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Autore: Ray Wings    08/03/2015    1 recensioni
Non voltare la testa, non andartene di nuovo! Sono cambiata. Sì, è vero, non sono più Alice! E questa ti sembra una colpa? Tu e il tuo strafottutissimo gruppo del cazzo mi avete trascinata qui: è solo colpa vostra. Mai più, mai più rivedrò gli occhi di mia sorella o di mia madre, ed è solo colpa vostra. Mai più rivedrò i tuoi occhi. Ma quelli non voglio nemmeno ricordarli, vuoti e disperati, mentre affondavano e annegavano e io impotente sulla spiaggia a pregare.
Mi avete lasciata sola, cazzo!
Sono rimasta in un angolo a piangere, come ho sempre fatto, aspettando l'arrivo di qualche supereroe dimenticandomi che questa è la fottuta realtà! Che qui si muore!
E sono morta.
Dimentica Alice...te la sei portata via.
So che sei un sogno, stai sfumando, comincio a non vederti più e so che quando aprirò gli occhi sarò di nuovo sola. Ma non voltare la testa. Guardami fino alla fine...guarda l'Oceano. Fino alla fine. Come ho fatto io. Pregando, sciocco, di svegliarti.
Manu. Guardami.
Ora sono Ocean.
[In revisione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daryl Dixon, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gagliardia.

Molly corse nel cortile esterno, chiedendosi perchè Alice l'avesse chiamata lì. Il sole era sorto da poco, aveva appena avuto tempo di far colazione. Si guardò attorno, cercando la mora, quando improvvisamente fu bloccata da un bastone che quasi la colpì al petto. Si voltò a guardare chi lo stesso sorreggendo e lì trovò Ocean, seduta a terra con le ginocchia sollevate e le braccia poggiate su di esse. La guardava seria e fredda, come poche volte aveva fatto.
<< Prendilo. >> le disse e la bambina obbedì, chiedendosi ancora cosa avesse in mente. Ocean si alzò pigramente da terra e si piazzò di fronte a lei, dritta e ben ferma sui suoi piedi, come un albero secolare. I pollici erano infilati nella sua cintura, sorreggendosi a essa.
<< Prova a colpirmi. >> la invitò.
Molly guardò il bastone che aveva tra le mani e poi guardò nuovamente Ocean. Non la stava prendendo in giro, faceva maledettamente sul serio. I suoi occhi freddi ne erano la prova. Voleva davvero insegnarle a combattere.
Strinse il bastone con entrambe le mani, sentendosi emozionata all'idea di poter finalmente entrare a far parte della cerchia dei grandi e lo sollevò sopra la testa. Corse incontro alla ragazza e provò a colpirla, ma lei con un semplice spostamento obliquo schivò il colpo.
<< Sei lenta. Prova ancora, non fermarti fin quando non riuscirai a colpirmi. >> le disse Ocean e Molly ricominciò subito a tirar colpi a destra e a manca, scoordinata e senza un senso logico, cercando solo di prendere la ragazza che riusciva sempre ad avere il tempo di capire la traiettoria del suo lento bastone e schivarlo.
Molly fece ancora qualche passo in avanti, cercando di starle vicino per riuscire a colpirla, ma inciampò nella sua gonna troppo lunga e cadde a terra. Portò appena in tempo le mani in avanti per evitare una rovinosa caduta di faccia, ma le ginocchia colpirono miseramente il suolo.
<< Ahi! >> piagnucolò guardandosi le mani sbucciate. Stava già per mettersi a piangere quando Ocean l'afferrò per un braccio e la sollevò di pesa da terra << Il nemico non starà lì ad aspettare che tu smetta di piangere e le lacrime annebbiano la vista, non lo vedresti più. >> l'ammonì prima di sfoderare una delle sue daghe dalle cinghie legate al petto. Afferrò la gonna di Molly e con un colpo netto ne taglio la parte in fondo, appena sotto le ginocchia. Le fece fare un giro completo e finì di tagliare la sua gonna.
<< Così non hai più impicci. Vedrò di procurarti un paio di pantaloni in questi giorni. >>
Molly stette in silenzio, ascoltando le sue parole e sentendosi una strana sensazione dentro. Non era mai stata così fredda con lei, l'aveva sempre trattata come la più preziosa delle bamboline, ora invece aveva addirittura paura che al prossimo errore le sarebbe arrivato un ceffone. Si guardò le ginocchia sollevando appena il resto della gonna: c'era una sbucciatura che perdeva un po' di sangue e questo la spaventò.
<< Ma brucia. >> piagnucolò ancora.
<< Il giorno che ti troverai di fronte a un uomo cattivo o uno di quei mostri lì, le ginocchia che bruciano saranno il minore dei tuoi problemi. Sopporta il dolore. >> ordinò.
<< Non ce la faccio. >> piagnucolò ancora.
<< Vuoi imparare a difenderci e poi piangi per così poco? >> la sgridò prima di afferrare il bastone << Torna dentro, non sei pronta. Torna a giocare con le bambole. >>
<< No, io voglio imparare! >> brontolò Molly.
Ocean si chinò su di lei e la guardò dritta negli occhi << Per imparare a combattere, per imparare a difenderti, devi essere forte. Devi! Ma non forte qui... >> indicò una delle sue braccia << Devi essere forte qui. >> indicò la sua testa, all'altezza della fronte << Se ti fai male non piangi! Se hai paura non urli! Impara a controllare te stessa, solo dopo potrai controllare un'arma. Tu sei forte, quella sbucciatura non fa male. Dillo! >>
<< Io sono forte... >> piagnucolò ancora << ...Io sono forte! Non fa male! Io sono forte. >> urlò alla fine decisa e determinata.
<< Brava, bambina. >> le scompigliò affettuosamente i capelli e le ripassò il bastone << E ora forza. Colpiscimi. >> si riposizionò di fronte a lei e l'allenamento riprese, rumoroso e faticoso, con Molly che urlava a ogni colpo per darsi carica, Ocean che l'ammoniva ogni qual volta lei sbagliasse e la piccola che, ormai stanca, aveva preso a bisbigliare tra sè a ogni colpo << Io sono forte. Non fa male. >>
Era l'ora di pranzo quando finalmente Ocean decise di lasciarla andare: aveva il fiatone, i capelli rossi erano tutti appiccicati alla fronte sudata, aveva le gambe sporche per via della polvere sollevata nel correre e le ginocchia ferite per colpa di altre 2 o 3 cadute.
Ocean le si avvicinò mentre lei era china su se stessa a soffiarsi sulle ginocchia doloranti, con le lacrime agli occhi, ma determinata a non piangere. La prese in braccio e si avviò verso l'interno della prigione sorridendole, finalmente, amorevole << Sei stata bravissima. >> si congratulò.
<< Ti ho colpita solo una volta. >> si lamentò lei insoddisfatta.
<< Sì, ma mi hai fatto un gran male. >> rise Ocean dandole un affettuoso buffetto sul naso << Oggi pomeriggio se non sei troppo stanca puoi chiedere a Daddy se ti da qualche lezione di tiro, eh? >>
<< Oh, sì! >> si illuminò lei improvvisamente << Spariamo alle bottiglie! Lo zio lo faceva spesso con papà! >>
Entrarono nella prigione e lasciò Molly a terra, così che potesse correre verso Daryl, seduto su degli scalini a mangiare il contenuto di una delle scatole prese alla mensa, e rapida come un uragano cominciò a raccontargli la sua mattina. Aveva già dimenticato le ginocchia doloranti e la stanchezza.
Daryl sembrava non ascoltarla, aveva sempre la faccia inespressiva, ma sapevano tutti che in realtà non era così e probabilmente stava cogliendo anche le virgole del racconto della piccola. Poi le porse la scatoletta che aveva tra le mani, chiedendole in un momento di tranquillità << Hai fame? >>
<< Sì! >> rispose lei entusiasta afferrandola e strappandogliela di mano, ma non potè affondare subito i denti nel cibo che Ocean intervenne di nuovo << Cosa hai intenzione di fare conciata in quello stato? Sei nera di terra perfino sulle labbra, prima ci andiamo a dare una pulita. >> e gli strappò di mano l'ambita cibaria, non senza tirarsi dietro però un sacco di lamenti.
<< Falla mangiare e dopo la porti a pulirsi. Ha fame. >> disse Daryl rivolto a Ocean.
<< Così gli viene chissà quale anonima malattia, con tutto lo schifo che c'è fuori. >>
Daryl scrollò le spalle << Anticorpi. >>
<< Andiamo! >> disse risoluta a Molly tirandola per una mano, senza ascoltare Daryl, anzi quasi ridendone. Era uno degli uomini più trasandati che avesse mai incontrato, e probabilmente l'apocalisse zombie non era il motivo di questo.
<< Che mammina rompi palle. >> rise Merle dall'altro lato della stanza, dopo aver assistito a tutta la scena. Ocean gli offrì un affettuoso dito medio mentre constringeva Molly ad andare in quello che avevano decretato essere una specie di bagno. C'era una bacinella piena d'acqua, raccolta da una delle pompe che loro stessi avevano costruito in modo da raccogliere l'acqua del canale lì vicino. Ci immerse un panno, lo strizzò dall'acqua in eccesso e lo passò prima sulle mani della bambina e poi sulla faccia. Diede una pulita veloce e generale al resto, ma senza accanirsi troppo, tanto si sarebbe risporcata da lì a pochi minuti e non ne valeva la pena. Ma almeno il grosso era stato tolto.
<< Ora posso andare? >> lamentò Molly.
Ocean rise e la spintonò leggermente << Vai, forza. Neanche ti avessi torturato! >> la bambina corse via e tornò da Daryl, rubandogli di nuovo di mano il pranzo e divorandolo come poche volte aveva fatto. Finito di mangiare non ebbe neanche la forza di alzarsi e andare nella sua cella: si addormentò sullo scalino su cui era seduto il ragazzo, il quale poi la prese in braccio e la portò a letto.
Anche Ocean pranzò con quel poco che era rimasto, poi si avvicinò alle armi raggruppate in un angolo della stanza e afferrò un fucile << Vado a dare il cambio a Maggie. >> informò prima di sparire, diretta al corridio in rete che dava sull'esterno, sopra il cortile e che collegava due zone distinte della prigione.
<< Vai a mangiare qualcosa. >> disse a Maggie mettendole una mano sulla spalla per annunciare il suo arrivo. La ragazza sorrise, ringraziò con un gesto della testa e cominciò ad allontanarsi. Aveva gli occhi velati, da quando erano tornati da quella disavventura a Woodbury tutto era cambiato: Glenn era sempre su di giri, pronto a menar colpi alla prima occasione e Maggie, sempre silenziosa, non alzava più gli occhi da terra. Non aveva avuto cuoredi chiedere cosa fosse successo: qualsiasi cosa fosse stato li aveva scossi entrambi.
<< Maggie. >> la richiamò Ocean prima di vederla sparire alla porta << Mi dispiace per Woodbury. >> disse semplicemente. Non riusciva a smettere di sentirsi in colpa: se solo lei non avesse avuto quel colpo di testa forse sarebbe riuscita ad aiutarli prima, e magari a impedire ciò che era successo.
<< Non è stata colpa tua. >> si limitò a rispondere la ragazza, con un sorriso rassicurante, prima di andare via. Non stavano bene, lo sentiva. Nessuno stava bene. Il Governatore li stava distruggendo dall'interno.
Sospirò e volse lo sguardo all'orizzonte.

<< Rick non è ancora tornato? >> chiese Ocean rientrando nella prigione e passando il fucile a Glenn, che le avrebbe dato il cambio alla guardia.
<< No. >> rispose il coreano afferrando il testimone.
<< Il sole sta tramontando, sono fuori da troppo tempo, sto cominciando a preoccuparmi. >> ammise lei.
<< Torneranno. Sta' tranquilla. >> sorrise incoraggiante Carol avvicinandosi a lei con Judith in braccio. Finalmente la "Piccola Spaccaculi" aveva un nome.
<< La tieni un attimo? >> chiese cominciando a spostare il braccio sotto la sua testa per poterla passare a Ocean. Ma la ragazza si rabbuiò improvvisamente e fece un passo indietro << No...io non... non sono capace. >> disse balbettando e portando le mani avanti.
<< Oh, andiamo non è difficile. >> disse Carol senza badare troppo al suo sguardo impanicato. Ocean non ebbe tempo di ribellarsi ancora che aveva già la piccola tra le braccia e la donna stava sparendo dentro il blocco delle celle. Si guardò attorno, sperando di trovare qualcuno che potesse tenerla al posto suo, ma al momento gli unici presenti erano Max e i due fratelli Dixon, intenti a parlottare tra loro dall'altra parte della stanza.
La bambina tra le sue braccia si agitò e cominciò a piangere. Sentiva la sua tensione e la cosa la spaventava.
<< No, no. >> bisbigliò lei afferrandola meglio e sistemandosela al petto. Le mani tremavano e il cuore sembrava impazzito. Un ricordo si fece largo in lei e la costrinse a un malinconico sorriso.

-Lo tieni tu un attimo?-
-Chiara! No, aspetta...non so tenere i bambini. -
-Non è difficile.-
-Chiara! Sorellina! Andrea sta piangendo! Che devo fare?-
-Stai tranquilla! Cantagli una canzone.-

Una dolce melodia nacque quella sera, sotto il sole in tramonto, e inondò tutta la prigione silenziosa. Una melodia dalle parole incomprensibili per molti, ma la cui morbidezza e dolcezza era palpabile a pelle. Judith smise di piangere, cullata e incatata dalla morbida voce che la ragazza dedicava solo a lei.
Non era una ninna nanna, ma era la canzone che Alice sempre cantava ad Andrea, il suo piccolo nipotino, quando piangeva e che sempre riusciva a calmarlo. Una canzone d'amore che solo un genitore avrebbe potuto dedicare al proprio figlio.

-Zia Alice!!!-

Una lacrima le rigò la guancia e non se ne accorse fin quando non cadde sulla fronte della piccola semi addormentata tra le sue braccia. La malinconia le aveva attanagliato il cuore, ma ora non la temeva più.
Quanto le mancava sua sorella, suo nipote, sua madre, il cognato e la nonna. Tutta la sua famiglia. Chissà se stavano bene.
La stessa domanda.
Nessuna risposta.
Accarezzò la manina della piccola, chiusa a pugno, ma che al contatto di schiuse e afferrò con forza il suo dito, stringendo. Legandola a sè.
Finì la cazone, ma continuò a canticchiare a labbra serrate, per non lasciarla sola nel silenzio, per continuare a tenerla tranquilla, a farla sentire coccolata e protetta.
Daryl le poggiò una mano sulla spalla: aveva lasciato suo fratello al muro e si era avvicinato, ma lei non l'aveva sentito.
<< Dalla a me. >> disse semplicemente chinandosi in avanti per prendere il piccolo fagotto. Si era ricordato della foto trovata nel suo portafoglio, tempo prima, quando aveva aperto il suo zaino: la foto di un bambino che portava i suoi stessi occhi.
<< Asciugati. >> aggiunse porgendole un fazzoletto rosso che teneva sempre appeso alla tasca posteriore dei pantaloni. Non era stato di molte parole, ma era stato facile sentire e cogliere il suo tono dolce e comprensivo. Ocean si rese conto di avere le guance umide e se ne vergognò.
<< Che stupida. >> commentò mentre passava la bambina al ragazzo e prendeva il suo fazzoletto. Si asciugò le lacrime e si sforzò di riacquistare il sorriso il prima possibile.
Daryl non le fece domande, e questo Ocean lo apprezzò tanto. Sapeva essere discreto e sensibile, era una grande qualità, soprattutto in periodi bui come quelli.
Dopo qualche minuto tornò Carol con un biberon in mano << E' ora di pranzo, Piccola Spaccaculi. >> comunicò sorridente prendendo il fagotto dalle braccia del ragazzo.
<< Era una bella canzone. >> sorrise poi Carol a Ocean, anche lei dimostrando tatto e dolcezza.
La ragazza, seduta un paio di scalini più in basso rispetto a Darl, rispose al sorriso << Mia madre ce la cantava sempre. >> poi aggiunse, rendendosi conto della mancanza di un'informazione << A me e mia sorella. >>
Carol diede il biberon alla bambina che già aveva cominciato ad agitarsi tra le sue braccia, affamata << Avevi una sorella? >> chiese incuriosita.
<< Gemella. Si chiamava Chiara. >> sorrise ancora Ocean. E ancora constatò che non le faceva più male pensare a loro, solo tanta tristezza e malinconia. Le mancava.
<< Sarebbe stato interessante se tu ce l'avessi presentata. >> disse malizioso Merle, beccandosi le occhiatacce di tutti i presenti, tranne che di Ocean stessa che, al contrario di quanto gli altri si sarebbero potuti aspettare, scoppiò a ridere per l'affermazione << Non credo tu avresti avuto qualche chance, Merle. >>
Merle staccò le spalle dal muro su cui era appoggiato e allargò le braccia,gonfiando il petto << Che c'è? Non sono il suo tipo? >> e Ocean rise ancora. Merle era un idiota, e forse proprio per questo la faceva ridere. Non lo trovava poi così male, aveva solo il difetto di dire quello che pensava senza troppi freni inibitori e in maniera poco delicata, ma bastava saperlo prendere.
<< Era sposata. >> spiegò lei e lanciò una fugace occhiata a Judith << E aveva un bambino. >>
<< Così giovane? >> chiese sconcertata Carol.
<< Beh, abbiamo 27 anni. E' un'età giusta. >> spiegò Ocean arrossendo un po'. A nessuno sfuggì l'accidentale uso del presente. Un desiderio sfuggito al controllo del suo prepotente e stracarico inconscio.
In quel momento Molly sbucò dal blocco delle celle, ancora mezza addormentata, con i capelli spettinati e le manine che si stropicciavano gli occhi. Non disse niente, ancora troppo assonnata per parlare.
<< Buongiorno, dormigliona! >> la salutò Ocean sorridendo. Molly le corse incontro e le si tuffò in braccio, poggiando la testa sulla sua spalla. La ragazza cominciò ad accarezzarle i capelli, nel tentativo di sistemarli grossolanamente e con un dolce sorriso stampato in faccia sussurrò << Stai ancora dormendo, eh? >>
Molly annuì e basta, guardandosi poi attorno con gli occhi semichiusi, cercando probabilmente di capire dove fosse e che ore fossero.
<< Hai dormito tutto il pomeriggio lo sai? >> le disse ancora dolcemente, sempre intenta a sistemarle i capelli.
<< Dovevo sparare alle bottiglie con Daddy. >> mugulò lei delusa, con la voce ancora gracchiante.
<< Lo faremo domani mattina. >> sorrise Daryl, guardando la rossa dalla posizione sopraelevata in cui si trovava.
In quel momento la porta del loro blocco si aprì e rientrarono finalmente Rick, Michonne e Carl, con un volto scuro, preoccupato e una decisione.
<< Parleremo con il Governatore. >>

<< Rick, fammi venire con voi! >> lo implorò ancora Ocean, la mattina del loro incontro. Ne avevano già parlato a lungo, più volte in quei giorni, ma l'uomo era sempre risultato irremovibile.
<< No, ho già detto che verranno con me solo Daryl e Hershel. >> disse l'uomo
<< Ti prego! Non posso restare chiusa qui dentro mentre voi... >>
<< Hai già avuto il tuo momento con il Governatore, e non è andata bene. Sappiamo tutti che tipo di rapporto c'è tra voi due. >> disse Rick cercando di essere risoluto.
<< Non farò cose stupide. Lo prometto! Starò buona, non mi lascerò andare all'istinto. Seguirò le tue istruzioni. E poi ci sarà Daryl con me, lo sai che.... >> arrossì un po' << ...Beh, lui riesce a controllarmi. >>
<< Daryl non può stare dietro a te. >> la stava trattando come una capricciosa ragazzina e questo la mandava in bestia.
<< Non lo farà! So badare a me stessa. >>
<< No, non è vero. >> rispose Rick con un certo astio e provocazione, voltandosi per fulminarla. Discutendo e litigando erano ormai arrivati alle auto già pronte per partire. Daryl stava sistemando le ultime cose alla sua moto, ed Hershel era dentro l'auto, che finiva di sistemarsi un coltello legato a quel che rimaneva della gamba tagliata.
<< Se le cose si mettono male non potrai fare affidamento solo sulla balestra di Daryl, è troppo poco. >> disse Ocean sostenendo il suo sguardo, senza lasciarsi intimorire e facendosi scivolare quelle accuse addosso. Era arrabbiato con lei. Non glielo aveva mai detto, ma ora era impossibile non notarlo: era arrabbiato per quello che aveva fatto. Per essersi messa in pericolo a Woodbury e probabilmente perchè così aveva messo in pericolo anche Daryl, che sarebbe stato disposto a buttare tutto all'aria pur di salvarla.
<< Il Governatore arriverà lì ben armato e protetto, lo sai. Forse non li vedrete ma ci saranno uomini nascosti pronti a intervenire, e voi sarete in due più uno zoppo, credi di riuscire a farcela? >>
<< Dobbiamo risultare pacifici, se ci vede arrivare in troppi si allarmerà. >> stava per entrare nell'auto quando Ocean lo afferrò per la camicia e lo tirò di nuovo indietro, costringendolo a voltarsi << Rick, per favore! >> sibilò tra i denti.
<< Perchè ci tieni tanto a venire? >> chiese lui non capendo la tanta insistenza, se le sue intenzioni non erano quelle di venire per ucciderlo.
<< Perchè non riesco a stare qui. Voi....se vi succedeste qualcosa e io non fossi lì...Dio, uscirei di testa. >> Rick riuscì a cogliere il panico negli occhi della ragazza, panico che era nato solo dall'ipotesi che dovesse succedere qualcosa. Voltò lo sguardo verso Daryl, intento a chiudere l'ultima borsa della sua motocicletta: sapeva che era solo lui il vero problema. In quei giorni lui e Ocean avevano cominciato insieme qualcosa di più grande, ormai era noto a tutti, e riusciva a capire la follia che le avrebbe preso al saperlo solo in mezzo a un mare di pallottole. Oltretutto, la presenza del Governatore la spaventava ancora di più: era terrorizzata dall'idea che lui le avesse portato via la cosa che le era più cara al momento, un'altra volta.
<< Se la caverà. Tornerà, vedrai. >> disse più tranquillo, cercando solo di risultare convincente e non aggressivo. Anche Ocean si voltò, seguendo lo sguardo dell'uomo e posò gli occhi su Daryl. Aveva colto il segno. Ma non era solo quello.
<< Devo vederlo. >> ammise abbassando la testa << Lui deve vedermi. Deve vedere che ha fallito un'altra volta. Lui....non si ricordava di me. Non sapeva chi ero! Ora... >> non sapeva neanche lei come farglielo capire senza attorcigliarsi in scuse banali << Voglio che sappia con chi ha a che fare. >> era solo orgoglio il suo, ne era consapevole, ma ne stava diventando ossessionata.
Rick abbassò gli occhi, pensieroso e sospirò.
<< Per favore. La prigione è sicura! Ci sono Merle, qui, e Maggie, Glenn, Carl, Michonne, Carol. Sono tutti bravi con le armi, possono difenderla. Una persona in più che differenza fa? Giuro non ho cattive intenzioni, ho solo bisogno di essere lì e... controllare... credo... farò attenzione! Non farò cose stupide! >>
Rick sospirò e le diede una leggera pacca alla spalla, ormai stufo di sentirla parlare << Sali, forza. >>
Ocean sorrise << Grazie. >> e si tuffò sui sedili posteriori dell'auto, chiudendosi la portiera alle spalle.
Arrivarono al luogo: una specie di cisterna abbandonata, con vecchi casolari arrugginiti e ammuffiti. Un posto lugubre. Rick e Ocean uscirono silenziosi dall'auto, e il primo fece cenno a Hershel di aspettare. Daryl si mise a capo del piccolo gruppetto, con la balestra ben spianata davanti, avanzava silenzioso, osservando ogni ombra e ascoltando ogni minimo rumore. Dietro di lui veniva Rick e infine Ocean a chiudere la fila, guardava loro le spalle. Rimasero nascosti dietro le vecchie cisterne, giungendo al casolare dal retro, sperando questo li avrebbe protetti da un eventuale imboscata. Daryl si fermò a osservare uno zombie a terra, controllando fosse morto e Rick nel frattempo corse avanti. Fece cenno ai suoi due compagni di aggirare il grande casolare che avevano raggiunto: lui sarebbe entrato da dietro, loro due sarebbero andati davanti a controllare la situazione.
Daryl e Ocean, obbedendo, cominciarono dopo poco a sentire delle voci provenire da dentro e non fu difficile capire di chi fossero: Rick e il Governatore avevano cominciato la loro chiacchierata. Daryl precedeva la ragazza, tenendosela dietro e andando per primo in avanscoperta. Arrivò a una finestra e tenendosi nascosto cercò di sbirciare dentro. Ocean, dietro di lui, fece altrettanto. Come immaginavano il Governatore era già lì e stavano parlando, anche se Rick aveva già puntato la pistola contro il suo viso. Erano tutti tesissimi e nessuno sapeva come sarebbe andata a finire quella giornata. Erano soli in mezzo al nulla col nemico, le probabilità di uscirne indenni erano poche.
<< Vado a fare un giro. >> Bisbigliò il balestriere alla ragazza << Tu resta qui, tieni d'occhio la situazione. >>
<< Ok. >> annuì lei mettendosi al suo posto, chinata sotto la finestra, con la testa appena sporta per guardare dentro.
Daryl fece qualche passo, poi si voltò nuovamente e aggiunse << Non fare cose stupide! >>
Ocean alzò gli occhi al cielo e sbuffò: questa improvvisa mancanza di fiducia da parte di tutti la stava scocciando. Fino all'episodio di Woodbury nessuno l'aveva tormentata tanto sul suo modo di fare.
Daryl si allontanò e la lasciò sola, ad origliare la conversazione tra uno dei suoi più grandi amici e l'uomo che avrebbe voluto veder saltare in aria.
Erano passati neanche due minuti da quando Daryl si era allontanato e si era fermato a parlare con Hershel, in macchina, sulla strada poco lontano, che sentirono arrivare spedita un auto. Ocean si raddrizzò, allontanandosi dalla finestra e si avvicinò al gruppo per controllare chi stesse arrivando, puntando repentina la pistola di fronte a sè.
Una jeep color crema arrivò quasi sfondando il recinto e si fermò a pochi metri da Daryl, da cui uscirono repentini Andrea, un uomo che nessuno aveva mai visto, dallo sguardo scocciato e una camicia stupida e Martinez.
Ocean si avvicinò fino ad affiancare Daryl e continuò a tenere sotto tiro il gruppo, ignorando il fatto che con loro ci fosse Andrea.
<< Perchè il tuo uomo era già dentro? >> ringhiò Daryl alla bionda.
Andrea si guardò attorno un po' spaesata, prima di chiedere << E' qui? >>
<< Sì. >> ringhiò ancora lui.
Andrea sbuffò e corse dentro il casolare.
Martinez guardò il gruppetto che aveva di fronte e strabuzzò un po' gli occhi, ma con discrezione, quando vide che tra loro c'era Ocean, in piedi e ancora viva. Ocean notò il suo sguardo sorpreso e ne fu felice: l'aveva riconosciuta. Ora sapevano che era maledettamente e pericolosamente viva.
Si lasciò scappare un sorriso provocatorio prima di dire << Ciao, Martinez. >>

<< Forse è il caso che io entri. >> suggerì Hershel, dopo mezz'ora di attesa. Inizialmente c'era stata un po' di tensione, tutti avevano colto il tono provocatorio della ragazza al saluto, ma per fortuna Ocean aveva mantenuto la promessa e non aveva fatto niente di stupido. Ora era seduta sul cofano dell'auto, un ginocchio tirato su e su cui poggiava il braccio pigramente, e non faceva niente se non guardarsi attorno.
<< Il Governatore riteneva opportuno che lui e Rick parlassero da soli. >> intervenne l'altro ragazzo, quello dietro Martinez, che ora era poggiato all'auto ed era impegnato a scrivere chissà cosa su un foglio di carta.
<< E tu chi diavolo sei? >> chiese Daryl abbastanza innervosito dal suo modo di fare da saccentino.
<< Milton Mamet. >> si presentò lui tranquillo. Aveva l'aria da topo di biblioteca e di uno che non sa ancora un cazzo.
<< Grandioso...ha portato il maggiordomo. >> brontolò Daryl visibilmente irritato. La frase fece ridere Martinez, anche lui poggiato al cofano della sua auto, ma non ebbe lo stesso effetto su Milton che spiegò scocciato << Sono il suo consigliere. >>
<< Oh. >> affermò Ocean, intervenendo nella discussione con l'aria di chi ha appena avuto una brillante idea << Allora sappiamo a chi dare la colpa. E io, sciocca, pensavo fosse stato tutto frutto della mente malata del Governatore. >> disse. Se era lui a dar consigli al Governatore allora stava facendo un pessimo lavoro, dati i pessimi risultati.
<< Che tipo di consigli dai? >> chiese ancora Daryl provocandolo.
<< Pianificazioni, zombie...ma chiedo scusa, non mi sento in dovere di giustificarmi con un tirapiedi. >> rispose quattrocchi.
<< Bada a come parli, raggio di sole. >>
<< Se dobbiamo stare qui tutto il giorno a puntarci addosso le armi... >> intervenne Martinez rivolto a Daryl << ...fammi il favore di chiudere il becco. >>
L'affermazione ebbe un pessimo effetto su Daryl: detestava chi gli metteva i piedi in testa. Gli si avvicinò minaccioso, fissandolo negli occhi come un cane che sta per saltare alla gola del suo avversario. Martinez non lo temette e si raddrizzò sostenendo il suo sguardo. Restarono qualche secondo e fissarsi negli occhi, in una lotta di sguardi, quando Ocean ridacchiò << Non fare niente di stupido, Ocean. >>
Avevano ammonito a lungo lei, rompendole le scatole sul suo modo di fare impulsivo e poi il primo ad attaccar briga era proprio lui. Ma Daryl non sembrò darle retta, non lo faceva mai, seguiva sempre e solo il suo testosterone e questo la fece sbuffare << Andiamo, D! Lascia perdere. >>
<< Sì, D. >> lo canzonò Martinez << Ascolta la fidanzatina, lascia stare. >>
Ocean in meno di mezzo secondo scivolò giù dal cofano della sua auto e si avvicinò a passi veloci a Milton, puntandogli la pistola alla tempia. Tutti sobbalzarono, Milton per primo mugolò terrorizzato, Martinez puntò la sua pistola a Ocean, mentre Daryl e Hershel la puntarono a quest'ultimo e il tempo sembrò fermarsi, costringendo tutti a trattenere il fiato.
<< Sei simpatico, ma io lo sono di più. Vuoi vedere un bel giochetto? Io ammazzo la talpa qui presente, loro ammazzano te >> disse indicando con un gesto della testa Daryl e Hershel << dopodichè irrompiamo lì dentro e fine della faccenda. Il tuo Governatore sarà anche un figlio di puttana ma certo non può farcela da solo contro quattro. >>
<< Cerchiamo tutti di tranquillizzarci! >> cercò di tamponare Hershel, l'unico che ancora riusciva a mantenere il sangue freddo << Ocean! Abbassa la pistola. >>
Ma la ragazza restò ben ferma sui suoi piedi senza staccare lo sguardo duro e freddo da Martinez. La furia bruciava nei suoi occhi.
<< Ocean!!! >>

   
 
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