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Autore: yllel    07/03/2015    2 recensioni
Considera la somma di tutte le cose e rifletti: se togli un elemento, quello che rimane e' ancora accettabile?
Questo e' il seguito di "Broken".
Post terza stagione e sherlolly. Di nuovo.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Che dire? Scusate per l’attesa, questo è il penultimo capitolo. Dedicata a martiachan che ha commentato tutti i precedenti e alla quale, se non sbaglio, avevo detto qualcosa del tipo... non dovrei metterci molto ad aggiornare.

 
LA SOMMA DI TUTTE LE COSE

CAPITOLO 8

 
 
“Ti rendi conto, vero, che al momento questo  è uno dei posti più sicuri al mondo?”
“Non quanto la casa dei miei genitori, te lo assicuro” mormorò distratto Sherlock continuando a guardarsi in giro.
John fece un sospiro.
Naturalmente.
 “Ma tu” disse nel tentativo di ricostruire i fatti “credi comunque che chiunque ci sia dietro questa storia stia per far saltare il Parlamento”
“Si”
“E saresti cosi gentile da dirmi come sei arrivato a questa conclusione?”
Il tono frustrato del Dottore sembrò avere un qualche potere sul consulente investigativo, il quale finalmente posò i suoi occhi sull’amico.
“Thompson ha detto che l’uomo per cui lavora non ama lasciare le cose a metà e poco più di un anno fa noi abbiamo evitato che il Parlamento esplodesse, ricordi?”
John scosse la testa.
“Non credo che riuscirò mai a dimenticare quella notte... sta sicuro. Ma perchè proprio qui? Non potrebbero esserci un sacco di altre situazioni rimaste a metà di cui potrebbe volersi occupare il nostro uomo misterioso?”
Anche Sherlock scosse la testa.
“Mycroft ha confermato che è in atto una seduta straordinaria per approvare un disegno di legge che limiterà le grandi società finanziarie nello spostamento di ingenti capitali all’estero” rispose rapido “Se il disegno passa, come sembra sia probabile, il reciclaggio di denaro e il finanziamento occulto saranno più difficili. L’uomo che stiamo cercando ha grandi risorse economiche e le gestisce in modo criminale, ha ogni interesse per fermare questa legge. Pensa al caos finanziario e politico che potrebbe venire da un attentato come questo”
“Tuttavia...”
“E deve per forza essere qualcosa che ha a che fare direttamente con me... Tutta questa storia fin dall’inizio non ha fatto altro che puntare verso Moriarty per attirare la mia attenzione.
Qualcuno stava giocando con me, qualcuno che gli era vicino”
Sul viso di John passò un’ombra.
“Credi che sia una persona che lavorava con lui? Qualcuno che lo conosceva cosi tanto da avere voglia di vendetta, ma che al contempo ha come ultimo scopo quello di fermare questa legge?”
Prima che Sherlock avesse la possibilità di rispondere, Donovan arrivò mentre stava concludendo una conversazione al cellulare.
“Il Primo Ministro non vuole interrompere la seduta fino a che non ci sarà un pericolo reale, sembra che siano mesi che tenta di far passare questa normativa e non vuole perdere l’occasione. Per ora i cani e le squadre non hanno rilevato nulla. Esplosivi o altro” disse la donna in tono frustrato.
Deve essere per forza qui...” mormorò Sherlock a denti stretti, prima di ricominciare a guardarsi in giro.
“Beh, spero per te che sia cosi. Se ti sbagli e succede qualcosa da un’altra parte sarà un vero casino” commentò l’agente prima di rispondere ad una nuova telefonata.
“Oh... grazie per non aver voluto aggiungere ulteriore pressione alla situazione” mormorò scocciato John, ma il consulente investigativo  scosse la testa.
“Ha ragione, invece. Se mi sbaglio...”
“No” lo interruppe il Dottore “se dici che è cosi io mi fido. So che hai ragione. Devi solo trovare l’ultimo tassello, come quella volta con Moran. So che puoi farcela”
Sherlock cominciò a passeggiare nervosamente.
“Quella volta fu per un caso di cui io e Molly ci occupammo... il tizio fissato con la metropolitana ci fece vedere le incongruenze dei filmati e cosi individuammo la stazione fantasma e” si interruppe con un’espressione  meravigliata sul volto.
Esattamente a metà...” mormorò voltandosi lentamente verso John.
“Che cosa?” gli chiese quest’ultimo confuso.
Sherlock cominciò a sorridere.
“Non si tratta solo dell’attentato, ma dell’azione stessa di  Lord Moran... lavorava già per il nostro misterioso personaggio...” il detective sbarrò gli occhi mentre la soluzione gli si profilava davanti “il quale sta riprendendo esattamente da dove tutto è stato interrotto”
L’amico ci mise solo qualche secondo a capire.
“Ha rimesso la bomba esattamente dove era stata piazzata la prima volta. Ma è pazzesco!”
Sherlock annuì.
“A nessuno sarebbe venuto in mente di cercarla di nuovo li e Thompson poteva facilmente accedere anche a tutte le linee sotteranee!”
I due si precipitarono verso lo stesso percorso che più di un anno prima li aveva portati sotto terra a individuare una carrozza piena di esplosivo.
“Sherlock aspetta! Dobbiamo mettere al corrente gli altri!”
John avvertì un pauroso senso di deja vu e si chiese per un attimo se anche questa volta ci sarebbe stato un interruttore da schiacciare.
Parecchi metri davanti a lui, il suo compagno non si curò di rispondergli e aumentò il passo, costringendolo a fare uno sforzo ulteriore per stargli dietro.
E a un certo punto, eccola.
Di nuovo la stessa carrozza. Nello stesso punto.
Con un movimento frenetico Sherlock si inginocchiò sul pavimento al centro della vettura e lo sollevò, ma si ritrovò a fissare solo uno spazio vuoto.
“Dove diavolo è il timer?” gridò John osservando impotente le cariche di C4 legate ai sedili.
“Evidentemente non hanno tenuto proprio tutto allo stesso modo!” rispose Sherlock, cominciando a cercare intorno a sè.
“Non sappiamo neanche quanto tempo abbiamo!” urlò di nuovo  il Dottore.
L’amico gli gettò un’occhiata veloce.
“Vattene John!”
“Non ci penso nemmeno, questa cosa la risolviamo insieme!”
“Pensa pensa pensa...” Sherlock si passò le mani tra i capelli, prima di alzare la testa di scatto “sotto!”
I due uscirono a razzo dalla carrozza e si infilarono sotto di essa, dove trovarono il timer.
“Sherlock!”
“Ho visto!”
Cinque minuti all’esplosione.
E nessun interruttore, questa volta.
Sherlock lanciò un grido di frustrazione e si raddrizzò per entrare di nuovo nella carrozza, doveva per forza essergli sfuggito qualcosa, non era possibile che
“Ciao Sherlock”
La voce e il viso di Moriarty bloccarono ogni pensiero che stava per formarsi nella sua mente.
“No”
Sherlock osservò il monitor con un’espressione mista tra incredulità e determinazione.
Il volto di Moriarty era ancora li, fisso sullo schermo.
Troppo fisso pensò John quando si riprese dallo stupore.
“È un fermo immagine su una base registrata” disse a denti stretti.
“Esatto, Dottor Watson. Non uno dei migliori, lo ammetto... ma pur sempre efficace, non crede? Jim si è divertito a registrarne qualcuno prima di farsi saltare il cervello, cosi... in caso di evenienza. Quello di qualche settimana fa è stato particolarmente efficace, non trova?”
La voce che ora stava parlando dimostrava  la stessa cadenza di Moriarty, ma era indiscutibilmente diversa e proveniva da alcune casse sistemate lungo il soffitto.
 “Chi è Lei?” domandò Sherlock.
Si udì una risata sommessa, poi la voce parlò di nuovo.
“Che delusione. Pensavo che ormai l’avesse capito, Signor Holmes”
“E io pensavo che Lei fosse solo una leggenda” fu la risposta del consulente investigativo.
La risata questa volta fu più decisa.
“Lei mi lusinga, Signor Holmes”
John squadrò confuso l’amico.
“Sherlock?”
Lui si voltò.
“Jacob” disse con voce grave “il maggiore dei due fratelli Moriarty”
Il Dottor Watson non potè reprimere un gemito.
“Ce ne sono due?” gli chiese allibito “e tu l’hai sempre saputo?”
“Non sia cosi affrettato nelle conclusioni, Signor Watson!” si intromise di nuovo la voce “Le assicuro che ho sempre tenuto un profilo molto basso e che la mia esistenza è sempre stata molto discreta. Il Signor Holmes potrà aver sentito parlare di me, ma non ha mai avuto prove del fatto che io esistessi davvero. Diciamo che io e Jim non avevamo gli stessi interessi e lo stesso modo di operare”
“Però condividete la stessa passione per  i melodrammi” commentò Sherlock, cominciando a riesaminare l’ambiente intorno a lui.
Ci fu un attimo di silenzio.
“Oh, si riferisce alla piccola riapparizione di Jim sugli schermi... molto carino, non trova? Gli sarebbe piaciuto, ne sono sicuro. Cosi telegenico...” disse infine la voce “Diciamo che mi sono preso qualche soddisfazione in queste settimane.. perchè no, in fondo? D’altronde, se il mio caro fratello ha sempre tratto cosi godimento dal giocare con Lei, Signor Holmes, qualche lato positivo ci sarà pur dovuto essere, no?”
“Suo fratello era un pazzo assassino che non ha esitato a togliersi la vita pur di dimostrare il suo punto di vista” disse Sherlock con rabbia.
“Io la chiamerei coerenza e penso che parte di quello che è successo sia piuttosto da imputare a Lei” ribattè la voce con un tono irato.
Il consulente investigativo scosse la testa.
“Non mi scuserò per essere sopravvissuto, se è questo che vuole”
“No... naturalmente no. Ma vede... capisce bene che la famiglia è la famiglia. Potrò non essere sempre stato d’accordo sul modo di agire di Jim, ma questo non significa che io non abbia pensato di vendicarlo”
“E come? Facendo deragliare un treno e saltare in aria il Parlamento del Regno Unito?”
John assisteva a quella conversazione surreale e nel frattempo si era unito a Sherlock nello scandagliare ogni angolo della carrozza, alla ricerca di un modo per fermare l’esplosione.
“Trovato qualcosa di interessante, Dottor Watson?” chiese la voce, evitando di rispondere all’ultima domanda che le era stata posta.
“No” rispose lui seccamente, rendendosi conto che i loro movimenti erano in qualche modo monitorati.
“Forse perchè non c’è niente da trovare” dichiarò Sherlock “ È un comando a distanza, vero? Di nuova generazione... impossibile da disattivare. Mi chiedo come ne sia venuto in possesso, è in fase sperimentale persino per l’esercito”
 “Sarebbe stupito di sapere quante cose possono comprare i soldi, Signor Holmes.”
“Che. Cosa. Vuole?” ripetè Sherlock, valutando che ormai i minuti rimasti erano quattro.
“Faccia evacuare il Parlamento e io disattiverò il timer. Ma non faccia intervenire nessuno, rimaniamo un po’ soli quaggiù, ho voglia di parlare” rispose con voce tranquilla Moriarty.
“Parlare? È per questo che sono qui? Per parlare e per dare un ordine che anche Lei avrebbe potuto ottenere con una semplice telefonata anonima che annunciava la bomba?”
L’uomo rise di nuovo.
“Lei è proprio come La descrivono, Signor Holmes. Ansioso di conoscere anche se il tempo stringe. Le rimangono tre minuti”
Sherlock scosse la testa.
“Il cellulare non ha campo”
“Sbagliato” ribattè divertita la voce “provi a controllare”.
Il consulente investigativo prese il telefono dalla tasca e lo fissò.
Piena ricezione.
Fece partire la chiamata.
“Donovan”
“Fai evacuare il Parlamento”
“Che cosa?”
“Dai l’ordine di far uscire tutti. Abbiamo trovato la bomba”
“Cavolo. Dove sei? Faccio intervenire gli artificieri”
“Non c’e’ tempo, manca poco. Fai evacuare tutti”
“Ehi se la bomba scoppia stiamo comunque parlando del Parlamento del Regno Unito! ”
“Dannazione Donovan fa come dico. Fidati”
La donna dall’altra parte del telefono esitò per un attimo e poi fece un sospiro.
“Ok. Do immediatamente l’ordine”
Sherlock riattaccò e fece un gesto a John, che uscì velocemente dalla carrozza e si sporse sotto il pavimento per controllare il timer.
“È bloccato!” urlò con un tono di sollievo.
“Ha ottenuto quello che voleva, la seduta è interrotta” disse il consulente investigativo, suscitando un’altra risata.
“Si... anche se naturalmente non era il mio unico obiettivo.  
Volevo avere la possibilità di conoscerla e di parlare con Lei, La fissazione di mio fratello nei Suoi confronti  mi ha sempre stupito e incuriosito, devo dire che da un certo punto di vista lo capisco. Il gioco, il mistero... affascinanti. Ma anche oltremodo complicati.
Troppo sforzo, non ci sono abituato... di solito io amo agire in modo diverso e non condivido i metodi che mio fratello usava... non come prima soluzione, comunque. Un anno e mezzo fa l’esplosione del Parlamento mi avrebbe fatto molto comodo e voi l’avete fermata. Questa volta, ho trovato una strada alternativa  per fermare l’aprrovazione della legge non credete?
Diciamo che l’esplosione era la mia arma di riserva, in fondo sono contento di non averla dovuta usare”
“Quindi è di questo che si tratta? Era semplicemente curioso? Tutti quei morti... solo per soddisfare la sua curiosità?”
“Oh no. Quelle erano vere e proprie vendette, mi creda. Quella gente ha tradito, ha utilizzato il lavoro di mio fratello per arricchirsi, non potevo permettere che rimanesse impunita”
“E il treno?”
“Prove generali. Non si sa mai quando un bell’attentato terroristico possa venire utile, non lo pensa anche Lei?”
“No. Direi proprio di no” ribattè Sherlock “Quindi è tutto? La Sua vendetta e due chiacchiere insieme a me?”
Sherlock incrociò le mani dietro la schiena e si rivolse direttamente al soffitto dove c’erano i microfoni.
“Ma come? Non le basta per il nostro primo incontro Signor Holmes?”
Il consulente investigativo strinse le labbra e John si accorse che qualcosa aveva attirato la sua attenzione, ma un fugace sguardo intorno non gli rivelò nulla di nuovo.
“Sa... Jim aveva una vera fissazione per Lei” riprese Jacob Moriarty “Gli ho detto che questo non gli avrebbe portato nulla di buono, ma lui non ha voluto ascoltarmi. È sempre cosi, con i fratelli minori... credono di sapere tutto. È cosi anche per Lei, Signor Holmes? Immagino davvero la frustrazione di Suo fratello Mycroft, il fatto di doversi costantemente preoccupare per Lei”
“Lo aiuta a sentirsi utile” commentò ironicamente Sherlock.
 “Oh... non saprei. L’affetto tra fratelli assume molte forme. Io, per esempio, non vorrei dedicarmi solo alla mera vendetta. In fondo Jim aveva dei piani e c’era un lavoretto che dopo tutto lui desiderava più di ogni altra cosa portare a termine.
Lo farò io al suo posto”
“Di che si tratta?”
“Mi dica, Signor Holmes, Lei è un uomo d’onore?”
L’espressione di Sherlock si fece stupita.
“Di cosa sta parlando?”
Piuttosto di una risposta, sul video apparve la registrazione del giorno del matrimonio dei Watson, con la scena del momento in cui Sherlock giurava che li avrebbe sempre protetti, tutti e tre.
“Per un uomo d’onore la cosa più importante è mantenere i propri giuramenti, non crede?” disse la voce, mentre il video si fermava su un volto in particolare e il cuore di Sherlock sembrò rimbombare come un tamburo.
“Mary...” il nome fu sussurrato con un tono spaventato da John.
“Lei potrà anche aver dichiarato di non averlo, ma penso che tutti abbiamo potuto osservare come in questi anni abbia smentito questa affermazione.
Le brucerò il cuore, Signor Holmes”
La trasmissione si interruppe.
 
***
 
Molly smise di piangere dopo quella che le parve un’eternità, ma una veloce occhiata all’orologio appeso nella cucina dei Watson le dimostrò che erano passati forse due minuti:  alla vista del quadrante e delle lancette qualcosa cercò di farsi spazio nella sua mente, ma dopo un attimo di confusione lei puntò l’attenzione  sul suo stato sicuramente pietoso.
“Mi dispiace” mormorò tirando su con il naso, ma Mary fu svelta a scuotere la testa.
“No. È a me che dispiace. Ero cosi concentrata sul fatto di trattenerti qui a Londra che non ho riflettuto bene su quanto fossero profonde le tue esigenze, ma cerca di capire... io sono davvero sicura che tu e Sherlock” una smorfia le contrasse il viso prima che potesse terminare la frase e proprio quando Molly stava per chiederle se fosse tutto a posto, il pensiero arrivò improvviso e lampante.
“Oh cielo”
Mary colse subito il suo tono allarmato.
“Che cosa c’è?”
“L’orologio. Aveva un orologio diverso”
“Molly?”
“L’orologio. Aveva un orologio diverso” ripetè la patologa.
Mary scosse la testa.
“Di che stai parlando?”
Molly le rivolse uno sguardo spaventato.
“È una mia fissa. Guardo sempre gli orologi ai polsi delle persone, mio padre era un appassionato. E le nostre guardie del corpo portano tutte lo stesso modello, Anthea una volta mi ha detto che quello di scegliere una sola marca è un modo per poter controllare gli accessori degli agenti ed evitare possibili manipolazioni, ma l’uomo fuori dalla porta... ne ha un altro, di un altro tipo. Potrebbe non voler significare nulla, ma”
Molly fu interrotta dal movimento improvviso di Mary che si alzò e andò verso un cassetto.
“Sai usare una pistola?” si sentì chiedere con voce fredda.
Stringendo convulsamente un angolo del tavolo, anche Molly si alzò.
“No” rispose piano.
Mary fece un’altra smorfia come qualche attimo prima, poi le si avvicinò.
“È un vero peccato, ricordami che quando questa storia sarà finita sarà meglio che tu prenda qualche lezione al poligono di tiro. Per ora cerca di non spararti sui piedi” le disse, mettendole in mano un’arma.
Molly sgranò gli occhi.
“Io non credo di riuscire a...” iniziò in preda al nervosismo, ma Mary le mise una mano sulla bocca.
“Niente panico” le disse “Forse aspettavano che tu fossi uscita prima di fare irruzione, abbiamo dalla nostra l’elemento sorpresa e questo non può giocare che a nostro favore. Sospetto che i cellulari siano stati messi fuori gioco e non abbiano campo e che quindi per ora dobbiamo cavarcela da sole ma credimi, Molly Hooper, ce la faremo. Io proteggerò la mia bambina ad ogni costo e per favore, per favore... dimmi che sei pronta ad aiutarmi. Ho bisogno del tuo aiuto più che mai” la implorò.
Un’espressione risoluta apparve sul volto di Molly.
“Va bene. Ma non assicuro niente sul fatto di non spararsi sui piedi” rispose mentre con mano tremante impugnava meglio la pistola.
Mary le sorrise e poi una nuova smorfia le attraversò il viso.
“Andiamo” affermò subito dopo risoluta “dobbiamo uscire di qui e a trovare un luogo sicuro, se riescono a isolarci qui dentro siamo finite. Il sotterraneo farà al caso nostro, purtroppo non c’è nessun vicino a quest’ora a cui possiamo rivolgerci... lasceremo la porta che dà sul retro spalancata, come se fossimo scappate da li, ma invece  ci nasconderemo nel locale lavanderia. Non avremmo scampo là fuori.  Ora, quello che mi serve è un diversivo, quel tanto che basta per neutralizzare il gorilla qui sul pianerottolo. E poi ce n’è solo un altro in fondo alle scale?”
Molly annuì e Mary ghignò.
“Oh... ci hanno davvero sottovalutate. Meglio per noi e peggio per loro... pronta?”
Molly non si sentiva affatto pronta per alcunchè, ma deglutì e si fece coraggio.
“Ok”
Due minuti dopo spalancò la porta dell’appartamento, fermandosi a gridare sulla soglia.
 “Non credo proprio che tu abbia il diritto di dirmi come mi devo comportare!”
 Se voglio lasciare Londra sono solo affari miei!”
L’uomo di guardia sembrò preso alla sprovvista da quell’improvvisa uscita furiosa e Molly ne approfittò per avvicinarsi  e costringerlo a voltare le spalle alla porta per guardarla.
“Che c’è? Vuole dirmi anche Lei quello che devo fare? Mi basta Miss perfettina li dentro, grazie!”
Il colpo arrivò preciso e la finta guardia non ebbe neanche il tempo di accorgersi di quello che stava succedendo.
Molly represse un brivido mentre lo osservava cadere.
Mary uscì dall’appartamento, il viso pallido e sudato.
“Andiamo, sta per arrivare il suo compagno”
Passi affrettati lungo la scala confermarono le sue parole.
“Di qua!”
La donna prese Molly per mano e insieme si nascosero in una nicchia del corridoio.
L’altra falsa guardia aveva la pistola in mano e si guardò intorno, poi scorse il compagno a terra.
Mary alzò la mano per sparare ma un gemito le percorse il corpo, deviando il colpo che finì a pochi centimetri dal suo bersaglio.
Molly osservò inorridita l’uomo girarsi, scorgere il loro nascondiglio e alzare la pistola.
Il proiettile le passò vicino al viso.
Mary rispose al colpo ma ora le sue possibilità di avere una visuale libera e l’elemento sorpresa dalla sua parte erano svanite, per cui riuscì solo a far accucciare l’uomo con il proiettile successivamente sparato.
Molly sentì il metallo pesante fra le sue mani e prese la sua decisione: alzò una mano e con una muta preghiera sparò.
Il lampadario sopra la testa del gorilla si staccò dal soffitto e gli crollò addosso tramortendolo.
Le due donne uscirono velocemente dal nascondiglio e Mary si chinò a prendere l’arma dalla mani dell’uomo.
“Bel colpo”
“Io avevo  mirato al braccio”
Mary si lasciò sfuggire una risata.
“È il risultato che conta, Molly. Vieni, scendiamo prima che arrivi qualcun altro, non ci metteranno molto”
Dopo aver spalancato l’uscita sul retro, arrivarono al locale lavanderia che si trovava tre piani più sotto e sprangarono la porta.
Molly emise un sospiro di sollievo, per ora erano in salvo. Poi notò che Mary si era pesantemente appoggiata ad un tavolo.
 “Mary, stai bene? Non sei stata colpita vero?” chiese preoccupata.
“Scusa” affermò l’altra donna ansimando.
Molly la guardò perplessa.
“Per che cosa?”
“So che il momento è alquanto inopportuno, ma mi si sono appena rotte le acque”
 
***
 
“Il cellulare di Mary non dà segnale!”
Per una volta era John quello che correva più veloce, sul volto un’aria terrorizzata.
Appena ritornati in superfice provò di nuovo a cercare di telefonare,  ma  diede un gemito di frustrazione.
“Neanche quello di Molly!” esclamò facendo girare Sherlock verso di lui.
“Perchè Molly?”
“Mary l’aveva invitata per parlarle, dovrebbe essere andata a casa nostra verso la pausa pranzo”
Al pensiero che anche la patologa fosse in pericolo, un morsa ancora più grande di terrore invase il petto di Sherlock.
Sentì John fare una telefonata frenetica a Lestrade per dirgli di recarsi subito a casa sua; l’Ispettore doveva avergli detto che sarebbe arrivato a prenderlo con una macchina, perchè il Dottore cominciò a passeggiare nervosamente sul marciapiede.
Sherlock si sentì sopraffatto.
Mary.
E Molly.
Le brucerò il cuore, Signor Holmes.
Davanti a lui il Parlamento si stagliava in tutta la sua gloria architettonica nel cielo azzurro di Londra, simbolo del Regno e della sua capacità di continuare fra mille contraddizioni.
E a un tratto la verità fu davvero tutta li.
 “Vai” sussurrò al compagno.
John lo guardò perplesso.
“Cosa? Andiamo insieme no?”
Sherlock lo guardò intensamente e sul suo viso John lesse la verità.
Chiuse gli occhi e inspirò profondamente.
“C’è un’altra bomba, giusto?” disse piano.
Sherlock fece un sorriso amaro.
“No, hai sentito cosa ha detto Moriarty, gli avrebbe fatto comodo un anno fa, non ora. Ma sta per succedere qualcosa e io sono l’unico che può riuscire a impedirlo. Lo capisci, vero? Mi brucerà il cuore... comunque vada, perderò. Potrei salvare Mary, ma qui ci sarà un avvenimento talmente grave da generare una forte crisi... oppure potrei rimanere, con il rischio di arrivare troppo tardi a casa tua. È un vicolo cieco... ma non per te. Non se ci dividiamo” il consulente investigativo terminò il suo discorso indicando la macchina che si stava avvicinando.
John esitò un attimo.
Stava per fare una cosa che si era ripromesso non avrebbe mai fatto, stava per abbandonare il suo migliore amico.
“Sherlock...”
“Vai!” ripetè l’altro con forza “salva Mary e la bambina. Salva Molly...”
“E tu...”
“Ci penso io” una voce decisa li fece girare entrambi.
Sally Donovan aveva sul volto un’aria sicura.
“Gli copro io le spalle, Lei vada Dottor Watson”
John esitò ancora un secondo fissando Sherlock negli occhi, poi con un cenno deciso del capo entrò nella vettura.
 
***
 
“Mi dispiace, dovremo accontentarci di questo per ora. Ma io spero davvero che non ce ne sia bisogno, se siamo fortunate e non sei troppo dilatata potrai partorire in un vero ospedale. E prima che tu possa dirlo, evita di aggiungere con un vero Dottore. Sono stanca di questa battuta, io sono un vero Dottore. Ho fatto la regolare rotazione in ginecologia e ostetricia quando ero studente.”
Molly si stava sbrigando ad aprire le varie asciugatrici per togliere biancheria pulita da piazzare sul pavimento.
Mary fece una smorfia mentre si stendeva sul pavimento.
“Cavolo. Dovrò rimborsare ai vicini tutte le loro lenzuola e la biancheria... e non mi sarei mai sognata di fare quella battuta! Ma giusto per sapere... quanti bambini hai fatto nascere durante la tua rotazione?”
La patologa si morse il labbro.
“Direttamente?” rispose “Nessuno. Ma ho guardato un sacco. E fino ad oggi non avevo mai sparato, quindi suppongo sia il giorno giusto per cominciare a fare cose nuove”
Mary fece un mezzo sorriso, poi assunse uno sguardo preoccupato.
“È troppo presto...”
Molly scosse la testa.
“No. La bambina è prematura ma non cosi tanto” disse decisa  mentre si lavava le mani alla vasca per il bucato e si passava del disinfettante fino agli avambracci.
Poi si avvicinò e si chinò su Mary.
“E poi te l’ho detto, forse non sei cosi avanti e la dilatazione è appena” si interruppe e mormorò una parolaccia.
“Molly Hooper!” esclamò l’altra donna fingendosi scandalizzata mentre una nuova contrazione le attraversava il corpo.
“Beh” disse la patologa cercando di forzare un sorriso “sembra proprio che dopo tutto sia il momento, tesoro”
“Oh no!” gemette Mary “John non è qui e ci sono dei tizi che ci vogliono uccidere e mia figlia decide di nascere! Non ha certo preso questa propensione al melodramma da me, io volevo un parto in ospedale con tanti bei farmaci in circolo e la possibiltà di insultare liberamente mio marito!”
“Mi spiace, Mary... dovrà succedere qui ed entro poco” disse Molly “Ma te l’ho promesso, farò di tutto per proteggere la tua bambina” la mano le corse al fianco dove era depositata la pistola. Il tempo rimasto prima che arrivasse qualcun altro poteva essere veramente poco e lei doveva far partorire una donna in una lavanderia.
Un brivido le percorse il corpo, ma Mary le prese forte la mano e gliela strinse, comunicandole tutta la sua fiducia.
Le due donne si sorrisero.
“Ok?”
“Ok”
 
***
 
Sherlock e Donovan erano rientrati a passi veloci nel Parlamento, e il consulente investigativo isolò rapidamente nel suo palazzo mentale tutta la preoccupazione per Mary e Molly e cominciò a pensare con logica.
Moriarty aveva in mente qualcosa d’altro, ma cosa? Tutti i dettagli della loro folle conversazione si ripresentarono alla sua mente.
 “Maledizione, i cellulari non funzionano”
La voce di Donovan lo distrasse dai suoi pensieri.
“Che succede?” domandò, improvvisamente attento.
 “Il Primo Ministro sta rientrando a Downing Street, era appena arrivato quando abbiamo dato l’ordine di evacuare. Volevo confermare la procedura di emergenza.”
“Non fatelo scendere dalla macchina” dichiarò improvvisamente Sherlock mentre un minuscolo dettaglio si faceva spazio.
“Che cosa?”
“Non fatelo scendere! È lui il bersaglio, non si tratta di una bomba... Moriarty vuole ucciderlo!”
“Moriarty? Hai detto che era morto!”
“Non lui, suo fratello! Non ho tempo di spiegarti, ora, ma lui vuole uccidere il Primo Ministro, è sempre stato questo il suo obiettivo... ha concentrato l’attenzione sugli attacchi bioterroristici e mi ha attirato verso la bomba per confondermi. Non fatelo scendere dalla macchina, Jacob è su un tetto e sparerà... durante la nostra conversazione si sentivano il vento e gli uccelli che voltaggiano sulla torre come se fosse all’aria aperta ad un piano rialzato!”
Donovan impallidì.
 “Il Primo Ministro non sta viaggiando in macchina. Si sta muovendo a piedi e non c’è modo di avvertire la scorta”
“Ha manomesso tutte le forme di comunicazione!” urlò Sherlock correndo verso l’esterno e cominciando a scandagliare i tetti senza cogliere nulla.
Poi la vide. Un’ombra sul cornicione a Est.
“Per di qua!”
Donovan gli passò accanto correndo e gli mostrò un’entrata secondaria con delle scale.
“Corso base di formazione per gli agenti del Governo” spiegò la donna “comprende la memorizzazione di tutte le vie di fuga dei principali luoghi strategici del Regno”
Sally estrasse una pistola e la consegnò a Sherlock.
“Ti interesserà sapere che è inclusa anche la casa di tuo fratello” mormorò, tendendo l’arma davanti a sè.
Tra di loro passò un dialogo silenzioso e poi lui annuì silenziosamente, prima di voltarsi e cominciare a salire freneticamente le scale che lo avrebbero portato allo scoperto sul cornicione.
 
***
 
“Stai andando benissimo”
“Tu dici?” chiese Mary inspirando forte e cercando di trattenere un urlo di dolore all’ennesima contrazione.
Molly annuì.
“Si. E ora è arrivato il momento di spingere”
L’amica emise un singhiozzo.
“John dovrebbe essere qui... dovevamo farlo insieme. Ma quando la bambina sarà abbastanza grande le spiegherò che il suo papà era troppo impegnato a salvare il mondo insieme al suo padrino per poter assistere alla sua nascita. Impegnato ad essere un eroe”
Molly le sorrise.
“E tu non l’avresti mai preferito diverso da com’è, giusto?”
Mary annuì tra le lacrime.
“Giusto”
“Ora spingi. Vediamo di conoscere questa meraviglia”
Mary diede una spinta potente.
Gli spari cominciarono proprio in quel momento.
 
***
 
“Moriarty”
L’uomo vestito di nero che imbracciava un fucile di precisione si voltò lentamente, un ghigno sul volto.
“Vedo che ha preso la Sua decisione, Signor Holmes”
“Posi l’arma”
“Il Dottor Watson sarà devastato dalla perdita della sua famiglia, spero davvero che non imputerà a Lei la colpa di quello che è successo. Sarebbe davvero un duro colpo per la vostra amicizia”
“Posi l’arma” ripetè freddamente Sherlock.
Jacob Moriarty non diede segno di voler acconsentire alla richiesta e tornò a concentrarsi sul suo obiettivo, che ignaro stava seguendo con la sua scorta la procedura che in teoria avrebbe dovuto proteggerlo.
Sherlock si avvicinò ulteriormente e a sua volta estrasse la pistola.
Jacob non si voltò ma fece un mezzo sorriso.
“Oh. Un altro tetto. Un altro Moriarty. Ma questa volta Lei è armato”
Il consulente investigativo puntò l’arma.
“Non sembra preoccupato” commentò.
“So bene che Lei è capace di sparare a un altro essere umano, Signor Holmes. Il caro Augustus ne è la prova, io glielo avevo detto che si stava esponendo troppo ma lui era fatto cosi, cocciuto e troppo ambizioso. Sembra che abbia uno strano effetto sugli uomini, Sherlock... li spinge a cercare disperatamente di fare colpo su di Lei”
“È successo anche a Lei, no? Ha giocato con me”
“Si, lo ammetto. È stato divertente ma ora smettiamola, a  me interessa solo portare avanti i miei affari. Ora mi scusi, ho un omicidio da commettere e naturalmente Lei ha già capito che non Le servirebbe a nulla spararmi, perchè ho altri cecchini appostati e pronti per continuare ciò che deve essere fatto”
Sherlock colse un bagliore sul tetto di fronte e un sorriso gli apparve sulle labbra.
“Mmm... no. Non più” disse.
Moriarty ebbe una lieve esitazione e poi si voltò impercettibilmente.
“Che intende dire?”
“Mio fratello ha appena neutralizzato l’ultimo dei suoi uomini. Dalla sua postura e dal modo in cui imbraccia l’arma, oltre che dalle Sue conoscenze, deduco che Lei sia stato nell’esercito. Quindi sarà in grado di decifrare il codice Morse che quella luce sta trasmettendo”
Il messaggio si ripetè.
C – A – M – P – O – L – I – B – E – R – O
“Non è possibile. Ho disattivato tutti i cellulari della zona, non c’era modo che riusciste a comunicare cosi in fretta” disse furioso Moriarty.
“Ha dimenticato una cosa” replicò Sherlock avvicinandosi con l’arma puntata “le cabine telefoniche funzionano ancora e le comunicazioni sono avvenute con il vecchio caro metodo tradizionale”
Dalle scale dietro di lui arrivarono dei passi affrettati di uomini pronti a intervenire.
“È finita” disse il consulentente investigativo.
Jacob scosse la testa.
“Forse, ma a che prezzo? Lei non ha salvato la Signora Watson... ha perso comunque” disse con tono tagliente “e questo mi basta. Sa? Credo proprio che in fondo io e mio fratello non fossimo cosi diversi”
Sherlock ci mise un secondo a realizzare la portata di quelle parole, ma quando si mosse il corpo di Jacob Moriarty era già oltre il cornicione.
 
***
 
“Ancora poche  spinte e ci siamo!”
Gli spari erano continuati per qualche minuto, ma Molly e Mary non avevano potuto capire che cosa stesse succedendo: quest’ultima lanciò un urlo e spinse con tutte le sue forze, sentendo la testa della bambina farsi strada verso il mondo.
“Non lascerò che la prendano!” gridò afferrando la pistola e puntandola disperata verso la porta sentendo avvicinarsi dei forti rumori.
Molly era troppo concentrata su quello che stava succedendo di fronte a lei e si preparò ad afferrare la neonata, proprio mentre qualcuno cominciava a bussare forte.
Una voce conosciuta e disperata risuonò al di la della stanza.
“Mary!”
 “John!” il richiamo strozzato della donna era un misto tra sollievo e sofferenza.
“Tesoro, aprite!”
Mary posò la pistola e sorrise tra le lacrime, poi un’altra fitta dolorosa la attraversò.
“Dottor Watson, al momento sono un po’ impegnata  e anche Molly! Trova un altro fottuto modo di entrare!” urlò.
Dall’altra parte della porta ci fu un attimo di sbigottito silenzio, poi John tornò a bussare.
“Che sta succedendo?”
“Mary, Molly, state bene?” la voce di Lestrade si unì a quella del Dottore.
La patologa non si era distratta neanche un attimo, anche se aveva sorriso alla risposta colorita di Mary. Forse dopo tutto aveva avuto la sua occasione di insultare il marito.
“Stiamo cercando di far nascere qualcuno che ha un po’ di fretta, signori!” urlò, senza distogliere lo sguardo dal suo compito principale. Poi vide apparire la piccola massa rosa punteggiata da fini capelli biondi.
“Che cosa?!?” gridò John in preda al panico, prima di cominciare a prendere a spallate la porta.
“Adesso!” Molly emise con sicurezza il suo comando e posizionò le mani.
Mary urlò un’altra volta e si aggrappò alle ginocchia spingendo con tutte le sue forze.
La testa uscì.
Poi uscì il corpicino e grida acute cominciarono a risuonare nella lavanderia.
La porta cedette: John e Lestrade irruppero nella stanza dopo l’ennesima spallata.
Piangendo, Molly Hooper si voltò verso i nuovi arrivati e sorrise tra le lacrime, il fagottino stretto tra le braccia e avvolto in una salvietta.
“Appena in tempo” disse “qui c’è qualcuno che vuole conoscervi”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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