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Autore: Pinker    07/03/2015    1 recensioni
Dopo 10 anni dall'ultima missione di Blaze a Mobius, la gatta lilla ritorna per svelare un caso già iniziato dall'amica Amy, la quale a un certo punto scompare misteriosamente.
Anche Shadow e Rouge saranno coinvolti in questa avventura dal finale incerto.
Tra bugie e passato, sorprese più o meno piacevoli e lotte tra ragione e istinto, nascerà una storia d'amore...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~Shadow grugnì, attirando l'attenzione dell'amica, che distolse lo sguardo dalle carte che stava esaminando e, con uno dei suoi soliti sorrisi, gli disse: “E stata una missione facile e abbiamo guadagnato un sacco di soldi, non sei contento?”. Ovviamente sapeva che quella frase aveva maggiormente lo scopo di consolarlo e di calmarlo, quel ragazzo si faceva passare tanti ragionamenti in mente che lo facevano solo imbestialire.
Lui alzò una mezza palpebra e guardò la sua compare; anche lei era cresciuta ed era diventata una bella e irresistibile donna:
aveva ormai 28 anni e un manto bianco, i suoi capelli erano diventati più lunghi, ma avevano ancora quelle pieghe all'insù; avevo quel suo solito ombretto azzurro sugli occhi e l'eye-liner nero, per le labbra portava un rossetto rosso acceso; le sue curve si erano accentuate e, nonostante dieci anni prima non si poteva pensare che potesse crescere ancora, il seno era aumentato di qualche taglia.  Per questo era invidiata da molte donne.
Le sue ali si erano allungate e ingrandite ed erano di un bel nero lucido.
Aveva tenuto quell'atteggiamento sensuale che l'aveva sempre distinta.
Shadow non poté che essere silenziosamente d'accordo: 10mila dollari per una missione di mezza giornata non era poco. Considerando che erano molto richiesti, avevano una missione praticamente ogni giorno, che portavano a termine perfettamente in 12h -massimo in 32h-, e ciascuna delle quali li faceva guadagnare dai 5mila a 10mila dollari. Gli affari andavano decisamente bene.
Rouge, che era segretaria-aiutante-complice, prendeva le chiamate e le registrava su uno dei due computer nel loro ufficio e fissava gli incontri con i loro clienti. Sull'altro computer eseguiva le ricerche riguardanti alle missioni.
Teneva tutto meticolosamente registrato in tabelle.
Col tempo, aveva imparato ad essere precisa e ordinata, quasi un'ossessione.
Dopo ammirare tutti i più bei gioielli del mondo, il suo hobby era di registrare tutte le partenze e gli orari, tutti i soldi e i luoghi. Era come un passatempo, una piccola mania.
Shadow richiuse la sua palpebra e chiese, semplicemente: “Quando avremo il nostro prossimo cliente?”.
Rouge sorrise e, senza guardare da nessuna parte,rispose: “Dovrebbe essere qui tra dieci minuti.”
Shadow aprì tutti e due gli occhi: “Perché diamine l'hai fatto venire così presto?!”
“Huh? Perché?”
“Siamo appena tornati!”
“E allora? Sei stanco, bellissimo?” chiese lei, per provocarlo, come al solito.
Lui sbuffò e rispose: “Io non sono mai stanco. Ma se non fossimo riusciti a portare a termine la missione in tempo?”.
“Io ero sicura che ce l'avessimo fatta!” rispose lei orgogliosa “Abbiamo appena infranto un nuovo record!” finì la frase, compilando una delle sue tabelle con un sorriso stampato in faccia.
“Mph!” fu tutto quello che ricevette dall'amico.
“La prossima volta” la istruì “se non siamo sicuri non farlo!”
“Eh! Va bene, Shadz.”. Le sue orecchie si rizzarono e si mise un dito all'auricolare che portava all'orecchio.
“Sì?” dopo qualche secondo parlò di nuovo: “Sì, ho capito. Attenda un attimo.” disse con voce professionale, distaccata, rivolta alla persona dall'altra parte dell'aggeggio. Si mise a digitare al computer.
Poi si rivolse a Shadow: “E' qui.”
Il riccio nero stava comodo sulla sua sedia con le mani dietro alla nuca, gli occhi chiusi e i piedi sulla scrivania. Ma dopo l'avvertenza da Rouge, si rimise seduto composto; “Fallo entrare.”
Lei annuì e si riportò le dita all'apparecchio “Venga avanti”.
La porta si aprì e una figura alta e massiccia, con un lungo cappotto scuro e un cappello nero in testa, si fece avanti fino alla scrivania del riccio dagli occhi rossi.
Sia Rouge che Shadow lo squadrarono da cima a fondo e non mancarono di guardarlo con sospetto.
Chi aveva una giaccone così, era per nascondere un'arma, soldi o semplicemente era un pezzo grosso.
Senza dire una parola, la figura si era avvicinata e si era piazzata davanti alla scrivania di Shadow,   guardandolo dritto in faccia.
“Si sieda.” gli ordinò Shadow, più garbato e calmo che poté, indicando con un cenno di mano la sedia davanti alla scrivania.
L'omaccione si sedette senza fiatare e continuando a guardare dritto dritto negli occhi rossi del riccio nero.
E alla fine parlò, con un ghigno: “Agenzia Dark, Shadow the Hedgehog e Rouge the Bat, Eh?”
Shadow annuì e confermò: “Siamo noi.” e prima che potesse chiedere chi fosse il suo interlocutore, quest'ultimo si tolse il cappello nero. Shadow lo esaminò attentamente.
Era un cane – un bulldog, più specificatamente- dal manto marrone scuro, occhi neri e pungenti e lunghe orecchie che gli cadevano sulle tempie. Su per giù aveva una quarantina d'anni.
“Ho sentito dire che fate un sacco di lavoretti...” e con un ghigno si avvicinò con la faccia alla scrivania, come se volesse farlo rimanere un segreto “...anche illegali e sporchi?”
“...sì. E' vero.”
Rouge aveva ripreso a digitare sul computer della sua scrivania (solo Dio sa cosa) ma ogni tanto lanciava furtivamente occhiate da preoccupata al loro ospite.
Il bulldog si rilassò nuovamente sulla sedia, allontanando la faccia.
Shadow non sapeva perché, ma si sentiva sollevato. Rilasciò il respiro che aveva trattenuto.
Dopo qualche secondo di silenzio, il cane riprese a parlare: “Faccio le mie presentazioni: sono Bunch the Bulldog.” e porse la mano al suo interlocutore, il quale non poté far altro che ricambiare la stretta di mano.
Rouge picchiettava nervosamente sulla tastiera.
Solo Shadow se ne rese conto, mentre il loro ospite non sembrava accorgersene, oppure non gliene poteva fregar di meno.
La stretta di mano si interruppe e il bulldog riprese a parlare: “Voglio che mi facciate un lavoretto.”
Shadow voleva finire l'affare al più presto possibile: “Di che si tratta?”
Il cane si guardò un attimo intorno prima di parlare: “Non è un lavoro come gli altri, e non è nemmeno leggero-”
“Traffico di droga?” tagliò corto Shadow.
Bunch fece segno di no con la testa.
“...Commercio di schiavi.”
L'atmosfera dell'aria si irrigidì, e sembrò che il tempo si fosse fermato. Shadow non aveva mai collaborato con i trafficanti di schiavi, e a dir la verità aveva sempre desiderato non venire a contatto con quella gente.
Erano imprendibili, quei bracconieri; centinaia di persone in vagoni lunghissimi, di certo poco nascondibili, e la polizia non riusciva mai a seguire una traccia che fosse UNA.
Molto abili” ammise Shadow tra sé e sé.
Poco dopo riprese la voce: “ E perché mai un trafficante di schiavi è venuto qui, da noi?”
Rouge adocchiò il loro futuro cliente; la domanda di Shadow era la stessa che voleva far lei.
Buch fece un mezzo sorriso e rispose alla sua domanda: “Il traffico di schiavi è -in un certo senso- sempre stato tranquillo. Essendo poi tutte ragazze, non ci sono state ribellioni...”
Rouge smise improvvisamente di battere, le sue orecchie si drizzarono e le sue pupille si rimpicciolirono; “Commercio sessuale?” .
Buch non ci fece caso e continuò, mentre il riccio nero seguiva per filo e per segno: “...ma questa volta è diverso, amico! Sento che c'è una spia...”.
Gli occhi rossi di Shadow luccicarono: “Una spia, eh?”
Bunch annuì.
“Ha dei sospettati?”
“Veramente...” iniziò il cane, grattandosi la nuca “...no.”
“Movimenti strani?”
“Neanche.”
Shadow sbuffò spazientito: “Non può pretendere che ci sia una spia solo perché se lo sente!”
Bunch perse il suo sorriso e guardandolo dritto negli occhi, con tono severo rispose: “Non sono paranoico, signor Shadow! I miei cattivi presentimenti hanno il brutto vizio di essere sempre veri. Sempre.” e accentuò l'ultimo sempre della frase.
Shadow scambiò un'occhiata veloce con Rouge.
“Ah!” esclamò il bulldog, come se si fosse ricordato di una cosa importante, e riacquistando il solito ghigno continuò: “La paga. Sappiate che sono molto generoso...” tirò fuori dal giaccone una mazzetta di soldi. Shadow non sapeva dire quanti erano ma, se le banconote erano tutte da 100 dollari come la prima, allora erano parecchi!
“15mila dollari adesso... e 1 milione a lavoro finito. Se accettate, ovvio.” e mise il mazzetto sulla scrivania, davanti a Shadow, il quale lo prese e li contò; esattamente 15mila dollari. Si accertò persino che non fossero false. Erano tutte vere.
Guardò Rouge e annuì.
Rimise giù il mazzetto.
“Accettiamo. Mi dica come vorrebbe procedere.”
Gli occhi neri di Bunch luccicarono.
“Ha fatto un ottimo affare, signor Shadow... ad ogni modo: portiamo i carichi al luogo di vendita in due settimane; in quel lasso di tempo voglio sapere chi è la spia! Ovviamente gli alimenti e i beni di prima necessità saranno offerti a lei e alla sua amica senza alcuna spesa per voi. Verrete messi sotto copertura; lei sarà una guardia, mentre la sua compare una prigioniera.”
Il riccio annuì.
“E se non c'è alcuna spia?”
“Le ho già detto che non mi sbaglio mai!”
“C'è sempre una prima volta.”
Il cane fece un mezzo sorriso. “Se non c'è...meglio così.”
Strinse nuovamente la mano al riccio nero e si apprestò a uscire.
Mentre cammina verso la porta, diede gli orari: “Domani alle tre di mattina, nel bosco vicino ad Acorn Street. Non fatevi vedere.”
E poi, arrivato alla porta, prima di girare il pomello, concluse: “La spia c'è!” e, detto questo, sparì dietro la porta.

Dopo essersi assicurati che fossero soli, Shadow e Rouge ritornarono a respirare normalmente, smontando l'atmosfera di tensione che si era formata.
Rouge sospirò; “Vedo che hai accettato subito,eh?”
“15mila dollari non sono pochi, e tanto meno 1 milione alla fine dei conti. Abbiamo aiutato spacciatori, non dovresti essere così-”
“Così come?!” prese lei sulla difensiva “Sei solo un maschilista!” digitò sull'altro computer “ E' commercio di schiave del sesso, ma a te che importa, vero??”gridò feroce tutto di un fiato.
Shadow si alzò: questo lavoro aveva toccato il tasto dolente della femminilità di Rouge.
Come se non avesse capito il problema, l'ex agente della G.U.N. le chiese: “Che ti prende!?”
Rouge gli lanciò un'occhiata di rimprovero.
“Non prendermi in giro, Shadow!”
Ma poi si calmò, e , sospirando, ammise: “Ora che mi sono sfogata... sto meglio.”
Shadow rimase un attimo in silenzio per trovare cosa dire per consolare la sua partner.
Tutto quello che seppe dire fu: “Non preoccuparti. Dopotutto, devono venderle,quindi non possono picchiarle troppo...”
Che consolazione cretina! Pensò il riccio nero tra sé e sé.
Rouge scosse la testa. Sulle sue labbra si formò un sorriso triste.
“Non me ne importerebbe niente se fossero tutti maschi, o una grande parte-”
“Non aggiungere altro!” gli ordinò lui in tono di rimprovero.
“Prepara le tue cose! Domani si parte!”
- - -
In un lungo e stretto vagone di legno, Blaze the cat sedeva e si guardava attorno; tante, troppe ragazze erano lì, nelle sue stesse condizioni, che piangevano, chiamavano qualcuno o si guardavano intorno impaurite, alcune dondolanti e altre immobili, silenziose, in posizione fetale.
Blaze non era come le altre; stava dritta, come era di suo, con uno sguardo inespressivo. Non piangeva, non singhiozzava, non si disperata e non era nemmeno scioccata. Anzi, era calma e concentrata. Non aveva un briciolo di paura.
L'avevano rapita a un malfamato e dimenticato porto, appena arrivata nel mondo del suo vecchio e caro amico Sonic.
Era da dieci anni che non vedeva né lui né alcuni dei suoi amici.
La gatta lilla era cresciuta e cambiata parecchio: era ormai una bellissima gatta ventiquattrenne, col manto lilla e morbido, e due occhi color oro e radianti come il sole.
Sulla fronte aveva ancora il gioiello color magenta.
Le sue labbra erano diventate più carnose, ma nulla di esagerato.
Il fisico da quattordicenne si era modellato nel tempo, creando curve melodiose, gambe sode abituate a correre, un bel culo modellato e il seno si aggirava sulla quarta.
I suoi capelli si erano notevolmente allungati e col tempo Blaze aveva perso l'abitudine di portarli in una coda col laccio rosso, e se li teneva sciolti, lungo le spalle.  
La femminilità aveva finalmente bussato alla porta della gatta.
Compiuti 18 anni, da Principessa Imperiale era stata eletta Imperatrice della Sol Dimension ed era rispettata,amata e adorata da tutti i suoi sudditi.
Aveva trovato rimedio ai pirati, aveva salvato molte isole speciali e ne aveva scoperto di nuove, aveva salvato vecchi manoscritti che sarebbero andati perduti, aveva persino portato in vita le sirene a altre creature che si credevano essere leggendarie e aveva anche scoperto nuovi materiali e nuove grotte sottomarine, piene di specie a loro sconosciute.
Avendo fermato l'unico grande commercio in nero del suo mondo, Blaze poteva osservare come l'economia del suo mondo continuava a fiorire.
Ripensando al commercio di schiavi che stava avvenendo a Mobius, la regina rimaneva orgogliosa e rassicurata dalla perfezione del suo mondo, e ringraziava ogni singolo giorno di essere nata in quelle terre, e di esserne la sovrana.
Mobius è caduta davvero in basso.
Così pensava la gatta dagli occhi dorati, mentre guardava indignata il resto del vagone.
Non capiva perché Sonic non aveva ancora fatto niente. Forse non sapeva, ma comunque la gatta storse il naso.
 
Un mese prima, stavano iniziando ad arrivare delle lettere particolari; era Amy Rose che le scriveva e riusciva a spedirle nella Sol Dimension.
La prima volta, Blaze guardava con fare interrogativo quel pezzo di foglio rosa, ben ripiegato e con un sigillo rosso a forma di cuore.
Lo girava e lo rigirava incuriosita, ma anche incredula e sorpresa.
Alla fine l'aprì cautamente, e le si presentò una scritta visibilmente femminile:

Ciao Blaze!
                 Ti ricordi di me? Sono Amy, Amy Rose! Cavolo quanto tempo è passato!
Mi ricordo ancora quando io, te e Cream abbiamo lottato per il Sol Emerald...

E da lì in poi, la sua vecchia amica si abbandonò per un po' ai ricordi di loro due, per poi parlare della sua attualità.
Amy Rose era una femmina di riccio ormai ventiduenne col manto rosa confetto, un sorriso delizioso e dolce e due occhi di color verde smeraldo che brillavano sempre di felicità.
E' sempre stata ed era anche allora la leader delle Freedom Fighter, coloro che si battono per la giustizia. Era un'amica vera, forte, che non avrebbe mai lasciato indietro nessuno.
Stando a quello che ha scritto, Blaze poté dedurre che era maturata parecchio;
nelle sue lettere Amy non parlò mai di Sonic -cosa che faceva continuamente dieci anni prima, perché follemente innamorata-, scriveva grammaticalmente corretto e non si perdeva via a scrivere cose sciocche. La gatta Imperatrice sorrise a qual pensiero.
Inoltre si rese conto che Amy stava lavorando molto seriamente quando, il giorno dopo, le arrivò un'altra lettera sempre dalla riccia; questa volta le parlava di cose ben più serie:
stava indagando su un commercio illegale di schiavi.
Commercio illegale di schiavi? Blaze non ci poteva credere. Come poteva un paese a lei così caro avere un commercio di schiavi?? Non era una cosa ormai...vecchia?Da Medioevo?
Rabbrividiva solo al pensiero.
Ma poi si accorse che quel problema l'avrebbe trascinata con sé: Amy ne stava parlando con lei e le stava dicendo tutto quello che aveva scoperto giorno dopo giorno, e Blaze non era scema.
La sua amica aveva bisogno d'aiuto. Ed era proprio disperata per chiedere aiuto a una di un altro mondo. E poi Amy lo sapeva benissimo che più impegnata della principessa gatto non c'era nessuno. Doveva essere grave, e anche se la micia non avrebbe mai voluto essere coinvolta, prima o poi sapeva che ci sarebbe dovuta finire dentro insieme alla riccia rosa.
Non si sarebbe tirata indietro; voleva troppo bene alla sua energica amica e lei l'aveva aiutata troppe volte. E poi era per una buona causa.
Blaze aspettava solo una richiesta esplicita.
Quasi ogni giorno riceveva lettere dalla sua amica, e più andava avanti più la faccenda si faceva seria, e le lettere della cara riccia rosa diventava sempre meno ordinate e più improvvisate, come se fatte di fretta. Ma non chiedeva aiuto, e la gatta non sapeva spiegarselo.
Così per due settimane, finché arrivò un'ultima lettera, e le ultime parole furono:

...Blaze, sto rischiando. Forse mi stanno scoprendo. Cazzo Blaze se ho paura!

E poi più nulla.
Ogni giorno la Regina aspettava impaziente una sua lettera, che dicesse qualsiasi cosa, tipo “Tranquilla sono ancora viva” oppure semplicemente “Sto bene.”, “Non preoccuparti”.
Ma niente! Stava cominciando a sudare freddo, a preoccuparsi e innervosirsi, a perdere il sonno e il buonumore e più passava il tempo più diventava paranoica, passava la notte pensando al peggio.
Dopo una settimana non ce la fece più; era convinta che le fosse successo qualcosa, che l'avessero rapita, venduta o peggio...
Pensò a un piano rileggendo tutte le lettere e le informazione in esse contenute.
Poi organizzò i suoi impegni per il Regno e quando, poche ore dopo, fu tutto completato, salutò Gardon raccomandandolo di tante cose, e nel buio della notte scivolò silenziosamente fuori dal castello, per poi segretamente teletrasportarsi nel mondo parallelo.
Nessuno -a parte Gardon, il suo carissimo consigliere di corte- sapeva che lei se ne era andata per un bel po', e nessuno lo doveva sapere.
Nelle sue lettere, Amy aveva scritto che rapivano le vittime quando erano completamente sole e, spesso, uno di questi posti erano porti vecchi e sconosciuti o malfamate periferie di città.
Blaze sapeva dove doveva andare: Amy seguiva la pista dei trafficanti che rapivano le ragazze in un polveroso e decadente porto chiamato Salt Mère.
Blaze camminava nel cuore della notte, tra la nebbia, e raggiunse quel porto, dove una tranquilla osteria aveva ancora le luci accese. Faceva freddo e la gatta si stringeva nella sua giacca.
Alzò le orecchie: rumori di risata.
Si avvicinò e guardò l'insegna della taverna; “La Vecchia Rosa...” lesse la gatta a mezza voce.
Non voleva entrare; si limitò a spiare dalla serratura.
Vide solo avanzi di galera giocare a biliardo, freccette e poker.
Alcuni si stavano ubriacando come se non ci fosse un domani, altri fumavano sigari tranquillamente.
Dei rumori dall'altra parte del porto la distrassero.
Forse...”iniziò a pensare lei, e si diresse verso quella direzione.
Quei rumori furono presto chiariti come sussurri, ma la povera Blaze non capiva di cosa stavano parlando.
Ma quando fu abbastanza vicina dal scoprirlo, tutto cessò. C'era un completo silenzio.
Le scappò un sottile Uh sorpreso, e poi i suoi sensi molto sviluppati la portarono a guardare dietro.
Un uomo era pronto a colpirla con una chiave inglese, ma lei, agile com'era, lo schivò in tempo e gli diede un pugno nello stomaco così forte da farlo rimanere piegato.
No! pensò arrabbiata tra sé e sé. Non è così che doveva andare. Si doveva far catturare, insomma!
Per sua “fortuna”, sentì qualcun altro avvicinarsi furtivo. Questa volta la micia fece finta di non accorgersene, quindi qualcuno la bloccò da dietro con un braccio e con l'altro portò al naso della ragazza uno straccio intriso in una sostanza calmante.
Blaze oppose una discreta resistenza (dopotutto doveva fingere di non voler essere rapita) e poi quell'odore la portò nel mondo dei sogni, ma prima fece in tempo a chiedersi se non avesse fatto una stronzata.

Il piano aveva funzionato. Era in viaggio dal giorno prima in un commercio di schiavi.
Quei bastardi. 
Quando avrebbe scoperto abbastanza, li avrebbe bruciati tutti quanti.
Li avrebbe guardati diventare cenere, e sorrideva.
Non crederete davvero che anche lei non avesse un lato oscuro?...
Con l'andare del tempo era sì diventata più agile e acuta, con una perfetta vista al buio e i sesti sensi al massimo, ma era anche diventata un'abilissima piromante.
Si era allenata, aveva inventato nuove tattiche di lotta, ed era diventata temibile. Per i nemici anche terribile.
Con il fuoco, era diventata più potente che mai.
Era cresciuta sadica nei confronti dei nemici; se ne accorse completamente quando, a 19 anni, catturò finalmente Capitan Whisker e il suo equipaggio, quel coglione di Jhonny compreso.
Con solo un movimento di mano, creò abbastanza fuoco da scioglierli in pochi minuti, lasciando solo un mucchio di ferro fuso. Lei sorrideva soddisfatta nel processo.
Si sentiva orgogliosa e forte, mentre pensava: finalmente ve l'ho fatta pagare, per tutto quello che avete fatto! 
Nessun rimorso, nessun piccolo dubbio sul fatto di essere stata troppo crudele.
Solo il piacere di non aver più nessun rompiscatole.
Come se non ci fosse abbastanza fortuna, il Dottor Eggman Nega era da anni a letto malato, incapace di creare nuovi robot-pirata.
Essendo i pirati tutti robot, potevano così solo diminuire. E se continuavano ad esserci, Blaze aveva progettato anche quello: aveva stretto un patto con le sirene, lei e il suo popolo si impegnavano a proteggerle, e loro facevano le “poliziotte del mare”, ed erano brave e fedelissime.
Naturalmente, per tutto il tempo della sua permanenza come schiava, Blaze non avrebbe utilizzato il suo fuoco: se l'era promesso, altrimenti la copertura saltava, ed era molto obiettiva. Anche se a volte stringeva i denti dalla rabbia, proprio perché non poteva bruciare il culo a qualcuno, né poteva minacciare.

L'atmosfera troppo tesa creata dalle altre vittime, in qualche modo, la accaldava e la faceva sudare.
Così cercò di pensare a qualcos'altro che la calmasse.
Le venne in mente la foto che Amy le aveva spedito allegata con la prima lettera;
ritraeva la riccia stessa in piedi con la posa di vittoria sulla sabbia fine, sullo sfondo regnavano il mare cristallino e un cielo splendido.
Era cresciuta anche lei: i suoi capelli a caschetto avevano preso una piega morbida, si erano allungati e ricadevano dolcemente sulle spalle, arrivando a metà di queste ultime; il suo ciuffo ricadeva fluente su un occhio.
Anche il suo corpo era cresciuto, aveva una bella linea, molto visibile dato che era in costume.
Poca fortuna ha avuto il seno, che sarà rimasto pressoché sulla seconda.
Ma nel complesso, era davvero carina e femminile.
Le aspettava un futuro brillante, a quella ragazza, e Blaze lo sapeva. Nessuno doveva rovinarlo.
La gatta era lì per Amy, e sarebbe riuscita a tornare a casa con la giovane riccia e a incastrarli tutti, e buttarli al fresco!
La gatta sorrise vittoriosa. Ce l'avrebbe fatta, non c'era nulla che poteva distruggerla o fermarla, era forte e si sapeva difendere, avrebbe vinto. Lei vinceva sempre.

   
 
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