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Autore: FrancescaPotter    08/03/2015    3 recensioni
Dal primo capitolo:"C'era una persona della quale la legge le impediva di innamorarsi. Una sola persona sulla faccia della terra e, ovviamente, Emma Carstairs si era innamorata proprio di quella persona. Si trattava del suo migliore amico, Julian Blackthorn. "
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Carstairs, James Carstairs, Julian Blackthorn, Theresa Gray, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO DICIOTTO

 

Emma stava ancora tenendo la fronte premuta contro quella di Julian. Sentiva il suo flebile respiro sfiorarle le guance, trasmettendole una scia di brividi lungo tutta la spina dorsale.
«Uhm... mi dispiace interrompere il momento.» Disse Magnus. «Ma dobbiamo davvero andare. Ha bisogno di cure: ho già inviato un messaggio di fuoco all'Istituto per avvertirli che stiamo arrivando.»
Julian si agitò nel sonno, ma una carezza sul viso da parte di Emma parve calmarlo.
«Manderanno un fratello silente?» Chiese lei rivolgendo il proprio sguardo allo stregone. Magnus era serio: le sue labbra una linea sottile e i suoi occhi impassibili come fanali in mezzo ad una tempesta.
«Sì, quel veleno era davvero potente. Solo un fratello silente può eliminarlo del tutto.»
Emma annuì mesta e si spostò sul sedile del passeggero mentre Magnus prendeva possesso del volante. Mise in moto e con una plateale sgommata entrò in carreggiata ad una velocità sicuramente proibita dalla legge. Nonostante fosse alquanto terrorizzata, Emma decise di non lamentarsi: avevano fretta.
«Quando hai preso la patente?» Domandò con fare disinvolto per fare conversazione.
Grazie all'Angelo a quell'ora della notte le strade erano deserte, altrimenti Magnus avrebbe dovuto utilizzare parecchia magia per evitare di scontrarsi con le altre autovetture.
«Non l'ho mai presa.» Rispose lui con un'alzata di spalle. «Ho imparato sul campo.-
«Ah.- Emma deglutì a vuoto, cercando di non pensarci. Guardò fuori dal finestrino il deserto che scorreva velocemente dando pian piano spazio alle prime abitazioni della città.
Improvvisamente venne destata dallo stato di torpore nel quale era piombata da un pensiero folgorante.
«Come hai fatto a trovarci?» Chiese nel panico: erano stati attenti a non seminare tracce; se Magnus li aveva trovati, allora voleva dire che Jem e Tessa erano al corrente della loro missione? Che anche il Convlave sapeva?
«Non avrete creduto sul serio che non abbia inserito un incantesimo di localizzazione su quelle carte di identità false, mi auguro.» Magnus girò a sinistra in una via laterale per evitare un semaforo facendo finire Emma spiaccicata contro la portiera dell'auto. «Non so che cosa stiate tramando voi due, ma dovete stare attenti. I vostri loschi affari devono restare segreti. E quando dico loschi affari mi riferisco a... tutti, tutti i vostri loschi affari. Non so se mi spiego.»
«Non ho la più pallida idea di che cosa tu stia parlando.»
Lo sapeva benissimo invece. Magnus aveva -Quanti? Trecento?- molti anni sulle spalle e pareva un tipo sveglio, di sicuro aveva capito tutto.
«Certo, biscottino, come vuoi tu.»
«Non dirai nulla a Jem e a Tessa, vero?»
Magnus rise. «Ovvio che sono stati informati. Come credi che avrebbero reagito vedendo i ragazzi che amano come dei figli tornare a casa,uno coperto di sangue e l'altra in stato di shock?»
«Io non sono...»
«E' stato proprio Jem a chiamare un Fratello Silente che non farà parola di tutto ciò al Conclave.»
Emma sospirò. Il Conclave sarebbe rimasto all'oscuro, Julian sarebbe guarito, e tutto sarebbe andato bene. Loro sarebbero stati bene.
«E il tuo ragazzo Shadowhunter invece... ci si può fidare di lui?» Stava iniziando ad essere paranoica ma non le importava. In quel momento la cosa più importante era che nessuno venisse a conoscenza che Camille era ancora viva.
«Marito.»
«Cosa?» Emma era confusa.
«Alec è mio marito.» Magnus le sventolò davanti al viso la mano sinistra dove, sull'anulare, spendeva un anello d'oro. La macchina sbandò e per poco non andarono a schiantarsi contro un muro. «Ti prego tieni entrambe le mani sul volante.»
«Queste auto moderne.» Sbottò Magnus. «I cavalli erano così comodi.»
Grazie a Raziel erano quasi arrivati, altrimenti lo shock di Emma sarebbe stato causato dalla guida spericolata dello stregone e non dall'attacco di creature mostruose.
«Quindi?» Lo incalzò Emma, desiderosa di rassicurazioni.
«Dai per scontato che io gliene abbia parlato.»
«Gli hai detto di Camille sì o no?» Sbottò rifacendosi lo chignon che le si era disfatto durante il combattimento.
Magnus stette in silenzio a lungo, testando la pazienza di Emma, poi rispose:«Sì.»
«Sì?» Furiosa, Emma era sull'orlo di un attacco di panico. «Credevo fossi vincolato dal segreto professionale.»
«Calma, Emma. Alec manterrà il segreto. Camille ha già distrutto la nostra relazione una volta, non posso permettere che accada di nuovo.-
Gli occhi di Magnus erano fissi sulla strada, ma Emma sentiva che la sua mente era altrove, persa in un tempo lontano. Aveva l'aspetto di un ragazzo di vent'anni, ma la sua natura ultracentenaria emergeva nei momenti più inaspettati. Sembrava una statua antica scolpita nel marmo.
Emma si prese la testa tra le mani e cercò di stabilizzare il respiro. Si fidava di poche persone nella sua vita, e tra quelle Magnus Bane e Alec Lightwood non erano presenti.
«Come posso essere certa che non mi ingannerai?»
«Non puoi.»
Magnus parcheggiò davanti al vialetto che portava all'Instituto e finalmente la guardò con i suoi grandi occhi felini. «Ero molto amico dei tuoi antenati. TI fidi di Jem Carstairs o di Tessa Gray?»
Emma annuì.
«Ti fidi di Jace e Clary Herondale?»
Emma annuì di nuovo.
«Allora devi fidarti anche di me e dei due giovani Lightwood. Possiamo aiutarti.»
«Ecco qual è il punto.» Scandì Emma lentamente. «Io non voglio essere aiutata.»
Un'ombra oscurò il viso di Magnus. «Mi ricordi una persona.»
«Jace Herondale, lo so. Me lo dicono tutti.» Emma liquidò la questione con la mano.
«Non mi riferivo a quell'Herondale.» Magnus parlò così a bassa voce che Emma non era sicura di aver sentito correttamente.
Non ebbe occasione di chiedergli di ripetere perché un urlo squarciò la quiete della notte. «Emma!»
Tessa spalancò la portiera e la strattonò fuori dall'auto senza troppe cerimonie. Il suo corpo slanciato come quello di una ragazzina era avvolto in una vestaglia azzurro chiaro che le metteva in evidenza gli occhi grigi anche nel bel mezzo della notte. Mentre le poggiava le mani sulle spalle per assicurarsi che stesse bene la sua espressione era deformata dalla preoccupazione. «Cosa diavolo vi è venuto in mente? Siete forse impazziti?-
«Sì, Tessa, sto bene. Grazie per averlo chiesto.» Alzò gli occhi al cielo Emma.
Tessa le fece scorrere le mani lungo le braccia, assicurandosi che fosse tutta intera, poi la strinse in un abbraccio stritola ossa finché non si ricordò di Julian.
«Magnus!» Urlò di nuovo facendo spaventare Emma. «Che ci fai lì impalato? Porta Julian dentro, per l'amor del cielo. Non c'è tempo da perdere. Troverai Jem e Fratello Enoch in infermeria.»
«Sei terrificante quando ti trasformi nella mamma premurosa.» Borbottò Magnus scrollando le spalle e guadagnandosi un'occhiataccia da Tessa.
«Si riprenderà, vero?» Chiese Emma cercando di mantenere il controllo per non far preoccupare ulteriormente Tessa, la quale le sistemò una ciocca di capelli dietro all'orecchio e le passò un braccio attorno alle spalle. «Certo, Emma. Starà benissimo.»

Magnus aveva già portato Julian in infermeria quando entrarono nell'Istituto. Jem e Tessa avevano fatto attenzione a non svegliare i piccoli Blackthorn e soprattutto i Whitelaw. Emma ne fu loro grata: non avrebbe avuto la forza di mentire davanti allo sguardo severo del signor Withelaw.
Salì le scale di corsa e inciampò nei suoi stessi passi. Tessa la aiutò a rimettersi in piedi. «Dove credi di andare?»
Emma si voltò. «In infermeria da Julian.»
Tessa la scrutava con le mani sui fianchi e lo sguardo serio. «Fratello Enoch non ti permetterà di entrare finché non avrà terminato.»
«Vorrà dire che aspetterò davanti alla porta.»
«Emma...» Cominciò Tessa allungando un braccio per avvicinarla come se fosse un animale spaventato.
«E' il mio parabatai.» Sibilò tra i denti lei, con i pugni serrati lungo le braccia. «E' il mio migliore amico e nessuno mi impedirà di stargli vicino in questo momento, neanche tu.»
Era stata molto dura e lo sapeva, ma non le importava. «Tu non hai mai avuto un parabatai.» Continuò impietosa come una freccia scoccata dritta al cuore. «Non puoi capire. Sento qualcosa nel petto, come se mi avessero infilato un pezzo di ghiaccio sotto le costole che mi impedisce di respirare. Non potrei mai andare a dormire in queste condizioni. Riusciresti a vivere senza un pezzo di anima?»
Tessa la guardò, e il suo sguardo era colmo di qualcosa che Emma non si sarebbe mai aspettata: comprensione. Non sapeva come fosse possibile, ma Tessa capiva.
«E' vero, Emma, non ho mai avuto un parabatai e l'Angelo solo sa che cosa significa condividere con qualcuno un tale legame. Però ho amato con tutta me stessa due uomini che sono morti sotto i miei occhi. Ho vissuto la sofferenza di una vita senza le persone a cui ho voluto bene, ed è un destino che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico. Perciò no, non ho intenzione di tenerti lontana da lui.»
Emma si sentì subito in colpa per il modo con cui le aveva parlato. Tessa era una donna da ammirare. Era una donna che, nonostante la maledizione dell'immortalità, non aveva chiuso il suo cuore all'amore aprendolo di conseguenza alla sofferenza. Tessa amava con tutta l'anima, ma questo la portava a soffrire in maniera esponenziale.
«Ti ringrazio.» Esalò sul punto di svenire.
Senza perdere un secondo di più si mise a correre lungo il corridoio, svoltando prima a destra e poi due volte a sinistra finché non si ritrovò davanti a due porte di quercia sigillate. Si lasciò cadere lungo il muro e raccolse le gambe contro il petto, seppellendo la testa nelle ginocchia.
Non seppe per quante tempo stette in quella condizione di transizione tra sogno e realtà, ma ad un certo punto sentì un braccio circondarle le spalle.
Tessa si era seduta al suo fianco e le aveva messo una coperta di lana attorno alle spalle.
«Sei congelata.» Le disse con fare pratico porgendole una tazza di tè bollente.
«Che cosa ci fai qui?»
«Non sei l'unica ad essere preoccupata per Julian.»
Emma la fissò per qualche istante sentendosi una stupida. In quei cinque anni Tessa e Jem non si erano occupati solo del loro addestramento, si erano presi cura di loro.
«Tessa, mi dispiace tanto.»
«Non devi.» La rassicurò lei. «Bevi quell'infuso adesso. Funzionava sempre con lui quando si svegliava la notte in preda al panico.»
Emma bevve un sorso sentendo un sapore dolce-amaro sfiorarle le papille gustative. «Intendi Julian?»
Tessa le poggiò la testa sulla spalla ed Emma capì che non avrebbe aggiunto altro. La dolcezza nel suo tono di voce l'aveva incuriosita, ma non avrebbe insistito oltre. Sospettava si trattasse di uno dei due uomini che aveva amato anni fa. Sapeva che uno era suo zio Jem, il quale a causa di una malattia mortale era stato trasformato in Fratello Silente quando era molto giovane. Ma l'altro chi era? Conosceva zio Jem o Tessa lo aveva incontrato successivamente?
Tessa scosse la testa e sorprendendola rispose. «No, non mi riferivo a lui.»
«E a chi allora?» Emma si rigirò la tazza bollente tra le mani, in attesa.
«Parlavo del mio Will.»
Il nome non le ricordava nulla. «Chi è Will?»
Tessa alzò il capo e la guardò negli occhi. La sua voce tremò quando parlò di nuovo. Era così vicino che Emma riusciva a scorgere le rughe di tristezza che le solcavano la fronte. «William Herondale.» La sua voce era un sussurro, come se le stesse confidando un terribile segreto. «Il parabatai di Jem.»






NOTE DELL'AUTRICE
Sono. In. Ritardo.
Sono pessima, lo so! Scusatemi TANTISSIMO! Ma tra la scuola e il resto sono stata davvero impegnatissima! Dovrei aggiornare anche l'altra long, ma.. Zero tempo! Inoltre il capitolo non è soddisfacente, ma prometto che con il prossimo -che arriverà presto, lo giuro- mi farò perdonare.
Se ci siete ancora vi adoro, davvero. Grazie mille per tutto, per leggere e per le recensioni.
Un bacio,
Francesca

 

  
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