"Ti prego, non lasciarmi."
Sussurrava Ben in preda alla sua solita crisi nervosa dovuta alla cocaina. Tremava, piangeva, aveva bisogno di aiuto, anche se -per lui- aveva bisogno di altre dosi.
"Non.." 
Balbettava qualche parola che Beverly non faceva fatica ad intuire, ma era sempre la stessa storia: prometteva di cambiare, di migliorare, di amarla come meritavano quei dolcissimi occhi grigiastri, e poi una sera faceva tardi al bar dove si erano dati appuntamento, lei andava a recuperarlo in casa sua, sapendo di trovare una non troppo anziana signora dai capelli rosso mogano e dal cuore acido e indifferente con un figlio ancora in casa. Ancora in camera, tra droga e donne viandanti.
Bussava, bussava ripetutamente a quel portone color verde acido, e con foga si dimenava per giungere al più presto nella piccola toilette della stanza del suo fidanzato. Era fortunata se non trovava una bionda al suo fianco. Spesso faceva finta di niente. "Ha dei problemi" si diceva quasi tra sè e sè, e con questa effimera giustificazione continuava ad amarlo e ad accudirlo. 
Intanto una madre con sguardo assente e sorriso rivolto al nulla, se ne stava stravaccata sul divano di fronte a canali poco educativi trasmessi in una televisione vecchio stile. Tutto molto trasandato, un ambiente sporco e un amore malato.
"Ho bisogno di te."
Ripeteva Ben cercando con fatica di raggiungere gli occhi tristi di Beverly che cercava di farlo stendere nel suo letto, spesso mancante di lenzuola che giovani donne si erano portate via senza cura di restituire.
Trascorreva la notte sveglia al suo fianco, Beverly. Lo guardava, lo osservava, si chiedeva perchè; le domande, a dirla tutta, erano molte più di quanto le sue mani potessero contarne, i dubbi superavano l'oltremisura, ma si trattava di un amore a senso unico: uno ama e l'altro necessita.

Si svegliò di soprassalto, sudata ed angosciata dai pensieri che le assalivano il cervello nel momento in cui era più fragile, di notte. Si alzò a fatica spostando le lenzuola rosa candido e, infilandosi un paio di pantofole consumate dal tempo, raggiunse lentamente la cucina, per poi appoggiarsi ad uno sgabello con affanno. Tese il braccio e si versò un bicchiere d'acqua, probabilmente l'avrebbe calmata, o invece forse era solo un tentativo di annegare i dispiaceri in quel contenitore piccolo piccolo ed ingoiare il peggio. Un respiro profondo. Era già l'alba.