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Autore: Horse_    05/03/2015    9 recensioni
Sono passati quasi sette anni dall'ultima stagione di The Vampire Diaries, precisamente la settima. Ogni attore ha intrapreso la propria via da percorrere, cercando di vivere al meglio la propria vita, così come hanno fatto Ian e Nina.
Ian si è sposato con Nikki Reed, storica attrice di Twilight, mentre di Nina si sono perse le tracce. Nina, in realtà, ha proprio voluto sparire dal mondo che l'aveva aiutata a diventare famosa e ben amata da tutti perchè si porta dietro un segreto troppo importante da proteggere. Due bambini con gli occhi azzurri come il mare da tenere al sicuro da chi non li vuole e non si è mai interessato a loro.
Le cose tra Ian e Nikki, intanto, vanno sempre peggio e sono più i giorni in cui litigano che quelli in cui sono felici.
La ripresa dell'ottava stagione porterà tanti guai e a galla cose non dette, ma forse aiuterà due persone che si amano ancora alla follia a ritrovarsi dopo tanto -troppo- tempo.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Candice Accola, Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                                                                             Quarrel.


Tenth Chapter.



Nina.
Siamo da un’ora e mezza qui alla ricerca di un cucciolo per i gemelli. Hanno visto ogni tipo di cane, dal chihuahua al pastore tedesco e vorrebbero prenderli tutti, ma, come ho ripetuto più volte è impossibile.
Un cane basta e avanza. Già dovranno prendersene cura loro, penso che uno vada più che bene.
Avrei optato per un gatto, sono animali più calmi rispetto ai cani, ma so bene che un cane li terrebbe più occupati e li farebbe più piacere, visto che è sempre stato il loro sogno nel cassetto.
All’ennesimo cane che scartano sbuffo leggermente.

 
<< Piccoli, è da un’ora e mezza che siamo alla ricerca di questo cucciolo e non ne avete scelto uno. Penso che sia meglio ritornare la prossima volta, che ne dite? >> domando loro leggermente esasperata.

 
Tra due ore devo essere sul set per l’inizio del promo che verrà messo in onda tra qualche settimana, quasi a settembre per la precisione, e non posso assolutamente ritardare.
Non di nuovo.
I miei figli mi guardano contrariati e scuotono il capo.

 
<< Mamma, abbiamo bisogno di tempo! >> esclama Stefan.
<< Dobbiamo scegliere il nostro cucciolo. >> continua poi Joseph.
<< Penso che abbiamo visto ogni tipo di cane qui dentro e a quanto pare non c’è nessun cucciolo che vi piace… >> rispondo loro accarezzandogli la testa.
<< Ma sono tutti bellissimi! >> esclama Stefan.
<< Dovete sceglierne uno, non cento. Un solo cucciolo. >> continuo ancora.

 
Guardo esasperata il proprietario del canile sperando che anche lui dica qualcosa. E’ stufo anche lui, ma dopotutto è il suo lavoro questo.
Ci ha mostrato pazientemente ogni tipo di cucciolo, dai più grandi ai più piccoli senza mai fiatare. Ha risposto anche ad ogni domanda dei gemelli in maniera parecchio esaustiva, ma loro comunque non demordono.
Faccio per parlare di nuovo, quando i miei figli si bloccano.
Indicano la porta davanti a noi e si guardano dubbiosi.

 
<< Qualcuno ha abbaiato! >> dice Joseph.
<< Come mai c’è un cane lì? >> domanda Stefan.

 
Il proprietario mi guarda per qualche istante, poi si rivolge ai miei figli.

 
<< E’ un cane malato. >> sospira. << Ha un problema alla zampa e non cammina molto bene. Non può stare insieme agli altri cani. >>
<< Perché? >> domanda Stefan.
<< E’ pur sempre un cane. >> rincara la dose Joseph.
<< Perché… E’ troppo debole rispetto agli altri e nessuno lo vorrebbe… >> risponde il proprietario.

 
Capisco in quell’istante perché quel cane è lì. Nessuno vuole un cane malandato, molti pensano che gli animali siano giocattoli e quando si rompono non vale più la pena di dedicarsi a loro.
So anche quale sarà la fine di quel cane –come capita in tutti i canili. Il proprietario, fortunatamente, ha avuto il buon senso di non spiegare ai miei figli che quel cane verrà ucciso.
Ancora una volta, però, i gemelli mi stupiscono.

 
<< Possiamo vederlo? >> domandano all’unisono.

 
Il proprietario mi guarda allibito cercando una risposta.
Non se lo aspettava, io un po’ si. Li conosco troppo bene ormai.
Alla fine annuisce, anche se spaesato, e ci conduce di fronte alla porta. Ci mette qualche secondo alla ricerca delle chiavi mentre Stefan e Joseph si guardano euforici. Non appena apre la porta vediamo una gabbia abbastanza grande sul pavimento. Troppo grande per contenere un cucciolo così piccolo. Si, è proprio un cucciolo. Avrà quattro mesi, forse, anche meno. Non è di razza, o almeno non ho mai visto un cane di questo tipo.
Ha dei bei colori, è bianco e caffellatte, con una macchia nera che circonda l’intero occhio destro. E’ spaesato e tremendamente triste. Ha una zampa fasciata e non ha nemmeno la forza di alzarsi.
Non appena i miei figli lo vedono sembra che per loro non esisti più nulla. Si avvicinano alla gabbia come incantati da quel piccolo esserino.
Capisco che quel cane da ora in poi sarà il loro cane. Non ho bisogno di parole per capirlo, lo vedo dai loro occhi.

 
<< Prendiamo questo. >> dico subito al proprietario.

 
Questo mi guarda come se fossi pazza e in realtà forse lo sono. Prima pensavo ad un qualsiasi tipo di cane, credevo che loro scegliessero il cane più bello, ma mi rendo conto che non sarebbe mai stato così. Ormai quel piccolo cucciolo sarà nostro, non potrei scegliere neanche io un altro cane, non sapendo la fine che farà quel cucciolo se non lo prenderemo noi.
Qualcuno lo ucciderebbe perché lo considererebbe un peso.

 
<< Ne è sicura? >> domanda il proprietario. << E’  malato, ci sono così tanti bei cani dall’altra parte. >>
<< Prendiamo questo! >> affermano Joseph e Stefan più convinti che mai.
<< Avrà bisogno di tante cure mediche, non solo per la zampa. Chissà cos’altro avrà. L’hanno trovato per strada… >> continua ancora.
<< Per me non c’è nessun problema, i soldi non mi mancano. Riceverà tutte le cure necessarie e tanto tanto amore. >> rispondo sorridendo ai miei figli.

 
Il proprietario afferra una coperta da una mensola e apre la gabbietta. Impiega qualche secondo a tirare fuori il cane, poi lo avvolge nella coperta e me lo porge.
Rimango per qualche attimo con il piccolo batuffolo che ho tra le braccia, poi mi abbasso all’altezza di Stefan e Joseph. I miei figli, non appena lo vedono, lo accarezzano e il cane, come risvegliato, lecca ad entrambi le mani.












 
 
 

                                                                                       * * *
 














Ho lasciato Joseph e Stefan con mio fratello. Avevano appuntamento con il veterinario per visitare il cucciolo e spero solo che non gli trovi nulla di grave.
Non ho fatto nemmeno in tempo ad andare a casa a cambiarmi che sono dovuta correre subito sul set.
Nessun problema se non fosse per il fatto che la mia maglia sa da cane.
La prima ad accorgersene è Candice.
Non appena mi vede mi abbraccia, poi si stacca subito contrariata.
 

<< Neens, ma sai da cane! >> esclama arricciando il naso.
 

Gli odori, con la gravidanza, sono tutti più forti.
 

<< Siamo andati al canile. >> le dico con un alzata di spalle. << Non ho fatto in tempo a cambiarmi. >>
 

Non specifico il soggetto perché ho paura che qualcuno possa sentirci. Non sono pronta per rivelare la verità, non oggi.
 

<< Avete preso un cane? >> urla, quasi, portandosi le mani alla bocca.
<< Si, ora… >> abbasso il tono della voce. << I gemelli e Alex sono andati dal veterinario. >>
<< Davvero? E com’è? >> mi domanda.
<< Malaticcio, ma starà bene. >> mi volto. << Devo andare a cambiarmi almeno la maglia, penso di avere qualche scena o altro in programma. >>
 

Corro più veloce che posso verso il mio camerino schivando e salutando mezza crew.
Apro la porta e mi ci chiudo dentro respirando l’odore da chiuso. Penso che dovrò portare qualcosa per rendere più profumata l’aria, altrimenti morirò di asfissia o qualche malattia simile.
Mi tolgo velocemente la maglietta, rimanendo in reggiseno, e mi butto tra i scatoloni alla ricerca di qualcosa di pulito da indossare, o almeno qualcosa che sappia meno da cane. Faccio per infilarmi la maglietta quando qualcuno fa irruzione nel mio camerino.
 

<< Candice, ti ho detto che dov- >> mi blocco non appena noto chi è realmente entrato.
<< Non sono Candice, o almeno lo spero. >> dice solo. << Scusami, credevo… >>
 

Rimango a fissarlo ancora con la maglietta rossa a mezz’aria colta di sorpresa.
Ian è fermo sulla porta quasi completamente aperta e si sta grattando la testa. Le mie guance si fanno rosse e mi volto dall’altra parte per cercare di bloccare l’affluire di sangue.
Non dovrei vergognarmi, ma… Io e lui… Così vicini… Sulla stessa stanza…
Mi infilo velocemente la maglietta e una volta accertatami di essere vestita mi volto di nuovo.
Il mio volto completamente freddo. Sono riuscita a scacciare l’imbarazzo in una frazione di secondo.
 

<< Cosa ci fai qui? >> domando fredda. << Questo non è più il camerino di Paul. >>
<< Lo so, non cercavo Paul. >> dice sostenendo il mio sguardo. Fa qualche passo in avanti, mentre io ne faccio due indietro. << Sono venuto per te. >>
 

L’ultima frase è un leggero soffio che mi arriva roco. Non è freddo, impassibile certo, ma più normale.
Mi stupisco sempre di come questo uomo possa cambiare umore così facilmente, ma anche io non sono da meno.
 

<< Cosa vuoi? >> gli domando aspra.
<< Non mi è piaciuta l’altra volta… >> dice puntando i suoi occhi sui miei.
 

Cerco di sviare il suo sguardo, ma lui me lo impedisce.
Mi prende il mento e mi costringe a guardarlo. Vorrei chiudere gli occhi, ma non posso. Non posso fare la bambina, non più. Rimango qualche secondo a guardarlo, quasi come sotto l’effetto di una compulsione mentale. Il mio corpo trema leggermente, richiamato quasi a comando. Sono passati anni eppure… Eppure lui mi fa ancora questo effetto.
Alla fine faccio semplicemente quello che mi è più comodo, gli schiaffeggio una mano costringendolo a liberarmi.
Mi scanso malamente da lui e lo guardo truce.
 

<< Non. Toccarmi. >> scandisco bene le parole.
 
Abbassa leggermente lo sguardo, quasi ferito dal mio tono tagliente.
Non mi importa. Mi ha ferito così tante volte e penso che ripagarlo con la stessa moneta sia giusto.
No, in realtà non lo è. Non sono mai stata così… Spietata.
Ma non è colpa mia se sono diventata così.
Ci siamo sempre fatti del male a vicenda e continueremo sempre a farcelo.
Siamo tossici, entrambi. Io per lui, lui per me.
 

<< Come ho fatto a ridurti così? >> domanda più a se stesso che a me.
 

Rimango spiazzata da questa domanda.
E’ amareggiato, ferito e… Dispiaciuto. E’ forse dispiaciuto per me.
Mi ammorbidisco leggermente e lo guardo. Così indifeso, così diverso dall’uomo che mi ha detto quelle cattiverie quella notte.
Sembra quasi l’uomo di cui mi sono innamorata.
Non faccio in tempo a sorridere che mi blocco.
Lui, però, è l’uomo di quella notte e qui non siamo sui film dove ognuno chiede scusa ed è finita lì. Qui siamo nella vita reale e la mia, di vita, non è un gioco.
Non può venire qui e fare il pentito.
Lo odio.
 

<< Sai perfettamente la risposta. >>
 

Fredda. Spietata. Cattiva.
Ecco la mia risposta.
Sussulta leggermente, non aspettandosi la mia risposta. Lui pensa di avere a che fare con la Nina di sette anni fa, ma si sbaglia. Sono cresciuta e sono andata avanti, senza di lui. Mi sono fatta forza da sola e sono andata avanti da sola, come sempre.
Ho dovuto abbandonare tutto per lui, ma ne sono uscita più forte di prima.
Ne sono uscita vincitrice, forse.
 

<< Se sei venuto qui per scusarti, è troppo tardi. >> dico poi afferrando il mio cellulare e infilandomelo in tasca.
 

Devo andare.
Devo uscire da qui. Non posso stare un altro minuto in più.
Ho bisogno di una boccata d’aria.
Finalmente alza il capo e ritorna freddo, distante.
 

<< Ero venuto a dirti che il nostro comportamento non dovrà influire sulla serie. >> mi risponde solo.
 

Davvero sei venuto a dirmi questo, Ian?
Davvero sei così codardo da non riuscire a prenderti le tue responsabilità?
Che razza di uomo sei diventato?
 

<< Sono una professionista. Non è successo nulla per anni, non succederà niente neanche quest’anno. Forse, quello a doversi preoccupare sei tu. >>
 

Esco dal mio camerino lasciandolo lì dentro e mi dirigo verso la sala riunioni dove Julie mi sta aspettando.
Ian rimane lì, non mi segue, non ribatte.
Perché deve sempre finire così tra di noi?
Perché non possiamo mai avere un dialogo civile?
Questo non lo saprò mai.

 
 
 
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Scusate se sono sparita per un po’, ma I’m here.
I professori hanno deciso di non darci tregua e studio tutto il giorno, non avendo tempo per scrivere.
Questo capitolo l’ho scritto tutto oggi e per postarlo non l’ho nemmeno ricontrollato. Se ci sono errori lo controllerò sabato è che non vedevo l’ora di postarlo per farvelo leggere :’)
Ringrazio anticipatamente le meravigliose ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo, ben dieci. Grazie di cuore, davvero <3 Ho letto le vostre recensioni e risponderò a tutte entro sabato ^^
Finalmente ritornano i gemelli che hanno scelto il loro cucciolo. Mi è piaciuto un sacco scrivere questa scena e può essere banale, ma è giusto che nella storia ci siano scene di quotidianità, no?
La parte difficile e bella da scrivere, però, è stata un’altra: Ian e Nina.
Sempre quei due e finiscono per litigare, ancora. A quanto pare riescono a fare solo questo.
Nina è fredda, distante, ma Ian non è da meno, anche se sembra un po’ bipolare. Prima è angosciato, pentito, e poi ritorna freddo.
Che si stia pentendo di quello che ha fatto?
Chi lo sa :)
Alla prossima <3

 
  
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