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Autore: Adeia Di Elferas    08/03/2015    2 recensioni
Poirot viene convocato al nord per la lettura di un testamento in cui è stato citato. Anche la sua storica amica, la scrittrice Ariadne Oliver, è stata chiamata per l'occasione. I due si troveranno in un ambiente molto particolare e dovranno unire la forze per risolvere un enigma che li coinvolgerà da molto vicino.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~ “Siamo arrivati, Poirot...” disse Ariadne, alzandosi per indossare il cappotto.
 “Bien.” annuì Hercule, accingendosi a fare altrettanto.
 Uscire dal vagone confortevole e caldo fu per entrambi un'esperienza traumatica. L'aria era gelida, e il vento soffiava senza sosta, rendendo i fiocchi di neve un turbine attraverso il quale era impossibile vedere alcunchè.
 “Venite, Poirot!” esclamò Mrs Oliver: “Credo di aver visto l'autista che ci è stato promesso!”
 Poirot seguì con fiducia la donna, stando attento a non scivolare sulla neve fresca che riempiva completamente la banchina.
 Si trattava di una piccola stazione di paese, quattro assi di legno e una biglietteria, nulla di più. Oltre a loro era sceso dal treno solo un altro passeggero, un uomo alto, sulla trentina, che si teneva il cappello in testa con una mano, per paura che il vento glielo portasse via.
 “Siete voi l'autista di Mrs Thomson?” chiese Ariadne, quando raggiunsero l'uomo che secondo lei era lì per loro.
 Questi annuì, stringendo gli occhi contro la bufera: “Sono Albert Johnson, l'autista, sì. Voi siete...?” domandò.
 Aveva pochi e sottili capelli neri, orecchie a punta e labbra violacee. Le sue guance rientravano, tanto egli era magro, e la sua spalla sinistra era decisamente più alta della controlaterale. Nell'insieme, era una figura grottesca.
 “Mrs Oliver e Mr Poirot.” fece Ariadne, con un sorriso a metà. Stava congelando e non vedeva l'ora di mettersi in automobile e sottrarsi a quella tempesta di neve.
 “Bene.” fece l'autista: “Stiamo aspettando anche il signor Philip Hall. Oh, eccolo...” disse a voce bassa, mentre l'altro passeggero che era sceso li raggiungeva.
 Il treno fischiò e riprese ad arrancare sui binari congelati. Non appena il rumore fu abbastanza lontano, l'autista salutò il nuovo arrivato: “Mr Hall, è un piacere rivedervi.”
 Philip Hall ricambiò con un gesto secco del capo e poi squadrò Poirot e Mrs Oliver. Indugiò qualche secondo di troppo sulla seconda, e poi disse: “Allora, andiamo?”
 L'autista fece un mezzo inchino e guidò i tre verso l'automobile che stava parcheggiata appena fuori dalla stazione.
 
 “Tempo pessimo.” disse Hall, sedendosi accanto all'autista.
 “Pessimo davvero, signore.” concordò egli, mettendo in moto.
 Poirot e Mrs Oliver erano seduti dietro, senza sapere come inserirsi nella conversazione degli altri due che, evidentemente, si conoscevano già da tempo.
 Mrs Oliver cercava di scorgere qualcosa al di là del finestrino, ma il buio e la neve non le lasciavano vedere nulla. Poirot, invece, non faceva altro che guardare il proprio cappotto pieno di neve, chiedendosi quando avrebbe avuto modo di sistemarsi e mettersi vestiti asciutti e puliti. Non sentirsi in ordine era la cosa che più odiava al mondo. Forse ancora più degli omicidi e degli assassini...
 Così proseguirono per qualche minuto in balia delle chiacchiere sul clima del posto di Mr Hall e mr Johnson e a tutti andava bene così.
 Fu mr Hall a ricordarsi improvvisamente della presenza dei due ospiti. Si voltò verso di loro, sporgendosi oltre il proprio sedile: “Non mi sono presentato.” cominciò: “Sono Philip Hall, il nipote della compianta Mrs Thomson. Voi invece? Come mai conoscevate la mia prozia?”
 Poirot stava per aprire bocca, ma Mrs Oliver lo anticipò: “Io sono Ariadne Oliver e questo è il mio amico Hercule Poirot.”
 Hall ebbe un fremito appena percettibile che gli attrversò il viso cavallino fermandosi agli occhi castani, che si piantarono in quelli di Poirot: “Hercule Poirot il detective?”
 Hercule sorrise con un certo distacco: “Oui.” rispose: “Credo proprio di sì.”
 Philip si irrigidì improvvisamente: “E come accidenti fate a conoscere la mia prozia?” chiese, con improvvisa ostilità.
 Poirot finse di non dar peso a quel cambiamento di registro e tono e disse, semplicemente: “Non la conoscevo affatto. Mais mi ha voluto citare nel testamento e chi sono io per non presentarmi alla lettura?”
 Hall si rimise dritto a sedere, premendosi una mano sulla bocca, come improvvisamente colto da un pensiero molto spiacevole.
 “Io invece sono l'autrice di romanzi, avete presente?” buttò lì Mrs Oliver, per stemperare un po' la tensione del momento.
 “Ah...” farfugliò Mr Hall, senza badarle troppo: “Non... Non leggo romanzi rosa, mi spiace...”
 Ariadne incassò il colpo per lei durissimo e se ne stette zitta per il resto del viaggio.
 Malgrado il tempaccio, l'automobile sfrecciava per le strade tortuose della campagna sommersa di neve, facendo desiderare a tutti i trasportati di arrivare al più presto a destinazione e – nei limiti del possibile – di farlo tutti interi. L'autista si fece molto più cauto, quando imboccarono una strettoia in salita.
 Poirot sedeva rigidamente, indeciso se proporre qualcosa o meno. Poiché non aveva idea di come porre fine a quel tribolato viaggio, restò zitto.
 Ariadne, invece, stava ancora sbollendo per l'arrabbiatura di poco prima e quindi si curava poco della strada e dei suoi pericoli.
 Dopo quello che parve un secolo, la macchina fece un'ultima, azzardatissima curva, perdendo pure un po' di aderenza, e si vide nettamente la villa della signora Thomson.
 Le finestre erano quasi tutte illuminate e parcheggiate davanti alla casa c'erano altre due macchine, così coperte di neve da essere irriconoscibili.
 La luce che colpiva il giardino proveniva esclusivamente dalla villa, che, in mezzo a tutto quel buio e quella neve che turbinava, ricordava molto un rifugio.
 “Ci fermiamo qui. Ho paura che se andassi più vicino alla casa resteremmo bloccati con le ruote...” disse l'autista, svogliatamente, quando già l'automobile dava segno di non riuscire a proseguire.
 “Certo.” fece subito Ariadne, sgusciando fuori dalla macchina non appena si furono fermati.
 “Nessun problema.” concordò Hall, chiudendo il morso con un certo nervosismo.
 Poirot non disse nulla, ma si forzò a fare come gli altri. Quando si trovò in mezzo alla neve impazzita, si rese conto che ne era scesa più di quel che credeva. La gamba gli sprofondò nel manto nevoso ben oltre la caviglia.
 “Mon Dieu...” si lasciò sfuggire Hercule, guardando in basso. Non poteva vedere molto, solo un misto di ombre e giochi di luce, ma il gelo gli dava una precisa indicazione sull'altezza della neve accumulata in terra.
 “Suvvia, Poirot!” lo riprese Mrs Oliver, che aveva intanto recuperato le valigie di entrambi: “Non lasciatevi abbattere da un po' di cattivo tempo! Guardate che bella casa...!”
 Poirot alzò lo sguardo verso la villa immersa nella neve. Era bella, sì, ma con tutte quelle finestre illuminate e tutte quelle altre buie, aveva anche un che di sinistro che proprio non gli piaceva...

 'Stai diventando vecchio, Hercule' – si disse da solo – 'ora basta qualche ombra e qualche luce a farti paura, vecchio mio...'

 

   
 
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