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Autore: Lady Stark    08/03/2015    1 recensioni
"Il mondo è un luogo così crudele"
Nel profondo ventre della terra, il ruggito di un drago risveglia la notte diffondendo in essa oscuri presagi.
Il sangue della vestale macchia gli affilati artigli della bestia, le catene che trattenevano la sua furia si sono ormai spezzate.
La sacerdotessa inneggia la sua preghiera alla ricerca di una giovane donna che rimpiazzi quello sfortunato destino fatto di violenza e dolore.
La musica di un sorriso che non ha mai conosciuto, condurrà Len in un lungo viaggio alla ricerca della sorella scomparsa tanto tempo fa, quando lui era solo un bambino.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine | Coppie: Kaito/Meiko, Len/Rin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kasay, il devastatore. ~ Chapter XXI

-No, no, no!- la voce spezzata di Len si alternò e sovrappose con il cozzare furioso della sua lama; lo scettro d'ossidiana incassò prontamente ogni singolo colpo, disperdendo nell'aria nugoli di scintille rosse ed arancioni. La sacerdotessa scoprì i denti bianchissimi in una smorfia a metà tra la crudele consapevolezza della sua vittoria ed il dolore provocato dall'offensiva sempre più violenta del rivale. Inaspettatamente, a causa di quella sciocca distrazione, la lama scivolò sul bordo dello scettro tagliandole appena una falange. Con uno scatto secco, la donna si allontanò dallo scontro, fissando stupita le perle scarlatte agglomerarsi a mezzaluna sotto l'unghia.

-Piccolo microbo, come hai osato..?- un brontolio cavernoso rimbombò nella gola di lei.

Il giovane condottiero non riuscì neanche a percepire lo spostamento della donna, semplicemente se la ritrovò addosso in un disordinato alone di crine color ghiaccio. Lo scettro si abbatté con la violenza di una martellata contro il suo stomaco, privandolo bruscamente del fiato. Un fiotto di saliva sfuggì dalle sue labbra, spalancate in un rantolo doloroso.

-Non avresti dovuto ferirmi, moccioso.- Miku afferrò le guance del ragazzo con la mano insanguinata, tracciandogli così una singola striscia sulla gota.

-E' un vero peccato dover rovinare un visino così adorabile.- sussurrò subito dopo, accostandosi a Len con malcelata malizia. Le labbra della sibilla sfiorarono in un velocissimo bacio quelle del giovane. Il sapore del sale e della paura si mescolarono sulla lingua della donna. Il giovane, ancora debilitato da quell'azione inaspettata e dalla mancanza di fiato, barcollò appena alla ricerca della spada che gli era sfuggita di mano.

La sacerdotessa colse al volo la debolezza del suo nemico, procedendo spietatamente nella sua offensiva.

In un atto di totale slealtà, roteò su sé stessa per colpire nuovamente il ragazzo alla schiena. L'ossidiana cozzò contro le ossa vertebrali in un suono macabro ed orribile.

Len sgranò gli occhi. Il dolore fu fulminante; si diramò come un'onda a partire dalla base della colonna sino a investire il cervello. La vista del ragazzo si offuscò per un attimo, catapultandolo in un mondo fatto di ombre sfuggenti, terrificanti quanto lo stesso ghigno della morte.

La donna piombò addosso al giovane con la stessa agilità felina di una pantera, inchiodandolo a terra. Le dita fasciate di nero si chiusero attorno alla mascella del giovane, voltandola a forza in direzione dell'esercito di scheletri.

Le labbra soffici sfiorarono il suo orecchio in un ordine al cianuro.

-Guarda, ragazzino. Ammira la fine dei tuoi miseri amici.-

Le iridi appannate del condottiero si focalizzarono sul macabro spettacolo; sassi taglienti come pugnali riempirono il suo stomaco, la sua bocca si riempì di un eccesso di bile.

Non sarebbe dovuta andare così..” pensò disperatamente mentre lo strazio si diffondeva attraverso ogni sua singola sinapsi nervosa. Grandi, perlacee lacrime si agglomerarono ai lati dei suoi occhi nel momento in cui i visi dei suoi compagni ritornarono sorridenti a sfiorargli la mente.

Non è giusto.. Dopo tutta la strada che abbiamo fatto, il destino non poteva riservarci sorte migliore di questa?”

In quel momento, sullo sfondo dei gemiti agonizzanti del consigliere, Len tornò ad essere il semplice, ingenuo ragazzo di sedici anni che aveva follemente deciso di imbarcarsi in quell'impresa. Kaito, Meiko e Gakupo l'avevano seguito solo per finire divorati dalle fauci di quella creatura che ancora osava definirsi umana.

Non è giusto.. io volevo solo salvare Rin.” la mente del ragazzo si aggrappò angosciosamente al sorriso triste di quella fanciulla così simile a lui che solo aveva avuto il piacere di incontrare nei suoi sogni.

Sono così stanco, Rin. Come posso salvarti?”
Le mani del condottiero scivolarono lungo quel sottile filo di ragnatela, dissipando nelle pieghe dei suoi pensieri quel tenero viso che sembrava portare sulle spalle la sofferenza del mondo intero.

-Morirai, esattamente come loro.- la voce della sacerdotessa si fece largo nei suoi pensieri, crudele e sibilante come quella di un rettile.

Len non l'ascoltò; la morte in quel momento sembrava l'unica liberazione dalle ustioni che il fallimento gli avevano inciso sulla pelle. Il ciondolo cominciò a palpitare contro il suo sterno, sepolto tra le pieghe della maglietta zuppa di sangue e sudore; il suo tepore raggiunse direttamente il cuore di Len.

D'improvviso, le orecchie del giovane si riempirono di una melodia struggente, dolce e malinconica come il cadenzato infrangersi delle onde marine sulla battigia.

 

«Io prego per proteggere il mondo luminoso; un pianeta in cui tutti possano sorridere. La mia è una canzone di speranza per il domani. Donando la mia vita ad esso, canto con forza. Lasciate che la mia voce fluttui fino al giorno della mia morte.»

 

La sottile voce della sorella si affiancò all'immagine avvizzita di una ragazza sola, cresciuta nelle ombre come il più raro e bello dei fiori selvatici.

Senza comprendere se stesse sognando o se fosse già morto, Len osservò la fanciulla intrecciare le pallide dita sul petto in preghiera mentre la sua canzone continuava ad incidere il silenzio tombale. C'era qualcosa di sbagliato in quelle tenebre, un qualcosa di ferale e pericoloso che cosparse la pelle del ragazzo di tanti diamanti ghiacciati.

Mia cara sorellina, io non ho fatto altro che combattere quel mondo che tu strenuamente stai proteggendo. Ho varcato leghe e leghe solo per trovarti e portarti in salvo, implorando il cielo e le sue sfere per far si che la tua voce tornasse al caldo focolare domestico.” un sospiro si levò dall'anima stanca del giovane mentre tutti quei pensieri affollavano la sua testa con la stessa irruenza di un fiume in piena.

Che crudele scherzo aveva giocato loro il destino.

Affondando le sue avide dita nelle speranze dei viaggiatori, aveva direzionato i loro gesti di modo che tutto finisse nel sangue. Miku, nel cogliere la totale immobilità del corpo sul quale era accucciata, si sollevò con lentezza per recuperare il suo scettro.

Il lezzo del sangue si era fatto insopportabile. Non c'erano altro che viscide chiazze rosse attorno a lei. Impalpabili nuvolette di condensa si sollevarono dalle sue labbra, disegnando al loro interno fugaci sprazzi di ricordi soffici come neve, ma dolorosi come lividi.

-Il destino si ripete.- sussurrò, appoggiandosi stremata al suo fedele, muto compagno. Gli anelli tintinnarono appena, rimbombando nella sala quasi a volerla consolare.

 

Len guardò l'immagine impalpabile della sorella sorridergli dolcemente. Il riflessi del sole sembravano danzare tra i suoi soffici, corti capelli biondi mentre la bellezza del cielo estivo si rispecchiava in quelle iridi che mai avevano avuto il piacere di ammirarlo. Lei distese una mano in sua direzione, mimando con le labbra il suo nome.

Len comprese che mai si sarebbe potuto arrendere.

 

Non lascerò che finisca così..Combatterò, fino all'ultimo dei miei respiri.”

 

Gli occhi azzurri di Len si spalancarono nuovamente sullo scempio che i non-morti avevano impietosamente compiuto. Ogni forza aveva rifuggito i suoi muscoli ma, malgrado ciò, le braccia coperte di tagli si puntellarono nella cocciuta volontà di sollevarsi. Il sangue gocciolò lungo la sua tempia, imbrattando le ciglia chiare di tante minuscole perle.

-Credi davvero che sia tutto finito?- il suo timbro vocale si venò di un implicito sorriso di scherno. Miku si voltò di scatto, brandendo di fronte a sé l'arma affusolata ed ancora miracolosamente integra dopo tutti gli attacchi.

-Devo ammettere che la cocciutaggine di certo non ti manca.-

-Non posso morire qui.-

-Spiacente di doverti deludere.- la mano della donna venne avvolta da una pulsante luce color zaffiro mentre filamenti ineffabili correvano a penetrare il suolo per risvegliare i morti.

Il ciondolo ustionò il suo petto; d'improvviso, Len si rese conto che solo una cosa avrebbe potuto sconfiggere la crudeltà di quelle creature.

Non una lama, non qualsiasi tipologia di violenza.

Il canto si levò sicuro dalle sue labbra, soave come quello di un usignolo ma deciso come una lastra d'acciaio temperato.

-Io prego per proteggere il mondo luminoso ..-

Miku spalancò gli occhi, attonita nell'udire quelle parole spaventosamente familiari.

-E tu come conosci quella canzone?!- tuonò facendo un passo avanti. Le creature appena nate sibilarono, coprendosi il capo con le mani ossute.

Len non si fece minimamente influenzare dalla rabbia della sibilla e, in risposta, chiuse gli occhi per abbandonarsi al canto che nasceva nel suo petto. Per un momento, il giovane desiderò credere che sua sorella lo stesse conducendo verso la vittoria, alla volta del nascondiglio umido in cui per anni era stata confinata.

-SMETTILA!- sbraitò la sacerdotessa fissando con orrore il bagliore magico rifuggire le sue dita guantate. I non-morti zufolarono, scuotendo le teste ossessivamente; i loro corpi iniziarono a disintegrarsi, creando mucchietti di polvere nera sul terreno.

Miku impugnò con più forza lo scettro, decisa a colpire il condottiero per porre fine a quella soporifera nenia. Eppure, quando cercò di fare il primo passo avanti, le gambe non si mossero di un solo centimetro.

Era come se tutto il suo corpo si fosse tramutato in un blocco di pietra.

-Dannato..-

Len cominciò a correre sollevando la spada; l'ultima frase esplose tra le sue labbra bordate di grumi di sangue scuro.

-Lasciate che la mia voce fluttui fino al giorno della mia morte.-

Miku gridò, cercando di sfuggire.

In un guizzo fulmineo, l'acciaio del giovane raggiunse la sguarnita guardia della sibilla. Invece che affondare l'arma nella molle carne tra i seni della donna, Len puntò alla maschera che ricopriva i suoi occhi. Non appena il metallo entrò in contatto con quel materiale così simile al marmo, una crepa divise a metà il candido oggetto.

-E' finita.- sussurrò nell'osservare la donna crollare in ginocchio con il viso affondato tra i palmi tremanti delle mani.

-Che cosa hai fatto...?-

-Ho semplicemente posto fine a questa follia. Voglio mia sorella indietro, a costo di far crollare questo dannatissimo mondo sulla tua testa.- Len colpì una scheggia bianca caduta dalla maschera, spingendola lontano con repulsione.

-Stupido ragazzino, hai compromesso tutto.. Adesso,- Miku trattenne a stento un singhiozzo terrorizzato.

-Adesso nessuno potrà più contenere la bestia.-

-Quale bestia?-

Miku si accartocciò su sé stessa, lasciando che i capelli le scivolassero attorno in un soffice tappeto profumato di lavanda e sudore. Le sue spalle tremavano come quelle di una bambina posta per la prima volta di fronte ad un androne buio.

-Siete solo degli sciocchi! Il mio potere, combinato con quello di tua sorella, era l'unica catena che potesse trattenere Kasay.. il pianeta è ora destinato al fuoco della dannazione.-

Len digrignò i denti, stufo di quelle farneticanti parole.

-Spiegati meglio!-

-In un tempo antico come il mondo, questa terra era governata da un'orrenda bestia di nome Kasay. Le sue fiamme bruciarono alla radice villaggi, castelli, interi imperi dalle potenti milizie. Nulla poté mai arrestare il suo desiderio di sangue, se non la voce di innocenti fanciulle che, pregando ed intonando canzoni in suo onore, riuscirono a placare la sua collera.-

la voce della sacerdotessa si venò di innominata sofferenza. Il rumore ticchettante dei frammenti marmorei che colpivano terra riempì le orecchie del giovane.

-Nacque così l'ordine delle sacerdotesse, formato da donne addestrate sin da bambine per padroneggiare la magia e proteggere, una volta raggiunta l'età adulta, questo luogo di disperazione e solitudine.-

Len cercò di scacciare quel nuovo, sconosciuto terrore, deglutendo a vuoto.

-Sfortunatamente il processo logora ed erode sia il potere delle sacerdotesse che delle vestali. Una volta stufatosi, Kasay torna a reclamare i suoi sacrifici uccidendo la fanciulla e la sibilla che sorveglia l'ingresso alla sua tana.-

Le parole di Miku vennero d'improvviso divorate da un gutturale, agghiacciante ruggito.

Le pareti della grotta cominciarono a tremare; i candelotti di ghiaccio appesi al ruvido soffitto caddero a terra, frantumandosi in migliaia di irregolari pezzetti trasparenti. Len cadde su un ginocchio nel vano tentativo di reggersi in piedi; Miku si coprì la testa con le mani mentre poche, concitate parole rompevano la barriera delle sue labbra.

-Che cosa diamine..?- sussurrò Len guardandosi freneticamente attorno alla ricerca della fonte di quello spaventoso frastuono.

-E' cominciata.- la sacerdotessa bisbigliò, abbracciandosi le spalle con fare impotente.

-Che cosa? Parla!- tuonò il giovane fendendo l'aria con la propria spada.

La sacerdotessa alzò appena la testa, dandogli le spalle.

-La fine del mondo. Kasay si è risvegliato e ora nulla potrà mai sopire la sua furia,- una pausa interruppe le tremolanti parole della donna, ora fragile come un pezzo di creta.

-Neanche il canto di tua sorella.-

-Questo è tutto da vedere. Sarò io a fermare quella bestia!-

Len si girò di scatto, e senza più degnare Miku di uno sguardo, raggiunse correndo l'apertura che precedentemente la sibilla aveva aperto nel muro della grotta.

L'ombra lo inghiottì all'istante, sfumando i suoi contorni malconci.

Miku rimase sola nell'antro, il cuore pulsava con infausta violenza tra le sue costole, quasi volesse fuggire dal funesto disegno che il destino stava tracciando di fronte ai loro passi.

-Corri ragazzo. Corri come se avessi l'intero inferno alle spalle.-

La donna si sollevò con lentezza, sciogliendo i codini impolverati e coperti di granelli di terriccio. I capelli scivolarono sulle sue spalle simili ad una morbida cascata, avvolgendole i fianchi stretti. Con un gesto delle dita, la giovane si scoprì gli occhi.

-Corri e tenta l'impossibile, Len. Tu e tua sorella siete la nostra ultima ed unica speranza..- bisbigliò, sfiorando con il suo sguardo dorato l'ormai inutile scettro d'ossidiana.

 

   
 
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