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Autore: Ormhaxan    07/03/2015    1 recensioni
Inghilterra, 1471. Dopo la sanguinosa battaglia di Barnet, in cui Edward IV ha perso la vita, la corona passa a suo fratello minore Richard. Re severo ma giusto, Richard prende in moglie - sotto consiglio del fratello Edmund, Arcivescovo di York - Anne Neville, vedova del suo nemico Edouard di Lancaster, Principe del Galles.
Il matrimonio, però, non sarà inizialmente felice e Richard dovrà fare i conti con una giovane e fredda sposa, un regno in tumulto e dimostrare che anche un "sole di mezzanotte" può essere caldo e luminoso come un sole splendente.
Genere: Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anne Neville, Edmund Plantagenet, Elizabeth Woodville, Richard Plantagenet / Richard III
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Così è vero: la Regina continua a fallire nell’intento di dare a suo marito un figlio.” Disse con voce sommessa Elizabeth Woodville, continuando ad intrecciare i capelli della minore delle sue figlie, Cecily, di appena due anni.
Per quanto nell’ombra, ritirata momentaneamente nei suoi appartamenti presso il castello di Baynard a Londra, la oramai regina vedova non era del tutto estranea ai pettegolezzi della corte – questo anche grazie a suo fratello Anthony, il quale si era guadagnato una posizione di rilievo a corte – e si teneva sempre aggiornata sulla vita dei nobili, in particolare di quella dei giovani sovrani.
“Le mie fonti mi hanno confermato il sospetto: i nostri sovrani sono raramente intimi, la piccola regina è spesso fredda, distaccata e questo sembra aver allontanato Richard da lei e dal suo letto.”
“E questo in solo cinque mesi.” Aggiunse lei, sospirando e intrecciando il nastro color pastello attorno alla treccia di sua figlia.
“A corte si dice che Richard abbia trovato spesso conforto in Elizabeth Shore in questi mesi, ma forse tu la conoscerai con il nome di Jane. – disse il biondo, ma Lisbet scosse ugualmente la testa. – Una giovane donna ammaliante come una ninfa, con occhi azzurri e i capelli color delle foglie in autunno; sposata, certamente, ma questo non sembra turbare il giovane sovrano, il quale in questo preciso istante si starà recando a Crosby Place per ricevere sua figlia e la madre di lei e far loro gli onori di casa.”
“Cosa?” Elizabeth sgranò gli occhi, sorpresa: non era semplice coglierla di sorpresa, lasciarla di stucco, eppure quella notizia ci era riuscita. Chiamata immediatamente la balia per prendere la bambina ancora seduta sulle sue gambe, Lisbeth si alzò dalla sedia e, salutata con un bacio la piccola, iniziò a camminare nervosamente per la stanza, lanciando occhiate di tanto in tanto verso suo fratello minore.
“Richard è impazzito? – disse poi, rompendo il silenzio e voltandosi verso Anthony Rivers – Non capisce che così facendo l’allontanerà ancor di più da lui? E lei, quella sciocca bambina, non capisce cosa comporta essere regina? Non è più tempo di battere i piedi, di fare la preziosa: se non riacquisterà un posto nel suo letto e nel suo cuore lo perderà per sempre, e la gente inizierà a puntarle contro il dito, additarla come sterile e tra non molti anni Richard la ripudierà per qualcun’altra, una più bella e giovane, una principessa magari.”
“Parli per esperienza personale, mia dolce sorella?” chiese retoricamente Anthony, il quale era sempre stato vicino all’amata sorella.
“Ovviamente! – esclamò, piccata – Non sarò certo io a ricordarti le maldicenze della corte quando Ned mi ha portato a Londra per la prima volta: nessuno mi ha accolta con onori, tutti bisbigliavano alle mie spalle e mi chiamavano plebea, lancastriana, strega. Nessuno mi è stato vicino eccetto la mia famiglia, nessuno. E poi anche io ho fallito, non sono stata in grado di dare un figlio maschio al mio sovrano, un bambino che…”
La voce di Elizabeth si incrinò bruscamente, e anche se il fratello avrebbe voluto abbracciarla e consolarla lei si scansò e scosse la testa con determinazione: nessuno l’avrebbe mai vista debole, neanche il suo stesso fratello, il sangue del suo sangue.
“Andrò a far visita alla nostra regina oggi stesso, non appena tornerai a palazzo, e parlerò con lei: ha bisogno di qualcuno che la faccia tornare alla realtà, capire cosa c’è in ballo e se nessuno è disposto a farlo allora lo farò io.”
“Sei sicura, Lisbeth? Può essere rischioso, e vista la tua posizione…”
“Non temere fratello, come donna ho molte carte da giocare. Non siamo mai state legate, suo padre è stato la causa della morte di tutti coloro che amavo, ma abbiamo indossato la stessa corona, seduto sullo stesso trono e lei accetterà i miei consigli, si fiderà di me in questo momento del bisogno. Deve farlo se vuole continuare ad essere regina negli anni a venire, se non vuole perdere per sempre l’affetto del suo Richard.”


 
**



Quella mattina Anne era nelle sue stanze – aveva dato ordine di non disturbarla, di rinviare ogni impegno al causa della sua indisposizione – e nonostante la buona volontà di impegnarsi sul lavoro di cucito proprio non riusciva a concentrarsi, a pensare ad altro che non fosse Richard, il pensiero di lui che lasciava il castello di buon’ora per andare ad accogliere sua figlia e la sua amante a Crosby Place, tra quelle mura lontane da occhi indiscreti non molto distanti dal palazzo.
La sera precedente avevano discusso, ancora, lei gli aveva detto cose terribili, lo aveva accusato di essere fedifrago, la sua bambina innocente di essere una bastarda nata dalla lussuria e dal peccato, e gli aveva intimato di lasciarla sola, di smettere di amarla e andarsene.
In quel momento, però, sola nella sua stanza riscaldata solo da un tiepido fuoco racchiuso nel camino di pietra poco distante, Anne avrebbe voluto che Richard fosse là con lei, essere stretta tra le sue caldi braccia per non sentire più freddo, quella solitudine capace di gelarle l’anima.
Se solo fosse riuscita a dargli un figlio, se solo non fosse stata la delusione che si stava dimostrando ogni giorno di più, se solo…

“Vostra Maestà? – una seconda voce interruppe i suoi pensieri. Anne alzò lo sguardo, non si era neppure accorta che qualcuno aveva bussato alla porta, che la sua dama era entrata di soppiatto. – Maestà, una visita per voi: la Regina Vedova, Elizabeth Woodville, chiede udienza. Sostiene che è urgente.”
“Elizabeth? – sussurrò lei, schiudendo appena la labbra rosee per la sorpresa – Cosa ci fa qui, cosa vuole da me? Non sa che sono indisposta, che non voglio vedere nessuno?”
“E’ stata informata della cosa, Maestà, ma insiste: dice che ha bisogno di parlare con voi oggi, che domani sarà tardi.”
Anne sospirò: non aveva mai provato simpatia per quella donna, la reputava la causa della disgrazia della sua famiglia, della morte di suo padre. Se Edward non l’avesse mai sposata, si era detta milioni di volte, suo padre sarebbe stato accanto a lei, avrebbe vissuto per moltissimi anni, e lei e Richard si sarebbero sposati senza impedimento alcuno tanti anni prima, finito l’addestramento di lui a Middleham. Se Ned non l’avesse sposata, George sarebbe stato ancora vivo e sua sorella felice con accanto suo marito e sua figlia e non rinchiusa in un castello vuoto con il cuore a pezzi.
Cosa mai poteva volere da lei Elizabeth Woodville?, si domandò, quale ragione a lei sconosciuta l’aveva spinta in quella giornata di metà autunno al castello, a chiedere udienza a lei, la regina?
“Se non può proprio aspettare un giorno… - Anne lasciò la frase in sospeso e sospirò ancora una volta – Bene, fatela entrare ma che sia una cosa veloce!”



“Vostra Maestà!” Elizabeth fece una breve riverenza, abbassando lo sguardo solo per un istante.
Non era ancora abituata a quello, a vedere quella giovinetta come sua superiore, come sua regina, ma cercò di non darlo a vedere: non voleva indispettire Anne ancor prima della loro conversazione, darle ulteriori motivi per guardarla con diffidenza. Doveva essere scaltra, giocare d’astuzia e in qualche modo conquistare, almeno in parte, la sua fiducia.
“Lady Elizabeth, quale insolita sorpresa! – esclamò con falsa gioia Anne, avvicinandosi alla donna e prendendo le mani di lei nelle sue – Non vi vedo da quasi due mesi, e spero che sia voi che le vostre figlie stiate bene.”
“Benissimo, grazie. Elizabeth e Cecily crescono a vista d’occhio, sono in salute e vivaci. Tutte noi amiamo il castello e siamo grate a voi e a Sua Maestà il Re.”
“Sua Maestà ha un cuore grande, non dimentica le figlie di suo fratello, e sono certa che quando verrà il momento darà loro dei mariti degni del loro rango.”
“Ed io sarò per sempre grata per questo.  – concluse, abbozzando un sorriso – Ma non sono qui per questo, per parlare delle mie figlie.”
“Perché siete qui, Maestà?” chiese con voce ferma Anne, osservandola con la coda dell’occhio.
“Sono qui per voi, Anne, per mettervi in guardia e avvertivi, perché temo per la vostra sorte: la corte parla, lo so bene, e non sempre i loro pettegolezzi si allontanano da quella che è la verità.”
“Per mettermi in guardia, per la mia sorte? – Anne strabuzzò gli occhi e rise istericamente – Questa sì che è buona! E, ditemi, da quando vi sta a cuore la mia sorte, il futuro della figlia  del vostro nemico?”
“Da quando questa è divenuta Regina. – rispose sicura la donna, alzando il mento – Non capite qual è la vostra posizione, cosa si aspettano da voi i consiglieri di vostro marito, la corte, il regno, Richard?”
“Un erede, certamente. Non sono una stolta, so qual è il mio poso, il mio dovere. Lo so da quando ho dodici anni, forse da sempre: sono stata promessa prima Richard, poi a Edouard di Lancaster, poi nuovamente a Richard. Sono stata la figlia di un Conte, una Principessa e ora una Regina e so qual è il mio compito, cosa tutti si aspettano da me.”
“Eppure permettete a vostro marito, il vostro sovrano, di andare dalla sua amante senza di voi, di incontrarsi con lei alla luce del giorno e comportarsi come un padre con la loro figlia. – le disse con calma e Anne si immobilizzò all’instante, deglutì rumorosamente – Siete distanti, tutta la corte lo sa: voci iniziano a sussurrare, a chiamarvi sterile, frigida, impotente. Dicono che presto il Re vi metterà da parte per un’altra, che già lo ha fatto con Jane Shore, anche se lui nega. Ditemi, Anne, è questo che volete? Essere messa da parte e dimenticata nell’imminente futuro, tra qualche anno?”
“I-io… - la voce di Anne era incerta, appena incrinata, i suoi occhi blu velati – No, certo che no!” esclamò con rabbia, serrando i pugni.
“Allora dovete reagire: crescete, siate donna, una vera regina, e prendete ciò che vi spetta. Richard vi ama, Dio solo sa quanto vi ama, ed è ora che voi lasciate alle spalle i rancori, le paure e cresciate. Nessuno vi ostacolerà quando darete a Richard un figlio, e lui vi amerà, se possibile, ancor di più.”
“Ma io… io non so come, nessuno mi ha mai… nessuno mi ha mai insegnato ad essere una buona moglie, a sedurre un uomo… nessuno mi ha detto come…”
“Nessuno può insegnarvi ad amare, questo solo voi potete impararlo, ma potreste essere una buona moglie stando accanto a vostro marito. Andando a Crosby Place, per esempio, standogli accanto e dimostrando a quella donna che ora siete voi l’unica per Richard, che non c’è e non ci sarà mai un’altra.”
“L’unica… l’unica…” Anne abbassò il capo e si diede della sciocca: quante volte Richard le aveva detto quelle stesse parole, l’aveva rassicurata dicendole che non amava nessun’altra, che voleva solo e soltanto lei. Ma lei non gli aveva creduto, lo aveva respinto con la sua freddezza e i suoi silenzi e lui, disperato, era andato in cerca del calore di qualcun’altra, un abbraccio, un corpo che potesse ricordargli almeno vagamente il suo.
“Oh, che sciocca sono stata! - esclamò, portandosi le mani al viso - Quanti inviti respinti, quante parole non dette, quanti sguardi non ricambiati. Tante volte la vita ci passa accanto e noi non ce ne accorgiamo nemmeno.”*
“No, infatti, ma possiamo rimediare: fate preparare una lettiga, raggiungete vostro marito e dategli prova del vostro amore. Siate la Regina, non un pedone sulla scacchiera e giocate la vostra partita. Se perderete, perderete per vostre mancanze ma se vincerete… se vincerete allora avrete tutto ciò che avete sempre sognato e anche di più.”
“Anche di più… - sussurrò, in un eco alle parole di Elizabeth – Suppongo, dunque, di dovervi ringraziare? Mi avete aperto gli occhi e… e non pensavo possibile di poterlo dire ma vi sono debitrice.”
“Me lo ricorderò a tempo debito. – le disse, sorridendo ghemba – E ora forza, andate! Andate dal vostro Richard e siate felici.”
“Perché lo avete fatto, perché lo state facendo?” chiese prima di chiamare le sue dame, desiderosa di capire.
“Perché abbiamo sofferto fin troppo, e non voglio che nessun’altro soffri più. Perché, nonostante tutto, Richard è il legittimo e degno erede di mio marito, e desidero che tramite lui la casata degli York continui a regnare per mille anni.”


 
**


“Se solo voleste, io… - Kathyn stava sussurrando alla luce di una finestra che dava sul cortile interno della tenuta, e mani intrecciate a quelle di Richard stava parlando con lui del loro possibile futuro – Ho sempre amato solo voi, il padre di mia figlia, e anche se ora siete il re e avete una regina al vostro fianco…”
“Lo so, so che mi amate e anche io vi sono molto affezionato, tengo tantissimo a voi e amo mia figlia con tutto il cuore.”
Loro figlia: quando l’aveva rivista dopo più di un anno aveva stentato a riconoscerla, a riconoscere come sua quella bambina dai lunghi capelli neri e ricci uguali ai suoi che stava correndo verso di lui per essere presa in braccio nonostante le proteste di sua madre, della bella Kate. L’aveva presa in braccio come da lei chiesto, l’aveva fatta volteggiare in aria e l’aveva stretta al suo corpo, baciando le guance paffute rosse come due pesche e le aveva solleticato il pancino provocandole una risata cristallina.
“Kat starà bene qui, la tratterò come una principessa, ma non credo sia giusto per voi tornare ad essere la mia amante: meritate di meglio, qualcuno che vi ami con tutto il suo cuore, non un sovrano il cui cuore appartiene ad un’altra.”
“Così l’amate nonostante tutto, nonostante il suo comportamento infantile, le cattiverie che vi ha detto in questi mesi? – Kat afferrò un lembo del farsetto di lui e annullò la distanza tra i loro corpi – Perché, Richard, perché?”
“Non lo so, Kathryne, non lo so. Vorrei poter smettere, ma non posso: Anne è la mia metà, la amo da sempre, e da stolto quale sono spero che un giorno lei ricambi e torni da me, che possa amarmi come un tempo ho creduto mi amasse.”
“E nel frattempo cosa farete? Aspetterete, pregherete per un miracolo? – portò una mano sul viso di lui e lo costrinse a guardarla – Se solo voi voleste, vi renderei così felice, vi darei altri figli, i figli che lei non è stata ancora in grado di darvi in questi mesi. Una famiglia: non è quello che avete sempre sognato, mio amato, quello che avete sempre voluto?”
Aye, ma non così. – prese la mano di lei e la ritrasse dal suo volto – Basta cuori infranti, uno è più che sufficiente. Credetemi, lasciarmi andare è la scelta più giusta, anche se ora non capite.”
“Allora è finita, è… - Kat si allontanò bruscamente, portò i pugni chiusi al petto – Mi state dicendo addio per sempre, Richard?”
Richard annuii, incapace di dire altro e lei represse malamente un singhiozzo con il palmo di una mano, scosse la testa e continuò: “Bene, dunque, se è questo che desiderate. Ma vi prego, vi prego di lasciarmi tornare a casa e di non venire qui quando verrò a trovare nostra figlia. Non lo sopporterei…”
“Potreste vivere qua, nessuno ve lo impedisce.”
“Lo so bene, ma non sarebbe giusto: la corte continuerebbe a chiacchierare, mettere in giro voci e questo allontanerebbe ancor di più la Regina da voi, vi farebbe soffrire e io vi amo troppo per sapervi infelice a causa mia.”
“Mi amate a tal punto, siete disposta a sacrificare il tempo con vostra figlia, attimi preziosi della sua crescita per me?”
“Sapete che amo la nostra bambina con tutta me stessa, ma starle lontano mi farà bene: è troppo simile a voi, non solo di aspetto ma anche nel carattere, nelle piccole cose e starle lontano mi permetterà di andare avanti, trovare un uomo degno che vorrà sposarmi e rendermi nuovamente madre.”
Kat lo guardò sottecchi, si avvicinò cautamente e con timore ed imbarazzo gli fece un’ultima richiesta prima di prendere congedo: “Posso chiedervi un ultimo bacio, un bacio d’addio?”
“Potete, mia cara, potete.” Rispose lui, avvicinandosi a lei, accarezzandole una guancia e baciandola con dolcezza, passione, trasporto.
Kat si strinse forte alle sue spalle, assaporò per l’ultima volta il sapore della sua bocca, si inebriò del suo profumo e solo quando fu a corto di fiato lo lasciò andare, indietreggiando e chinando nuovamente il capo.
“Addio, dunque. Possa Dio vegliare sempre su di voi e darvi la felicità che meritate. Prendetevi cura di nostra figlia e, se potete, non dimenticate mai i momenti passati insieme. Io non lo farò, mai.”

 

**


La lettiga entrò nel cortile di Crosby Place arrivò poco dopo, quando Richard stava per lasciare l’imponente edificio e tornare a Westminster per attendere ad una riunione del consiglio. Aggrottò la fronte nel vedere le guardie reali che scortavano la suddetta lettiga e la sua perplessità si tramutò in stupore quando osservò Anne, la sua Anne, scendere con aria regale e serafica.
Accanto a lui, altrettanto stupita, c’era la piccola Kate, la quale non tolse mai gli occhi di dosso alla splendida ragazza che si stava avvicinando a loro.

“Tu devi essere Kate. – disse tranquillamente Anne, prendendo la parola e fissando la bambina, la quale annuì in risposta. – Io sono Anne Neville, sono la Regina.”
I grandi occhi grigio-azzurri della bambina si sgranarono, e anche se maldestramente fece una riverenza e la salutò: “Vostra Maestà.”
“Che bambina ben educata, e devo ammettere che siete più simile a vostro padre il Re di quanto avessi mai immaginato. – confessò, chinandosi sulle ginocchia quel tanto che il vestito permetteva – Puoi chiamarmi Lady Anne, se vuoi. Io, invece, come devo chiamarti?”
“Mia madre mi chiama Kate, e anche mio padre.” Confessò, alzando lo sguardo per incontrare quello di Richard, il quale le sorrise.
“Kate è un bellissimo nome, e ora che sei qui a Londra spero di poterti vedere spesso a corte. Quando crescerai, magari, sarai una delle mie dame della rosa.”
“Mi piacerebbe.” Rispose, anche se ignorava i compiti di una dama delle rose e la loro prestigiosa posizione a corte.
“Kate, ma petite, perché adesso non entri dentro con la tua balia? Fa freddo qui fuori e non vorrai certo raffreddarti.”
Aye, padre. – rispose, alzando le braccia per farsi abbracciare stretta – Arrivederci. Au revoir, Lady Anne.”
Au revoir, Kate.”


“Perché siete qui?” chiese forse troppo bruscamente Richard, rimasto solo sotto il chiostro con la sua consorte.
“Volevo vedervi, volevo vedere vostra figlia. E’ un tesoro, vi somiglia tantissimo e di questo ne sono lieta. Sono qui perché sono vostra moglie e non permetterò a nessuna di scalzarmi.”
“Non pensavo vi importasse! – esclamò lui, piccato – Dopo l’altra sera pensavo di esservi indifferente, ma visto che siete qua vi dirò le cose come stanno: Kathryn non resterà, tornerà alla sua tenuta e dubito ci rivedremo. Tra me e lei non ci sarà mai più nulla, eccetto un affetto sincero che proverò per sempre nei suoi confronti grazie a nostra figlia.”
“Nonostante tutto, nonostante i suoi sentimenti voi… voi l’avete rifiutata, preferite essere fedele ad una donna fredda e crudele piuttosto che amata da una gentile e amabile?”
“Non scegliamo noi chi amare, Anne, neanche quando la persona amata ci allontana e ci dice di smetterla. – prese una mano nella sua, la guardò negli occhi – Perché siete qui, cosa volete davvero?”
Anne abbassò lo sguardo, assottigliò la labbra e strinse più forte la mano intrecciata con quella di lui: “Mi dispiace. Sono stata una sciocca e mi dispiace: potete perdonarmi, Richard? Potete perdonare una giovane sciocca che non sa nulla dell’amore?”
“No, ma posso perdonare una giovane che ne ha passate troppe nella sua vita, che ha subito angherie, l’esilio, la perdita delle persone che amava; una giovane che ha dovuto sopravvivere. Sì, questa giovane la posso perdonare.”
“Siete sempre così buono con me, non lo merito. – accarezzò la sua guancia, gli sorrise – Prometto che non dirò più le cose che ho detto l’altra sera, che farò di tutto per essere amorevole con vostra figlia, la moglie che meritate.”
Alzò lo sguardo, sorrise maliziosamente e continuò: “Ho intenzione di iniziare questa sera stessa. Verrete da me stanotte, mio Richard?”
Richard le strinse una mano, sorrise, e incurante degli sguardi attorno a loro si chinò in avanti e le baciò dolcemente le labbra: “Aye, verrò. Verrò sempre da voi, e da oggi in avanti prometto di non cercare nessun altro calore se non quello del vostro letto.”
“Molto bene, allora: vi aspetterò con ansia e, con un po’ di fortuna e con la benedizione della Vergine, spero di riuscire a concepire un bambino, darvi l’erede che voi e l’Inghilterra meritate.”
 

 

*




* Cit. "Le Fate Ignoranti", Ferzan Ozpetek.



Angolo Autrice: Ultimo capitolo della ripubblicazione, dal prossimo saranno tutti INEDITI. Anche in questa seconda stesura ho voluto lasciare alla "nostra" Elizabeth Woodville una parte importante nella questione, anche se i suoi motivi possono sembrare all'apparenza ambigui e le sue azioni fatte per un tornaconto personale. Detto questo, spero che questo riavvicinamento dei nostri amati vi sia piaciuto, e che siate pronte per nuove avventure movimentate! :3
Grazie, come sempre, a tutti coloro che seguono e alle fantastiche ragazze che recensiscono.
Alla prossima,
V.
  
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