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Autore: piumetta8    07/03/2015    3 recensioni
Affrontare una perdita è sempre un processo difficile da elaborare. Significa la fine di una vita che non c'è più e l'inizio di un faticoso processo di reinvenzione.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nora, Un po' tutti, Vale
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Quelle quotidiane telefonate sono il modo in cui il padre di Leo cerca di sopperire alle sue mancanze, di mettersi la coscienza apposto.

Il ragazzo ha chiuso anche questa sera con le solite frasi abitudinarie e di circostanza e con quel sorriso di rassegnazione che solo Asia è brava ad indovinare.

Sua sorella, però, è andata via da un pezzo, dacché l'orario di visita è terminato e Leo si ritrova immerso nel silenzio di quella camera d'ospedale che lo ha imprigionato ormai da quasi venti mesi, che ha visto entrare ed uscire tanti altri pazienti, potenziali amici, quasi fosse stato un porto di mare.

Tutti se ne vanno prima che Leo abbia il tempo di conoscerli, di scoprirsi, di affezionarsi. Tutti guariscono sottolineando la sorte avversa, decisamente scalognata, di Leo che sembra non doversi rimettere mai più in salute.

Tutti se ne sono andati troppo presto...Tutti tranne uno.

Leo sospira, appoggiandosi contro il cuscino, cercando di sincronizzare la musica nel suo ipod che lo aiuti ad addormentarsi. È qualcos'altro, anzi qualcun altro, a distrarlo però.

Si raddrizza e punta lo sguardo verso la figura malferma sulla soglia della stanza.

"Vieni!"

Dice perentorio. Vale non se lo fa ripetere: sostenendosi alla parete, appoggiandosi al cabinet, raggiunge una sedia posta tra i due letti e, a fatica, vi si lascia cadere.

"Posso restare un po' con te? Non riesco a dormire e tanti brutti pensieri mi assillano..."

Confida Vale con sincerità con quella sua tipica insicurezza che scioglie il cuore di Leo. Annuisce lentamente.

"Resta. Anche io stasera mi sento un po' solo. Sembrerà strano ma stavo pensando a mio padre. A quando tornava a casa, durante i periodi di congedo, ed arrivava con la sua uniforme decorata di medaglie e io lo rassomigliavo ad una foglia gigante. Pensavo ai giochi che facevamo in giardino, quando d'estate rinfrescava me ed Asia spruzzandoci con la sonda, alle scorpacciate di pane e cioccolata che ci concedeva all'insaputa di nostra madre..."

La voce di Leo è sommessa mentre racconta, mentre mostra a Vale un pezzetto di lui che non ha mai condiviso con nessuno.

Questa fiducia, questo senso di sicurezza e di garanzia, convincono il restio Vale ad affidare all'amico anche il suo passato.

"Mio padre mi portava per musei quasi tutte le domeniche. Non era noioso, aspettavo i weekend esclusivamente per averlo tutto per me per due giorni interi. Mi ricordo che mi comprava sempre il gelato, che fosse estate o inverno, e le ore passate a giocare, instancabili, nel parco..."

Il sorriso di Vale si incupisce e i suoi occhi velati quasi ignorano la mano di Leo protesa sul suo braccio.

"Tutto è cambiato quado mi hanno diagnosticato il tumore alla tibia. Era come se lui non si ritenesse adeguato a combattere il mostro al mio fianco e piano, piano si è allontanato. Mi ha lasciato a combattere da solo."

Leo annuisce e l'altro cerca di palesare un sorriso più convinto benché il suo cuore non trovi nulla di gradevole nel ricordare.

"E quando sono tornato a casa lui non c'era. Se n'era andato e non tornerà."

Conclude. Prima che Leo possa dire qualcosa, Vale nota il disordine sul letto vuoto: qualche libro, un mucchietto di t-shirt e pantaloni di pigiama, e altre cianfrusaglie che non si sforza di identificare.

"Com'è il tuo nuovo compagno di stanza?"

Si rivolge a Leo con tono cospiratore, ingoiando la delusione per il fatto che l'amico non sia solo, che, gioco forza, non possano stare insieme ancora per un po'.

Leo si stringe nelle spalle perché ha indovinato il rammarico di Vale.

"Bah...Non parla, non russa, non rompe...E non si vede! Praticamente è un fantasma!"

All'occhiata confusa e stranita di Vale risponde con una risata di cuore.

"Quella è tutta roba mia, Vale! Mi sono preso tutta la suite ma se vuoi possiamo spostare tutto. Solo per questa notte, sia chiaro!"

Era quello di cui l'amico aveva bisogno. Di cui avevano bisogno entrambi: di ritrovarsi vicini ed uniti come non mai.

"Ti ho invidiato, lo sai?"

Confessa all'improvviso Leo quando entrambi sono sdraiati nei propri letti e le luci al neon emettono ormai un flebile bagliore. Una penombra che rende più spavaldo Leo.

"E perché?"

"Perché tu avevi vinto, Vale. Perché quell'odore di disinfettante e di candeggina non ti sarebbe rimasto addosso per sempre, perché quando venivi a trovarmi eri intriso di quel profumo di chi viene da fuori. Profumavi di libertà!"

   
 
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