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Autore: TheGayShark    08/03/2015    5 recensioni
Brittany Pierce ha una particolarità: vede i fantasmi. Dopo le prime difficoltà fa di questo dono un vero e proprio stile di vita, costruendoci su un lavoro con cui sopravvivere ed aiutare gli spiriti.
AU; BRITTANA.
Momentaneamente gialla, ma devo ancora pensarci.
Genere: Angst, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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***
Scusate il ritardo imperdonabile, I Know. Ho dovuto studiare tantissimo per la terza prova, in più la tesina comincia a darmi qualche problema.
Ripeto per l'ennesima volta, errori miei! Spero vi piaccia, ciao pimpi pelli.
***


I FEEL YOU
-

Bidibi bodibi PUFF



“Ho bisogno che tu la convinca a farmi tornare ad essere.. me stessa. Santana Lopez, due gambe, niente pelo. Devi farmi parlare con lei, Britt..”
Annuisco, ricordandomi che il giorno prima Santana aveva detto qualcosa riguardo a come la persona che l'aveva 'trasformata' -per così- dire in cane, era morta prima di potersi ricredere. “Ci possiamo provare.”
“Adesso?”
“Adesso.”

 

Resto ferma immobile dove sono, come una bambola che ha appena visto il fratello della propria padrona staccare la testa alla sua migliore amica, Barbie-sella-pony, ed aspetta con orrore la propria ora. Perché sa che sta per arrivare.
Io non devo aspettare poi così tanto, ciò che temevo leggermente è appena accaduto. Per la cronaca, il mio “adesso?” era stato buttato lì come si fa con le proposte di volontariato, che restano sospese in aria ed evitate come la peste dalla maggior parte delle persone. Speravo che Santana mi dicesse che no, quello non era assolutamente il momento perché entrambe eravamo stanche, entrambe eravamo fin troppo emotive per via del cartone appena finito e a breve, con ogni probabilità, sarebbe tornato Mike.
Secondo me neanche Santana è tanto convinta di quello che mi ha appena detto, anche se mi sta guardando con quegli occhioni neri da cucciolo implorante che .. Oh, e va bene.
Non sono abituata a fare le cose così, alla veloce e senza un secondo piano, ma se proprio mi guarda come il gatto con gli stivali di Shrek.. non posso dire no. O posso farlo? C'è un codice civile da qualche parte che difende il mio diritto di dire “no io mi oppongo”? Mi va bene anche un testo unico. Magari un emendamento? Niente?..

Ma che fine fanno i fantasmi degli avvocati quando mi servono, che diamine! Tutta questa storia dei fantasmi è un gran complotto.

“Terra chiama Brittany?”
“Pronto!” Mi porto la mano chiusa all'orecchio, con il pollice ed il mignolo tesi per formare una mano-telefono. Mi ci vogliono diversi secondi per rendermi conto che a chiamarmi era stata Santana. Con tanto imbarazzo mi infilo la mano nella tasca dei jeans. “Ahm..sì?”
Santana mi sta guardando con un sorriso tenero sul viso. Ora so che potrei fare centinaia di figuracce se ad aspettarmi c'è sempre quel sorriso che sembra dire 'sei un po' fuori ma ti dona'.
“Facciamolo!”
Vi ho detto che prima, nell'imbarazzo, sono arrossita? No? Beh, ora lo sapete. Ma ciò che volevo dirvi è.. se prima ero rossa, ora sono viola. Probabilmente ho frainteso, anche se non riesco proprio a connettere di che stia parlando. C'è solo una cosa che mi è venuta in mente al suo 'facciamolo' e per quanto muoio dalla voglia di- ehm, per quanto mi piacerebbe, suppongo, le nostre condizioni non sono le migliori per permetterci di farlo davvero. Ai suoi occhi devo apparire come un'idiota patentata. Sto tenendo lo sguardo basso perché tutta la situazione che si è creata è troppo imbarazzante, non voglio proprio rifiutarla ma se penso che è un cane, in realtà – cioè per finta- tutto ciò è.. incestuoso. Ed i cesti non mi sono mai piaciuti. Specialmente quelli da frutta. I peggiori, però, sono quelli da frutta finta che traggono in inganno le povere ragazze bionde in visita dagli zii.
Ancora mi perseguita quel maledetto cestino ingannatore.
“Brittany!”
Il suo tono è cambiato, è diventato meno tollerante. L'ho irritata semplicemente stando zitta? Woah, faccio progressi. E dire che pensavo quasi di piacerle..
“Uhm, co-cosa?” Alzo lo sguardo innocentemente, sperando che non mi prenda a sberle o a zampate, che forse è peggio.
“Hai detto che potevi farmici parlare. Facciamolo!”
Vi devo informare che, no, non è delusione quella che traspare dalla mia espressione. So che può sembrare delusione, ma vi assicuro che non è così! Perché mai dovrei essere delusa? Sarebbe stato un rapporto tra cesti, no? Non sono né delusa né dispiaciuta. E soprattutto, non ho mai pensato che Santana mi stesse davvero chiedendo di farlo con lei. Dai, non sono così.. stupida.
Invece sì, in qualche modo. È sempre la stessa storia che si ripete, corsi e ricorsi storici, mi sembra quasi di sentire Giambattista Vico rovinarmi le orecchie con le sue teorie delle ere e del tempo. La mia migliore amica mi aveva promesso che sarebbe sparita con l'età, o almeno si sarebbe attenuata. Invece no, la mia stupidità è un peso di cui non mi libererò mai a quanto pare.
“Mh, sì.. possiamo.. farlo.” Annuisco cercando di scacciare i pensieri negativi che mi sono tornati in mente, sono talmente fastidiosi che mi sembra di avere in testa un pugile che si accanisce contro il mio cervello.
“Bene! Come funziona? Sei una specie di centralino telefonico? Devo dirti nome-cognome-città e tu la rintracci?”
Nonostante tutto, non riesco a fare a meno di sorriderle. Sarebbe bello se funzionasse così. In realtà non ho mai avuto chiaro come accadesse la cosa. Accadeva e basta, il più delle volte.
Era come se gli spiriti sapessero che qualcuno li stesse cercando, e dal momento in cui venivo a sapere della loro esistenza, loro si intrufolavano nella mia vita.
Mi passo una mano sulla fronte, ripetendomi che avrei fatto meglio a trattare Santana come una semplice cliente, perché ora sarebbe stato più facile. Invece so che a lei non piace parlare del suo passato, non so neanche con chi dovrò parlare! So perché è finita con l'essere un cane, a grandi linee, ma non riesco a connettere tutti i pezzi del puzzle.
Chiunque sia la stronza che l'ha trasformata in cane, con ogni probabilità non mi starà a sentire.
Di solito sono ottimista nei confronti della vita, ma questa sera ho un senso di cupaggine (si può dire cupaggine? Tipo, cupo ma.. una cupa scempiaggine?) che proprio non riesco a vincere.
Riporto alla mente le parole di Santana, scuoto il capo per risponderle. “Non serve, ma sarebbe carino se almeno sapessi il suo nome. Sai.. giusto per.. educazione.”
Lei inarca un sopracciglio e so esattamente a cosa sta pensando: perché dovrei essere educata con una donna che trasforma le persone omosessuali in cani?
Non posso darle neanche tutti i torti. Mia madre però mi ha insegnato ad essere gentile con tutta la gente, senza fare distinzioni. Mi diceva sempre che a me non sarebbe piaciuto se avesse trattato mia sorella in un modo e me in un altro, ed aveva ragione. Non è mai carino fare preferenze o usare tre pesi e due scarpe. O due pesi e tre stature? Certi proverbi sono un po' complicati da ricordare, ammettiamolo.
“E' una cosa formale. Come quando alzi la cornetta e dici pronto, anche se non sei pronto a sentire cosa l'altro sta per dirti. Credi di esserlo ma non lo sei. Perché solo i corridori sono sempre pronti. O i cibi precotti!”
Santana non sembra molto convinta dalla mia spiegazione, comincio a credere di confonderla. Ogni volta che apro bocca per dire più di due sillabe lei mi guarda con quella faccia da “ma cosa ha appena detto?” che un po' mi mette a disagio.
“Credo che vecchia stronza andrà benissimo.”
“Santana..”
Lei rotea lo sguardo, prima di parlare sembra soppesare le proprie parole con prudenza. “Alma.”
E' l'unico suono che esce dalle sue labbra, al che deduco sia il nome della “vecchia stronza” che l'ha costretta a vivere con il pelo per un po' di tempo.
Annuisco senza aggiungere altro, posso percepire la tensione di Santana semplicemente guardandola. Ovviamente lei cerca di nasconderla, ma non le riesce bene. È normale avere paura, non la giudico.
Ecco, ora ha inizio quello strano processo di cui – forse – vi ho accennato prima. Non è per nulla semplice riuscire ad arrivare ad un fantasma conoscendone solo il nome, proprio come di solito non è semplice e basta arrivare ad un fantasma.
Chiudo gli occhi, ripetendo più volte il il nome della “vecchia stronza” di Santana, sperando che si avvicini a me. Insomma dai, non sono per niente pericolosa o minacciosa. Di solito gli spiriti mi amano! Però effettivamente, ora che ci penso, il fantasma della donna in considerazione dev'essere davvero un'eccezione.
“Assomigli un po' al mio vecchio computer quando andava in tilt.”
Emetto una specie di grugnito alla sua affermazione, come le viene in mente di insinuare che la mia mente funzioni con il sistema binario. Tuttavia, forse per smorzare la tensione, sto al suo gioco. D'altronde, era compito mio aiutarla a farla sentire a suo agio in questa situazione delicata.

“Biiip!”
Sento distintamente il suono di una risata sommessa e a meno che qualche fantasma non si sia presentato nel mio salotto, deve appartenere a Santana. Non posso permettermi di aprire gli occhi purtroppo, ricominciare da capo con un mal di testa non è d'aiuto a nessuno, ora come ora.
Passano altri due minuti nel silenzio, o qualcosa di simile, perdo un po' la concezione del tempo in questi casi. Sono quasi tentata di dire a Santana che così non possiamo andare avanti perché stiamo brancolando nel buio – io sicuramente, ad occhi chiusi!- quando comincio a vedere qualcosa.
È bionda, decisamente corpulenta. Sta camminando verso di me ad un ritmo molto lento, i suoi boccoli biondi rimbalzano ad ogni suo passo proprio come fa il suo seno prosperoso. Ha una specie di fascia in testa che la rende simile ad un hippie degli anni ottanta e alle orecchie ha due anelli d'oro abbastanza larghi.
Io questa l'ho già vista..
“AHIA!” apro gli occhi di scatto sentendomi graffiare il braccio.
Mi volto verso Santana, che nel frattempo ha avuto la brillante idea di tirarmi una zampata. La osservo confusa e mi accorgo sia dalla sua espressione che dalla sua mano posata sul mio avambraccio che probabilmente, più che una zampata, avrebbe voluto semplicemente accarezzarmi.
Cos- no, aspettate. Non quel genere di carezze che si fanno tra fidanzati e .. huh, beh, a me non dispiacerebbe.
“Ci sei riuscita?” Santana sembrava non voler pronunciare davvero quelle parole a giudicare dalla quantità assurda di tempo che ha impiegato per farle uscire dalla sua bocca.
Solo allora mi torna in mente cosa stessimo facendo. Non erano coccole, era.. stavo cercando la vecchia di Santana. “Ahm, forse? A-aspetta, lasciami fare!”
L'ultima cosa che vedo è Santana che inarca un sopracciglio in mia direzione.
Dov'ero rimasta? Uffa. Prendo un sospiro e chiudo gli occhi di nuovo.
Non me l'aspettavo, ma non devo aspettare neanche un minuto perché la signora cui vi parlavo prima ricompaia. Non so da dove abbia tirato fuori il tavolo, la sedia, i pasticcini ed il tè, ma ora ho davanti tutta quella roba.
“Oh, cara, ti stavo aspettando.”
Aspettava me? Oh, sì, certo, chi altro poteva aspettare. Chiaro, nella mia mente ci posso mettere piede solo io, che io sappia. Io e un'orda infinita di fantasmi. “Pensavo aspettassi il Presidente. Sai, chiacchiere al caminetto..Come sta Franklin?”
La signora paffuta lascia uscire una grassa risata – scusate il gioco di parole – ed io non capisco il perché. Forse non era morta da tanto.
“Roosevelt?”
Io annuisco, sembrava tutto così.. surreale.
“Ha ancora i suoi problemi con Hoover, ma almeno hanno smesso di ammazzarsi. Vieni cara, siedi.”
Mi gratto confusa una tempia, come faccio a sedermi se in realtà sono già seduta? Però mi muovo. Dal momento in cui decido di provare a farlo, mi avvicino realmente alla sedia di fronte alla sua e mi siedo. Non ho ancora capito come diavolo sia possibile che io sia in due posti contemporaneamente.
Tanto vale che assaggi un biscotto, no?
“Non ci provare, quelli sono per Vittoria, cara.”
Sgrano gli occhi allibita, mi legge nel pensiero? AH, no. Ecco, avevo una mano posata già su un pasticcino. Se con Vittoria si riferisce alla regina Vittoria, allora sono più che felice di non averle rovinato la merenda. Se invece è la signora della mia ex città che mi aveva bucato le gomme della bicicletta a invece..
“Ho pensato di farti un po' di compagnia mentre Rufus cerca la tua.. persona. Ti ricordi di me, vero Brittany?”
Ohh, sicuramente. Un po' come quando la gente mi chiama al telefono e comincia a parlarmi senza mai rivelare la loro identità. É orribile, soprattutto perché passo tutta la conversazione a concentrarmi sulla loro voce senza prestare grossa attenzione a quello che mi dicono. Faccio sempre la figura dell'imbecille.
Scuoto il capo mordicchiandomi il labbro inferiore, vorrei davvero ricordarmi il suo nome, ma non mi viene in mente nulla..
“Immaginavo.” Nella sua voce non c'è un briciolo di risentimento. Eppure c'era qualcosa di familiare nel suo viso. Forse erano quei due lobi pendenti o quegli occhi che gridavano “pazzia” da tutti i pori, ma ero sicura di averla già vista da qualche parte. La domanda è: come avevo fatto a dimenticarmi un soggetto del genere?
“Sono Liesje.” Mi fa un sorrisone di quelli che sarebbero in grado di scongelare anche i cuori degli yeti e nella mia testa si accende una lampadina.
Un nome così poteva averlo solo..ma certo, la mia pro-zia stramba!
Emetto un gridolino alzandomi per andarla ad abbracciare. “Zia! Ma che fine hai fatto? Non ti vedo da quando.. da quando ho scoperto di poterti vedere, in effetti.”
Mi gratto la nuca confusa, ritirandomi da quell'abbraccio che cominciava ad essere alquanto imbarazzante.
L'ultima volta che avevo avuto a che fare con lei ero una bambina, mi aveva spiegato lei di tutta la faccenda dei fantasmi. Ma forse questo ve l'ho già detto?
“Oh, sì, ho avuto un gran daffare per farti arrivare a tutti quegli spiriti. Ma è quello che si fa quando si è una squadra, ci si aiuta, no?”
Oh. Ohhh. Ora capisco perché solitamente cercare gli spiriti per le persone vive non mi costava poi tanta fatica. Era mia zia a fare tutto! Ora mi sento davvero in debito.
Annuisco alle sue parole, abbozzando un sorriso.
“E anche adesso io.. non sono proprio qui per farti compagnia. Tu e Santana sembrate una bella squadra, eh? So che vuoi aiutarla, è per quello che ho mandato Rufus a cercare sua nonna lo stesso. Però prima che tu possa anche solo dirle 'hola', cara, devo mettermi a conoscenza di una cosa.”
Cos-che? Troppe informazioni stipate tutte assieme. Cosa dovrei dire, a cosa dovrei ribattere?
Non ho tempo di fare nulla, lei si alza in piedi e mi offre il braccio.
“Andiamo cara, non abbiamo molto tempo.” Ancora una volta mi sorride gentilmente. Non so resistere a quei sorrisi. In men che non si dica sono attaccata al suo braccio.
Mi è sembrato di essere in una lavatrice, però sono ancora tutta asciutta.
Non ho idea di dove siamo finite.
Il tavolo dei biscotti di mia zia non c'è più, sono in una cucina stranamente piccola, ha un qualcosa di esotico. Saranno i peperoncini attaccati alle pareti o le spezie sulle mensole a conferirgli quello strano stile?

 

“Santana, sei tutta ossa. Come Gesù sulla croce!”
Solo allora mi accorgo delle due persone presenti nella sala. Quella più anziana è vicina al lavabo, si è girata con un piatto in mano di.. non saprei esattamente cosa sia quella roba, ma non sembra essere tanto commestibile. A tavola, con un'aria spenta e triste, c'è Santana.
Mia zia probabilmente ha intercettato la mia confusione, perché mi chiarisce subito la situazione.
“Non possono sentirci, è solo un ricordo.”
“Siamo come i fantasmi del natale passato?”
“Anche come i fantasmi del natale presente, se è per questo.”
Lei mi sorride, sono felice che qualcuno finalmente mi capisca. Amo A Christmas Carol.

La vecchia signora ha posato quel piatto di roba probabilmente non commestibile sul tavolo e con una vena di rimprovero nella voce ha aggiunto “mangia” come se fosse un comando.
“Abuelita..”
Mi porto le mani sulle labbra. Non. Ci. Credo. È lei la stronza che stiamo cercando!
Mi volto verso mia zia, lei annuisce soltanto mentre la scena va avanti.
“C'è una cosa che ti voglio dire.”
“Sì, parla, ma fallo con la bocca piena!”
Santana sorride, sembra quasi rincuorata. Indossa un abito nero ed è decisamente più giovane di come è adesso, eppure sembra aver solo guadagnato punti in bellezza con la crescita.
La signora che cucinava si è girata ed è andata a lavare i piatti, al che Santana scatta in piedi e tutta la tranquillità che c'era sul suo volto, ora, è scomparsa.
“No no no no no, aspetta.”
L'ho sentita deglutire rumorosamente. É andata a recuperare la signora e ha detto qualcosa di.. spagnolo? Sì, era spagnolo, ma non l'ho capito.
Deve averla convinta però, l'anziana donnina saluta le stoviglie con un “finisco dopo” e si decide a fare ritorno al tavolo con Santana.
Sono in ansia io per loro, anche se non ho ancora capito cosa si devono dire.
Santana sospira, torturandosi le dita ed i palmi delle mani, che poi ripone sul legno del tavolo. Ora vorrei che mi potesse sentire, perché ho solo voglia di sedermi accanto a lei, o in braccio a lei, e dirle che andrà bene, non importa di che si tratta.
É così tesa..
“Ah, allora. Devo confidarti un segreto.”
Quella che credo sia sua nonna, a questo punto, le rivolge un'occhiata scettica.
“Un segreto.. che mi tengo dentro da tanto tempo.”
“Vuoi la salsa?”
Cos- che? Già la roba che Santana ha davanti sarà incommestibile, che senso ha aggiungere salsa?
“No no, no, escuchame.”
Brava la mia ragazza! Lo sapevo, è intelligente!
“Ti prego..” Prende un sospiro e la vedo in difficoltà. È chiaro che questo segreto la metta in difficoltà. “Sei speciale per me..”
La signora non aspetta neanche un secondo prima di alzare l'indice e puntarglielo contro.
“Santana, sei incinta?!”
WOAH. Dimmi di no, ti prego, se devi proprio avere un bambino voglio che sia con m-- hem. Voglio dire, se devi avere un bambino.. dovresti.. aspettare ancora un pochettino.
Santana tace e sia io che sua nonna siamo sull'orlo di una crisi di nervi. A parlare è ancora la donna più vecchia. “Guarda che ti spacco la sedia in testa!”
Questa volta sono a favore di tua nonna, San.
Però com'è tenera quando ride.. faccio un sospiro di sollievo quando nega, mia zia si avvicina al mio orecchio e sussurra “Deve piacerti davvero tanto, eh.”
Okay, ora sono rossa come i peperoncini appesi alle pareti.
“E' che da quando sono piccola ti osservo. Sei sempre stata una donna forte e hai sempre fatto quello in cui credevi.”
La signora annuisce, come compiaciuta da quelle parole. Pff, egocentrica.
“Senza mai preoccuparti di quello che la gente pensava di te.”
“Parlami della tua vita, la mia la conosco.” Oh però, ora capisco da chi abbia preso Santana. Hanno tutti un caratterino così piccante in famiglia? Perché se è così, non voglio conoscere i suoi genitori.
“Abuelita...” Ora Santana è davvero in crisi.
“A me piacciono.. le ragazze.. nel modo in cui dovrebbero piacermi i ragazzi.”
Oh cazzo. Oddio, non volevo usare quella parola però.. sì, no, cazzo proprio. Io non lo voglio più vedere questo ricordo, sono in imbarazzo e so già che finirà male. È un incubo dal quale non posso uscire!
“Zia, no, ti prego io-” mi zittisce con una mano, sono tanto nel panico quanto lo è Santana.
“Devi vederlo.”

Vedere cosa?! Sua nonna stare ferma su quella sedia e meditare la vendetta perfetta?
“é.. una cosa che mi sono sempre tenuta dentro e.. volevo condividerla con te perché ti voglio molto bene.Questa è la vera me. Voglio che tu lo sappia.”
Mi tappo le orecchie perché davvero, non voglio più sentire niente di niente. La vedo muovere le labbra, sta evidentemente continuando il discorso. Quando mia zia si accorge del mio tentativo di ignorare la situazione, mi da un colpo sul braccio per farmi stappare le orecchie.
Uffa.

“Dì qualcosa, per favore..”
“Tutti hanno dei segreti, Santana. Si chiamano segreti per una ragione.”
Si guardano storto per qualche istante, poi continua. “Voglio che tu esca da questa casa. Non voglio rivederti mai più.”
“Nonna, no.”
“FUORI. Adesso!”
“Io sono la stessa persona di prima!”
Lei sembra rifletterci per un momento, poi si esprime.
“Forse è questo il problema.”


Sia io che Santana aggrottiamo la fronte. Ma di che parla quella pazza? Che problema c'è?

“Abuelita..”
“Hai fatto la tua scelta Santana, ora è giusto che io faccia la mia.”
La nonna si alza in piedi, ponderando le sue prossime parole.
“Forse cambiare per un po' ti chiarirà le idee. Le compagnie che frequenti.. chiaramente ti fanno male.”
Santana scuote il capo in protesta ma prima di poter dire qualsiasi cosa, sua nonna la ferma.
“Las palabras mágicas ¿Cómo eran, Santanita?”
Non aspetta una risposta. Alza un indice in sua direzione e schiocca semplicemente le dita.
Nel giro di pochi secondi, Santana è diventata un cane. Questa volta neanche io riesco a vederla nella sua forma umana. Ha le orecchie basse, la coda tra le gambe e sembra essersi appena resa conto del guaio in cui è capitata.
“Forse un altro punto di vista ti aiuterà a tornare la mia
niña.”

Non so spiegare come, ma siamo ritornate tra i pasticcini di mia zia.
“E' stato.. orribile. Perché me lo hai fatto vedere?!”
Non mi risponde perché all'improvviso appare un uomo stempiato, apparentemente stanco ma incredibilmente elegante.
“Siamo pronti, Signora.”
“Oh, grazie Rufus, chiedile di darci solo un secondo.”
Lui annuisce e ci lascia di nuovo sole.
“Quello che voglio dire, amore mio, è che ogni tanto vale la pensa di bluffare.”


E' tutto finito.
Apro gli occhi, con un mal di testa lancinante. Santana mi guarda speranzosa e io non so cosa risponderle. Vorrei solo abbracciarla, ma una voce spunta dal nulla e me lo impedisce.

“Santana.. avrei dovuto immaginarlo.”


La conosco questa voce.
Mi giro in direzione della fonte del suono e la vedo: in piedi, nel mio salotto, c'è Alma.
Sorride, guardando sua nipote. Vorrei solo prenderla a schiaffi. Non è giusto, vero? La violenza non è mai la risposta.. lo so.
Santana deve aver capito, non appena mi vede tanto concentrata su un punto che a lei doveva apparire come uno spazio vuoto, si schiarisce la voce e mi domanda “è qui, non è vero?”
Io annuisco, con gli occhi puntati su quella stronza. Davvero, ma che bisogno c'era di trasformarla in un cane? Non poteva solo farla uscire da casa sua? Maledetta omofoba.
“Abuela?.. Se sei qui e mi senti, devi.. ti prego, non ce la faccio più a vivere così!”
La donna sembra soddisfatta nel sentire quelle parole.
“Ti sente..” Sussurro all'orecchio di Santana, sapendo che Alma avrebbe comunque capito cosa le stavo dicendo.
“Ti sei pentita, Santana? Le pulci e la fame ti hanno fatto capire quanto sia sbagliato il tuo peccato?”
Oh, questa poi. Dovreste vederla. La nonna di Santana crede davvero molto nelle cose che dice. Nelle cazzate che dice, vorrei specificare.
Santana mi sta guardando, speranzosa di ricevere una traduzione.
Mi tornano in mente le parole di mia zia: a volte vale la pensa bluffare. Non conosco così bene Santana, ma sono certa che se le riferissi quello che sua nonna le ha appena chiesto darebbe di matto. A quanto pare, dovrò fare l'interprete.
“Oh, sì signora. Questo glielo posso assicurare. La sua.. nina? Huh, è venuta da me per confessarsi. Fortunatamente per noi, il nostro Signore misericordioso mi ha dato la grazia di poter parlare con il mondo dei.. condannati. Morti non morti. Farisei, ecco. ”
Okay, forse avrei dovuto fare più attenzione a quello che dicevano a messa, ma che cavolo, tanto qua sembra una gara a chi le spara più grosse.
Lo voglio sentir dire da lei.”
Però, la vita passa e il carattere resta. Questa donna sarebbe all'inferno se solo esistesse.
“Ahm, Santana? Puoi dire a tua nonna che sei pentita?”
Spero che il mio sguardo sia abbastanza eloquente. Santana alle prime non capisce di cosa stia parlando. Qualcosa la fa rinsavire, brevemente annuisce e pronuncia un debole “..ssì..”
Io annuisco, facendole cenno di aggiungere qualcos'altro.
“Sono.. no, sai cosa? Io non-” “Lei non vuole dire altro perché le fa male ammettere che lei avesse ragione!”
In men che non si dica, ho chiuso il muso di Santana in una mano. Indovinate un po'? Pur di dire la sua mi morde.
“Santana!”
Ci guardiamo per un paio di secondi, completamente in silenzio. Questa volta ha fatto male..
“Sai Santana, sono passati tanti anni dall'ultima volta che ti ho vista.”
Alzo la testa in direzione della donna che ha ripreso a parlare, Santana – come se nulla fosse successo- mi chiede di dirle cosa stesse dicendo. Con un po' di astio, riferisco il succo del discorso.
“ Avremmo potuto fare tante cose assieme, io e te. Invece hai preferito rovinarti la vita da sola. Non l'ho fatto per cattiveria, Santanita, ho dovuto farlo per riportarti sulla retta via, capisci?”
Questa volta, nel riferire a Santana le parole di sua nonna, evito attentamente di riportarle la parte del “ti sei distrutta con le tue mani” perché non voglio una rissa nel mio salotto.
“Pensavo che questo giorno non potesse arrivare mai. E non mi sbagliavo.”
Rivolgo uno sguardo confuso alla donna, non capendo cosa stesse dicendo.
“Davvero, Brittany? Credevi davvero che potessi bermi tutta questa pagliacciata?”
Santana reclama la mia attenzione, richiedendo aggiornamenti.
Non sta andando bene, non sta andando bene affatto! “Eh.. lei dice che.. non crede che tu sia veramente.. insomma.. pentita.”
Santana deglutisce rumorosamente come aveva fatto in quel ricordo.
“Quello che ti ho fatto, mi sta costando parecchio quassù.” La vecchia signora riprende a parlare, senza aspettare che Santana intervenisse.
Cosa voleva dire esattamente? Santana dischiude le labbra per ribattere, ma la fermo, riferendole l'ultima frase di sua nonna.
“Immagino che non ti aspettavi di morire con me sulla coscienza, eh? Avresti dovuto immaginare che non sarei tornata da te. Ma sai cosa? Te lo meriti. Sapere che non puoi raggiungere il tuo fottuto paradiso per colpa mia è la notizia più bella di un'intera vita! Essere un cane ora sarà decisamente più divertente! Mi alzerò ogni mattina e saprò che le mie pulci sono il giusto prezzo da pagare per tenerti ovunque tu sia adesso!”
Dischiudo le labbra per intervenire o quantomeno riprendere Santana, ma sua nonna è più veloce.
“Devo deluderti un'altra volta, Santana. Non resterò in questa terra di mezzo per colpa tua. Io ho provato a salvarti, ho fatto la mia buona azione. Ne farò un'altra, proprio ora, ma sarai tu a pagare le conseguenze dei tuoi peccati.”
Inarco un sopracciglio scettica, mi sembra di essere capitata nel mezzo di un raduno per fanatici di cristo. Se solo avessi saputo che le messe erano diventate tanto divertenti, ogni domenica mattina mi sarei alzata presto solo per godermi una sceneggiata del genere. Perché dai, non è davvero possibile essere tanto fanatici e ottusi.
Credo in Dio, ma non come fa la nonna di Santana.
Avrei milioni di motivi per andare all'inferno, tra cui l'aver detto qualcosa di poco carino in una chiesa ed aver sedotto un prete cattolico che era davvero carino, tempo fa, ma per amore.. Nessuno mai finirà all'inferno per amore.
Santana mi chiede cosa avesse detto la stronza – testuali parole eh!- ed io le rispondo che.. se non ho capito male.. avrebbe risolto il suo problema di peli e pulci.
E' tutto fin troppo sospetto, anche solo il modo in cui Alma si avvicina a noi.
Le sue labbra si increspano in un sorriso, poi è il buio.


-

Mi tiro su dal letto con un mal di testa lancinante, solo quando bevo fino al quasi coma etilico finisco in queste condizioni. Mi do un'occhiata attorno, alla ricerca di qualche indizio. Mi ci vuole un po' per ricordare cosa fosse successo la notte precedente e... Santana!
Mi alzo di scatto – pessima mossa- e ignorando il martello pneumatico che ho in testa, esco dalla camera. Le sue ciotole non ci sono più, il guinzaglio è sparito e di Santana non c'è alcuna traccia in nessuna stanza. Prima di darla per dispersa, però, entro nella camera di Mike.
So che è improbabile che sia lì, ma mai dire mai. Apro la porta e la prima cosa che vedo è il fondoschiena nudo di Mike. Si gira verso di me, coprendosi con le lenzuola ed al suo fianco si tira su Tina, imbarazzata quanto il suo ex ragazzo.
“Brittany! Non si usa più bussare?”
“Eh.. non.. cosa ci ..?” Sono troppo scombussolata. Pensavo che Mike e Tina si fossero lasciati! Oh, al diavolo i loro drammi orientali, ho bisogno di Mike.
“Mike, hai visto Santana?”
“Chi?”
“Chi è Santana?” Tina gli fa da eco, con un pizzico – un pizzico grosso, di quelli da giganti- di gelosia.
Scuoto il capo, non è un buon momento per prendermi in giro.
“Santana, Mike! La ragazza cane! Quella che credevamo fosse un fantasma!”
Mike mi guarda come se fossi scema.
“Siamo andati ieri a comprarle il collare e la medaglietta e.. le ciotole! Le abbiamo anche preso il guinzaglio!”
Mike resta in silenzio, rivolgendomi uno sguardo a metà tra il preoccupato e l'impaurito. È Tina a parlare per lui.
“Brittany.. ieri pomeriggio sei uscita con me e Mike. Siamo andati al centro commerciale per vedere le fedi nuziali.”
 

***
Oh, volevo solo aggiungere che ho apprezzato moltissimo le recensioni anche se non ho risposto! Mi fa davvero piacere leggere i vostri pensieri in merito alla storia.
Vi lascio con una piccola domanda: cosa credete sia successo, in realtà? ;)
***



-The Gay Shark
   
 
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