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Autore: Barry Q    07/03/2015    1 recensioni
Desiree Mancini è stata per anni vittima di bullismo, ma quando un'irreversibile tragedia investe la sua vita e quella del piccolo paesino in cui è nata e cresciuta, non sopporta più la vista dei luoghi e delle persone che le hanno reso l'esistenza un inferno, così, decisa a non subire mai più, parte, non lasciandosi dietro alcuna traccia.
Oggi, però, Desiree è tornata e la scoperta che il passato non ci lascia mai del tutto la riporta nuovamente in quel vortice di cattivi pensieri di cui credeva d'essersi liberata.
Il bullismo lascia un segno. Indelebile.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Desiree prese posto sulla sedia che le venne offerta.
Le tremavano le mani, ma andava bene così. Significava che teneva a quel posto di lavoro più che a qualsiasi altra cosa riempisse le sue giornate, significava che ne sarebbe valsa la pena.
Per l'occasione aveva indossato un cardigan viola, il colore che le aveva sempre portato fortuna, o così credeva, ed una gonna di lino nera lunga fino alle caviglie.
Copriva le gambe, copriva i grossi polpacci, le orride vene varicose che cominciavano a sbucare, numerose e fiere.
Si era dimenticata di sfilarsi il lungo trench color crema, ma non importava poiché nell'ufficio della preside Farrini la temperatura sfiorava lo zero e Desiree non si sarebbe affatto stupita di vedere spuntare un pinguino da sotto la scrivania.
Si trattava di una stanza tutta decorata sulle tonalità del grigio. Grigio alle pareti, grigio sui mobili, grigia la moquette; grigi erano persino i fiori appassiti che agognavano un solo raggio di sole, sufficiente a placare la loro inesorabile discesa verso una morte assicurata.
Persino il cielo al di là della finestra era grigio.
La preside Farrini picchiettava le dita sul tavolo, assorta nei propri pensieri, persa tra le parole in carattere Times New Roman che si accalcavano sotto la scritta “Curriculum Vitae, Desiree Mancini”.
Desiree, dal canto suo, non riusciva a non guardarsi intorno e a non scostarsi dal viso le ciocche di capelli castani che in realtà non si erano mosse di un solo millimetro, intrappolate com'erano in una coda di cavallo che non l'aveva soddisfatta minimamente ma che i minuti di ritardo accumulati non le avevano concesso di aggiustare.
Non si era nemmeno truccata e pregava Dio che il pallore del suo viso orribilmente rotondo non terrorizzasse la preside, pregiudicando il suo futuro lavorativo.
Da anni tentava di farsi assumere e da anni falliva miseramente.
“Signorina Mancini” esordì d'un tratto la donna al lato opposto della scrivania, sistemandosi gli occhiali sul naso e penetrando le difese di Desiree con quel suo sguardo da predatrice che da decenni intimoriva generazioni di studenti “Signorina Mancini, che curriculum!”.
Desiree non riusciva proprio a capire se la donna fosse entusiasta o semplicemente indignata.
Azzardò un sorriso e sospirò di sollievo quando la Farrini lo ricambiò, rivelando una dentatura storta e ingiallita dalle troppe sigarette fumate.
“Ma mi dica” riprese, abbandonandosi allo schienale della poltrona di pelle sulla quale sedeva e accarezzandosi il mento con una mano “Perché dovrei assumerla? Perché dovrei finanziare questo suo progetto?”.
Desiree, la quale già si torceva le mani, al riparo da occhi indiscreti sotto la superficie macchiata di caffè della scrivania, si schiarì la voce e si impose di mantenere la calma.
Non era arrivata fin lì per mandare tutto in aria un'ennesima volta. Non era arrivata fin lì per stringere la mano a chi aveva in mano il suo futuro e andare via.
Era arrivata fin lì per restare, per fare qualcosa, per aiutare, per essere se stessa, per ricorrere alla verità e cambiare le cose.
“Tengo a questo progetto più che a qualsiasi altra cosa io abbia fatto nel corso della mia vita” confessò “Il bullismo nasce tra le pareti di scuola, ma ce lo si porta dietro per sempre. Voglio raccontare la mia storia e cambiare quella di chi non ha il coraggio di dire basta”.
“È ammirevole” annuì la preside Farrini, risistemandosi gli occhiali sul naso e passandosi una mano tra i sottili capelli castani, umidi d'unto o di sudore “Ma vorrei prima conoscere io la sua storia. Le dispiace?”.
Nella mente di Desiree si affollarono le immagini di una vita intera.
Il sangue, le grida, Marcello, Lucia, quella triste rosa bianca, il volto duro di Giacomo, le lacrime di Ettore.
Ricordò tutto e le vene mutarono in tubi di ghiaccio, raggelati dai ricordi di un inamovibile tumore.

  
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