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Autore: LaRagazzaImpossibile    07/03/2015    1 recensioni
Volete rilassarvi? Eccovi una Colepaldi leggera da leggere con una tazza di tè e biscotti!
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Togliete il Dottore, togliete Clara, togliete che Peter e Jenna sono attori famosi.
Immaginateli come una ragazza in cerca di una nuova vita e un uomo di mondo, accomunati da un incontro speciale.
Buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jenna-Louise Coleman, Peter Capaldi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Tè, biscotti e Colepaldi -
 
Capitolo 4: "Wau"
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Jenna si chiuse la porta di Peter alle spalle, sorrise, si fermò un attimo e sgattaiolò nel suo appartamento perennemente in disordine.
Erano le 16:45, e alle 20:30 mancava ancora molto.
Prese dei soldi e decise di andare a fare un giro in cerca di qualcosa per la serata.
Coventry offriva tanto, tanti negozi, outlet e cose bellissime.
Entrò in un centro commerciale a caso, attirata da due splendidi abiti in vetrina, uno rosa antico, uno nero, lunghi e meravigliosi, forse troppo lunghi, almeno per lei.
Chiese consiglio alla commessa: "salve, ho una serata importante oggi, una cena particolare, ho bisogno di un abito adatto".
La commessa fu lieta di aiutarla, le mostrò gli abiti più raffinati: brillanti, scollati, stile impero, da gala, alcuni addirittura le fecero pensare di essere troppo per una serata con un galante impacciato.
Venne colpita da un abito blu navy, lungo fino a terra, con le spalline larghe, abbastanza aperto sul retro, aderente fino ai fianchi, ma morbido lungo tutte le gambe.
Preso.
Il prezzo era anche abbastanza ragionevole, quindi non si lasciò sfuggire l'offerta, prese l'abito e basta, scarpe e stola li aveva già, avrebbe messo entrambi neri.
Si riavviò soddisfatta verso casa, facendo attenzione a non farsi vedere con l'acquisto da Peter.
Ne aveva di abiti eleganti, ma uno in più fa sempre bene.
Aveva ancora tempo, così decise di continuare a mettere a posto casa, entrando ancora una volta nel morbido outfit casalingo.
Entro le 19:00 il soggiorno si completò, così decise cominciare a prepararsi, mise via lo chignon, e creò un'acconciatura elegante, ma non troppo appariscente mentre divertita pensava a quanto impacciato sarebbe potuto risultare Peter nella serata, forse l'avrebbe portata a mangiare una pizza in una pizzeria che lui potrebbe ritenere raffinata perchè puramente italiana, o magari l'avrebbe portata a ballare il twist, o magari avrebbero bevuto birra seduti su una panchina in abiti eleganti.
Tutti questi pensieri la divertivano.
Niente rossetto rosso questa sera, sarebbe risultata sproporzionata ed aggressiva, anche se lei adora il rossetto rosso acceso, il suo trucco da sera era concentrato sugli occhi resi profondi e felini dal nero, le labbra erano semplicemente lucide, indossò i gioielli più eleganti e l'orologio più fine che aveva, tolse anche lo smalto color vinaccia, le sue piccole mani risultarono delicate e decorose.
Infine mise le sue meravigliose decolletè nere lucide e la stola nera trasparente, fu proprio quando se l'avvolse sulle piccole spalle che le quattro famose bussate rintonarono sulla Sua porta.
Il cuore accellerò a dismisura.
Perchè? 
Boh.
Si avvicinò alla porta, abbassò la maniglia e fece un respiro profondo prima di aprirla.

Oh, Peter.

Indossava uno smoking completamente nero, gli unici punti meno oscuri erano la camicia di raso sotto la giacca e le sottili righe grige della cravatta nera, anche la lucentezza delle scarpe dava un certo effetto.
Tutto quel nero incorniciava perfettamente il suo viso pallido, i suoi occhi color oceano e i suoi capelli brillanti.
Peter si era preparato lo sguardo più affascinante del mondo, ma venne smorzato da una valanga di parole che non osavano uscire dalla sua bocca se non con un secco e sospirato "wau" lasciando socchiuse le sue labbra sottili.
Jenna abbassò lo sguardo imbarazzata e sorrise "wau è un termine cavalleresco?" chiese ironicamente.
"sei...meravigliosa", non riuscì a ringraziarlo, era tanto imbarazzata quanto compiaciuta, per darsi sicurezza alzò il mento e accennò ad un sorrisetto fiero e furbo, porse la mano a Peter, che ancora una volta tornò a scaldarla con il baciamano più raffinato di sempre.
"ecco dove avevi sbagliato -disse lei, Peter curioso di sapere l'errore alzò lo sguardo verso i suoi occhi penetrando le iridi color nocciola di Jenna- il baciamano si fa in piedi, sempre".
Tornò a sfoggiare lo sguardo affascinante che aveva studiato mentre metteva la cravatta: orecchie tese per allungare gli occhi, ghignetto malizioso all'angolo della bocca e testa leggermente chinata di lato, ma proprio leggermente, perchè era perfetto, porse il braccio a Jenna che sorridente lo avvolse con il suo, si voltò e chiuse la porta.
"Dove andiamo?" chiese mentre scendevano elegantemente le scale.
"in un posto speciale per una serata speciale" rispose sfoggiando tutta la serietà che aveva.
Uscirono dalla palazzina ed entrarono nella macchina di Peter, una volvo s60, bella macchina.
Come galanteria richiede, Peter aprì la portiera, prese la mano di Jenna e la fece accomodare in macchina per poi chiuderla e dirigersi al lato guida.
Percorsero qualche kilometro, in silenzio, Jenna ammirava dal finestrino le strade notturne di Coventry,  illuminate dalle luci e dai colori delle vetrine.
Arrivarono in un ristorante, Peter parcheggiò e, ovviamente, scese dall'auto per aprire ancora una volta la portiera di Jenna.
Chiuse l'auto e ancora sottobraccio a lei entrarono nel locale.
"red velvet -illustrò Peter alzando lo sguardo verso l'insegna- il mio ristorante preferito", Jenna annuì e ammirò il cortile del ristorante, ovviamente troppo freddo per restare fuori.
Entrarono, il salone era ampio, le vetrate ampie, i tavoli piccoli e riservati, minuziosamente decorati con vasi di camelie.
Rosso, quasi tutto.
Le tende ampie di velluto delle finestre, i tovaglioli sulle eleganti tovaglie color avorio, i cuscini delle sedie decorate.
Si diressero verso il tavolo, decorato come tutti da un fine vaso di camelie bianche, su di esso era posta una sottile etichetta che in un corsivo delicato idicava "Capaldi - Coleman".
Le spostò la sedia, e Jenna si sedette prendendo in mano l'etichetta.
Peter si sedette accanto a lei e spezzò la tensione leggera che si avvertiva insieme all'odore di mare e al suono del pianoforte di turno quella sera: "almeno non hanno scritto Mr. Capaldi".
Jenna sorrise e cominciarono a parlare.
"Allora?" chiese Peter curioso sperando di aver centrato ogni cosa.
Ancora una volta Jenna alzò il mento con aria superiore "non saprei, finora sei andato bene, ma la serata non ancora inizia".
Peter annuì sorpreso, mosso ancora di più dalla sfida e dal 'ora vedremo chi vincerà'.
Le portate arrivarono, il menù lo aveva scelto Peter personalmente, un menù semplice, pesce soprattutto, un antipasto, un primo, due secondi e un contorno.
Nulla che appesantisse, la cena era alleggerita dalle loro conversazioni, dalle risate, e da quanto bene si sentissero l'uno accanto all'altra.
Peter riuscì a mettere galanteria e raffinatezza in ogni gesto: dal prendere il tovagliolo per pulirsi le labbra, al versare il vino a Jenna, ad afferrare il calice dello stesso, a parlare, tutto.
Ciò sorprese davvero Jenna, lei non aveva bisogno i sforzarsi, possdeva tutta la classe che il momento richiedeva.
"mi ricordi un personaggio di una storia che mi raccontava mio padre" disse lei;
"sarebbe?"
"Il cavaliere d'argento, un ragazzino scalmanato di giorno, ma un gentiluomo di sera"
"oh si, la conosco"
"mi ricordi lui" sorrise Jenna,
"è un onore" disse Peter portandosi il vino alla bocca.
Ad un certo punto la serata prese una svolta, Peter si alzò e con una mano dietro la schiena, rivolse l'altra a Jenna ancora seduta per invitarla a ballare.
Jenna esitò qualche istante fin quando Peter aggiunse "sono un cavaliere d'argento che invita la sua dama, la dama non può rifiutare".
Jenna guardò divertita prima la sua mano elegante e segnata, poi guardò lui fin quando poggiò la sua piccola mano decorosa sulla sua e si alzò in piedi.
Era elegante anche il modo in cui Peter la condusse sulla pista, le due mani sollevate fino a quando arrivarono al centro, si fermarono di fronte reciprocamente, le mani che si tenevano cominciarono a incastrarsi mentre la piccola mano si poggiò sulla grande spalla, e la grande mano sulla delicata schiena.
"Oh non ci credo -disse Jenna tremante- mi stupisci davvero".
Peter non smontò di una vigola il suo sguardo  prima di iniziare a muovere i piedi finchè annuì alzando le sopracciglia e cominciarono a ballare.
Ballavano molte coppie, ma loro due...bhe, erano loro due.
Jenna formalizzò la situazione: "non mi hai detto però di cosa ti occupi tu" disse;
"io sono un editore, ho una piccola casa editrice, do vita alle storie delle persone", Jenna annuì complice ruotando la testa e arricciando le labbra.
"ma -continuò Peter- nel tempo libero sono un artista" detto questo lasciò la mano di Jenna e la fece roteare elegantemente su se stessa due volte riprendendola e incastrando perfettamente la sua mano in quella di lei, i loro volti si ritrovarono a pochi centimetri di distanza, la danza si fermò qualche secondo e riprese quando Jenna chiese "un artista?".
Di nuovo leggermente distanti.
"Hai presente i quadri appesi nel mio appartamento?" continuavano a ballare.
"sisi" rispose lei.
"Li ho dipinti io, copiando ovviamente Picasso e Kandinskiji, che è il mio preferito".
"Perchè adori Kandinskiji?" ma che domanda è Jenna?? -pensò.
Peter alzò gli occhi "Kandinskiji, i suoi quadri sono molto confusi, pieni di macchie di colori irregolari -cominciarono ad avvicinarsi- eppure se li osservi bene conservano un ordine perfetto, è l'artista che ha creato l'ordine...dal caos, mettendo la sua anima nelle sue opere..guarda me, guardami stamattina, ma guardami ora".
Jenna si sentiva completamente drogata dalle sue parole, pendeva dalle sue labbra.
O era il vino?
Il ballo si concluse, Jenna pensò a quanto ordine c'era nel disordine di un impacciato artista di giorno ma di un cavaliere d'argento di notte.
La serata si concluse fuori dal locale, passeggiarono per le vie raffinate di Coventry, sottobraccio.
"allora -chiese Peter- quali sono queste cose molto personali?"
Jenna abbassò lo sguardo, ma decise di confidarsi "a Cardiff, ho conosciuto un ragazzo, Samuel, siamo stati insieme per..tanti anni, dovevamo sposarci, a breve.."
"sposarvi? Così giovani?"
"è amore..l'età non conta -rispose Jenna- o meglio lo era, ma la sera prima del matrimonio, io ero fuori per l'addio al nubilato, lui anche..ci saremmo sposati, se non fosse per il fatto che...la mattina del matrimonio era nel nostro futuro letto coniugale con una ragazza di troppo"
"oh, mi dispiace, era ubriaco?"
"no, mi ha tradita di proposito, o meglio era da tempo che quei due se la spassavano, ma l'ho scoperto nel giorno sbagliato secondo lui, parole sue"
"io credo che tu l'abbia scoperto al momento giusto"
"dai, non parliamone" 
"oh certo"
"ascolta, sono un po' stanca, parlare di ciò mi fa sempre un certo effetto, dato che la cosa è successa...recentemente"
"perdonami se ho tirato fuori l'argomento" disse Peter imbarazzato mentre si rigiravano per dirigersi alla macchina.
"ma figurati, anzi...sono felice di aver incontrato qualcuno come te, sei riuscito a darmi una smossa".
Peter sorrise.
Arrivarono alla macchina, e di nuovo lui aprì la portiera, "galante fino alla fine, eh?" riprese Jenna facendolo sorridere ancora una volta.
Tornarono a casa e i gesti galanti furono sempre quelli.
Salirono le scale e si trovarono davanti alla porta di Jenna.
Infilò la chiave nella serratura e si girò di fronte a Peter che era vicinissimo a lei.
Si era avvicinato mentre lei apriva con le chiavi.
Restarono qualche secondo in silenzio, anche coi tacchi, Jenna era più bassa di lui, erano così vicini che lei sentiva il suo profumo di muschio piacevolmente aromatizzato con il vino di quella sera.
Era il caso di dirlo "wau".

Peter chinò leggermente la testa di lato e abbassò lo sguardo sulle labbra di Jenna, anche lei spostò lo sguardo sulle sue labbra.
Jenna fece un passetto indietro e Peter poggiò le mani alla porta all'altezza dei fianchi di Jenna, ma senza toccarla.
Le loro labbra erano vicine quanto i loro profumi.
Il cuore di Jenna voleva esplodere, ma lei no.
"Peter" -interruppe il momento, Peter allontanò la testa;
"mh?" -emise un suono interrogativo a voce bassa e tremendamente calda;
"stai perdendo la sfida" sussurrò lei continuando a fissare le labbra di lui, finchè le loro pupille tornarono a incastrarsi perfettamente.
Peter comprese, il ghignetto affascinante modellò ancora una volta l'angolo delle sue labbra, tutto il fiato che si era preparato a trattenere lo spinse fuori col naso, senza sembrare deluso, chiuse gli occhi e li riaprì, consapevole che non poteva esserci nulla quella sera.
Neanche un bacio
Aveva paura di aver rovinato la serata.
"Sono stata benissimo" disse lei a voce calma e roca, cosa che compiacque  il suo cavaliere d'argento;
"anche io -disse allontanandosi- buonanotte Jenna" -baciamano. Sorriso di lei.
"Buonanotte" sussurrò, ed entrambi tornarono a casa propria.
Spogliati, via il trucco, via la cravatta, via le scarpe lucide, via la stola, entrambi.
Entrambi nel proprio letto, entrambi nello stesso momento.
Ma nessuno dei due dormiva.

E non avrebbe dormito nessuno quella notte.
   
 
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