Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Terre_del_Nord    12/12/2008    15 recensioni
Sirius Black e la sua Nobile Casata; gli Sherton e la Confraternita del Nord; l’Ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte; gli Intrighi di Lestrange e Malfoy; le leggende di Potere e Sangue risalenti a Salazar Slytherin. E Hogwarts, i primi passi dei Malandrini e di chi, Amico o Nemico, condivise la loro Storia. UNA STORIA DI AMORE E DI GUERRA.
Anni 70. Il Mondo Magico, alle prese con Lord Voldemort, sempre più potente e feroce, farà da sfondo dark a storie d'amicizia per la vita, a un complicato rapporto tra un padre e i suoi figli, a vicende di fratelli divisi dalle scelte e dal sangue, a storie d'amore romantiche e avventurose. Gli eventi sono narrati in 1° persona da vari personaggi, canon e originali. "Nuovo Personaggio" indica la famiglia Sherton e altri OC.
*
HABARCAT (Chap. 1/20) *** ORION (Chap. 21/24) *** HOGWARTS (Chap. 25/39) *** MIRZAM (Chap. 40/52) *** STORM IN HEAVEN (Chap. 53/62) *** CHAINS (Chap. 63/X) *** FEAR (Chap.97/) ***
*
VINCITRICE 1° TURNO "Harry Potter Final Contest"
*
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'That Love is All There is' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

That Love is All There is

Terre_del_Nord

Slytherin's Blood

Habarcat - I.013 - L'Anello di Lestrange

I.013


Sirius Black
Sheringham, Norfolk - lun. 14 giugno 1971

    “Sirius vieni qui, devo parlarti…”

*

Raramente mio padre mi chiamava nel suo studio, anzi era raro che mi parlasse proprio in privato, salvo quando doveva punirmi. In realtà erano un paio di settimane che si comportava in modo strano, dal matrimonio di Bellatrix per l’esattezza. Quel giorno era stato sovrappensiero per tutto il tempo: non che di solito fosse una persona particolarmente allegra, ma quel giorno, di colpo, si era come spento, sembrava non trovare piacevole nemmeno la vicinanza di Alshain o di Deidra. Sul finire della giornata, poi, quando gli sposi si erano ritirati nello studio di zio Cygnus a salutare privatamente gli invitati, per poi partire per il Norfolk, aveva fatto in modo di separarsi da mia madre e mio fratello ed era andato a salutare Rod e Bella, portandosi dietro soltanto me.

    “Questo è un mio dono personale per voi due, miei cari…”

Aveva estratto qualcosa dal panciotto, sembrava un libercolo antico, custodito all’interno di una specie d’astuccio meraviglioso, di pelle decorata in oro.

    “Zio ma… è meraviglioso…è… non dovevi…”

Bella aveva gli occhi che esprimevano avidità pura, e suo marito era letteralmente imbarazzato.

    “So che hai una passione per questi gingilli, Rodolphus, non che ora tu abbia tempo da sprecare in queste cose…”

Li guardò ammiccante, Bella si finse in imbarazzo, in realtà non avevo mai visto una sposa meno pudica di lei, Rodolphus, al contrario sembrava davvero preso tra due fuochi: era chiaramente colpito dal dono, ma iniziava a scalpitare per godere dei diritti di un marito. Quel giorno, negli abbracci e nei baci che si erano scambiati, era stato più che palese a tutti quanti, che non fosse per il nome o la purezza di sangue di Bella che aveva fatto di tutto per sposarla, quello che gli interessava era il corpo di mia cugina, a cui non aveva smesso di lanciare sguardi famelici per tuta la giornata.

    “Signor Black… questo è il dono più straordinario, dopo Bellatrix s’intende, che la sua famiglia mi fa. Non so come potrò sdebitarmi…”
    “Te lo dono con tutto il cuore, ragazzo mio… voi siete il futuro delle nostre famiglie, rendeteci fieri di voi più di quello che già siamo oggi… e... quando capiterò nel Norfolk, mi farai ammirare la splendida collezione di libri che vi ha donato tuo padre…”
    “Ne sarò più che lieto, signor Black... Non sapevo che fosse un collezionista anche lei. Perché non me ne hai mai parlato, Bella?”
    “No, no, non sono un vero collezionista, non ancora almeno: ho solo poche piccole sciocchezze, anche se spero di iniziare quanto prima a mettere insieme qualcosa di valore. Sai bene anche tu, Rodolphus, di questi tempi un galantuomo deve occuparsi di questi gingilli: danno un’aura, come dire, di maggiore rispettabilità…”

Rise pesantemente, sotto lo sguardo incuriosito di Bella e i cenni d’assenso di Lestrange.

    “Se vuole iniziare a mettere insieme qualcosa di valore, credo che debba assolutamente trattare con mio padre, nessuno più di lui ha fiuto e gusto per queste cose, gliene parlerò quanto prima…”
    “Ti ringrazio, ma ci penserò io, Rod, non ti preoccupare, hai di meglio da fare che perdere tempo parlando di cianfrusaglie con me…”

Un nuovo sorriso mellifluo e complice, e un brindisi a festeggiare nuovamente la coppia: io avevo assistito alla scenetta surreale in piedi, accanto alla porta dello studio. Conoscevo abbastanza mio padre da sapere che stava architettando qualcosa ai danni di Lestrange senior e Bella mi guardò complice, probabilmente stava pensando alla stessa cosa. Niente male: Rod si era portato in casa una pazza, un’arpia, che dimostrava, fin da subito, quanto prendesse sul serio l’impegno di rispettare e sostenere il suo sposo. Se non fosse stato a sua volta un maniaco omicida, un pazzo, oltre che un idiota borioso, avrei quasi avuto pietà di lui, ma visto che essere meschino fosse a sua volta… mi limitai a pensare che mai mi sarei messo nella mia vita in condizioni analoghe.

    “Venite a trovarci presto, siamo intesi zio? Anche tu Sirius, e fai il bravo, mi raccomando…”

    Annuii e le baciai le guance in segno di pace: lei iniziava, bene o male, una nuova vita, non l’avrei più vista tanto spesso e in fondo volevo davvero che ci lasciassimo il passato alle spalle.

    “Sei meravigliosa, Bella! Ti auguro tanta fortuna e tanta felicità…”

Mi sorrise, sembrava quasi sincera, in quel momento assomigliava tantissimo a Meda, e un senso di tristezza e di paura mi prese: non volevo che mia cugina andasse via con quell’uomo, mi metteva i brividi, ero certo che portandola via avrebbe fatto sì che la perdessimo e che lei si perdesse per sempre.

    “Dovete venire a trovarmi presto, promettetelo…”

Annuii ancora, poi diedi la mano a Rodolphus, che già da un po’ me la offriva.

    “So che starai dagli Sherton quest’estate, ragazzo… vedrai, ti divertirai un mondo con Mirzam, trasformerà te e tuo fratello in due campioni di Quidditch!”

Mi spettinò i capelli e mi baciò la guancia, feci finta di essere felice, in realtà avevo solo voglia di raschiarmi via la pelle della faccia, mi faceva ribrezzo!

*

    “Allora… mi stai ascoltando o dormi in piedi?”

Lasciai perdere i ricordi di quel giorno e prestai tutta la mia attenzione a mio padre: ero seduto alla sua scrivania, nella penombra del suo studio, era una bella mattina di giugno, papà era alla finestra e guardava fuori, il profumo della città, della primavera inoltrata, i suoni bizzarri e confusi entravano raccontando un mondo così vicino a me eppure totalmente ignoto.

    “Sì, scusami padre…”

Andò alla scrivania, aprì il primo cassetto ed estrasse un foglio di pergamena antica, lo sbirciai curioso, visto che mio padre lo teneva in modo che non vedessi bene. Mi osservò attentamente, quasi considerasse la bontà dei suoi pensieri, poi sospirò e mi porse il foglio. Era davvero antico, pergamena di ottima qualità, disegno a sanguigna e carbone tracciato a mano con una calligrafia che non conoscevo.

    “Devi guardare questo disegno e memorizzarlo, voglio che tu non abbia dubbi, osserva per bene tutti i dettagli…”
    “Un anello? Perché devo memorizzare il disegno di un anello?”
    “Sirius, è una cosa importante che deve restare tra te e me, non deve saperne nulla nemmeno tua madre. Pensi di riuscire per una volta a guadagnarti il pane che mangi?”

Lo guardai offeso, stavo per ribattere, ma il suo sguardo perentorio mi fece desistere e gli concessi tutta la mia attenzione.

    “Questo pomeriggio mi seguirai da Roland Lestrange nel Norfolk, devo trattare un affare con lui, tu starai tutto il tempo al mio fianco e osserverai tutto con attenzione, perché poi devi fare una cosa per me, una sola semplice cosa…”
    “Di cosa si tratta?”
    “Lestrange forse ci mostrerà un catalogo e alcuni oggetti, io voglio che tu osservi tutto e mi faccia un segno di nascosto se vedi questo anello: se c’è, devi memorizzare dove si trova. So che quando vuoi sei un osservatore attento. Nessuno sa che sei abile in questo, voglio che tu sfrutti questa tua dote oggi per me…”
    “Io non capisco, perché non fai vedere questo anello a Lestrange e non chiedi direttamente a lui?”
    “Salazar! Sirius, non farmi perdere la pazienza! Devi individuare quest’anello, devi osservare per bene Lestrange quando lo rimetterà a posto, voglio che tu sappia dirmi tutto quello che ti chiederò quando saremo soli, senza indugi…”
    “Cos’è, hai intenzione di rubare a Lestrange questa brutta verghetta di ferro? Siamo messi così male, padre?”

Mi sembrò di aver fatto una battuta tanto divertente, per quanto era surreale un’ipotesi del genere, ma quando osservai mio padre, mi morsi immediatamente la lingua: mi osservava allibito, pensai che m avrebbe preso a schiaffi e mandato a marcire nel sottotetto vita natural durante. In effetti, non gli avevo mai risposto in quel modo prima d’allora ed ero stato punito spesso per molto meno.

    “In realtà, lo farai tu… per me…”
    “Che cosa? Ma stai scherzando! è illegale… è…”
    “Tu ruberai quest’anello, Sirius, e metterai al suo posto la copia che ho fatto preparare apposta…”

Tirò fuori dal panciotto un piccolo astuccio, l’aprì e apparve una piccola verghetta di ferro, annerita dal tempo, in tutto e per tutto uguale a quella del disegno.

    “Ma cosa significa tutto questo?”
    “Vedi di fare le cose per bene, Sirius, o la Scozia puoi scordartela…”
    “Non è giusto! Io non voglio…”
    “La vita non è mai giusta, Sirius, ora poche storie, memorizza questo dannato disegno e fai come ti ho detto: non è un gioco, da quest’anello può dipendere la mia stessa vita, e probabilmente anche la tua e quella di tua madre e di tuo fratello…”

Stavo per dirgli “allora rubatelo da solo!” poi pensai che, in fondo, quello era pur sempre mio padre e Lestrange era solo un maledetto bastardo suo pari. Inoltre quell’anello non sembrava poi così importante e prezioso, se anche fosse sparito Lestrange nemmeno se ne sarebbe accorto. Mi chiedevo soltanto perché interessasse tanto mio padre, e in che senso la nostra vita dipendesse da quell’anello. Alla fine, dopo un paio di ore passate insieme in silenzio, mi lasciò andare a mangiare: forse mio padre era semplicemente sbronzo e all’ultimo, ci avrebbe ripensato…
Non appena arrivammo a Lestrange Manor, che aveva un aspetto fosco come il suo padrone di casa, mi sentii lo stomaco in subbuglio: al contrario di quello che avevo sperato, sembrava che mio padre facesse sul serio. I due maghi discussero a lungo, lamentandosi apertamente della politica filobabbana del Ministero e della scuola diretta dal famigerato preside Dumbledore, io mi annoiavo seduto di fianco a mio padre, aguzzavo le orecchie solo quando parlavano di cose che mi sembravano interessanti, come Mirzam Sherton e il matrimonio di mia cugina. In quelle due settimane da sposati, Bella aveva già fatto impazzire i domestici, dimostrando di essere una terribile padrona di casa, feroce e puntigliosa, e suo marito la adorava letteralmente anche per questo. Lestrange senior si augurava che quanto prima da quella unione arrivassero dei nipoti, io, tra me, pensavo a quanto sarebbero stati sventurati quei ragazzini, con due mostri simili per genitori.

    “Ma veniamo a noi, Orion. Rodolphus mi ha detto che sei interessato al collezionismo: cos’è ti sei fatto affascinare dai vezzi di Sherton?”
    “No, no, nulla del genere, lui sta spendendo vere fortune in oggetti che possono interessare solo a lui, è fissato con tutte quelle reliquie di famiglia…”
    “Già, un atteggiamento davvero strano: per fortuna o per disgrazia, hanno risorse quasi infinite, chiunque altro a quest’ora si sarebbe già ridotto sul lastrico con quel genere di vizi.”
    “A me interessano solo gli anelli, come puoi ben vedere.”

Mosse con noncuranza le mani, superbamente ingioiellate come sempre.

    “Orion, non hai dita a sufficienza, sei già stracarico! Cosa te ne fai? Io ti avrei suggerito libri, o degli oggettini che…”
    “Mi piacciono, Roland, non posso farci nulla, in particolare quelli elaborati, antichi, lo sai che ho una vera passione per l’arte romanica…”
    “Già, come darti torto? Quella tua casa, a Zennor, è magnifica in effetti… quindi anelli antichi… forse ho qualcosa per te: come di certo sai, viaggio molto e ho numerosi contatti, conosco almeno tre ottimi collezionisti che tengono materiale davvero pregiato, con una storia dietro, e non mi riferisco a storielle di pseudo anelli di Salazar o di altri fondatori...”
    “Anelli di Salazar? Che buffonate, chiunque con un minimo di preparazione sa che di anelli di Salazar ne esistono al massimo due, uno devono averlo i Gaunt…”
    “E l’altro, se davvero esiste, ce l’ha il tuo caro Sherton… gliel’hai mai visto? o è una leggenda anche quella?”
    “Non mi risulta che abbia anelli tanto preziosi da potersi dire di Salazar… l’unico anello che porta….”
    “È una stupida verghetta di ferro…. Aspetta…”

Mio padre mi diede di nascosto una gomitata, io, semiassopito da quei discorsi noiosi, ridestai rapidamente la mia attenzione. Roland Lestrange tornò con un vecchio libro, lo sfogliò rapidamente e, scelta la pagina, la porse a mio padre.

    “Non ha un anello come questo?”
    “Sì, mi pare di sì, o meglio, lo aveva. Da almeno tre anni non gli vedo più anelli in mano…”
    “Come sospettavo… Quello non era l’anello di Salazar, ti pare che Salazar potente com’era, si sarebbe accontentato di una stupida verghetta di ferro?… Ma quel dannato scozzese ci tiene che la gente lo creda…”
    “Che cosa vuoi dire?”
    “Credo che il tuo Sherton stia inventandosi delle reliquie inesistenti, non ne ho ancora capito il motivo ma deve essere così…”
    “Non ti seguo Roland…. Perché dovrebbe inventarsi delle reliquie, se a Herrengton Hill hanno già Habarcat?”
    “Non lo so, ma è strano… prendi quest’anello: tu dici che non lo ha più da tre anni, e guarda caso da tre anni mi fa una corte serrata perché gli venda un anello simile, che la mia famiglia ha dalla notte dei tempi, uno stupidissimo anello di ferro, privo di qualsiasi valore commerciale o storico. E non so nemmeno come abbia saputo che ce l’ho proprio io…”
    “Se è così fissato e non vale niente, perché non glielo vendi, facendogli il prezzo che vuoi tu? Tanto ne ha di oro da sprecare…”
    “Ma non lo so, per ripicca forse, o perché voglio capire che cosa ci nasconde… Altrimenti, sai che me ne faccio di quel pezzo di ferro?”
    “Davvero buffa questa storia, quasi quasi provo a farmi raccontare cosa c’è sotto…”
    “Ecco, bravo! poi lo racconti anche a me… Dev’essere un pazzo, oppure, ed è quello che temo, è dannatamente furbo… ha qualcosa in mente, me lo sento…”
    “Per curiosità, posso vederlo questo famigerato anello? Magari riusciamo a scoprire l’arcano, conosco Alshain meglio d te, magari c’è un segno , una runa particolare che tu non capisci ma io si…”
    “Massì, guarda: se non sapessi che quel bastardo troverebbe il modo di prendertelo, te lo regalerei, pur di togliermelo di torno.”

Aprì un cassetto della scrivania e tirò fuori una scatolina senza pretese, dentro c’erano centinaia di anelli di ferro, semplici, alcuni rovinati, privi di qualsiasi attrattiva o valore.

    “A riconoscerlo… questa robaccia andrebbe mandata in fonderia per farci un bel lucchetto…”

Si sorrisero, ma io in quel marasma di ferro riconobbi all’istante l’anello in questione, allungai la mano e lo presi, ammirandolo alla luce del sole pomeridiano.

    “Salazar! Complimenti, ragazzo, hai un occhio di tutto rispetto, mi hai risparmiato una bella gatta da pelare!”

Glielo porsi e Lestrange lo diede a sua volta a mio padre. Orion se lo rigirò in mano per qualche minuto, fingendo di studiarlo, mentre il mago rimetteva nella scatola gli altri anelli.

    “Io non vedo nulla di strano; hai provato a arroventarlo sul fuoco? magari …”
    “Fuoco, acqua, magia, non sente niente: è e resta un insulso pezzo di ferro!”
    “Mah… posso dirti solo che non è il genere di anelli che mi interessa trattare con te, non hai nulla di più interessante?”
    “Ma certo, Orion, vieni, andiamo nel mio regno, lontani da questo ciarpame!”

Mio padre mi disse di rimanere lì e Lestrange non ebbe niente da ribattere: non potevo crederci, avevo l’occasione di fare lo scambio senza nemmeno dovermi ammattire o rischiare chissà che cosa. Presi l’anello che avevo in tasca e lo deposi sul tavolo, erano davvero identici, lo misi al posto di quello di Lestrange, facendolo finalmente sparire nelle mie tasche. Il fatto che mio padre m’avesse chiesto di rubare era grave, ma sapere che l’aveva fatto per Alshain, in parte mi consolava: forse c’era un motivo nobile dietro a tutto questo. Guardai l’anello fasullo, chissà qual era il segreto: non mi sembrava da Sherton impuntarsi così tanto per qualcosa di nessun valore, chissà se quello era davvero l’anello di Salazar. Dopo circa mezzora, mentre me ne stavo sulla terrazza a godermi quel timido sole di fine primavera, i due maghi tornarono entrambi soddisfatti: mio padre aveva pagato una bella somma per un paio d’anelli d’argento, che dovevano essere i primi pezzi di una maestosa collezione. Mi chiesi se era davvero sua intenzione continuare con quella pagliacciata o se avrebbe fatto cadere tutta questa storia non appena avesse dato l’anello al suo amico; magari avrebbe continuato solo per mantenere le apparenze e non rendersi sospetto.

    Lestrange scoprirà mai lo scambio? E capirà che sono stato io?

Se la prima eventualità si fosse realizzata, la seconda sarebbe stata matematica e questo non mi rallegrava di certo: se era come suo figlio, quell’uomo era davvero pericoloso. Quindi Orion Black aveva davvero messo in pericolo la mia vita per fare un favore al suo migliore amico? Mi chiedevo tutto questo rigirandomi insonne nel letto con l’anello in mano; mio padre bussò piano alla porta e rapidamente entrò, non lo faceva mai: aveva la sua ricca vestaglia color verde slytherin, i capelli legati in un codino, notai che era dimagrito un po’, mi chiesi se era per vanità o per qualche preoccupazione.

    “Hai niente per me?”

Allungai la mano, e gli porsi l’anello.

    “Molto bene, questo lo darai a Sherton da parte mia, la mattina successiva al tuo arrivo… e bada che non t veda nessuno, né tuo fratello, nè qualcuno della sua famiglia, intesi?”
    “Sì… ma volevo sapere…”

Mio padre non ascoltò nient’altro, rapidamente fu alla porta, mi lasciò così, in silenzio, con l’anello in mano e duemila domande in testa.


*continua*



NdA:
Ringrazio quanti hanno letto, hanno aggiunto a preferiti/seguiti/ecc, hanno recensito e/o hanno proposto/votato questa FF per il concorso sui migliori personaggi originali indetto da Erika di EFP (maggio 2010).

Valeria



Scheda
Immagine
  
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Terre_del_Nord