l’Uchiha appoggiato con la schiena e una gamba piegata alla colonna, gli occhi chiusi, il viso contratto di rabbia e le braccia conserte come gli altri due ragazzi al suo fianco.
Si fece coraggio, avvicinandosi a loro.

“Che sta succedendo?” osò chiedere, spinta da un’irrefrenabile curiosità.

“Come? Non lo sai?” domandò incredula Temari.

“Tze… ovvio che non lo sa! Vive nel settore Omega!” rispose stizzito Sasuke.

Sakura lo guardò furiosa e stava per ribattere quando si sentì appoggiare una mano sulla spalla, premendo con un po’ di forza. Si voltò, incontrando gli occhi azzurro cielo di Naruto che si limitò solamente a muovere il capo in senso di diniego, incitandola a rimanere in silenzio e a non controbattere.

“Ecco Gai!” esclamò Ino, correndo insieme ad altri cadetti verso il ninja.

“Ragazzi evitate di farmi domande, ne so quanto voi! Mi è stato solo ordinato di farvi raggiungere le vostre aule e i vostri campi di allenamento e di aspettare i vostri maestri convocati dall’Hokage. Saranno loro a chiarire tutto quanto!” asserì autoritario, apprestandosi ad aprire i cancelli.

A poco a poco, i cadetti entrarono all’interno dell’Accademia. Sakura continuava a chiedersi cosa fosse tutto quel mistero e quella preoccupazione dipinta nei volti degli studenti, Naruto compreso.
Si affiancò a lui continuando a guardarlo, nella vana speranza che le spiegasse qualcosa, ma l’espressione del compagno lasciava intendere che non ne avesse nessuna intenzione. Camminava con il volto rivolto verso il basso, lo sguardo pensieroso e le mani in tasca.
Sasuke era davanti, affiancato dagli altri suoi amici. Nessuno parlò, nemmeno quando i due team si diressero verso il loro campo.

“Ma insomma? Che sta succedendo?” chiese spazientita a Naruto.

L’Uzumaki si degnò finalmente di alzare lo sguardo verso di lei e prima di risponderle sospirò pesantemente:
“Questa notte… questa notte il Villaggio dell’Erba è stato attaccato!” sospirando nuovamente.

“Il Villaggio dell’Erba? Ma non è confinante con Konoha? Saranno stati sicuramente dei briganti intenzionati a saccheggiare…”

“Ma che stai dicendo? Piuttosto che blaterare a vanvera perché non usi il cervello?” tuonò Sasuke, balzando verso il loro campo senza darle il tempo di controbattere.

“No Sakura-chan… il problema è molto più grande di quanto tu possa immaginare. Non giudicare il teme… è molto preoccupato… suo fratello è partito questa notte con la massima urgenza insieme alla sua squadra e a quelle di altri. Il Villaggio delle Erbe è abitato da ninja molto forti e se fossero stati dei semplici briganti, sarebbero riusciti tranquillamente a fronteggiarli, invece…” stringendo i denti e serrando le mani a pugno, cercando di calmarsi.

“Invece?” esortarlo a continuare il racconto.

“Invece sono stati attaccati da ninja fortissimi e dalle prime voci trapelate a Konoha, sembra siano stati uccisi una trentina di combattenti fra cui il capo del Villaggio… capisci perché il teme è così in pensiero? Lo sono anch’io per Itachi!” sospirando affranto.

“M-mi dispiace… non lo sapevo! Però… però poteva dirmelo anziché attaccarmi in quel modo...” protestando dispiaciuta: “… io… non lo sapevo!” rimarcando la sua estraneità dei fatti.

“E’ normale… questa notizia trapelerà in giornata anche nel settore Omega, mentre in questo, già si sapeva da questa notte dato che hanno convocato con la massima urgenza molte squadre da inviare al Villaggio dell’Erba. Mio zio si è recato subito alla centrale in attesa di ricevere maggiori informazioni e fare un rapporto dettagliato alla nonna. Io e il teme siamo svegli dalle prime luci dell’alba e siamo rimasti a far compagnia a Mikoto. Siamo usciti senza sapere altro… l’unica cosa che posso dirti, Sakura-chan, è che se le voci risultassero vere, saremo di fronte ad un ennesimo conflitto, sperando che questo non si propaghi in tutto il Mondo, altrimenti… altrimenti scoppierebbe un’altra guerra mondiale ninja… la quarta!” mordendosi le labbra a tal punto da renderle cianotiche. Aveva perso il padre durante la Terza Grande Guerra e non voleva pensare o credere che un’altra fosse pronta a scoppiare dopo soli tredici anni di pace.

Sakura abbassò il capo, comprendendo lo stato d’animo del compagno. Sapeva che suo padre, il quarto Hokage, aveva sacrificato la vita durante la guerra lasciandolo orfano.

Arrivarono al loro campo trovando Sasuke seduto sul manto erbose con le braccia strette attorno alle gambe e il viso nascosto tra le ginocchia.
Era la prima volta che la rosa lo vedeva così affranto.

“Mi dispiace!” disse solamente. Glielo doveva.

Lui non rispose, continuando a rimanere in silenzio.
Sakura e Naruto si sedettero attorno a lui, formando un cerchio. Nessuno disse più nulla, ognuno rimase  immerso nei propri pensieri.
Passò un po’ di tempo, poi improvvisamente a Sakura le venne un dubbio:

“Stamattina un collega di mio padre lo è venuto a chiamare dicendo che tutto il suo ufficio era stato convocato con urgenza dall’Hokage. Secondo voi…”

“Aspetta Sakura-chan… tuo padre non lavora nell’ufficio contabile di Konoha?” domandò agitato.

“Si!”

“Teme?” guardando l’amico che finalmente aveva alzato il capo.

“Allora non ci sono dubbi!” rispose ancora più preoccupato.

Sakura si voltò verso il biondo sperando che potesse spiegarle meglio: non se la sentiva di porre altre domande.

“Sakura-chan… se tuo padre è stato convocato con la massima urgenza, significa che la nonna ha dato disposizione al piano 1. E’ una prassi utilizzata quando c’è il sospetto di una guerra… si esaminano i fondi del Villaggio e si limitano una serie di spese per permettere alle casse di rimanere piene e poter acquistare le armi da combattimento!” le spiegò Naruto.

“Esatto!”
Kakashi comparve all’improvviso facendo sobbalzare la rosa per lo spavento.

“Sai qualcosa di mio fratello?” chiese di getto Sasuke con gli occhi sbarrati.

“Non di preciso, ma sembra che quando le nostre squadre siano arrivate al Villaggio dell’Erba, i nemici fossero già scappati. Sono in corso delle ricerche, i nostri ninja stanno setacciando tutto il perimetro in cerca di qualche indizio…”

“E’ vero che sono morti una trentina di ninja fra cui il capo del Villaggio?” domandò ansioso Naruto.

“Sono morti una ventina di persone fra cui il loro capo… si contano un centinaio di feriti e i forzieri sono stati completamente svuotati. E' inutile girarci attorno è giusto che sappiate la verità. Si è creata una nuova organizzazione criminale, chiamata Akatsuki… i suoi membri sono facili da individuare poiché indossano un mantello nero con delle nuvole bianche… sono ninja traditori dei propri villaggi e Regni di appartenenza e sono dotati di tecniche di combattimento molto particolari oltre che rari. Hanno iniziato ad agire più di un anno fa, attaccando e saccheggiando diversi villaggi di campagna… in quel periodo era inutile creare allarmismo anche perché non si conosceva ancora il motivo dei loro attacchi… poi… con il tempo… hanno iniziato ad attaccare anche il Regno dell’Acqua fino a colpire Villaggi abbastanza forti e potenti. Si pensa che l’Akatsuki sia intenzionata a rovesciare l’equilibrio nei nostri Regni per poterne assumere il controllo, violando la pace riconquistata da appena tredici anni. La situazione è di massima allerta e l’Hokage ha dato disposizione di non far entrare e uscire nessuno dal Villaggio se non strettamente necessario e con tanto di permesso. Le missioni a voi neo Genin sono vietate poiché non esistono più quelle di livello semplice. Ho ricevuto l’ordine categorico di allenarvi duramente, anche fino allo sfinimento…” voltandosi verso Sakura: “… devo prepararvi per ogni evenienza e non si esclude la possibilità che possiate essere impiegati in uno scontro diretto con il nemico, anche se mi auguro che questo non avvenga, quindi alzatevi e iniziamo!”

Kakashi aveva parlato molto velocemente e molto dettagliatamente senza fornire altre spiegazioni. Il suo volto era contorto da un misto di rabbia e di preoccupazione anche se Sakura, scorse nell’occhio scoperto una strana luce come una bramosia ardita nel combattere. Era la stessa luce che vide negli occhi dei suoi compagni durante l’esame Genin, insieme a quelli della squadra del cugino di Ten Ten.
Che dipendesse dal sangue ninja? Che fossero effettivamente portati a combattere non solo per necessità ma anche per appagamento?

Si sentì nuovamente inferiore, poiché lei, a differenza loro, provava solamente paura e sgomento per i combattimenti veri.
Avrebbe prevalso il suo sangue ninja o quello civile?

“Sakura muoviti!” le ordinò contrariato il Jonin vedendola ancora seduta sull’erba.

“S-si arrivo!” alzandosi e raggiungendo i suoi compagni.

 

Angolo dell’autrice:

Dopo un lunghissimo periodo di assenza, mi presento con un misero aggiornamento, ma sempre meglio che niente dato che il tempo continua ad essermi avverso (infatti dovevo pubblicare la settimana scoras il capitolo dell’altra mia long, ma ancora non ci sono riuscita).
E’ un capitolo… chiamiamolo transitorio? O di un nuovo passaggio?
L’Akatsuki è diventata una vera minaccia ed è stata resa di dominio pubblico. Sono trascorsi appena tredici anni dall’ultimo conflitto mondiale e già Konoha si prepara ad una nuova guerra…
Questa rivelazione porterà i membri del team ad accantonare in parte le loro divergenze, concentrandosi nel combattimento. Kakashi li ha avvisati che le missioni per loro saranno sospese, sarà vero? Cosa accadrà? Non dimentichiamoci chi sono i neo-Genin (piccolo spoiler).
Per gli amanti di Itachi, state tranquilli… non posso fargli del male e farlo morire, non lui almeno…
Sakura riuscirà a sostenere i ritmi degli allenamenti di Kakashi?
Ci sono tante domande ma come sapete troveranno tutte le risposte.

Chiedo scusa se ancora una volta Sakura subisce dei rimproveri, ma fa parte dell’insegnamento del padre che, consapevole di non poter rimanere con lei per sempre, vuole farla responsabilizzare e insegnarle a provvedere a se stessa senza contare su di lui (i soldi spesi per la cena a base di sushi sono stati sprecati seppur abbia compreso le buone intenzioni della figlia). Comunque tranquilli, i rimproveri e l’atteggiamento di Sakura finiranno circa in contemporanea ad Alan… ops, l’ho scritto!

Grazie infinite per continuare a seguirmi nonostante gli aggiornamenti siano molto lenti e non sempre belli/piacevoli o altro. Grazie anche a tutti coloro che continuano a lasciarmi recensioni bellissime stimolandomi sempre di più a scrivere e a migliorarmi. Grazie a tutti coloro che hanno segnato la mia ff fra le preferite, seguite, ricordate. Grazie a chi mi ha segnato fra gli autori preferiti e grazie a chi mi ha fatto l’immenso onore di segnare le storie fra le scelte del sito.
E’ importantissimo per me ringraziarvi pubblicamente in ogni mio angolo, perché è l’unico modo in cui ho l’opportunità di farlo. Il vostro appoggio è così importante e confortevole per me che le parole non bastano ad esprimervi la mia gratitudine.

Spero di poter aggiornare presto, ma fare promesse che poi non riesco a mantenere non mi piace – passerei per bugiarda.

A presto, questo lo scrivo sempre.

Un bacione grande grande

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